TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Finalmente BOOK TRAILER!
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo







Michael's point of view

Le giornate passarono infretta, come del resto grazie al mio lavoro. Con Annie le cose sembrarono andare meglio, la vedevo più rilassata più gentile e soprattutto più docile. Ma nulla toglieva quel sentimento nascosto e proibito che ormai provavo per quella ragazzina dai capelli ramati.
Quel giorno il mio migliore amico mi aveva chiamato per raggiungerlo nel suo ufficio, e quando fui dinanzi alla sua porta mi sistemai la giacca e respirai a pieni polmoni, poi bussai.

«Avanti»

«Mike, sei arrivato» si alzò dalla sua sedia per venirmi incontro ed abbracciarmi. In quel momento capì quanto in realtà non stessi mentendo soltato a sua sorella ma anche al mio migliore amico.

«E' tutto apposto? Ti vedo scosso» si scansò dall'abbraccio, ma io sorrisi per rassicurarlo.

«No sto bene, sarà il caldo afoso mi mette un po giù» dissi, allentando la mia cravatta.

«Si lo so, quando eravamo bambini non sopportavi giocare al sole» ridacchiò ed io feci lo stesso.

«Cosa mi racconti?»

«Nulla di nuovo, tu cosa mi dici con Lil come va?»

«Va bene, molto. Siamo pronti per partire domani, quindi ti ho fatto venire perché.. insomma per chiederti se potevi dare un occhiata a Mia, sai è cosi irruenta e impulsiva, non vorrei le succedesse qualcosa. Poi si fida di te ti vuole molto bene per cui.. » finì la frase con un sospiro.

«Ma si certo, conta su di me» lui avvicinò la sua mano alla mia spalla, strofinandola contro il tessuto della mia giacca nera.

«Grazie, sei un'amico» ingoiai il groppo in gola, e poi mi schiarì la voce.

«Ma figurarti.. »

Per tutto il pomeriggio, rivedemmo insieme alcuni documenti e delle pratiche. Parlammo del più e del meno della nostre infanzia passata e poi si fece ora di cena.

«Perchè non vieni a casa? Puoi cenare con noi, Mia ne sarebbe davvero contenta» guardai l'orologio, volevo con tutte le mie forze passare la serata con il mio migliore amico e con quella ragazzina che mi aveva scombussolato la vita ma, Annie? Cosa le avrei detto? Non volevo lasciarla sola un'altra volta. Fu una dura battaglia, ma alla fine vinse il cuore.

«Va bene, mi fa molto piacere»

Eravamo sulla soglia quando Jamie suonò il campanello, io mi nascosi dietro la sua figura, e quando la porta venne aperta, finalmente la vidi. Era li, ad un passo da me con i capelli in disordine una semplice canotta e dei pantaloncini. Dopo aver battibeccato con suo fratello, intravide la mia figura sul suo volto le si formò un sorriso smagliate ed ampio mentre le iridi verdi luccicarono a ritmo con le mie.

«Michael!!» mi saltò al collo, senza tentare di soffocarmi. Sorrisi a quel tenero gesto, ormai abituato alle sue manifestazioni d'affetto. Quasi ne ero succube anch'io, con lei mi veniva assolutamente naturale.

La serata si volse tranquilla, Lil era davvero un'ottima cuoca i suoi ravioli erano letterlmente la fine del mondo. Io avevo tolto la giacca e anche la cravatta facendo dei risvolto alle maniche della camicia. Eravamo ancora a tavola, sorseggiando del vino bianco e chiacchierando armoniosamente. Mia era seduta accanto a me.

«E comunque non è vero quella volta non mi feci pipi nei pantaloni» si giustificò Jamie.

«Oh si che la facesti, me lo ricordo benissimo» esclami, sotto lo sguardo costante di Mia e la sua risata constagiosa.

«Tesoro siamo in famiglia, va bene che c'è Karen, ma ti conosce anche lei da un sacco di» Lil strizzò un occhiolino a Karen che rise sonoramente per la reazione di Jamie.

«Okay, okay sentite questa.. » parlò la ragazza accanto a me aprendo le braccia in modo teatrale.

«Mio fratello ha un'incredibile paura per le lucertole anche le più piccole.. una volta ne trovò una camera sua, dovetti io farla scappare lui aveva troppa paura che potesse mangiarselo» al fine delle frase lei aveva gli occhi colmi di lacrime, vi era un gran rumore a causa delle nostre risate.

