TWENTY

بواسطة SarahAdamo

281K 6.6K 777

🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... المزيد

#SPAZIOAUTRICE❤️
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
38.
39.
40.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
Finalmente BOOK TRAILER!
48.
49.
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
CAST
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

18.

2.9K 70 0
بواسطة SarahAdamo



Michael's point of view

«Bruce? Si, ciao sono Michael, credo che accetterò la proposta» ero convinto di quel che facevo, roteando sulla sedia girevole.

«Bene, sono contento che hai accettato sarà un ottimo affare vedrai!» esclamò euforico il mio amico dall'altro capo del telefono.

«Ci conto amico, ci conto» e così staccammo la chiamata.

Mi risistemai la cravatta, presi alcuni fogli e scesi in uffico della mia segreteria Selly per tutti i documenti necessari riguardante la partenza.

Mia's point of view

«Cosa dovrei portare secondo te?? quanti cambi? E se poi dimentico qualcosa??» esasperata, mi presi la testa fra le mani.

«Mia, tesoro devi stare tranquilla non scorderai nulla ti aiuterò a preparare tutto il necessario ma adesso rilassati» mi rassicurò Lil poggiando la valigia ai piedi del mio letto.

«Va bene, e che sono agitata non ho mai viaggiato prima» sbuffai.

«C'è sempre una prima volta» la sua mano vellulata sfiorò la mia guancia io l'abbracciai forte.

«Grazie.. sul serio» le sussurrai fra i profumati capelli mogano.

«Non ringraziarmi tesoro» sussurrò lei a sua volta.

«Su adesso riposati, che fra qualche giorno partirai e le ore di volo sono tante» spense la luce e mi mandò un bacio volante, scomparendo dietro la porta.

Di li a pochi giorni sarei dovuta partire per la Francia un posto completamente nuovo e meraviglioso, ma l'ansia e la preoccupazione di essere in un luogo sconosciuto mi mandava in confusione, non ci dormivo quasi la notte, infondo non ero mai partita mai allontanata dal guscio di casa e soprattuto mai viaggiato in aereo. Ma conoscevo me stessa e in un modo o nell'altro sarei riuscita a cavarmela. Io e Michael dopo quella sera non ci eravamo più visti lui era preso dal lavoro ed io dallo studio e dalle prove per il Festival, ma ci sentivamo e di tanto in tanto ci scambiavamo messaggi, gli avevo parlato del viaggio ma non gli specificai esattamente dove sarei andata, probabilmente mi sfuggì.

Dopo una settimana...

FRIST DAY

Michael's point of view

«Sta attento Mike okay?» mi accarezzò il braccio Annie, mentre dall'altro tenevo la pesante valigia.

«Sta tranquilla, ti chiamerò okay? Starò via solo qualche giorno» la rassicurai toccandole la guancia con la mano e a quel contatto lei sobbalzò quasi come se non ci fosse abitutata, sorrisi malinconicamente per poi avviarmi verso la porta.

«Ciao Annie» sorrisi.

«Ciao..» sorrise tristemente a sua volta, chiudendo la porta alle mie spalle.

Il mio autista mi stava già aspettando, caricammo a bordo i bagagli e poi ci sistemammo sui sedili.

«Buongiorno Signor Reed, dia a me queste» lo aiutai a sistemare il tutto nel cofano.

«Buongiorno Trav, grazie sei molto gentile»

«E' emozionato?» chiese, senza mai staccare gli occhi dal volante.

«Un po', spero di riuscire nel mio affare» irrequieto mi strofinai le mani sul pantalone blu.

«Ne sono sicuro. E con la ragazzina come va?» rimasi per un secondo spaesato da quella domanda.

«Intendi Mia?» corrugai la fronte stranito.

«Si, Mia..»

«Va come deve andare, cioè siamo amici non vedo il nocciolo della tua domanda Trav..» lo sentì ridere sotto i baffi.

