TWENTY

By SarahAdamo

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๐Ÿ…I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA รจ una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICEโค๏ธ
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Finalmente BOOK TRAILER!
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo







Mia'spoint of view

Mi svegliai di soprassalto, per via di alcuni rumori che avevo udito dal piano di sotto. Mi per la prima volta mi sentì leggermente lucida, non ero a casa mia, mi osservai intorno senza capire dove mi trovavo, poi per un attimo cercai di ricordare: ero a casa di Michael. Osservai la camera, le pareti erano rivestite da un verde tenute, la spalliera del letto come i comodini erano bianchi, puri perfettamente puliti. Poi vi era uno specchio tondo, con una cassettiera bianca dai pomelli girgi e infine un'armadio dell'enesimo colore tutto in stile moderno. Non ricordavo molto di quella sera, ma quando mi sollevai col peso la testa si era trasformata in un enrome macigno, la massaggiai con cautela alterando smorfie di dolore. Quando mi alzai del tutto, guardai la sveglia nera poggiata sul comodino, segnava le cinque del mattino, la luce era lievemente visibile dietro la tenda verde chiaro. Adagiai i piedi sul pavimemnto freddo. Un suono arrivò alle mie orecchie, facendomele rizzare poi uno strumento. Qualcuno stava suonando e cantando, m'affrettai per scendere quando vidi la scala a chiocciola scorsi dall'alto al piano di sotto la figura di Michael seduto al pianoforte mentre la sua voce possente si propagava in tutta la stanza. Il suo tono era dolce, ma forte allo stesso tempo. Sorrisi di fronte a quella meravigliosa scena, la canzone era alstessa che conoscevamo entrambi. La ninna nanna di mia madre. Incominciai a scendere piano la gradinata, senza rendermene conto iniziai a seguire la sua voce con la mia. Lui rizzò lo sguardo verso di me per poi sorridermi e alzare un po il tono delle voce. Arrivai accanto alla sua figura cantando e quel momento mi sembrò durare in eterno, Michael cantava e me lo aveva nascosto, la sua voce riuscì a toccarmi l'anima e ad abbracciarla completamente. La sue mani armeggiavano suoi tasti bianchi e neri esattamente come se sapessero cosa fare, il suo sguardo era dritto nel mio, quando la canzone finì fu come sognare ad occhi aperti.

«Michael.. non sapevo cantassi» abbassò lo sguardo imbarazzato e arrossendo un po' sulle gote.

«Non canto da molti anni, era una delle mie più grandi passioni» rispose. Coprì la tastiera, restò immobile sul comodo sedile.

«Sei.. bravissimo, sul serio, dovresti continuare» mi sedetti accanto a lui senza neanche chiedergli il permesso.

«Non lo so.. e comunque tu sei molto più brava posso assicurartelo» incurvò un sorriso, il più bello che avessi mai visto.

«Adesso come stai? Mi sono preoccupato molto..» avvicinò la sua mano alla mia testa carezzandomi dolcemente i capelli.

«Credo di.. star bene, mi dispiace io non mi ricordo molte cose ma voglio soltanto chiederti scusa se sono stata scortese o quant'altro e..» non mi lasciò finire che mi sentì invasa dal profumo della sua pelle e dal balsamo che usava per i capelli. Ero fra le sue braccia, le sue mani vagavano sulla mia schiena con movimenti circolari. Io gli cinsi la vita attirandolo più a me, calai il capo sulla sua grossa spalla.

«Sono stato molto in pensiero per te.. non farlo mai più per favore» la sua voce non sembrò più doppia e decisa, bensì dolce tenue e calda. Sorrisi fra i suoi capelli.

«Te lo prometto!»

