TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo




Mia's point of view

Quella telefonata notturna da parte di Michael mi parve al quanto strana, di fatto me ne preoccupai subito come un emerita idiota.
Non credevo molto alla storiella da lui inventata probabilmente c'era sotto dell'altro ma al momento non ebbi alcuna voglia di scoprirlo, mi limitai a pensare al tempo che passavo e avrei trascorso con lui.

«Mia? Sei proprio nel mondo dei sogni stamattina» sgridò Karen ed io sventolai la testa per cacciare i miei pensieri.

«Hai ragione scusa e che ieri sera sul tardi Michael mi ha chiamata ma aveva un non so che di strano..» risposi, grattandomi il mento nel frattempo ci dirigemmo verso l'aula, in tempo, per la lezione di matematica.

«Ma no, ti sarai soltanto impressionata» Karen camminava al mio fianco, di tanto in tanto urtandomi il braccio affettuosamente.

«Mah, sarà» in quel momento sentì una mano picchiettarmi la spalla, al che mi volta.

«Mia!!» una di quelle voci ormai a me familiari.

«Carol, come mai cosi presto stamattina?» le diedi un bacio sulla guancia e Karen fece lo stesso.

Carol, probabilmente non l'avrò presentata ufficialmente: biondissima rossetto barbie e mia amica conosciuta all'università, sia io che Karen fummo le prime a legare con lei da allora inseparabili.

«Ragazze ho fatto un sogno orribile, non sono neanche riuscita a truccarmi» si lamentò per poi passare all'artiglieria pesante, rossetto, mascara e specchietto. Restavano ancora 10 minui prima dlla lezione cosi ci sedemmo in terza fila, io tirai fuori il mio laptop.

«E cioè?» le chiesi curiosa, Karen drizzò le orecchie.

«Ho sognato che venivo attaccata da un ragno gigante che mi calpestava senza pietà» Karen ed io ridemmo a fiori di labbra ma ci zittimmo subito per via della professoressa che era appena entrata in aula picchiettando su i suoi tacchi alti e scrutandoci dai piccoli occhialetti sottili posati sul naso.

Per mia fortuna le lezioni passarono infretta così da risparmiarmi l'ansia che mi assaliva nel dover andare da Michael dopo l'università.

«Mia che ne dici di pranzare insieme e poi studiare a casa mia?» propose Karen.

«Mmh.. mi dispiace sul serio, ma ho un impegno importante oggi» mi morsicai l'interno della guancia. Nel frettempo arrivò anche Carol.

«Cos'è che devi fare?» esordí con uno sguardo omicida. Esitai, avrebbero fatto sicuro delle scente lì fuori.

«Okay be', però promettetimi di non urlare.» dissi loro mimando una zip sulle labbra.

«Vado da Michael a studiare nel suo ufficio ha promesso di darmi una mano» tirai fuori tutto d'un fiato.

«Michael.. Michael chi?» rifletté Carol, guardando stranita la sua amica.

«Michael Reed zucca vuota!!» roteò al cielo gli occhi Karen.

«Voglio tutti i dettagli, mi raccomando» pretese Carol.

«Si okay, quando torno vi racconto tutto adesso sono veramente in ritardo e devo anche pranzare!» guardai la fermata dell'autobus sperando arrivasse presto. Quella mattina non fui in vena di guidare il mio scooter.

«D'accordo, ti aspettiamo» mi fecero un occhiolino ed io alzai gli occhi al cielo sorridendo.

L'autobus arrivò poco dopo, restai in piedi impaziente di scoprire come sarebbe potuta andare la giornata, mi sentivo eccitata e anche molto affamata. Mi fermai poco prima della sua azienda dove intravidi una pizzeria, dove li assaporai una gustosa fetta di pizza con il pomodoro e formaggio, accompagnata da una diet cock. Dopo pranzo, mi ritrovai di fronte alla porta scorrevole del grattacielo alzai il volto e guardai l'enorme edificio davanti a me, respirai pesantemente e poi entrai.

Michael's point of view

La giornata passò abbastanza velocemente, durante tutta la mattinata non riuscì completamente a sentirmi tranquillo, alternavo momenti di irrequietezza e momenti colmi di contentezza. Ero in ufficio a firmare alcuni documenti, quando sentì bussare alla porta.