«Cosa c'è da ridere?» 

«Nulla signore.. ma la conosco fin troppo bene e lei quando guarda quella ragazzina perde la ragione» ammise d'un fiato guardandomi dallo specchietto centrale, sapevo che si trattasse della verità ma non di certo ero pronto ad ammetterlo davanti a qualcuno, anzi forse non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stesso.
Per un po non risposi, poi gli piantai addosso lo sguardo. Il mio autista teneva in viso un sorrisetto divertito, compiaciuto.

«Guida Trav!» esplosi in maniera ironico e lui rise di gusto, dopo un po mi aggiunsi anch'io.

Arrivammo in aeroporto e dopo aver attraversato il check-in e arrivati al gate io e Travis accompagnati dal mio amico Bruce ci sedemmo sui comodi sedili azzuri del nostro veicolo diretto verso Nizza.

«Allora? Sei pronto?» intervenne il mio collega, voltandosi dalla poltrona avanti.

«Io sono nato pronto» sorrisi fintamente spavaldo.

«Così ti voglio amico!» mi fece segno di battere pugno io acconsentì sorridendo, dopo di chè l'aereo iniziò a decollare. Osservai la mia Seattle come una piccolissima città in miniatura, immergendomi fra le nuvole e i mille pensieri.

Mia's point of view

«Mia per carità ricordati di chiamarmi appena arrivi e soprattutto fa attenzione..» raccomandò nuovamente mio fratello, un po titubante.

«Si Jamie, farò tutto quello che mi chiedi ma potresti smettere di ripertelo?» sbuffai seccata. Secondi dopo mi abbracciò senza aggiungere altro e Lil abbracciò entrambi.

«Sta attenta sorellina..» mi strofinò la mano contro la guancia ed io la strinsi forte fra la mia. Lil mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.

«Adesso vado, o perderemo l'aereo» dissi loro, ridacchiando e sdrammatizzando.

«Eccomi, ci sono!» alzai la mano per impregnare la mia presenza. Con Karen c'era sua madre e con Carol invece suo padre. Corsi ad abbracciare le mie due amiche, era la prima volta che uscivo di casa e mettevo il naso fuori la mia amata città. Ero agitata ma anche euforica.

«Che ci dici? Tuo fratello è in ansia non è vero?» ridacchiò Karen.

«Seh... non immagini quanto» roteai al cielo gli occhi.

«Ci credo, sono quindici ore di volo.. che strazio» piagnucolò Carol.

«Passeranno vedrai» ci abbracciammo.

Dopo le svariate norme di sicurezza e i passaggi da effettuare in aereo porto arrivammo a sederci sui sedili del veicolo.

«Sono così agitata..» confessò d'un tratto Carol.

«Neanche tu avevi mai preso l'aereo?» chiesi, mentre ci sistemavamo in una fila di sedili a tre.

«Non proprio..» rispose titubante, poi intervenne Karen.

«State tranquille ragazze, nulla di troppo spaventoso!!» esclamò entusiasta. Quasi iniziai a convincermici, cosi decisi di rilassarmi mi sedetti al centro ed aprì la mia playlist inserendo le cuffie nelle orecchie.

Dopo cinque minuti il mio cellullare vibrò segnando l'arrivo di un messagio e subito sbuffai pensando a Jamie che non avrebbe fatto altro che mandarmi messaggi e chiamate tutto il tempo, poi infine lessi:

Michael:"So che oggi parti, fai attenzione va bene?"

Il mio volto si illuminò all'istante stranamente il suo messaggio cancellò ogni minima traccia di preoccupazione che avevo, mi sentì al sicuro e fiduciosa nonostante lui non mi fosse accanto. Ero davvero felice per quel nostro rapporto, sperai vivamente che potesse diventare qualcosa di speciale.

Mia:"Si, farò attenzione soltanto perchè me lo hai chiesto tu"

Aggiunsi una faccina sorridente, dopo neanche un secondo arrivò un altro messaggio.