«Ma non vale cosi, avevi promesso di non dirlo a nessuno. Questo fine settiamana resti q casa» esclamò infine, mettendo le braccia conserte.

«Eh no non scherzare, sabato ho una festa importantissima» piagnucolò la ragazza.

«Già» aggiunse la sua amica.

«Ti ricordo che io e Lil non ci saremo, perciò non voglio che combini dei casini o roba del genere, lo sai mi preoccupo e tu non sei di certo affidabile» intervenne Jamie, io mi limitai ad osservare e ascoltare il tutto con un sorrisino in volto.

«Andiamo J non dire cosi, quella volta è stato un errore non ricapietrà fammi andare a quella festa.. » cantilenò la ragazza. Il mio amico non emise un suono fino a quando non guardò la sua amica, e poi sua sorella.

«Per le 2 ti voglio a casa, non oltre» le raccomandò puntandole l'indice contro. La sua amica annuì divertita.

«Sei un grande» affermò Mia che gli mandò un bacio volante.

Restammo lì a chiacchierare ancora un po, quando Lil si rivolse poi a tutti noi.

«Chi vuole del gelato? L'ho preso al cioccolato e al pistacchio» tutti optarono per il sì.

«Bene allora vado io e lo porto per tutti» esclamò Mia alzandosi, prima di andar via raccolse alcuni piatti e dei bicchieri sporchi poi si dileguò in cucina.

Aspettai qualche secondo, poi decisi di raggiungerla. Una volta arrivato mi soffermai sulla soglia con braccia e gambe incrociate. Osservai i suoi capelli raccolti in una crocchia, le sue gambe lisce e rosee per poi risalire suoi i suoi fianchi morbidi e sul suo collo scoperto. Si muoveva rapida, veloce. Mise la roba sporca nel lavandino con l'intenzione di lavarla più tardi, poi prese dal frigo le due vaschette di gelato e quando si voltò non ebbi il tempo di trovare una scusa che mi colpì infragrante. Lei sussultò tenendo in bocca un chicchiaio.

«Mi hai spaventata» rise, togliendosi il chicchiaio dalle labbra. Posizionò le grande vaschette sul marmo bianco del tavolo. Io sorrisi senza però emettere alcuna parola.

«Mi stavi fissando?» maliziosamente mi guardò negli occhi, sapevo che facesse parte tutto di un suo gioco nei miei confronti.

«No che dici..» abbassai lo sguardo, sorridendo.

«Cosa preferisci il pistacchio o il cioccolato?» chiese d'improvviso, ne rimasi spaesato da quella domanda.

«Il cioccolato perchè?» la guardai stranito mentre affonandava il chicchiaio nel pistacchio, recuperandone un bel po'.

«Io invece preferisco il pistacchio... ne vuoi?» parlò con la bocca piena, avvicinandomi poi il cucchiaio alle labbra ma io rifiutai gentilmente.

«No grazie, vuoi una mano?» sistemai le mani suoi fianchi sfiorando la mia cintura di pelle.

«Si potrsti prendere quei recipienti di vetro nella mensola a sinistra?» annuì e feci come richiesto posizionando le coppette accanto alle vaschette. Lei aprì quella al cioccolato infilandoci nuovamente il cucchaio.

«Lo sai che non è buona educazione mangiare direttamente dalla confezione?» sorrisi, mi piaceva stuzzicarla lo trovavo divertente.

«Ma è cosi buono, dai assaggialo» immerse nuovamente l'utensile in acciaio e lo avvicinò alle mie labbra incitandomi a seguire i suoi gesti. Esitai per un secondo, ma poi afferai il cucchiaio sentendone il sapore freddo mischiato a quello di metallo. Mi guardò in maniera buffa, la seconda cucchiaiata toccò a lei ma probabilmente fu troppo grossa datone che secondi dopo la bocca le si era intorpidita per via della fredda temperatura del completo. Non deglutì subito, restò qualche secondo con la bocca spalancata e una smorfia non del tutto piacevole. Imitai i suoi gesti, cercando di farla sorridere e ci riuscì perfettamente. Quel momento venimmo interroto da Lil, che apparve sulla soglia.

«Ma che state combinado voi due? Noi stiamo aspettando il gelato» era divertita e sorpresa assieme.

«Si arriviamo» rispose invece la ragazza dai capelli ramati sfociando in una rumorosa risata ancora con la bocca piena, io scoppiai a ridere insieme a lei. Dopo aver ingoiato, sistemò con cura i due gusti di gelato nella coppetta e me ne porse due.