«Avanti!» annunciai. E poi alzai lo sguardo: lei indossava dei pantaloncini non troppo corti, una camicia rossa legata in vita, un paio di stivaletti neri di pelle e una semplice t-shirt con una borsa a tracolla.
I suoi capelli ramati erano un po ondulati e cadevano morbidi sulle spalle arrivando un po sul seno, li teneva leggermente tirati con un paio di occhiali da sole. Quando mi vide, con fare teatrale aprì le braccia e mi rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti.

«Salve uomo d'affari è lei che ieri sera ha proposto di darmi una mano con lo studio?»

«Si, signorina, prego si accomodi» stetti al gioco, provocandole una forte risata così si avvicinò per baciarmi con disinvoltura la guancia.

«Cavolo aspetta, avviso Jamie altrimenti si preoccupa di nuovo» prese il cellulare dalla sua tasca e compose il numero del mio migliore amico. Inviò quello che pensai fosse un messaggio a suo fratello poi lasciò andare il cellulare sulla mia scrivania sorridendomi ampiamente.

«Allora? Da dove cominciamo??» Esclamò, appoggiando i piedi sull'altra poltroncina accanto alla sua.

«Iniziamo dal non mettere i piedi dove ci pare e piace, mh?» la rimproverai, in un misto fra ironia e serietà.

«Ma dai sto così comoda, mi arriva di più al cervello in questa posizione» disse piagniucolando.

«Togli i piedi da li!» feci l'autoritario indicando con l'indice i suoi piedi ancora sulla sedia.

«Che noia» borbottò sottecchi. Dopodiché prese alcuni libri e un laptop dalla sua borsa a tracolla con anche un porta penne.

«Cosa non ti è chiaro?» presi un paio dei suoi libiri ed iniziai a sfogliarli, dandogli un'occhiata.

«In realtà non ho ben capito questi due capitoli qui..» li indicò col dito. Diedi un'occhiata veloce.

«La settimana prossima ho un esame scritto e devo almeno essere sufficiente» ammise annoiata, sbuffando poggiò il mento sul palmo della mano.

«Sta tranquilla, l'importante è che ti ci metti, non è cosi difficile..»

«E' quello il problema, non voglio mettermi, e poi la fai facile tu!» sbuffò ancora una volta. Chiamai Selly per farmi portare una lavagna e dei pannarelli, dopo cira 10 minuti arrivò al mio ufficio.

«Signor Reed ecco le cose che mi ha chiesto» si bloccò sul colpo vedendo Mia, la scrutò per bene per poi rivolgermi un sorriso imbarazzato e interrogativo.

«Lei è Mia la sorella del mio migliore amico» Mia fece un cenno con la mano e Selly la guardò torva.

«Piacere mio» stentò a dire.

«E lei è Selly la mia segretaria» dopo un po le le feci segno andare. Si avviò lungo la porta trotterellando sui suoi  tacchi a spillo, prima di uscire diede un ultimo sguardo a Mia.

«Simpatica la tua.. segretaria» biascicò sarcastica.

«E che non entrano molte donne qui, a parte te e mia-mia moglie» tossicchiai, non mi piaceva parlare di Annie a Mia, con lei volevo lasciar da parte questo dettaglio della mia vita, quella parte un po oscura che sfortunatamente riguardava mia moglie.

«Non parli mai di lei..» tentai di ignorarla, sistemai un pila di fogli sulla scrivania, tutto pur di evitare quella domanda, quel discorso.

«Perchè?» continuò ed io dovevo, controvoglia, rispondere.

«Non so cosa dirti, cioè non c'è nulla da dire» ridacchiai, per nascondere il velo di amarezza che mi avvolgeva ogni volta che parlavo del rapporto con mia moglie.

«Sei sicuro? Non ti vedo molto.. felice, quando ne parli. Con me puoi parlare di qualsiasi cosa»

E questo il punto Mia, con te non voglio parlarne perchè non voglio rovinare i nostri momenti insieme, voglio distaccarmi dalla mia solita vita e con te ci riesco benissimo.

