Come la pece

By lettrice_incognita

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Teen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozz... More

1. La ragazza della porta accanto
2. Quando le tende sono inutili
3. Salvami
4. Dov'è andato?
5. Insonnia
6. Nessuno da cercare
8. Rosso Malpelo
9. False accuse
10. Il primo indizio
11. 72h in un solo giorno
12. Cosa mi succede?
13. Sepolte nella cenere
14. E... se fosse lui?
15. Algebra e pancake
16. Illegale
17. Cedimenti
18. Grigliate e salotti
19. Rotture
20. Vecchio giocattolo
21. Notti tormentate
22. Pozzanghere
23. Amleto
24. Chicago
25. Mc
26. Romeo e Giulietta pt.1
26. Romeo e Giulietta pt.2
27. Pool party
28. Così per sempre
29. Litigi e notti stellate
30. Ti prego, Wendy
31. Verità a galla
32. Boschi e grigliate
33. Alzarsi e sorridere
34. Hale
35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento
36. Riappacificamenti
37. La partita
38. Adrenaline in my veins
39. Toga e tocco blu
40. Prom
41. This girl is on fire
42. The end

7. Dubbi

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By lettrice_incognita

Buon ferragosto! ❤️

Me ne stavo seduta su uno dei divanetti, accerchiata dai miei amici. Quel giorno ero lì da cliente, e non da cameriera. Dylan aveva convocato tutti.

- Ecco a voi - proruppe Tina, sorridente. Lasciò tre frullati e due tazze di golosa e fumante cioccolata calda sul nostro tavolo, prima di andare via.

Presi il mio frullato, bevendone un po' attraverso la cannuccia colorata.

- So cosa è successo a Stephen -.

La voce di Dylan aveva troncato il nostro momento di goduria. Mandai giù il frullato con non poca fatica, non esattamente pronta a sentire cosa stesse per dire a tutti noi. Avevo la pelle d'oca e gli occhi vispi e attenti. Lisa alzò gli occhi dal suo cellulare, poi bloccò il display e con estrema lentezza lo fece scivolare sulla superficie di legno.

Nessuno di noi sapeva cosa fosse successo a Stephen Sanders, ma lui sì. Anche i miei ne sapevano qualcosa, ma erano sembrati così sconvolti da non voler dirmi nulla.

- Lo hanno trovato impiccato - disse Josh per lui, standosene leggermente scivolato sul divanetto. Aveva la solita aria cupa e la dose di sarcasmo che non gli mancava mai.

- Cosa? - sbottò Bryan, passandosi una mano fra i capelli color grano. Si sporse in avanti verso Josh, seduto alla mia destra. Mi tremavano le mani, sentivo la bocca e la gola secca, le palpebre immobili, spalancate.

Stephen si è suicidato.

Come era possibile che fosse successa una cosa simile? Non ero abbastanza sua amica, ma da quel poco che lo vedevo, non mi era mai sembrato così triste o depresso -o in qualunque stato si viva per fare una cosa simile- da portarsi al suicidio.

- Ehi, amico. Come fai a saperlo? - chiese Dylan, stupito. - Ho sentito mio padre parlarne a telefono con un amico - disse. I genitori di Josh erano possibilmente i più ricchi della cittadina, insieme agli Hamilton. Vivevano in una villa enorme, in cui però non era mai stata organizzata una festa. Josh non aveva molti amici e forse era dovuto a quello.

- E tu? - domandò il moro in un secondo momento, fissandolo con sfida.

- L'ispettore Kent lo ha detto ai miei genitori -.

- L'ispettore Kent? Non dovrebbe tenere certe informazioni per sé? - chiese Lisa con voce acuta. Non sembrava nemmeno così impressionata, non tanto quanto me almeno. Non ero capace di dire qualcosa. Loro sembravo più impressionati dalla nuova e pessima notizia che da quello che era successo in sé.