«Mi aiuti?» chiese pimpante.

«Volentieri!»

Il resto della serata scorse velocemente e si fece orario di andare a dormire. Per un po non vidi Mia e pensai stesse nella sua camera con Karen, salutai abbracciando la mia amica per poi passare ad una stretta di mano con il mio migliore amico.

«Credo non ti convenga salire di sopra» fece Jamie con una smorfia mentre osservai Lil ridere sommossamente, sarà stato il vino, pensai. Io mi limitiai a ridacchiare poggiando le mani suoi i fianchi.

«Credo che correrò questo rischio» ammisi davanti al mio amico e a sua moglie.

«Caro amico mio, hai fegato sai mia sorella è una persona davvero.. impossibile» scherzò lui dandomi una pacca sulla spalla, io ricambiai sorridendo. Risalì le scale per poi arrivare davanti alla porta bianca della sua camera, alla quale bussai lentamente. Un secondo dopo la porta si spalancò e la ragazza dalle iridi verdi richiuse la porta dietro di se.

«Va via?» mostrò un dolce sorriso.

«Si,volevo salutarti.. » m' imbarazzai ed abbassai lo sguardo fissando le mie scarpe lucide.

«Mi ha fatto piacere che sei venuto e per tutto quello che è successo a Nizza io.. » la fermai prima che potesse andare avanti.

«Resta li a Nizza, non preoccuparti.. e poi siamo amici, puoi contare sempre su di me lo sai» cercai di convincere entrambi con quell'affermazione, lei non disse nulla si limitò a cingermi il collo conle braccia, io immersi il viso fra i suoi capelli profumati di vaniglia. Pensai di voler restare li per sempre.

«Anche tu puoi contare su di me.. buonanotte Mike» stranamente mi avvicinai al suo volto poggiandole delicatamente una mano sulla guancia, le strofinani gli zigomi e le portai una ciocca ramata che fuoriusciva dalla sua acconcitura spettinata, dietro l'orecchio. Mi chinai verso di lei e le baciai la guancia.

«Buonanotte piccola» le mostrai un mezzo sorriso, prima di voltarmi completamente e scendere lungo le scale.

Diedi un ultimo saluto ai miei amici per poi raggiungere la mia auto di fronte al marciapiede. Salì a bordo, prima di partire controllai il cellulare ed inviai un messaggio ad Annie dicendole che sarei rientrato a breve.
Il tragitto fu più breve del solito, quando posai la mia auto in garage mi avviai a passi lenti lungo le scalinate sulla quale si trovava l'enorme portone bianco.
Una volta dentro, le luci erano soffuse ed Annie era adagiata comodamente sul divano appisolata ancora con la tv accesa, mi sbottonai i lembi della camicia e spensi la tv. Decisi di lasciare mia moglie li dov'era non volevo svegliarla, così mi infilai direttamente la mia canotta bianca e i miei pantaloncini per poi distendermi su quel comodissimo letto matrimoniale. Dopo aver fissato per svariati seconti il soffitto, mi addormentai pensando alla dolce voce di Mia che mi cullava la mente.



Mia's point of view

Non ero tranquilla come al solito, mi guardavo allo specchio chiedendomi ripetutamente se quel vestito corto bianco e il cardigan marrone andassero bene per il tanto "atteso" appuntamento con Chris. Sbuffai seccata, spostando lo sguardo dal mio corpo al cellulare, il messaggio diceva che sarebbe passato alle 7 ovvero di li a poco ed avevo soltato trenta minuti per truccarmi e aggiustare un po la mia capigliatura ramata.
Dopo aver indossato un paio di sandali bassi mi diressi verso il bagno dove afferrai la mia trousse per il makeup. Iniziai col marcare gli occhi usando del mascara, misi del fard sulle guance e poi un filo di gloss. Sistemai i miei capelli mossi aprendo i nodi con le dita e quando il mio cellulare vibrò capì che probabilmente Chris fosse già arrivato. Raccolsi la mia borsa a tracolla, chiusi la mia camera e scesi di sotto. A mia insaputa,  trovai mio fratello sul divano con una birra e una partita e accanto a lui.. Michael. Attesi che mi dessero un minimo di attenzione quando non fu così risi divertita divertita.

«Ehi,non sapevo fossi qui» mi avvicinai a Michael calandomi per baciargli una guancia, lui fece lo stesso. Poi diedi un pizziccotto alla spalla di mio fratello per ritornare al mio posto, accanto alla porta.

«Sto uscendo» annunciai.