Avrei voluto dirglielo, si volevo dirle esattamente questo, ma non lo feci.

«Va tutto bene, e grazie anche tu puoi contare su di me» mi limitai a dire, sorridendole.

Il pomeriggio lo passammo studiando economia, con un po' di buona volontà Mia riuscì a capire qualcosa, ogni volta che spiegavo lei prendeva carta e penna segnando il necessario, di tanto in tanto mi faceva qualche domanda e in men che non si dica si fece ora di cena.

«Si è fatto parecchio tardi» osservai guardando l'orologio.

«Già» lei posò tutto il necessario nella sua borsa, ma un suonò provenì dalla porta e capì che qualcuno stesse bussando insistentemente.

«Signor Reed mi perdoni dell'orario, ma Martinez e i suoi colleghi sono arrivati soltanto adesso per la riunione delle 6, vuole che li faccia entrare?» disse affanossamente Selly. Guardai nuovamente l'orologio, sbuffai e presi i documenti dal cassetto.

«Andiamo Mia vieni con me» le dissi gentilmente, lei mi guardò con un cipiglio sul viso.

«Dove stiamo andando??»

«Selly dì a Martinez di aspettarmi in sala riunioni» presi la mia ventiquattr'ore alcuni fogli sparsi e mi catapultai fuori dalla porta.

«Michael, dove stiamo andando??» la ragazza restò dietro di me, tentando di tenere il mio passo svelto.

«In sala riunioni» feci spallucce, tranquillamente.

«Aspetta, e io?»

«Tu stai con me tranquilla, qui comando io e se dico che puoi restare, allora resti» esitò a rispondere e l'espressione leggermente preoccupata si addolcì.

«Va bene se lo dici tu» scrollò le spalle con nonchalance.

«Bene ed ora sorridi..» le sussurai e poi continuai. «Pablo, che piacere averti qui!!» strinsi forte la sua mano e gli feci cennò col capo.

«Un piacere anche per me Michael e ti prego perdonami per l'ora, ma l'aereo ha fatto ritardo.» si scusò il mio cliente.

«Buonasera..» esordì a bassa voce Mia sbucando dietro la mia figura.

«Salve signorina, è tua figlia Reed??» sbalordito Pablo sbarrò di poco gli occhi, ancora una volta quell'affermazione mi fece profondamente riflettere. Spalancai la bocca, poi finalmente trovai le parole giuste.

«In realtà no, è la sorella del mio migliore amico Jamie te lo ricordi?» vidi la ragazza rilassarsi anche se ancora scossa dalla frase poco prima.

«Si certo che mi ricordo, oh.. lei è la piccola Mia è cresciuta tantissimo, me ne parlavi sempre» le piantò lo sguardo addosso, forse in maniera troppo insistente.

«Quanti anni hai adesso?» cinguettò alla giovane.

«Diciannove, Signore» rispose educatamente.

«Oh no cara, chiamami Pablito non sono mica poi cosi vecchio» in realtà aveva anche qualche anno di più di quanto volesse dimostrare.

«Andiamo un sala riunioni?» esordì loro strofinandomi le mani e il resto del gruppo annui.


Mia's point of view

Quel cliente di Michael "Pablito" come mi aveva suggerito di chiamarlo, mi apparve al quanto sospetto soprattuto per il fatto che continuava a guardarmi ovunque in un modo che per niente gradivo. "Me ne parlavi sempre" disse l'uomo a Michael e questo mi fece una strana sensazione al petto, come una sorta di tenerezza e familiarità.
Ci sedemmo intorno al tavolo ovale al quale erano abbinate sedie nere girevoli, poi guardai attentamente la stanza e la riconobbi subito: era la stessa sala in cui ero stata per la prima volta in quella gita qualche settimana prima.
Michael sedette a capotavola poggiando divanzi a lui un foglio salvaschede con al suo interno alcune carte, i suoi colleghi si sedettero a destra e a sinistra compreso "Pablito". Discussero del più e del meno, non capì molto, alcuni erano termini prettamente specifici quindi dopo un po seccata di ciò che non riuscivo a capire mi guardai un po intorno, osservai di nuovo l'ampia vetrata, le composizioni di piante accanto alla porta un parquet marrone scuro che si abbinava perfettamente al resto dell'arredamento tutto sapeva e profumava di pulito, un luogo composto e molto professionale, infine diedi un'occhiata al mio cellulare dopodiché mi sentì chiamata in causa.

