TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Finalmente BOOK TRAILER!
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo







Mia's point of view

Rientrai in casa, sconcertata dalle ultime parole uscite dalla bocca di Michael.

Cosa gli stavo facendo?

Cosa stava combinando lui a me

In realtà, questo non lo sapevo neanch'io. Ero rimasta lì, in silenzio e incapace di ribattere, avevo un gran lingua lunga ma quando era il momento di parlare spesso e volentieri tacevo.
Chiusi la porta alle mie spalle strizzando gli occhi e respirando a pieni polmoni: le cose non potevo continuare così non di certo, era palese l'interesse che si stava innescando fra noi, ma io avevo diciannove anni e lui era sposato con vent'anni di differenza dalla sottoscritta.

«Mia!» esclamò mio fratello, non appena mi vide. Era passata un'ora e mezza, e mio fratello era tornato dal suo viaggio di nozze.

«Hey» riuscì a malapena a dire, abbracciai la figura alta di Jamie poi feci lostesso con Lil.

«Va tutto bene?» mio fratello aveva una specie di sensore nei miei riguardi, gli bastava fissarmi per un secondo negli occhi per capire ogni cosa.

«Si va.. tutto bene perchè?» cercai di sorridere e di apparire il più normale possibile, mascherando la cosa.

«Mmh curiosità.. lo sai mi preoccupo sempre pe te sorellina» strinsi le labbra in un sorriso sottile, per poi rivolgermi a sua moglie.

«Com'è andato il viaggio?»

«Benone, Jamie non ha fatto altro che lamentarsi tutto il tempo ma per il resto tutto a gonfie vele, ho saputo che sei stata da Michael» all'udire del suo nome il cuore mancò di un battito.

«Si.. cioè sono tornata tardi da una festa e lui si è offerto di farmi restare, sai com'è non voleva lasciarmi tutta sola qui» scrollai le spalle con noncuranza.

«Bene, dopo lo chiamerò per ringraziarlo spero tu ti sia comportata bene specialmente con.. Annie» enfatizzò quest'ultime.

«Si, certo» sollevai le braccia in segno di resa.

«Menomale, e.. come l'hai trovata?» intervenne Lil.

«Scostante direi» sorrisi, per poi lasciarli soli in salotto a discutere del più e del meno, corsi su per le scale avevo ancora voglia di restare sola e di concentrarmi su quello che stava accadendo realmente dentro di me e la presenza di mio fratello non faceva altro che complicarmi le cose. Come una furia, chiusi a chiave la mia camera, afferrando la chitarra posizionandomi accanto alla finestra. Canticchiai, giusto quel po per farmi cullare dalle note più profonde e sincere.

***

Nei giorni seguenti cercai di concentrarmi sull'ultimo esame che si sarebbe tenuto di li a breve. Di Michael nessuna traccia, da quella mattina in auto in cui aveva messo a nudo i suoi pensieri. Ero soprappensiero quando Jamie senza neanche bussare si precipitò in camera mia.

«Mia c'è Michael a telefono dice che vuole parlati» mi mancò per qualche secondo il respiro, quando udì il suo nome. Erano passati giorni ormai che ci ignoravamo, sentire la sua voce mi scaturì un cumolo di emozioni all'altezza del petto. Afferrai tremante il cellulare dalle dita sottili di mio fratello ed adagiai la cronetta all'orecchio.

«Ciao.. scusa se non mi sono fatto sentire ma avevo parecchio da fare adesso finalmente mi sono preso una pausa.. e perciò pensavo di darti una mano con l'esame» la sua voce fu musica per le mie orecchie, senza rendermene conto sorrisi come un emerita idiota ma quando vidi la figura di mio fratello adagiata alla porta nell'attesa del suo cellulare, il sorriso mi morì sul volto.

«Ehm si.. ciao, tranquillo nessun problema grazie saresti gentilissimo a darmi una mano»

«D'accordo allora, ti va di passare qui per le quattro?»

«Ahm.. a casa tua intendi?» in quel luogo incantato, altroché che se ci sarei andata.

«Si.. certo, se per te non è un problema»

«Assolutamente si, cioè no.. aspetta intendevo si ci vengo» dopo essermi ingarbugliata con le parole e averle masticate, una profonda rista giunse dalla cornetta.