Michael:"Non scherzare, mi preoccupo sul serio per te, buon viaggio piccola"

Era la prima volta che usava quel nomiglio, in quel momento non riuscì a distogliere lo sguardo da quel messaggio, da quella parola dolce e delicata che, in modo indelebile, sembrava essersi impregnata dentro.
Dopo inserì la modalità aereo, pronta per le quindici ore di volo. Il veicolo prese una forte rincorsa, quando si innalzò strinsi le dita delle mie amiche e chiusi gli occhi.
Dopo alcuni minuti eravamo su, nel cielo e potei osservare Seattle diventare sempre più piccola, sentendomi così enorme da poter racchiudere la città nelle mani pezzo per pezzo. Premetti play e la musica inondò i miei tipani, mi faci cullare da ogni nota e sperai di addormentarmi il prima possibile.

Michael's point of view

Arrivati in albergo, io e Travis sistemammo le nostre cose dopo di ciò decidemmo di pranzare in un ristornantino abbastanza carino consigliatoci da Bruce.
Quando scrissi a Mia mi sentii leggermente più tranquillo, non mi aveva detto in che città sarebbe andata ma i pericoli incombevano ovunque e l'idea che qualcosa, qualcuno, avrebbe potuto farle del male mi mandava in uno stato di shock. Lei era pura, dolce e non avrei mai valuto che assaggiasse il gusto amaro del dolore e della soffernaza, anche se un macigno corposo le era già piombato al cuore, per via della morta dei suoi genitori.

«Credo che dovremmo girare a destra Signore» il mio autista mi distolse dai pensieri, così scossi la testa per abbandonare ciò che stavo pensando e tornando alla realtà.

«Si, dalle indicazione di Bruce dovremmo essere arrivati di li a poco» sibilai, scorgendomi leggermente in avanti.

«A cosa pensava?» Parló Travis con un sorrisetto strano sulle labbra.

«A niente, perchè?» corrugai le sopracciglia, incrociando le braccia al petto.

«Perchè aveva uno sguardo cosi assente..»

«Non avevo uno sguardo assente stavo solo.... ahh Travis dovrei licenziarti fai troppe domande!!» scoppiammo a ridere.

«So che non lo farebbe mai» ci sorridemmo entrambi.

Dopo aver svoltato a destra ci trovammo di fronte a quello che doveva essere il ristorante consigliato dal mio collega, l'insegna era gialla e luminosa abbastanza grossa e l'entrata era in legno scuro, in stile rustico.
Si trovava quasi sulla strada principale affacciatasi al mare, era in buona vista dato che fuori ci aspettava una fila enorme.

«Direi che ci entreremo domani qui dentro..» sospirai, guardando fuori dal finestrino.

«Io non credo signore» esclamò Travis aprendomi la portiera, inserì i miei occhiali da sole e con un movimento rapido arrotolai le maniche della mia camicia datone il forte caldo e mi strofinai infine la fronte con la mano.

«Fa caldo qui eh?» misi le mani ai fianchi e aspettai Travis mentre parcheggiava li vicino.

«Ma lei è Michael Reed? Volevo farle i miei più sinceri complimenti, lei è una grande persona.. ha fatto un ottimo lavoro per la sua città» si rivolse una signora sulla quarantina, con un accento palesemente francese ma che si sforzava di parlare la mia lingua.

«Si sono io..  la ringrazio» arrossì imbarazzato.

«La prego, possiamo farci una foto?» esitai, stanco ormai da quella rutine. Odiavo essere fotografato.

«Certo.. » con un cenno, ci avvicinammo e lei scattò velocemente. Dietro la sua figura s'era accalcata altra gente, sorridente e fiera del mio lavoro. Mi chiedevano in continuazione di scattare foto assieme, di parlare del mio prossimo progetto e cosa avessi in mente per la loro città se mai ci avessi pensato.

