To die of love is to live by...

By nightchanging96

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Londra. Louis Tomlinson è di passaggio nella capitale per il provino che puó cambiargli la vita. Il caso lo p... More

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By nightchanging96


DOMENICA

Louis si strinse nella felpa blu notte incrociando le braccia al petto, le mani affondate oltre l’orlo delle maniche. Era sulla difensiva ormai da mezz'ora, in attesa del colpo di grazia, che sarebbe arrivato alle spalle. Stava seduto all’ Henry’s Bar con la schiena rivolta verso la porta, giocherellando col dispenser di bustine di zucchero. Preferiva prolungare il momento di dubbio piuttosto che iniziare a cercare un volto che potesse essere Maddie tra la folla. Si chiese come fosse questa ragazza per poter arrivare ad Harry. Si ritrovó, lo sguardo ancorato al tavolo, a chiedersi se fosse più bella di lui, più estroversa, meno invadente, meno sdolcinata, più autentica e coraggiosa.

Più degna di te, Harry. Per darle tanta libertà, deve essere senza dubbio una delle poche persone che merita la tua fiducia. Quella che io non ho mai avuto, di cui non mi hai mai ritenuto degno né capace di farne buon uso. Harry, hai ragione, io non so fare niente. Non so gestire i sentimenti. Se avessi gestito l’amore con cui ancora ti amo, non sarei qui. Invece è scoppiato e non riesco a ritrovare un ordine.

“Sei tu Louis?”

Una voce attiró da destra la sua attenzione. Alzò lo sguardo e i suoi occhi chiari, ora vacui e spenti dai pensieri, si focalizzarono sulla figura che lo aveva riportato coi piedi per terra.

La donna che era apparsa era bionda, con i lunghi capelli raccolti con uno chignon alla base della nuca, le lentiggini sparse sul volto e la frangetta. Gli occhi erano castano chiaro, vispi ma determinati allo stesso tempo. Aveva addosso una camicetta coi fiori sugli orli e un jeans scampanato in basso. Il suo tono nel parlare era marziale, tipico della donna di polso maniaca del controllo. Louis rabbrividí. Quella era la persona di Harry. Quella prima del suo arrivo, quella che sarebbe rimasta dopo di lui. Doveva essere poco più grande di Harry, e l’immagine di quella coppia, del riccio che la baciava come aveva baciato lui qualche giorno prima, faceva venire a Louis la voglia di correre di nuovo in bagno a rimettere. Non riusciva a pensarci, non voleva pensarli. Non insieme.

Non lei con qualcosa di mio. Oh cazzo. Cosa stai dicendo, Louis? Sei tu qui l’intruso, e lei è qui solo per ordinarti di farti da parte. E lo farò, ma non prima di aver trovato Harry. Dopo che mi sarò assicurato coi miei occhi che stia bene, allora andrò via, per sempre. Ma se penso di poter a malapena tollerare l’idea di non essere mai stato amore per lui, non posso vivere in un mondo in cui io non abbia un’ultima volta per imprimermelo nella memoria. L’ultima occasione per dirgli “Ti amo” e poi “addio”. Perché non sono il fortunato prescelto. Perché non riesco ad essere niente.

“Hey, sei con noi? Ti ho chiesto se sei tu Louis. Non mi sembri molto ricettivo!”

“Io...ehm, scusa. Si, sono Louis. Sei Maddie?”

“Si. E così sei tu…”
La ragazza squadró Louis centimetro per centimetro e alzó un sopracciglio, come se la vista di quella persona deludesse qualsiasi aspettativa formatasi nella sua testa da quando sapeva della sua esistenza.

“Si. Sono io. Ora siediti e, per favore, dimmi come sta Harry.”

Maddie si sedette, accavalló le gambe, incroció le mani sul tavolino e guardó Louis attentamente, come a volerne prevedere le reazioni future, non focalizzandosi sui problemi e le domande del presente che Harry doveva aver vissuto con quel ragazzo, e in cui Louis doveva essersi gettato fin dall’inizio.

“Harry è… Devi capire che ho sempre sconsigliato ad Harry, dopo quanto aveva sofferto e per la sua situazione e sensibilità emotiva, di immischiarsi in cose complicate con altre persone che non fossero amici fidati. Lo dicevo per lui, lui si fidava per me. Poi sei arrivato tu…”

“Ma come fai a sapere tutte queste cose?”
Il disagio di Louis era crescente.

“In che senso?”

“Nel senso che vorrei sapere qual è il tuo ruolo nella vita di Harry.” Le lacrime cominciarono a infittirsi sotto le palpebre, ma Louis era troppo impegnato per frenarle. Il furore aveva acceso il ragazzo dagli occhi blu e non avrebbe allentato la presa in quel turbine di parole pungenti e occhiate scettiche fino ad ottenere ciò che voleva sapere.