«Ti aspetto allora, non tardare»

«Non tarderò» feci cenno a Jamie di riagganciare ma lui negò prendendo il suo cellulare fra le mani e continuando a parlare con Michael anche dopo aver chiuso la porta della mia camera.

Esultai in silenzio e iniziai a preparare la borsa con penne carte, quaderni e quant'altro. Poi passai al mio vestiario, volevo che mi notasse e datone la forte afa decisi di scegliere una gonna di jeans un po' sportiva con un top nero. Sciolsi i capelli e li pettiai leggermente il giusto per togliere i nodi e rendere i miei leggeri boccoli morbidi e soffici al tatto.
Recuperai le chiavi e il casco del mio scooter per poi scendere di sotto.

«Vado a casa di Michael, ci vediamo stasera»

Annunciai, senza però ricevere alcuna risposta così avanzai verso la cucina dove la porta scorrevole era stata socchiuse. Mi adagiai al sottile vetro per potermi concentrare sulle voci offuscate e poco chiare.

«Ne abbiamo già parlato Lil, smettila di insistere ti ho detto che non farò mai una cosa del genere per il bene di entrambi» la voce era quella di mio fratello.

«No Jamie tu sei ingiusto, devi smetterla di pensare soltato a te stesso» seguí poi quella di Lil.

«Basta parlane, ho già preso una decisione» sentì sua moglie sospirare e poi decisi di entrare senza bussare. I due parvero nervosi e spalancarono leggermente gli occhi alla mia vista.

«Io.. stavo uscendo» parlai piano e sottovoce.

«Vuoi un passaggio?» chiese mio fratello, strofinandomi il braccio scoperto.

«No.. ti ringrazio» cercai di sorridere, baciai la guancia di Lily e salutai mio fratello nello stesso modo.

Ancora una volta qualcosa in quella conversazione non quadrava. Jamie mi nascondeva qualcosa, che evidentemente non dovevo sapere o conoscere. Sospirai pesantemente mettendo la chiave nel nottolino accendendo il motore e partendo per casa Reed. Mi fermai ad una pasticceria e decisi di prendere dei muffin al cioccolato e alla crema, poi in men che non si dica arrivai di fronte a al cancello grigio dai decori floreali. Premetti il pulsantino grigio alla mia destra e subito una voce metallica fece capolinea nelle mie orecchie.

«Si?» la riconobbi.

«Sono Mia»

«Oh si entra» esclamò, per poi far aprire i grandi cancelli. Avanzai con il mio scooter recandomi al garage dove mi aveva portato Michael la prima volta. Spensi il motore portai via con me il casco e la borsa. Oltrepassata la deliziosa stradina ciottolata decisi di soffermarmi un po su ciò che mi circondava attorno. Gli alberi erano ben curati, i prati verdi e vivi, chi curava quel posto ne doveva essere davvero affezionato. Mi soffermai sul gazebo che si poteva intravedere sul retro della casa e infondo, in legno bianco e grigio lo osservai per un po e mi promisi di andarci la prossima volta. Nel voltami urtai contro qualcosa, più che qualcosa mi parve..qualcuno.
Quel qualcuno strillò ed io lo seguì a ruota tenendo salda la mano al petto.

«E lei chi diavolo è? Cosa ci fa nel mio giardino?» un uomo sulla sessantina, indossava un delizioso berretto da pescatore e una tuta verde da giardino, in mano teneva un rastrello.

«Io.. io sono un'amica del signor Reed mi ha fatto prendere uno spavento» respirai a pieni polmoni. Si grattò confuso la nuca per poi rivolgermi uno sguardo confuso.

«Oh.. mi dispiace signorina, ma sa qui in giro non ci si puo fidare di nessuno soprattutto se conosci il signor Reed»sorrise infine.

«E anche lei mi ha spaventato sa!» aggiunse.

«Sono Mia piacere» gli porsi la mano e lui la strinse subito.

«Dave, molto piacere» sorrise quest'ultimo.

«Sono il giardiniere» precisò.

«Lo avevo capito, complimenti comunque ha davvero molto cura di questo posto» ridacchiai guardandomi in giro.