«Signor Reed cos'ha in serbo per il resto del mondo? Pensa che possa contribuire per noi qui a Parigi?»

«In realtà non lo so.. io» per fortuna Travis venne in salvo, recuperandomi per un braccio e iniziando a farsi spazio fra la folla.

«Okay gente fate spazio e allontanatevi per favore!» esclamò autoritario il mio autista, alcuni si comportarono civilmente altri si rivelarono non curanti.

Finalmente uscimmo da quella folla impazzita, e ci dirigemmo dall'uomo che predenva le prenotazione al di fuori dell'entrata.

«Prenotazione?» chiese senza staccare gli occhi dal lungo foglio che quasi gli arrivava ai piedi.

«Reed» affermai.

«Reed? Oh lei è con il signor Donovan?» chiese, alzando finalmente lo sguardo sul mio viso, io gli sorrisi cordialmente.

«Si siamo con lui»

«Poteva dirlo prima, il tavolo è già pronto e il suo collega è appena arrivato si accomodi» cinguettò il capo sala, entusiasta.

«Va bene.. ehm grazie allora» affiancato dal mio austista entrammo in quel locale affolato, la cucina casareccia e mediterranea poteva percepirsi anche dal colore giallo chiaro dell'intonaco, un ambiente tranquillo e di un gusto familiare, le sedie erano in legno e i tavoli rotondi ricoperti da tovaglie bianche e tovaglioni monocolore, il tutto riportava ad  un menù davvero d'alta qualità. 

«Ehi, ce ne avete messo del tempo» annunciò Bruce, vedendoci raggiungere il tavolo.

«Si scusaci è che fuori è successo un putiferio appena sono uscito dalla macchina..» gesticolai con le mani, indicando la porta d'entrata e sbuffando.

«Ahh, Michael sei una celebrità devi ammetterlo!» storsi il naso a quell'affermazione.

«Non sono una celebrità, smettila» cercai di non sembrare troppo severo, nonostante odiassi essere così conosciuto, avevo un'azienda pubblicitaria ero un uomo ricco e d'affari gestivo molte altre note imprese, collaboravo al fabbisogno della mia città ma non ero una celebrità mi piaceva soltanto dare una mano. Nel frattempo si avvicinò colui che doveva essere il camerire.

«Prego signori, volete ordiare?»

«Si, per me andrebbe bene una bistecca e dell'insalata» esordì, osservando un po' il menù e lui annotò.

«Per me invece un risotto ai funghi» intervenne Bruce.

«Io prendo dei ravioli, grazie» il cameriere annotò il tutto velocemente ed accuratamente.

«Da bere?» continuò poi.

«Porti una bottiglia d'acqua minerale e del vino rosso andrebbe benissimo» parlò Bruce.

Quando il cameriere alzò il capo dal suo taccuino, si soffermò sul mio volto per qualche secondo. Mi sentì osservato, imbarazzato e stufo che la gente potesse guardarmi in quel modo. Ero contento che la gente potesse ammirare ciò che facevo, mi riempiva il cuore di gioia ma forse il troppo storpia, certe volte.

«Lei è Michael Reed, vero?» Bruce mi guardò con un cenno presuntuoso sul viso, come se avesse voluto dirmi "avevo ragione, sei una celebrità amico".

«Si, sono io si..» e feci un cenno, nella speranza che se ne adasse. Non mi piaceva essere scortese con le persone, anche quando nella maggior parte delle volte mi sarebbe piaciuto possedere un po più di pugno.

«E'.. cioè, l'ammiro molto voglio che lei lo sappia. Farò il prima possibile per le vostre ordinazioni!» esclamò euforico, forse troppo per i miei gusti.