- Non è mica una lista di sospettati. Tutti sanno come muore una persona -.

- Se lo dici tu... - sbuffò, appoggiandosi allo schienale.

- Ma... - ricominciò Dylan, stringendo un pugno sul tavolo. Il suo sguardo si fece accattivante, mentre ci guardava uno ad uno.

- Non è un caso di suicidio -.

Io e Lisa sbarrammo gli occhi. Un sospiro sorpreso sfuggì dalle mie labbra. Ero terrorizzata. E impressionata. E incapace di credere a tutto ciò.

Sentii Josh mormorare qualcosa simile a "Quindi lo hanno ucciso" e d'improvviso tutto di fece ancora più reale. Josh aveva capito esattamente quello che avevo capito io. E non potevamo aver capito male in due, non su un argomento del genere.

- Wendy, tutto okay? - mi domandò Bryan, guardandomi con i suoi occhi castani. Era preoccupato e perplesso allo stesso tempo.

Sbattei le palpebre e fu come se non lo avessi fatto da secoli. Mi voltai a scatti verso di lui, guardandolo senza riuscire a dire nulla.

Le sue sopracciglia di abbassarono, quasi fino a toccarsi. - Sì - mormorai, corrugando la fronte. Non ero convinta nemmeno io. Dylan aveva lo sguardo su di me, mentre gli altri erano occupati a parlare.

- Tutto okay - li rassicurai, sorridendo nel modo più convincente possibile.

Lo scaccia-sogni tintinnò, richiamando la mia attenzione, probabilmente per forza di abitudine. Guardai oltre le spalle larghe di Bryan e Dylan, scorgendo Jennifer.

Aveva una faccia stravolta, specchio della mia. Si avvicinò al bancone e ordinò due frullati al cioccolato. Solo allora ricordai di non averne bevuto quesi niente. Jennifer non ci aveva nemmeno visti, troppo immersa nei suoi pensieri.

I due ragazzi davanti a me si girarono per seguire il mio sguardo e improvvisamente Dylan scattò in piedi, pronto ad andare da lei. Quel famoso venerdì, di quasi due settimane prima, Dylan mi aveva confidato di essere nervoso a causa di Jennifer, solo perché aveva invitato Aiden alla sua festa. Ora avevo avuto la conferma che aspettavo. Dylan provava qualcosa per lei.

La raggiunse in poche falcate, coprendomi la visuale con le sue spalle da giocatore di baseball. - Oh, oh... - commentò Lisa, con un sorriso malizioso sulle labbra fucsia.

- Ragazzi, smettiamola di fissarli - li ripresi. Bryan tornò a guardarmi e Josh si voltò verso di me, fingendo nonchalance.

- Questa mattina i miei genitori ne parlavano a colazione. Pensavo fosse stato un incidente più brutto del solito - confessai, guardando le mie mani sul tavolo.

- In poche parole lo sanno già tutti -.

- Jennifer è venuta a prendere dei frullati per lei e Carrie. A quanto pare, è distrutta - ci interruppe Dylan, tornando al suo posto. Pensai se Carrie avesse bisogno di un po' di conforto, ma molto probabilmente preferiva stare sola. Non scopri tutti i giorni che il tuo ragazzo è stato assassinato. Nessuno rispose, nessuno sapeva cosa dire.

- Vogliamo parlare del fatto che la polizia ieri ha interrogato quello nuovo? - cambiò discorso Lisa, con una domanda retorica.

Mi girai verso la mia sinistra, guardandola truce. Le avevo già spiegato quello che era successo ad Aiden.

- Pensate che possa centrare qualcosa? - sussurrò Bryan, quasi impaurito.

- Altrimenti perché avrebbero interrogato proprio lui? -.

- Lisa! Ti ho già detto quello che è successo - la rimproverai. Non poteva accusarlo senza prove, senza motivo. Solo perché lui era quello nuovo.