«Grazie, sa tengo molto alla natura e il signor Reed è un uomo delizioso per cui, lo faccio con piacere» scrollò le spalle.

«Si.. già» ci fu un minuto di silenzio.

«Adesso vado, ho parecchio lavoro da fare ci si rivede signorina Mia» l'anziano signore si allontanò, lo guardai stranita per poi sghignazzare alle sue spalle. Era davvero un tipo bizzaro, ma al quanto gentile. Salì spedita i gradoni bianchi per poi soffermarmi al campanello, ma la porta era già aperta così entrai cautamente.

Non appena oltrepassai la soglia, osservai immediatamente Annie intenta a stirare alcune camice che dedotti fossero di suo marito, il suo sguardo era assente triste, pensierosa quasi non si era accorta della mia presenza. Avanzai piano verso di lei.

«Ciao.. Annie» mi rivolsi gentilmente. Lei sollevò il capo e spalancò leggermente gli occhi per poi ritornare alla sua camicia bianca ben piegata.

«Ciao» emise, ed io adagiai con compostezza le mani al grembo.

«Michael è nel suo studio» affermò infine, io annuì.

«E' nel corridio la porta a destra» continuò, senza che io le chiedessi altro, feci qualche passo ma poi mi ricordai dei muffin che avevo comprato.

«Ho.. portato dei Muffin ne vuole uno?» decisi di darle del lei, non avevo la minima idea di come avrebbe reagito ed in tal caso la miglior soluzione in assoluto è essere sempre educati e un gradino più in alto.

«No, sono a dieta» parlò con freddezza senza neanche rivolgermi lo sguardo. Mi limitai a rispondere con un "oh" per poi proseguire dove quest'ultima mi aveva indicato. Percorsi il lungo corridoio dalle pareti bianche alternate da finestre luminose e larghe, tutto era completamente illuminato era davvero una bella casa. Arrivai alla porta a destra e bussai.

«Entra, pure!!» esclamò la possente voce al di là della porta grigia in legno.  Entrai disinvolta, ed il suo studio si affacciava perfettamente al giardino, gli enormi vetri rettangolari alle sue spalle permettavo l'accesso attraverso un'altra porta a tutta la fioritura circostante, i mobili erano grigi e bianchi la scrivania nera laccata accompagnata da una sedia girevole.

«Wow.. è magnfico qui» esclamai osservando il tutto, lui sorrise. Solo dopo mi accorsi di ciò che indossava, aveva dei pantaloni neri e una semplice polo bianca, i capelli erano sistemati alla perfezione e la barba perfettamente rasata.

«Potevi entrare benissimo anche senza bussare» si rivolse, io distolsi lo sguardo dall'ambiente per concentrarmi su quell'uomo.

«Volevo comportarmi da signore» gli strizzai l'occhio sinistro ed egli rise diveritito.

«Su siediti, ti ho.. comprato un Mac so che ci tenevi tanto... per cui. » vaneggiò imbarazzato. si grattò la nuca guardandosi la punta delle scarpe e dondolandosi sui talloni. Le sue guance divennero rosse, io non feci altro che spalancare occhi e bocca mi avvicinai alla scrivania dove vi era un enrome pacco con un fiocco rosso, Michael riusciva sempre a stupirmi avevo confessato lui di aver bisogno di un computer più avanzato se volevo produrre la mia musica.. lui se n'era ricordato.

«Così puoi fare le tue ricerche per gli esami e poi incidere le tue canzoni come si deve.. » continuò.

«Io.. non posso accettarlo, non ho parole sul serio» sentì gli occhi farsi pieni di lacrime, poi però mi ricomposi tornando ad essere la ragazza simpatica e spigliata di sempre.

«No, ti prego accettalo cioè.. vorrei che tu lo accettassi» si avvicinò alla mia figura prendendomi le mani fra le sue. Sospirai profondamente.

«Non posso.. è un regalo così costoso non è giusto» abbassai lo sguardo ma lui me lo rialzò le sue dita sotto al mio mento.

«Accettalo, fallo per me» le sue iridi azzurre si incastrarono nelle mie, ipnotizzandomi completamente.