«Vediamo cosa ne pensa Mia» azzardò Martinez, io alzai lo sguardo all'udire del mio nome e sollevando le sopracciglia.

Intravidi Michael assumere un espressione decisamente non rilassata, si grattava il mento e si stuzziacava la barba quasi completamente rasata e di tanto in tanto si allargava il nodo alla gravatta.

«Su cosa..?» misi via il cellulare in tasca e prestai loro la mia totale attenzione.

«Tu sei giovane, fresca e nuova, cosa ne penseresti se fossi tu il viso per la mia nuova crema ai prodotti internamente naturali?» ottimo tempismo "Pablito", pensai. Spalancai occhi e bocca, non avevo mai fatto da modella ne tanto meno mi ritenevo così in grado di esserlo.

«Be' in realtà su due piedi non saprei.. ma non credo faccia al caso mio sono molto timida per questo genere di cose» mi schiarì la voce, imbarazzata abbassai lo sguardo e sentì Michael tossicchiare per far sì che l'attenzione fosse posta su se stesso.

«Be' tesoro è in occasione che non puoi perdere, pensaci secondo me saresti perfetta in locandina» era entusiasta della sua idea, quel nomigliolo però non mi lo reputai tanto gradevole, notai abbastanza differenza di quando fu invece Michael ha pronunciarlo.
Dalle sue labbra tutto aveva un suono diverso, più dolce più raffinato, niente in confronto alle parole fuori luogo di Martinez.

«E dimmi un po' che fai nella vita?» la cosa iniziava davvero ad essere inquietante e insistente.

«Frequento la Madison University, studio economia» spalancò gli occhi e battè le mani sul vetro del tavolo.

«Wow, quindi sei una prossima impreditrice!!» sorrise ampiamente l'uomo.

«In verità no, mi piacerebbe diventare una cantante»

«Oh e credo tu abbia fatto la scelta sbagliata allora, come mai?» tutte quelle domande iniziavano a innervosirmi.

«Perchè mio fratello ha insisto parecchio. anche lui lavora nel campo dell'economia» sorrisi garbatamente anche se quella sera mi sarebbe piaciuto tirargli un calcio dirtto nei cosiddetti.

«Interessante, e dimmi ce l'hai un ragazzo?» a quella frase vidi Michael alzarsi bruscamente con un'aria oserei dire, infastidita?

«Adesso basta, penso siano state fatte già troppe domande» notai lo sforzo che fece nel sorridere, d'altronde da quando lo conoscevo non era mai stato sgarbato con qualcuno, eccetto quella volta che provò a prendere a botte Chris.

«Rilassati Michael, stavo solo conoscendo meglio la tua amica» quel tono ammaliante non mi piacque per niente, il suo sguardo mi intimoriva e notai che da qualche minuto a quella parte continuava a fissarmi da capo a piede.

«La riunione finisce qui» intervenne Michael, gli altri suoi colleghi non spiccicarono parola si limitarono ad osservare il tutto e ad annuire.

«Ehm.. d'accordo, grazie molte per averci ospitato a quest'ora» rispose infine Pablo alzandosi e guardandomi per un'ultima volta.

Mi avviai verso la porta aspettando per uscire, facendo passare per primi i colleghi di Martinez, Michael nel mentre uscì mi poggiò una mano sulla spalla, ed io mi voltai mostrandogli un sorriso di, gratitudine? Si altrimenti non avrei risposto di me a tutte quelle domande. Lui ricambiò il sorriso.

«Ci sentiamo Mike, poi manderò qualcuno a firmare il contratto se si concluderà ovviamente» rise sguaiatamente e Michael annuì con un finto sorriso.  Si strinsero la mano.

«Incantato.. signorina» volle prendermi la mano ma io la schivai e gli lanciai uno sguardo omicida incrociando poi le braccia al petto.