***

Il mattino seguente, sentivo l'asprina mi aveva aiutata percepivo il capo molto meno pesante.
Il silenzio regnava fra le pareti e potei vedere il sole completamente sorto dalla tendina verde. Mi alzai fiaccamente e spalancai quelle tende illuminando tutta la stanza.
Scesi poi di sotto, iniziai ad osservare minuziosamente ciò che la sera prima avevo trascurato, mi concessi  esaminare un po' ovunque e con la massima cura.
Subito dopo la porta d'ingresso vi era un'altra scalinata che portava probabilmente o in tavernetta o in un garage. Più avanti al centro della stanza ampia vi era una scala a chiocciola nera e in legno massiccio abbinata al parquet marrone chiaro e le parti bianche a creare un perfetto contrasto. La stanza era abbastanza spaziosa da ospitare sia una piccola sala da pranzo che la cucina. Davanti al tavolo ovale vi era un divano nero e rivestito in pelle, metà della parete costituiva una grande vetrata che affacciava sulla larga e rettangolare piscina e ad un giardino ben curato e verde, l'altra metà della parete ospitava una televisione al plasma molto grande.
Mi concentrai poi sulla cucina, bianca e lucida e dall'isola contente il piano cottura ed una serie di sgabelli alti e dal cuscinetto nero.
In quell'assoluto silenzio scorsi un un forte getto d'acqua provenire da qualche stanza al piano di sopra. Dovevo assolutamente sdebitarmi così mi avvicinai al piano cottura ed iniziai a preparare l'impasto per le crêpes. Presi due piatti di porcellana e dei bicchieri colmi di succo d'arancia. Canticchiai un po, mi piaceva farlo mentre preparavo la colazione. Nell'esatto momento in cui stavo sorseggiando la mia aranciata mi voltai, e la figura di una donna si presentò davanti ai miei occhi: bionda, con il viso riposato e la vestaglia in seta lilla. La sua espressione sembrò stranita, anche se "sorpresa" la descriveva meglio.

«E tu chi diavolo sei?» storse il naso disgustata, le parole mi morirono in gola bloccandosi sulla punta della lingua. Dopo svariati secondi spensi il fuoco e decisi di parlare.

«Io sono Mia, tu.. devi essere Annie giusto?» le porsi la mano gentilmente ma la ritrassi lentamente abbassando lo sguarodo quando lei non si decise a ricambiare, bensì mantenne uno sguardo altezzoso verso di me.

«E per di più cosa ci fai con i vestiti di mio marito addosso?» il tono della sua voce mi parve più alto, decisi di difendermi e dire qualcosa ma qualcun'altro lo fece al posto mio. Michael entrò in cucina vestito di tutto punto, con la solita giacca nera e la sua camicia bianca un po' sbottonata.

«Buongiorno, Annie lei è Mia, Mia, Annie» sorrisi immeditamente alla sua figura non appena lo scorsi arrivare, per poi mostrarmi il più gentile possibile con quella che dedussi subito dopo fosse sua moglie.

«Mia? E chi sarebbe scusa?» guardò con ribrezzo suo marito, era agiata e palesemente seccata.

«Calmati mh? È la sorellina di Jamie te la ricordi?» spostò completamente lo sguardo su di lei cercando di tenerla buona.

«Ah» disse soltato per poi voltarsi e guardarmi da capo a piede.

«E come mai indossi vestiti che non sono tuoi Mia?»

«Scusi tanto, cioè Michael è stato cosi gentile da prestarmeli perchè.. » poi continuò lui, e io lo ringraziai mentalmente.

«Perché ieri sera è stata una festa ha bevuto un po troppo e non volevo che passasse la notte a casa da sola così l'ho portata qui» scrollò le spalle con nonchalance, per poi afferrare il bicchiere di succo d'arancia che gli avevo preparato, mi sorrise ed io feci lo stesso.
Il tutto sotto lo sguardo irritato di sua moglie.

«Sei troppo buono Michael te lo detto un sacco di volte» sbuffò lei, mettendo le braccia conserte.

«Sarà» Michael fece di nuovo spallucce.

«Ehm.. ho prepato le crêpes» alzai le spalle sorridendo in segno di resa, gli occhi azzurri dell'uomo si illimarono ed io ne fui subito entusiasta.