«Okay.. » m'arresi, con un filo di voce.

«Perfetto accendilo, ti ho già impostato tutto per lavorare oggi» parlottò euforico recandosi dietro la sua scrivania, io sorrisi mi tolsi velocemente la borsa a tracolla e mi sedetti su una delle sue sedie comode.

«E quelli cosa sono?» indicò con l'indice il cartoccio bianco posto accanto alla mia borsa.

«Oh sono dei muffin li ho portati.. per te» gli porsi il cartoccio, lui lo afferrò subito sorridente il suo sorriso sembrò di colpo migliorarmi la giornata.

«Li avevo portati anche per.. Annie ma non li ha voluti» scrollai lespalle, mentre intravidi l'uomo dinanzi a me rimpizzarsi di un muffin  cioccolato.

«Be' c'è ne saranno di più per noi no?!» disse a bocca piena, ed io risi divertita.

***

Il computer aveva pre istallati tutti i programmi necessari, e le cartelle messe in ordine alfabetico perfino uno sfondo marino a tema estivo era stato inserito. Sorrisi completamente a quel gesto amorevole e affettuoso, Michael sapeva come farsi amare.
Lavorammo tutto il pomeriggio e grazie al suo aiuto riuscì a completare e a studiare tutte le pagine per far si che passassi l'esame, mi chiarì alcune cose ed effettuammo alcune ricerche, è approfondimmo l'argomento così da impressionare il professore. Non mi resi conto dell'ora, che fuori stava già per farsi buio. Una telefonata però distolse i nostri pensieri, Michael afferò il cellulare dalla sua tasca con un movimento rapido.

«Pronto?»

«Mike, sono Jamie» potei sentire la voce di mio fratello dall'altra parte della corentta così lasciai perdere ciò che stavo facendo per concentrarmi sulla figura di Michael al telefono.

«Jamie che piacere, come stai?»

«Benone, mia sorella è lì con te?»

«Si è qui, sta bene abbiamo quasi finito» sembrò essere soddisfatto della nostra giornata dedicata allo studio.

«Oh, noi avevamo pensato di invitare te e Annie a cena da noi stasera.. se per voi va bene ovviamente» l'uomo esitò per qualche secondo, poi rispose.

«Ho un idea, potreste venire qui.. è raro trovare ospiti a casa mia» si grattò imbarazzato lui la nuca.

«Ne sei sicuro? Ci farebbe molto piacere» potei immaginare mio fratello sorridere.

«Si certo, e poi Mia è già qui» il suo sguardo si piantò sulla mia figura, incastrando i suoi occhi con i miei.

«Ottimo, ci vediamo per le 7?»

«Perfetto, a dopo» e infine riattaccò.


Michael's point of view

Ero ansioso di rivedere Mia, ma soprattutto ansioso di conoscere la sua reazione riguardo al regalo che le avevo fatto a sua insaputa.
L'espressione del suo viso fu tutto ciò che mi aspettavo di vedere, un regalo costosto ma nulla mi impedì di fermarmi, volevo renderla felice
La sua presenza mi aiutò a comprendere che quella dimora non era più la stessa, io e mia moglie eravamo due persone spente monotone che neanche più si guardavano in viso, quella casa aveva molte stanze, molto spazio mi ci sentivo sempre più solo. Quando però Mia invase l'ambiente la illumnò con la sua allegria e semplicità. I miei amici non erano mai stati a cena in casa mia, d'altronde non volevo che Annie si stancasse restava quasi tutto il giorno in piedi, datone il suo vecchio lavoro in profumeria, ma i tempi erano cambiati ed era arrivata l'ora di rendere la nostra casa una dimora per tutti, amici, parenti e quant'altro.

«Mio fratello, vero?» sghignazzò la ragazza dai capelli ramati.

«Si, li ho invitati a cena ti fa piacere?» le sorrisi, nella speranza di rincontrare il suo sorriso.

«Altroché!» il risultato ne fu estremamente soddisfacente.

Tornai alle mie faccende lavorative, Mia sembrò però essere distratta dal giardino che vi si poteva intravedere dalle vetrate alle mie spalle.

«Cosa stai guardando?»

«Niente.. » sorrise imbarazzata.