«Arrivederci!» Scandì freddamente. Lui imbarazzato ritirò la mano, mettendola nella tasca dei suoi pantaloni, sorrise di nuovo a Michael il quale ricambiò, ancora una volta soltanto per educazione. Una volta andanti via potevo finalmente respirare con calma.

«Ma che cavolo voleva quel tipo?!» esclamai una volta in ufficio con Michael, il quale stava raccogliendo la sua roba per andr via.

«Non farci caso, fa cosi con tutte le ragazze giovani che incontra, e poi qui dentro non ne si vedono molte, perciò» parlò pacatamente, ed io slegai la camicia dai pantaloncini, indossandola, per il leggero venticello percepibile dalla vetrata.

«Se fa cosi con tutte non vuol dire che con me debba farlo, giuro che se tu non l'avessi fermato gli avrei..» sentì la sua mano sulla testa e scompigliarmi leggermente i capelli, ridendo di gusto.

«Ora basta, andiamo che è tardi» rise di gusto.

«Potevi lasciarmi finire!» piagnucolai.

«So già quello che volevi dire, ecco perchè ti ho fermata» disse, premendo il pulsante dell'ascensore che segnava il piano terra.

«Tirato un calcio nelle palle? Intendi questa frase?» feci finta di non capire.

«Mia! Sei terribile» rise sonoramente, e poi uscimmò dall'ascensore per dirigerci alla sua auto.

«Adesso vai a casa?»

«Si dove altro potrei andare?»

«Non so, sono solo le 8, io me ne andrei in qualche bel locale a divertirmi» ammisi, ma onestamente un uomo della sua età e per di più incatenato nelle prigionerie del matrimnio, andare a ballare in un locale non era nelle sue prime scelte.

«Si appunto, tu. Io sono grande per queste cose e poi non mi va di chiamare Jamie e farti venire a perdere ubriaca da qualche parte» sbloccò la sicura della sua macchina con un pulsante.

«Ma per chi mi hai presa? Non so cosa ti abbia raccontato Jamie» risposi modesta, entrando poi in macchina e sistemandomi comoda. Lui nel frattempo poggiò la sua borsa sul retro, e accese il motore.

«Oh fidati, Jamie mi raccontato parecchio di te» rise sotto i baffi, io azzardai una proposta inconscia di come sarebbe potuta andare.

«Potremmo.. sempre andare a bere qualcosa tranquillamente» si voltò di scatto.

«Guarda, come minimo ti porto al Mc Donal's per un Happy Miels» spalancai la bocca stupita e gli diedi una pacca sul braccio.

«Non ho 8 anni Michael, e poi neanche mi piace l'Happy Miles» misi il broncio e lui rise a fior di labbra.

«Ascolta, accontentati di un hamburger, va bene?»

«Andata, affare fatto» risposi fiera e mi voltai al finestro per guardare le macchine sfrecciare sotto il mio sguardo e a rilassarmi sotto il vento fresco che mi scompigliava i capelli.

Dopo un paio di minuti di silenzio, sentì accidentalmente Michael canticchiare sottovoce ma quel tanto da riuscire a sentirlo in maniera chiara e tonda. E, cavolo cantava bene. Mi voltai e lo guardai incrociando le braccia.

«Tu, stavi cantando?» colto infragante smise subito e imbarazzato non mi rivolse lo sguardo.

«No che non stavo cantando»

«Oh andiamo Michael ti ho sentito benissimo» assottigliai gli occhi.

«No ti sbagli» insistette.

«E va bene, mettiamo caso che mi sbaglio, dove si trova questo hamburger che mi hai promesso?»

«Siamo quasi arrivati, fai la brava»

«Io mi comporto sempre bene, quante volto dovrò ripetertelo?» rise sottecchi, e capì che probabilmente lo diceva soltanto per farmi innervosire. 



#SPAZIOAUTRICE

Una dolce buonanotte con il premuroso Michael e l'imprevedibile Mia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto come sempre spero che abbiate aspettato un po prima di leggerlo cosi da correggere gli errori e quant'altro, be' TWNTYINE, BUONANOTTEEE ❤️


See you baby ❤️

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