- E tu come fai a saperlo? - chiese Dylan, assottigliando gli occhi. Sospirai, alzando gli occhi al cielo.

- È stato lui a dirmelo. Qualcuno ha detto alla polizia che lui e Stephen avevano fatto a botte quella sera nel cortile, ma non è vero. Io ero lì, voi eravate lì -.

- Veramente noi siamo arrivati dopo. Io non ho visto né lui né Steph - Dylan si mise sulla difensiva.

- Wendy ha ragione, non potete accusarlo senza sapere - mi appoggiò Josh, mettendomi una mano sulla spalla.

Lo guardai e sorrisi come ringraziamento.

- Non capisco perché lo stai difendendo. Chi dice che non centri qualcosa con la morte di Stephen? - sbraitò Dylan, alterato tutto d'un tratto. 

Vidi i ragazzi seduti accanto a noi voltarsi incuriositi e cercai di giustificarmi con lo sguardo.

- Non sto dicendo questo, infatti. - gli spiegai lentamente e a bassa voce - Sto solo dicendo che non ha attaccato Stephen in quel cortile e in quel momento. Io ero lì e l'ho visto. Magari fuori l'ha pestato, ma non nel cortile di Jennifer -. Lo guardai fisso negli occhi e lui non rispose. Non aveva che rispondere.

- Okay, ragazzi... Che ne dite di cambiare argomento? - si intromise il biondo al suo fianco, interrompendo il nostro contatto visivo - Domani è venerdì. Non dovremmo fare qualcosa? -.

- Tipo? - chiese Lisa con una smorfia annoiata. Il momento clou era passato, non le andava più di dialogare.

- Non so... Proposte? -.

- Ce ne veniamo qui, beviamo qualcosa e chiacchieriamo - dissi con indifferenza, riprendendo a sorseggiare il mio frullato.

- Non possiamo fare qualcosa di diverso? - si lamentò Lisa.

- Tipo una festa a casa Hamilton? - commentò sarcastico Josh, guadagnandosi una mia gomitata alle costole. Per quel pomeriggio l'argomento era tabù ormai.

- Okay, allora vediamo un film a casa mia - ribatté.

A Bryan si illuminarono gli occhi.

- Ti adoro, bionda. Porto l'alcol? -.

***

- Non hai fame? - chiese mio padre, scrutandomi con estrema minuziosità.

- No, veramente. Posso andare nella mia camera? - chiesi, sicura che non mi avrebbero detto di no. Sapevano che tutti noi eravamo stravolti dopo la notizia di quella mattina. Era stato reso pubblico che Stephen fosse stato ucciso. Quella giornata mi era sembrata interminabile. In soli due giorni erano successe migliaia di cose.

Stephen trovato impiccato, Aiden portato via dalla polizia, Aiden che mi chiedeva aiuto e la notizia ricevuta tramite l'autopsia. Stephen Sanders era stato assassinato.

- Certo -.

Forzai un sorriso a mio padre e mi trascinai in camera. Presi il pigiama e della biancheria pulita, prima di andare in bagno.

Mi spogliai ed entrai nella doccia, posizionandomi sotto il getto d'acqua tiepida. Le gocce scivolavano sulla mia pelle, rilassando ogni singola parte di me. Cominciavo a sentirmi meglio.

Uscii dalla doccia dopo essermi lavata anche i capelli. Asciugai i capelli e mi misi il pigiama.

Ero stanca e avevo tanto bisogno di dormire, di sprofondare nel materasso e lasciarmi cullare da Morfeo.

Mi resi conto di essermi addormentata solo quando sentii la sveglia suonare. Ero crollata senza neanche accorgermene.

Mi vestii e scesi a fare colazione, con il solito sorriso di sempre. Una doccia e una dormita sembravano avermi trasformata nella Wendy di sempre.

Entrai in cucina e diedi un bacio ai miei genitori, per poi prendere una mela dal cesto.

- Esco prima, stamattina - annunciai.