«Avanti, dimmelo. Cosa guardavi?» cercai di rassicurarla, facendole capire che con me non avrebbe dovuto avere segreti.

«Guardavo il gazebo è davvero bello» il suo sguardo si fece malinconico, tornò alla sua penna e al suo foglio. D'istinto, mi sollevai dalla sedia avviciandomi alla sua figura le porsi la mano e lei la strinse subito.

«Vieni» la incoraggiai con un cenno, quando si alzò la trascinai lentamente fuori la vetrata scorrevole.

«Ma dove stiamo andando?» chiacchierò la ragazzina impaziente.

Eravamo fuori, l'aria fresca mi aveva riempito i polmoni potei annusare il dolce profumo dei fiori e dell'erba fresca appena innaffiata.

«Lo vedrai» camminai più velocemnte possibile, portando con me la ragazza minuta dagli occhi verdi e lucenti come biglie.


Fummo sul luogo dove mi ero predestinato di di arrivare, passammo oltre la stradina ciottolata arrivando al piccolo ponticello in legno chiaro e massiccio vi camminammo su fino a ritrovarci sulla lunga padana, fummo coperti da un tettuccio in legno bianco, il materiale solido che componeva il resto della struttura mi avvicinai alla ringhiera del gazebo per poter osservare il lago dinanzi a noi ricoperto da un velo arancio e rosso per via del tramonto. Incitai alla ragazza accanto a me di fare lo stesso.

Gli occhi di Mia si fecero enormi nel vedere il lago e la sua meostosità.

«Ma è..wow, cioè questo non si vede da li» indicò alle sue spalle.

«Si lo so, ed è per questo motivo che l'ho fatto costruire» sussurrai, contemplando lo squarcio tondeggiante del lago e il cantar soave degli uccelli vicini. Restammo in silenzio, appiggiai i gomiti sulla ringhiera la ragazza accanto a me fece lo stesso. Il silenziò calò su di noi e potei sentire il suo respiro ogni volta che il suo petto si abbassava e si alzava, guardavo sottecchi la sua chioma ramata e i suoi occhi lucenti sfumati d'arancio sotto il maestoso tramonto d'estate, le sue labbra era dischiuse e di tanto in tanto si richiudevano in un filo sottile incurvando un piccolo sorriso. Erano dei segnali, si che c'erano ed io probabilmente troppo vigliacco per accorgermene, troppo vigliacco per capire che avrei dovuto lasciare Annie e innamoramri di Mia immediamente, per far si che la mia vita potesse avere un senso. Era la piega che avrei voluto intraprendere fin dall'inizio.

«Mia io.. » di scatto di voltò verso di me, quasi come se stesse aspettando la mia voce.

«Si?» i suoi respiri si fecero irregolari dovevo dirle la verità, dirle che ci eravamo baciati e che da quel momento non ero più riuscito a togliermela dalla tasta, che pensavo a lei ogni singolo momento della giornata. Dovevo smettere di mentirle, lei non meritava questo da me.

«Io.. volevo dirti.. » mi avvicinai a lei, adagiando il palmo sulla sua guancia e solo allora mi accorsi di quanto fosse grande la mia mano rispetto al suo viso. Il tramonto assuse lo stesso colore del suo capelli, il riflesso del lago prese il colore dei suoi occhi e subito dedicai quel posto alla persona che segretamente amavo.

Come era potuto accadere?

Ingoiai il groppo in gola e socchiusi le palpebre premendo la fronte alla sua, mi osservava incerta, confusa e pregai che non si mordesse ancora le labbra.

«Cosa?Cosa vuoi dirmi Michael?» sussurrò, quasi supplichevole.

«Io voglio dirti che-..» fummo interrotti dalla possente voce di Annie che ci chiamò da lontano e sventolò la sua mano per farsi vedere. Violentemente mi staccai dalla ragazza dagli occhi verdi, respirando profondamente e strofinandomi una mano in volto.

«E' arrivato Jamie, rientrate!» urlò mia moglie.

«Si arriviamo»






#SPAZIOAUTRICE

Salve a tuttiii scusate l'assenza, spero che questo capitolo vi piacciaaa!!

See you❤️

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