“Vorrei sapere cosa fai per lui. Lo svegli, lo custodisci, te ne prendi cura? Ascolti i suoi desideri e riesci a sognare i suoi sogni e i tuoi insieme ai suoi come se fossero inscindibili? Ti preoccupi di cosa ami cantare, o mangiare, o se abbia qualche chiodo fisso nella testa e stia cercando solo il coraggio per rimuoverlo? Sei tu il suo coraggio? Sei tu la persona che lo esplora ogni giorno e gli impedisce di lasciarsi andare? Se è così, bene, puoi dare consigli ad Harry sul nostro modo di...esistere, insieme. Ma se così non è, ti pregherei di non mettere bocca coi tuoi consigli in qualcosa che è...già finito, probabilmente, e forse non è mai stato niente. Ma per me è tutto, e credimi, non ti riguarda.”

Maddie sgranó gli occhi dinanzi alla rabbia e al rossore delle guance del ragazzo che aveva davanti, timido ma pieno di orgoglio e protezione se sentiva minacciato ció a cui teneva. Maddie appoggiò il volto sul palmo della mano che teneva rivolto in alto, puntellandosi al tavolo del bar col gomito. Sembrava indecisa se svelare subito al ragazzo che aveva davanti le regole di quel gioco, quelle che nessuno aveva mai osato contraddire perché decise per il bene di tutti, o se tacere ancora un po’ per provare a recidere tra i due quel contatto, che era una passione troppo forte per poter pensare di gestirla. Maddie pensó che Harry non sarebbe mai stato al sicuro con un tale carico di emozioni ed esperienze da fare insieme a quel ragazzo il cui nome era stato il primo a posarsi sulle sue labbra dinanzi a lei, ormai arreso al proprio cuore, prima di ogni sospetto. Maddie era rimasta shockata pochi giorni prima dall’animo nuovo che aveva visto in Harry, malleato dai sorrisi di un misterioso “Louis” del quale non riusciva a parlare senza essere felice, senza ridere. Si riscosse e aggiunse, stizzita:

“Io… potrò non avere alcun diritto di consigliare, ma sono l’infermiera personale di Harry, e qualcosa sul suo stato penso di poterla dire.”

Il mondo di Louis implose per la combinazione di elementi contraddittori per la seconda volta in due giorni. La gioia delle promesse non infrante, dei baci non dati invano, delle mani a scavarsi la carne prima di allora mai accarezzata, mai in quel modo, l’appartenere di nuovo a quella persona, al suo sogno, al modo in cui Harry lo rendeva reale e quotidiano; dall’altro lato, il terrore verso ciò che Maddie rappresentava. Un pericolo per Harry che andava costantemente arginato e monitorato, una protezione che venendo meno poteva fargli del male.

Cosa ti fa male, amore mio? Cosa hai passato? Perché hai preferito non dirmelo? Non volevi provassi pena per te, non volevi disturbarmi se avessi avuto bisogno delle mie cure? Non sono nato solo per amarti, Harry. Se così stanno le cose, il mio scopo sarà anche e soprattutto guarirti, non da ciò che hai ma dal pensiero che questo qualcosa ti renda difettoso, e indegno di amore. Ho iniziato ad amarti senza sapere niente di te, più so più penso di non meritarmi una persona simile. E se un po’ di amore potrò restituirtelo evitando che tu senta dolore, così sarà. Sarò sempre l’attesa di questo amore per te. E tu per me sarai l’amore stesso.

“L’infermiera personale?”

Maddie inarcò un labbro, con un fare tra il disgustato e l’annoiato: “ Si. Sono stata assunta due anni fa dalla madre di Harry per monitorare le sue terapie, dato che per una serie di motivi sarebbe rimasto a Londra da solo. Io devo prendere gli appuntamenti coi medici, aiutarlo in ogni necessità sanitaria. Evitare che peggiori. Lui… si è svegliato stamattina. Hanno interrotto il coma farmacologico indotto.”

Louis scattò in piedi e fece per prendere il portafogli per lasciare sul tavolo il prezzo del the che aveva finto di bere nell’attesa.

“Dove è ricoverato? Fammi strada.”

“Louis, siediti.”

“Stai scherzando? È sveglio! Non è… cazzo non voglio nemmeno pensarci. L’ultima volta che l’ho visto il suo cuore stava smettendo di battere tra le mie braccia!”
Louis si sporse verso di lei quasi ringhiando per la rabbia. Lei era la sola cosa che si frapponeva tra lui ed Harry e niente avrebbe potuto farlo, non c’era riuscita la morte, non lo avrebbe di certo fatto una bionda scettica dal viso duro.

“Tu hai idea di cosa voglia dire vedersi morire davanti la persona che ami? Non credo, o non saresti qui a dirmi di sedermi!”