«Dove vai?» chiese Michael distogliendo completamente lo sguardo dalla tv. Sentì le parole morirmi in gola, spalancai la bocca desiderosa nel voler dire qualcosa, ma non uscì nulla.

«Esco.. esco con un amico si, cioè quel Chris te lo ricordi?» balbettai.

«Si ovvio che me lo ricordo, fai attenzione okay?» mi fece un'occhiolino ed io gli sorrisi gentilmente, dopo aver salutato chiusi dietro la mia schiena. Chris era in motocicletta con una maglia nera semplice e i capelli biondi scomigliati.

«Pronta?» non risposi, mi limitai a sorridere.

Andammo in un piccolo pub a pochi isolati da casa mia, la sua presenza non mi metteva agitazione infondo non mi sembrava male, dovevo soltanto concentrarmi nel voler essere dov'ero, senza pensare a Michael.
Eravamo uno di fronte all'altra, io poggiai i gomiti sul tavolo dalla rossa tovaglia lui fece lo stesso.

«Allora? Che mi dici di Mia Johnson?» sorrise ampiamente.

«Non c'è nulla da dire, soltato che amo sia cantare che suonare» feci un sorso di coca per rimediare alla secchezza della gola.

«Canti? Sul serio?» ne rimase stupito.

«Si, perchè?» sorrisi gentilmente.

«Niente di personale.. qualche volta vorrei ascoltarti» abbassai lo sguardo per poi incurvare un mezzo sorriso.

«Io comunque sono il primo in classifica con la mia squadra ai capionali nazionali di basket» rispose fiero di se.

«Ah si davvero? Mi fa piacere, è una bella cosa» ci fu un minuto di silenzio, per poi vederlo ridere fortemente.

«Che c'è?»

«Nulla è solo che.. Mia Johnson non è cosi, almeno da quello che ho potuto notare»

«E' vero, non sono fingere, scusami. Io non sono la classica ragazzina per bene con i cardigan e le buone maniere io sono un po.. » distolsi lo sguardo gesticolando con le mani con fare teatrale.

«Un po ribelle forse?» completò la frase.

«Esatto» e ridemmo insieme.

Dopo un paio di minuti arrivono le nostre ordinazioni, spalancai gli occhi per la quantita di patatine e la dimensione enorme del panino, mi leccai i baffi.

«E.. cosa mi dici invece di quel tuo "amico"?» riflettei un secondo capì poi a chi si stesse riferendo.

«Michael intendi? Lui è Michael Reed cioè.. basta dire il suo cognome, poi è il miglior amico di mio fratello si conoscono da tanti anni, è come.. un fratello per me» cercai di nascondere il rossore sulle gote, convincendo innanzitutto me stessa.

«Michael Reed? Quindi è a lui che ho tirato un pugno sul naso??» incredulo, spalancò gli occhi sporgendosi verso di me. Io risi di gusto.

«Si esatto è cosi» afferrai una patatine e la masticai per bene.

«Cavolo.. che figura, be' digli che mi dispiace» io annuì per poi porgere l'attenzione al mio enorme panino.

Mangiammo in silenzio, alternando risate e battute da parte di Chris. Era leggera la sua compagnia, mi sentivo a mio agio stranamente. Dopo la cena, decise di pagar lui anche se non ne ero affatto d'accordo, decise di far un giro in moto, quel veicolo che sfrecciava quasi alla velocità della luce. Strinsi forte le braccia attorno al suo addome, un po mi imbarazzava ma non potei fare altrimenti. Ci fermammo sulla costa, di fronte vi erano una fila di locali sfiziosi e night club. Scesi dalla moto, lui mi guardò divertito.

«Non ti piace andare in moto?»

«Si certo.. soltanto vai troppo veloce temo di poter vomitare tutto ciò che ho mangiato» storsi il naso divertita e lui rise di gusto.

«Sei un gran personaggio Mia Johnson»

«Be' anche tu» gli diedi un buffetto sul braccio e poi ci sedemmo su una delle panchine di fronte alla grande distesa d'acqua.

«Hai mai guidato una moto?» mise le braccia dietro la testa, era molto diverso da Michael lui era sempre composto, elegante e sinuoso nei suoi movimenti.

«No, ma mi piacerebbe»

«Volentieri allora!!»

«Grazie» gli rivolsi un mezzo sorriso per poi tornare a guardare il paesaggio dinanzi a noi.

«Che mi dici dei tuoi genitori?» chiese d'un tratto.