Mia's point of view

Non ci volle molto per far si che i miei occhi si illuminassero alla vista di quella nuova città. Non avevo mai viaggiato prima di allora, tutto mi sembrò cosi eccitante che quasi ebbi timore di non saperlo gestire. Dall'aeroporto all'hotel scurtai tutto l'ambiente cirocostante dal finestrino del taxi: le alte palme l'una accanto all'altra gli edifici alti, le strade ampie e pulite e soprattutto una meravigliosa brezza marina percepibile nell'aria. Il tutto mi affascinò così incredibilmente facendomene innamorare all'istante, col cuore non sarei più torntata a Seattle. Scendemmo dal taxi, non proferì parola dutante tutto il viaggio in un auto.

«Eh be'?» Karen mi urtò giocosamente il gomito facendomi ritornare sulla terra ferma.

«Mmh?»

«Mi spieghi che cos'hai? Non hai spiccicato parola per tutto il tempo. Sta tranquilla farò in modo che Chris stia lontano da noi, neanche a me stanno molto simpatici quelli della confraternita»

«Non sprecare tempo, non è per questo è solo che.. so già che mi mancherà questo posto» osservai malinconica le strade alla mia destra nel mentre ci avviavamo verso l'entrata del nostro albergo.

«Ho già segnalato alcune serate a cui potremmo andare, feste in spiaggia, in barca, dobbiamo divertirci al massimo» irruppe la voce stridula di Carol smuovendo così l'atmosfera. Io e Karen ridemmo a fior di labbra.

«Che avete da ridere?» si finse offesa.

«Comunque, vedrai che avrai voglia di tornare a Seattle mh?» Karen mi schioccò un occhiolino malizioso ed io, capii subito a cosa si riferisse.

«Karen!! Quante volte dovrò ripeterlo?» tutte e tre ridemmo a per di fiato, fino a raggiungere la receptionist e recuperare le chiavi delle nostre stanze.

Il Plaza Hotel Resort aveva due porte grandi di vetro scorrevoli, l'interno era arredato da divanetti e poltroncine in corda marroncino chiaro, vasi di fiori e tappeti di un rosso scuro, dal landrone si poteva accedere alla sala da pranzo e alla piscina all'esterno. Noi ci recammo agli ascensori per raggiungere le camere. Ero sfinita, prima di divertirmi e presentarmi alle feste in spiaggia dovevo pur riposarmi. Fortunatamente riuscimmo a trovare una camera a quattro, e ne fui felice di non dover restare in stanza in completa solitudine.

«Mmh, sono esausta!!» caddi a peso morto sul morbido materasso dalle lenzuola bianche e fresche, gettando la valigia in terra alla mia sinistra.

«Già a chi lo dici, ma domani si esce intesi? O altrimenti facevamo meglio a starcene a Seattle, è la fine della sessione estiva sapete cosa significa?» io e le mie compagne ci guardammo negli occhi, specialmente Karen che aveva esordito per prima.

«DIVERTIMENTO!!» esclamammò in coro.












#SPAZIOAUTRICE

Eccomii, buongiorno ! con un altro strepoitoso capitolo, è iniziato questo viaggio, secondo voi come andrà?? ❤️❤️ fatemi sapere se la storiav vi sta piacendoo!

See you, baby ❤️

واصل القراءة

ستعجبك أيضاً

603K 8K 35
Clara Larrson, una ragazza inglese che, dopo aver conosciuto nella sua ormai patria Italia "il ragazzo della porta accanto", riesce ad uscire fuori d...
76.7K 467 11
Maddy Anderson ha 19 anni e frequenta il college,lavora in uno strip club dove il suo professore Andrew Munson fa visita ogni sera. Come andrà a fini...
160K 4K 65
Storia completata✔️ Non vi aspettate la solita storia di ragazze piene di ormoni, che fanno sesso tra i banchi di scuola con il proprio professore di...
18.2K 643 52
Awed e Ilaria, sua sorella, tornano a casa dopo l'ennesimo spettacolo di esperienze D.M a cui l'aria aveva assistito... Arrivati sulla porta di casa...