“Louis, io volevo incontrarti solo per dirti di sparire. Di andare via, perché, davvero, nella vita di Harry io credo non ci sia spazio per nessuno al momento che possa in qualche modo… aiutare. Ma stamattina lui si è svegliato, e chiedeva solo di te.”

Louis smise di scalpitare e si fermò, gli occhi e la bocca spalancati, le braccia inermi lungo i fianchi. In piedi contro un mondo che pian piano riprendeva a ruotare.

“Di me?”

“Si. Ci siamo accorti che fosse svanito l’effetto dell’anestetico quando la sua voce ha urlato “Louis” così forte da farsi sentire al piano inferiore. Stava tentando di strapparsi le flebo per scendere dal letto. Mi ha tirata da un braccio per chiedermi se tu lo avessi cercato, e gli ho detto come era andata. Che lo avevi portato in ospedale ma che lo avevano trasferito, che non sapevi nulla e che fosse meglio così. Gli ho anche detto di averti chiamato e che avevo intenzione di dirti tutto quello che pensavo, ossia che dovessi stare alla larga. Lì è successa una cosa che….”

Maddie si fermò e sospiró, lo sguardo per la prima volta basso e non accusatorio.

“Cosa? Dimmi, che cosa?” Louis usava le sole energie rimaste per incalzare la ragazza con una voce quasi stridula, esasperata. Rifiutava di sedersi, pronto a correre dall’unica persona al mondo per la quale avrebbe sopportato qualsiasi imprevisto. Louis odiava le sorprese e i fuori programma. Da quando conosceva Harry, viveva fuori dal solco di qualsiasi piano, e niente gli era mai sembrato tanto bello.

“Lui...mi ha quasi schiaffeggiata. Si è fermato a due millimetri dalla mia guancia. Harry Styles, la persona più buona e gentile e innocua del mondo, la sola persona ad essere cortese con me anche quando non ne esiste motivo, mi ha quasi schiaffeggiata. E tutto questo per te. All’idea che io potessi averti allontanato da lui, o ferito, o spaventato. E mi ha intimato di venire qui a sistemare le cose e a spiegarti tutto. E quindi eccomi. Ma ha concordato su una cosa con me.”

“Cioè?”

“Devi starne fuori, Louis. Harry… ha una forma di artrite reumatoide, una forma paratumorale cronica. Senza andare nei dettagli, i valori del suo sangue non sono mai nella norma, vi galleggiano reumatismi che vanno tenuti sotto controllo farmacologico. Ogni emozione negli esseri umani nasce da ormoni. Questi ormoni si riversano nel sangue e nel suo “eccitano” i reumatismi. In pratica, periodi di forte stress, dolore, preoccupazione, ma anche gioia o fibrillazione, intensificano attacchi di shock cardiocircolatorio come quello a cui hai assistito. E uno di questi può ucciderlo. Potrebbe non essere sempre tanto forte da ammortizzare il colpo.”

Louis iniziò a tremare.

No. No. Harry. Io non posso perderti così. Come hai potuto credere che questo mi avrebbe allontanato? Sei tu, Harry, non è colpa tua. Io… avrei fatto più attenzione. Ma era questo che non volevi vero? Che io mettessi un qualche filtro solo per paura, vero? Mi volevi per intero, rabbia e passione. Quale rischio hai corso per me, Harry? Soffrire tanto da morire, darmi il potere di ucciderti? Sono io che potrei morire se mi cacciassi ora fuori dalla tua vita. No, vi prego, no.

“E perché non eri con lui, Maddie? Perché l’ho visto sempre solo?”

“Non vuole che lo tenga d’occhio. Mi ha permesso solo di seguire le sue terapie settimanali. Non vuole essere tenuto sotto osservazione. E ne ha passate tante per questa sua malattia. È rimasto solo. E ora che ci sei, ristabilizzarlo sta diventando un problema. Sta aspettando l’ammissione a una terapia sperimentale in Svizzera. Se tieni a lui, Louis, fatti da parte. Fa che possa stare tranquillo, fa che possa rimettersi e tornare stabile come quando lo hai conosciuto.”

Infelice, vorrai dire. Lo hai mai notato il verde dei suoi occhi quando compone, quando lo si ascolta suonare, quando racconta del suo vecchio lavoretto in panetteria o dei concerti visti di nascosto scappando la notte di casa? Lo hai mai visto sorridere quando è felice? Non è quello a poterlo guarire? Non sono io a poterlo guarire?