«I miei gentiori? Be' loro.. non ci sono più, sono morti in un incidente quando avevo 2 anni» abbassai lo sguardo, rattristata.

«Oh.. scusa io non immaginavo che..»

«Tranquillo è tutto okay, sul serio» gli mostrai un sorriso rassicurante e lui, con un movimento rapido probabilmente troppo, mi avvolse con un braccio arrivando a strofinare la mia spalla con le dita.

Mi sentì paralizzata, non riuscì a muovermi di mezzo centimetro cosi aspettai che il suo braccio si allonatasse, per poter respirare regolarmente.

«E i tuoi invece?» chiesi, per spezzare quel silenzio assordante.

«I miei sono divorziati, io abito con mio padre e mio fratello, mentre mia sorella sta con mia madre»

«Mi dispiace» ammisi sincera.

«Non dispiacerti, le cose dovevano andare cosi» guardai il cellulare specialmente l'ora che segnava il displey.

«E' tardi credo di dover tornare..» si alzò ed io seguì i suoi movimenti. Inserì il casco ed io feci lo stesso scompigliandomi la chioma ramata, salì poi a bordo dietro la sua figura massiccia ed avvolsi nuovamente le braccia intorno al suo busto.

«Va più piano stavolta» lo avvertì io, ma fu troppo tardi.

Il tragitto fu breve, scesi dal veicolo e tolsi il casco porgendoglielo, mi scompigliai i capelli sistemandoli sul lato. Sentì gli occhi infuocati di Chris seguire ogni mio movimento, poi le sue labbra formarono una linea sottile.

«Sei bellissima» mi disse all'improvviso, io spalancai leggermente gli occhi alzando un sopracciglio.

«Se lo dici tu» scrollai le spalle.

«Spero mi sia fatto perdonare per l'altra volta..»

«Forse, ci vorrà un bel po» sorrisi maliziosa, mentre lui continuava a non distogliere le sue iridi marroni dalle mie.

«Buonanotte Johnson» sventolai gentilmente la mano per salutarlo mentre mi avviai verso la porta.

«Buonanotte!»

Entrai in casa richiudendo la porta alle mie spalle, sospirai pesantemente gettai la borsetta in terra alla mia destra e mi slacciai i sandali. Mentre mi avviavo verso di sopra, passai per il soggiorno scrogendo di sorpresa Michael sul divano mezzo addormentato ancora con la tv accesa. Guardai perpelssa l'orario, era davvero molto tardi. Soltato quando lo vidi mi resi conto di quanto in realtà mi fosse mancato, il suo modo di tirarsi indietro i capelli, il suo fare elegante e gentile. Il rossore sulle sue guance ogni volta che mi avvicinavo maggiormente, la sua voce profonda e roca. Mi sistemai sulla soglia appoggiando la testa al muro, lo osservai per bene, aveva i lembi della camicia arrotoloati, i capelli stranamente un po' in disordine e sospriava di tanto in tanto. Decisi di avvicinarmi e mi sedetti sul divano emettendo un tonfo, accavallai le gambe e misi le breccia conserte.

«Ehi..» mi limitai a dire. Si voltò verso di me osservandomi curiosamente per poi ritornare alla tv.

«Com'è andata la serata?» mi era mancata la sua voce, fu subito melodia per le mie orecchie.

«E' andata..» risposi con noncuranza, scrollando le spalle. Si rivolse verso di me con un sorrisino sghembo.

«Cosa stai guardando?» mi sistemai più vicina a lui, e immediatamente mi parve agitarsi.

«Be'..ecco, il famoso documentario di balene..» disse indicando la tv con un gesto teatrale e sorris divertita

«Jamie? Dov'è?»

«È andato a prendere Lil, le era finita la benzina dell'auto»

«Oh.. » mi limitai a dire.

«Pensi che le balene parlino fra loro?» chiesi d'un tratto, volevo in qualche modo parlaergli e sentire di continuo la sua voce.

«Io credo di si, sai» acconsentì il mio gioco, ed io accennai una risatina. Mi voltai verso lui, osservando le sue guance ricoperte della barba che stava appena crescendo. Osservai le sue lunghe ciglia castane ed il modo in cui si inumidiva le labbra con la lingua. In quel momento i suoi occhi scattorno verso i miei, incastrandosi perfettamente. Con il corpo mi spostai verso di lui bisognosa delle sue labbra adagiando il capo sullo schienale del morbido divano, mi morsi il labbro inferiore socchiudendo gli occhi supplicevolmente. Sentivo il suo respiro farsi corto e i battiti del cuore aumentare, potevo percepirli a orecchio nudo i nostri nasi incominciarono a sfiorarsi, mancai di un battito a quel contatto. Schiusi le labbra, per poi fissare con le mie iridi azzurre. Lui fece lo stesso. D'improvviso si schiarì la gola, distaccandosi da me e da quella situazione assurda, si prese il volto fra le mani appiggiando i gomiti sulle ginocchia, respirì affondo, strofinandosi gli occhi.