Uscii di casa con lo zaino in spalla e la mela in mano. Il rosso stava richiudendo il suo cancelletto, fingendo di non avermi vista, come sempre. Non poteva parlarmi solo quando ne aveva bisogno, non aveva nessun diritto di comportarsi in quel modo. Lontani dalle finestre diventavamo come due che non si erano mai rivolti la parola. E lui, invece, mi aveva anche chiesto un favore bello e grosso.

- Ciao, Aiden! - lo salutai pimpante, raggiungendolo mentre si era appena incamminato.

Alzò il mento nella mia direzione come saluto.

- Hai scoperto chi ha detto quella cosa alla polizia? -.

- Non ancora, ma ho intenzione di farlo - mormorò con lo sguardo fisso davanti a sé. Era serio, come sempre.

Avevo ancora un miliardo di domande sugli Evans che mi frullavano per la testa. Nessuno sapeva niente di loro, di quella scorbutica e solitaria famiglia appena arrivata in città.

- È una situazione strana. Sei appena arrivato e hai già qualcuno che ti odia a tal punto? -.

Non rispose, cogliendo la retorica nella mia domanda.

- Non mi stupirei sei mi incolpassero di aver ucciso quel ragazzo - e detto questo affrettò il passo per superarmi. Non aveva voglia di parlarmi. Come sempre, d'altronde.

***

Presi un pennarello rosso dal mio astuccio sopra la scrivania e, proprio come aveva fatto lui, lo tirai con forza verso la sua finestra.

La plastica si scontrò contro il vetro prima di schiantarsi al suolo, nel suo giardino poco curato. Mi morsi il labbro, sperando che lui fosse lì, e solo. Avevo sprecato uno dei miei pennarelli, non volevo sprecare la mia dignità vedendo sua madre affacciarsi disgustata dal mio gesto.

Vidi un'ombra passare dietro la finestra, prima che venisse aperta. Trattenni il fiato alla vista dei suoi addominali. I capelli rossi ero scarmigliati e gocciolanti e le gote arrossate, come se fosse appena uscito dalla doccia.

- Non sarebbe meglio darmi il tuo numero? - domandò sarcastico, anche se aveva ragione. Quel sistema non sarebbe durato a lungo.

- Tra mezz'ora andiamo a casa di un'amica, ti va di venire? - lo informai, sorridendo pimpante.

- L'ultima volta che sono stato ad una festa mi hanno falsamente accusato - ribatté acido.

- Ma non è una festa. Guardiamo un film e basta -. Aiden mi era sempre sembrato solo in quei giorni e, nonostante fosse uno dei sospettati, proprio come tutti i cittadini, volevo che si facesse qualche amico. Ero una sostenitrice della golden rule, secondo la quale non dovevo fare agli altri quelli che non volevo fosse fatto a me. In seguito a questa affermazione, avevo capito che se fossi appena arrivata in una nuova città, avrei desiderato degli amici.

- No - disse con voce ferma.

- I miei amici vogliono conoscerti -.
- Per incolparmi di qualcosa che non ho fatto? Ti ho già detto che non vengo -. Fece un passo indietro, pronto a chiudere la finestra. Fu allora che vidi l'asciugamano blu legato sui suoi fianchi. Arrossii violentemente e sperai che la distanza mi potesse aiutare a camuffare quell'inconveniente.

- Aspetta! -.

Sospirò, avvicinandosi al davanzale.

- Che significa? Ti hanno incolpato per qualcosa? - domandai a bassa voce, confusa e dispiaciuta. Non potevano sospettare solo degli Evans, ma di tutti i cittadini.

- Lascia stare, Jones - tagliò corto.

- Be', comunque io sono pronta a difenderti riguardo la rissa, quindi mi devi un favore - cercai di negoziare.

- Cosa? - scandì stupito, girandosi di lato e sbuffando, incredulo. I suoi occhi neri scivolarono su di me, mentre il resto del
suo corpo era ancora di sbieco. Gli sorrisi, mostrando i denti.