“Maddie… potrai pensare che sono un idiota presuntuoso, ma non me ne frega un cazzo. Io non credo che Harry stia meglio senza vedermi. Se lo credessi, sarei già lontano miglia. Tengo a lui più che a me stesso. Sempre, senza eccezioni. Ma credo che ti abbia dato ragione solo per paura di pesare troppo sulle mie spalle, che io gli stia vicino per pietà, per dovere, non per amore. Perché crede di meritare di stare solo. E se tu gli stai permettendo di convincersi di questo, sei la persona peggiore che possa avere accanto.”

Maddie scattó in piedi, gli occhi due proiettili a tentare di ferire le due lame che erano diventati quelli di Louis.

“Tu non hai il diritto di parlare del genere di persona che io sia accanto ad Harry. Farò il suo bene, che tu lo voglia o no, che Harry stesso lo voglia o no. E non perché sia il mio lavoro, ma perché ho dedicato anni solo a questo, rinunciando a tutto….e non farò più di così per questa pagliacciata che pensate di aver vissuto. Questo è il massimo che farò per voi due. E con questo, considera chiusa la nostra conversazione.”

Maddie si voltò, sfiló dalla borsa un’agenda che Louis conosceva fin troppo bene, la sbattè sul tavolo, facendo voltare il barista e quei due avventori solitari del bar quella mattina, prese le sue cose e uscì senza voltarsi. Louis guardò pietrificato ciò che Harry gli stava facendo riavere ed ebbe paura. Lo sguardo di Maddie gli aveva detto troppo, più di quanto volesse sapere. L’amore non corrisposto di una ragazza per il suo paziente, forte quasi quanto il suo ma inasprito dal dolore, dal rifiuto, dalla frustrazione nata nell’ assenza di possibilità. Questo l’aveva chiusa al mondo, l’aveva resa cieca di fronte ai cambiamenti di Harry. Che forse ora voleva morire non perché si stava arrendendo, ma perché stava amando. E voleva salvare quell’amore che gli aveva dato un senso, anche se ciò avesse significato spegnersi di dolore. Si stava congedando dando a Louis la prova di averlo ascoltato. Di essere tornato a scrivere, a volare, per lui.

Louis si sedette e aprí l’agenda. Solo le prime due pagine erano state usate, e la grafia morbida e sottile di Harry abbracció il suo sguardo portandolo ben oltre le pagine.

Mercoledì 15 aprile

Spero un giorno di farti leggere quello che sto provando a scrivere da ore. Voglio che ti dia indietro quello che stai dando a me, anche se non ho il coraggio di dirtelo mai. La forza che non ho avuto in una vita intera, questo sei per me. Il laccio che ha fermato la mia fuga, che mi ha trovato fermo e mi ha dato l’unica voglia che non avevo mai avuto: quella di restare. Spero di restarti dentro. So che sembra folle. So che è insensato ma non riesco a trovarmi un senso migliore di te. Ti amo Louis.

My hands, your hands
Tied up like two ships
Drifting, weightless
Waves try to break it
I'd do anything to save it
Why is it so hard to say it?
My heart, your heart
Sit tight like book ends
Pages between us
Written with no end
So many words we're not saying
Don't wanna wait 'til it's gone
You make me strong
I'm sorry if I say, "I need you"
But I don't care,
I'm not scared of love
'Cause when I'm not with you I'm weaker
Is that so wrong?
Is it so wrong
That you make me strong?
Think of how much
Love that's been wasted
People always
Trying to escape it
Move on to stop their heart breaking
But there's nothing I'm running from
You make me strong.

Louis inizió a sorridere. Quel sorriso che sul suo volto non appariva da giorni. Le parole di Harry a tirarlo su come se avesse dormito tutta la notte, mangiato e fosse stato nella sua forma più smagliante. L’amore di quella voce gli aveva ridato la speranza, anche davanti a una porta chiusa per paura. Lui l’avrebbe riaperta e ci avrebbe riportato il sole. Harry meritava quella mano legata alla sua a fare forza contro una serie infinita di scuse ostili e di remore. Harry meritava il sole, sempre, e non un angolo accanto a una fontana scelto per sparire. Se il suo sguardo lo aveva trovato una volta, Louis si alzò e uscì dal bar convinto di poterlo far ricapitare una seconda.

Se la mia testardaggine ti ha reso forte, Harry, aspettami. Perché non hai ancora visto quanta vita c’è nell’amore che sto venendo a darti.
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Buon sabato miei amati lettori! Per chi fosse arrivato in fondo a questo capitolo, un abbraccio sconfinato. Ora molte cose sono più chiare nella trama, non è così? Non vedo l'ora di conoscere le vostre reazioni in attesa di sabato prossimo. Commentate qui quanto volete, vi risponderó. Cercatemi su Twitter se vi va, mi chiamo @MariaRuello. Lì potete citare questa storia con l'hashtag #TDOL. Grazie per esserci costantemente, grazie di star compiendo questo viaggio estivo con me. Vi amo.
Al prossimo capitolo!
Vostra, M.

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