«Sarà meglio che vada» annunciò. Io rimasi in silenzio, osservando i suoi movimento. Sospirai frustrata e presi a giocare con le punte dei miei capelli. Lui mi rivolse il suo sguardo prendendo fra le dita la ciocca con cui giocherellavo minuti prima, mi sorrise dolcemente. Ed io mi sforzai di fare lo stesso.

«Aspetto Jamie, non mi va di lasciarti sola okay?» non riuscì ad emetter parola ancora spossata e paralizzata da quel contatto ravvicinato, mi limitai ad annuire. Quando lui si alzò per dirigersi verso il bagno, respirai a pieni polmoni immergendo il viso fra le mani.

Mia che cavolo stai combinando

Era impossibile, impossibile potergli stare lontano, la sua dolcezza e la sua gentilezza avevano fatto breccia nel mio cuore dalla prima volta che ci incontrammo a quel maledetto matrimonio, ero affenzionata a lui come mai era successo nella mia vita.


Michael's point of view

Corsi al bagno a passo spedito, richiudendo la porta alle mie spalle. Mi fissai allo specchio strofinandomi il volto con le mani, mi sciquai il viso e mi guardai frustrato. Dovevo stare lontano da quella ragazzina ma ogni volta che ci provavo diventava sempre più difficile, ogni volta che le mie iridi si incastravano con le sue la mia vita si annebbiava, desiderando soltato lei.
Quella sera avevo litigato con Annie e non avevo alcuna voglia di ritornare a casa ma in un modo o nell'altro dovevo ritornarci no? Era pur sempre casa mia, l'unica che se ne sarebbe dovuta andare era mia moglie. Mi sentì in preda da un fuoco potete, respiravo a malapena, le sue labbra erano li a pochi centimetri dalle mie e Dio so lo sa quanto avrei voluto farle di nuovo mie. Ma in quel momento il senso di colpa mi assalí, le stavo mentendo spudoratamente e pregai che di quella notte non se ne fosse mai ricordata, o forse si? Forse avrei voluto che ricordasse che mi baciasse ancora, cosi da poterla stringerla fra le mie braccia e proteggerla senza mai staccare le mie labbra dalle sue. Cercai disperatamente di calmare i miei pensieri indecenti quando il suono delle chiavi arrivò dritto ai miei timpani. Mi ricomposi, scendendo di sotto.

«Mike sei ancora qui? Scusa non volevo farti aspettare»

«Tranquillo»

«Mia è tornata?» in quel momento mi accorsi della sua mancata presenza.

«Si è di sopra credo»

«Grazie per averle fatto compagnia» mi abbracciò per brevi secondi ed io salutai Lily con un bacio sulla guancia lei si limitò a fare lo stesso sorridendomi. Indossai la giacca, e guardai le scale indeciso se salire nella sua stanza per augurarle la buonanotte, avevo paura di rincontrare Mia e di riporovare tutte quelle emozioni unite in una sola voragine ma, non riuscì proprio ad andare via senza averla salutata. Con slacio salì le scale soffermandomi dinanzi alla sua porta bianca, fui in procinto di bussare ma poi esitai abbassando la mano lungo il corpo. Sospirai, forse datone il silenzio non mi sembrò il caso entrare ma poi aprì leggermente la porta senza far rumore. Lei era a letto ancora vestita con il volto schiacciato contro il guanciale. Respirava tranquilla ed io mi soffermai a guardare il suo nasino all'insu e le sue labbra carnose semiaperte. Sorrisi teneramente e le poggiai il lenzuolo sul corpo per evitare che sentisse freddo durante la notte. La osservai ancora un minuto e mi chiesi come avesse fatto quella dolce ragazzina vivace a ridurmi in quello stato. Sospriai malinconico per poi richiudere la porta alle mie spalle.




#SPAZIOAUTRICE

Buongiorno a tuttiii!! sopresi di questo nuovo capitolo?? 😍 spero vi sia piaciuto, aspetti tanti commentiii ❤️❤️


See you❤️

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