«Adoro le crêpes» gli porsi un piatto e mangiò in fretta, sorseggiando un altro po d'arancia. Annie si limtò a restar seduta sullo sgaballo alto, scrutato il tutto con la massima attenzione.

«Uhm dato che Jamie è via puoi restare qui per pranzo se ti va» parlò con la bocca piena pulendosi le labbra con un tovagliolino.

«Non vorrei creare altro fastidio..ecco..» gli sorrisi per poi abbassare lo sguardo imbarazzata. Sua moglie gli lanciò uno sguardo omicidia a cui lui rispose con un altro cenno stavolta di indifferenza.

«Nessun fastidio, non preoccuparti» mi sorrise. Io ricambiai senza dire una parola, per poi lasciarli soli e avviarmi verso il piano di sopr. Una volta arrivata alla porta della camera per gli ospiti, mi bloccai quando sentì la voce di Annie farsi più alta, mi nascosi per far si che non mi potesse vedere.

«Michael mi spieghi che succede? Cosa ci fa qui e perchè non si e messa a cucinare nella mia cucina??» sembrava davvero fuorisa.

«Te lo già spiegato, sei ridicola adesso smettila, è soltato Mia non dovresti preoccuparti» lui invece parlava tranquillamente.

«Oh si che dovrei preoccuparmene invece, non me la racconti giusta» lui le rivolse un gelido sguardo, le fece altrettando sembrava non volessero cedere, in nessun modo.

«Smettila e lasciala in pace» concluse, con un tono agghiacciante che non gli apparteneva per niente. Sparì in una stanza del piano di sotto lasciando sua moglie a bocca aperta.

Avevo scombussolato la loro gioranta, mi sentivo in colpa probabilmente di qualcosa che non avevo fatto volontariamente. Mi vestì infretta indossando gli abiti della sera prima, cercai di sistemarmi i capelli alla buona il giusto per tornare a casa e prendere altri vestiti. Uscita dalla camera degli ospiti incontrai Michael intento ad aggiustarsi la sua cravatta richiudendosi la porta del bagno alle sue spalle. Mi avvicinai cauta, strofinandomi il braccio destro e abbassando lo sguardo, poi mi schiarì la gola.

«Mi dispiace..io, non volevo metterti nei casini» scrollai le spalle, sul suo viso invece si dipinse un gentile e comprensivo sorriso.

«Non c'è nessun problema, sta tranquilla piccola» trovai il coraggio di guardarlo in viso, gli regalai un sorriso altrettanto dolce come lui aveva fatto con me.

«Io, dovrei tornare a casa sai almeno per prendere dei vestiti puliti»

«Si certo, ti accompagno» serrai le labbra in un sorriso sottile, per poi scendere insieme la scalinata a chiocciola. Una volta al piano terra, Annie era intenta a lavare i piatti nel lavello mi avvicinai imbarazzata e le rivolsi parola.

«Posso lavarli io, infondo ho cucinato io» cercai di sorriderele e fare del mio meglio, ma mi ignorò continuando a strofinare la spugnetta impregnata di sapone suoi piatti imbrattati di colazione.

«Non c'è ne bisogno, è la mia cucina» rispose qualche secondo dopo, mimai un "okay" tremendamente imbarazzata per poi tornare ad affiancare la muscolosa e alta figura di Michael.

«Ci vediamo dopo, cucina ciò che vuoi Mia non ha preferenze» sua moglie si limitò a far un cenno col capo.

Scendemmo in garage, dove Michael aveva la sua BMW un'audi nera e altre due auto.

«Hai proprio una bella casa volevo dirtelo» gli diedi un buffetto sulla spalla, lui rise.

«Grazie, be' l'ho comprata con le mie sole forze e ne sono soddisfatto»

«Ho visto che hai anche la piscina, io adoro l'estate» chiacchierai euforica mentre ci sistemammo sui sedili dell'auto.

«Se vuoi puoi portarti un costume e farti un bagno più tardi» scosse le spalle, per poi mettere in moto.

«Dici sul serio?»