- Tra mezz'ora sono da te -. Volevo scoprire qualcosa su di lui, ma in quel momento me ne dimenticai. Ero semplicemente una ragazza che domandava ad un normale ragazzo di uscire con i suoi amici. Non lo stavo facendo per indagare, come aveva pensato all'inizio.

L'assassino poteva essere chiunque e non mi importava cosa ne pensavano Lisa e Dylan. Avremmo dovuto distanziarci da tutti finché il colpevole non fosse stato arrestato, quindi nel frattempo ne approfittavo per esaminare il suo passato.

- Questa me la paghi, bionda -.

Sorrisi vittoriosa, gongolando per la soddisfazione personale. Aiden chiuse la finestra e io tornai a sistemarmi. Feci dei boccoli ai capelli, che mi arrivavano alle spalle, e misi un po' di mascara e lucida labbra.

Scesi al pianterreno. Mio padre stava parlando al telefono in cucina, mentre mia madre leggeva una rivista in salotto. - Mamma, sto andando da Lisa, okay? - le dissi, sorridendo e stringendo la tracolla della mia borsa.

- Va bene. Chi siete? -.

- I soliti e... Aiden Evans - scrollai le spalle. Si accigliò sorpresa. - Il figlio dei nostri nuovi vicini? -. Era sbigottita e mi fece pentire di averglielo detto. Annuii, corrugando la fronte. Era giusto che anche lui si facesse degli amici.

- Oh, Wendy. Non vedi quanto sono strani? Non mi fido di quel ragazzo -.

- Ma mamma! Ti assicuro che non è una persona cattiva - la rassicurai, trasmettendole quella positività che aveva perso in quel momento. Dovevamo imparare tutti a fidarci di altre persone e soprattuto non giudicare al primo sguardo.

- Okay, sta' attenta - mi liquidò poco convinta, prima che mi voltassi e uscissi di casa. L'aria era fresca e piacevole, quasi estiva, e non dava per nulla fastidio. Avevo comunque messo la solita giacca di jeans per sicurezza.

Oltrepassai il cancelletto e mi incamminai a destra verso la casa degli Evans. Suonai al campanello di fianco al cancelletto, aspettando che il rosso uscisse.

Un attimo dopo la porta si aprii e mi sforzai per non fissarlo. La maglia blu scuro che aveva addosso lasciava ben poco spazio all'immaginazione. I capelli erano completamente in disordine, scarmigliati in quello stile  un po' ribelle.

Chiuse la porta e scese i gradini di corsa. Sembrava un tipo atletico solo dal modo in cui scendeva le scale. Mi raggiunse, per nulla entusiasta di vedermi.

- Tra qualche ora mi ringrazierai - affermai divertita dalla sua faccia. Stranamente in quel momento non mi dava fastidio che fosse così burbero, anzi.

- Su questo ho qualche dubbio -. Mi lanciò un'occhiata di traverso, scocciato. Iniziammo a camminare verso la casa di Lisa. Nella nostra città tutto era vicino a qualsiasi luogo dove ti trovavi.

Svoltammo l'angolo alla fine della strada e puntai l'indice contro quella casa così familiare. - Quella è la casa di Lisa. - indicai - Ti starà simpatica. E anche gli altri. Conosci già Bryan, Josh e Dylan? -.

Scosse la testa con una buona dose di indifferenza. Non gli importava, lo stava facendo solo perché doveva ricambiarmi il favore.

Qualche isolato dopo eravamo davanti la casa di Lisa. Suonai il campanello e aspettai che la bionda venisse ad aprirmi. Sentimmo delle voci maschili provenire dall'interno e lo sbuffo di Lisa proprio mentre stava aprendo la porta.

- Wendy, grazie a Di... - la sua voce si affievolì quando i suoi occhi raggiunsero il ragazzo alla mia sinistra.

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