«Certo» esclamò sorridente. Io non risposi mi limitiai ad osservare il suo viso perfettamente rasato e i capelli sistemati alla perfezione come il suo solito. Oltrepassammo il giardino ed il viale alberato fino a trovarci al di fuori dei cancelli in ferro e in stile Liberty.


Michael's point of view

Quel giorno arrivò. Sarebbe arrivato prima o poi, Annie avrebbe conosciuto Mia con o contro il mio volere, era inevitabile.
Come al solito era risultata scortese mettendo a disagio la sorellina del mio migliore amico, ciò che odiavo di mia moglie era la mancata simpatia per persone che conosceva appena, soprattutto si trattava di belle donne al mio fianco.
Quella ragazza era penetrata dentro di me, senza chiederne il permesso si era impadronita di tutto ciò che ritenevo importante, ogni suo sorriso diventava ossigeno per me, gioia pura. Non era mai arrabbiata o imboronciata, era capace di metterti buon umore anche in momenti inopportuni. Non amavo più Annie, questo era chiaro ormai da tanto tempo ma potevo dire di essermi innamorato di Mia? Amore è una parola grossa e probabilmente noi eravamo soltato uno sbaglio.

Ogni volta che mi era possibile, mi voltavo ad osservarla: le piccole mani smaltate si sfregavano fra loro, il vestito era quello della sera precedente e alla luce de sole mi parve ancora più bello, specialmente indosso al suo corpo sinuoso. I suoi capelli erano un po in disordine, mossi lungo le spalle.
Era praticamente struccata e di tanto in tanto si strofinavava gli occhi sbadigliando.
In men che non si dica arrivammo nel viale di casa Johnson, spensi il motore.

«Ti passo a prendere a mezzogiorno per te va bene?» mi schiarì la gola.

«Si va benissimo, e... scusa per il disturbo» abbassò lo sguardo ed io glielo rialzai posizionando due dita sotto il suo mento.

«Non dire cosi, sono stato io ad invitarti a pranzo e ieri sera non potevo di certo lasciarti qui da sola, e.. » la sua voce si irruppe nel mio discorso.

«E i tuoi occhi dicono tutt'altro» sorrise timidamente, io la osservai confuso.

«Con me non devi fingere Michael» si avvicinò pericolosamente verso la mia figura, non distolse mai lo sguardo dalle mie labbra, improvvisamente feci lo stesso. I battiti iniziarono a mancare, i respiri si fecero più intensi, schiusi le labbra lei anche. Appoggiai la fronte alla sua, i nostri nasi presero a sfiorarsi. Serrai le labbra accarezzandole la guancia con la mia grande mano.

«Non posso.. non possiamo» sussurrai a malapena.

«Non vuoi.. forse» si staccò violentemente da, soffrì immediatamente alla perdita di contatto. Lasciò rapidamente l'auto e con un movimento rapido girò le chiavi nella serratura scomparendo dalla mia vista.

Frustrato gettai la testa all'indietro adagiandola allo schienale del sedile. Chiusi gli occhi per respirare regolarmente, uno scatto violento permise alle mie mani di battere contro il volante, sbuffai seccato. La rabbia, l'istinto violento non era il mio forte. Mi massaggiai le nocche leggermente indolenzite.

«Cazzo» dissi fra me e me, non era la prima volta che imprecavo, ma d'altronde da quando conoscevo Mia nulla sembrava più essere normale nella mia vita


Mia's point of view

Mentre mi davo una sistemata, ripensai ad Annie, onestamente anch'io sarei rimasta sopresa nel vedere un'altra donna con i vestiti di mio marito intenta a cucinare nella "mia" cucina, ma sarei stata certamente più cordiale successivamente alla sua conoscenza. In quel momento mi sentì in imabrazzo non volevo creare problemi a Michael, di certo era l'ultimo dei miei pensieri, ma apparentemente quel giorno sembrò che a lui non importasse molto di ciò che pensava sua moglie. Sorrisi dolcemente quando sentì Michael correre in mia difesa, come al solito usava essere l'uomo più gentile del mondo anche con chi non lo meritava affatto. Ripensai alla nostra conversazione azzardata e bollente di qualche minuti prima Michael messo alle strette diventava un'altra persona, nel momento in cui  mettevamo i nostri sentimenti a nudo e la nostra attrazione, tutto ritornava alla realtà distruggeva ogni cosa.

***

Ore dopo ero con il mio costume giallo, su uno dei tanti lettini che facevano da cornice alla grande piscina dall'acqua azzura, coprivo la testa con un paio di occhiali e una rivista. Il sole picchiettava forte, ed io ero praticamente paragonata ad una mozzarella così mi distesi al sole facendomi colorare la pelle di bronzo.
Uno splash attirò la mia attenzione, scostai la rivista dal volto e mi sollevai dal comodo lettino poggiandomi sui gomiti.
La figura di Michael risalì a galla, nuotando fino al bordo.

«Bel tuffo» gli sorrisi. Lui si sollevò leggermente con i gomiti sorridendo insieme a me. Mi alzai completamente dal lettino e mi chinai sul bordo per raggiungere la sua figura.

«Non dovresti stare tutto questo tempo al sole, potresti prendere un insolazione» mi sedetti al bordo, mettendo in ammollo le gambe  nell'acqua a temperatura corporea.

«Sarà, ma siamo quasi a luglio e non ho preso abbastanza di sole» sbuffai chinando la testa all'indietro verso il forte fascio di luce.

«Annie non se lo fa un bagno?» chiesi d'improvviso e poco dopo mi ricordai della mattinata e della scenata orribile che fece, pranzare fu una dura battaglia per lei, ogni qualvolta sembrava un pretesto per sollevare lo sguardo e fissare ogni mio movimento ma soprattutto per fissare me e Michael insieme.

«No.. lei, preferisce stare in montagna» fece spallucce, ed io risi leggermente.

«Mah, con questo caldo una rinfrescata ci vuole» restò in silenzio, piano si avvicinò alle mie caviglie strofinandole con le dita.

«Non mi piace quello sguardo, e so già cosa stai per fare» gli puntai l'indice contro, e la sua risata cristallina inondò l'ambiente circostante. Un attimo dopo la sua presa si fece più forte spingendomi completamente in acqua. Salì in superfice tirando indietro i capelli finiti davanti al viso, strizzai gli occhi e dopo incominciai a schizzarlo violentemente sul volto.

«Me la paghi, giuro» non feci trapelare ironia, mi avventai su sul corpo spingendogli la testa sul fondo, lui mi spinse via e provò a fare e lo stesso con me, il tutto altrenato dalle nostre risate all'unisono.

Gli schizzi d'acqua cessarono, ed io mi adagiai al bordo piscina, Michael mi si avvicinò pericolosamente scrutandomi con le sue iridi azzurre come il mare, la sua mano finì sul mio ginocchio e con l'altra si tirò indietro i capelli bagnati. Prese a fissarmi senza tregua, il colore dei suoi occhi si mischiava ai fasci di luce che gli colpivano il viso. Mi morsi il labbro inferiore quando sentì il suo ritmo cardiaco farsi più veloce di conseguenza anch'io mancai di qualche di battito. I suoi occhi saettarono sulle mia labbra, ma una voce spiazzò il tutto facendoci tornare alla realtà.

«Michael dovresti venire a darmi una mano con le aiuole me l'avevi promesso» Annie parlò severamente, l'uomo di fronte a me sospirò profondamente per poi sollevarsi e raccogliere la sua asciugamano.

«Arrivo» si limitò a dire, io nel frattempo ero appoggiata al bordo piscina con le braccia tenendo saldo il mento sulle mani, guardando la scena. Michael mi sorrise e mi fece segno che ci saremo visti dopo, io gli sorrisi a mia volta rassicurandolo.








#SPAZIOAUTRICE


Buonasera a tuttiii! eccovi il capitolo successivoooo, aspetto ansiosa i vostri commneti su cosa ne pensate di questa storia e soprattutto di questo capitolooo!!


See you ❤️❤️

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