Come la pece

Autorstwa lettrice_incognita

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Teen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozz... Więcej

2. Quando le tende sono inutili
3. Salvami
4. Dov'è andato?
5. Insonnia
6. Nessuno da cercare
7. Dubbi
8. Rosso Malpelo
9. False accuse
10. Il primo indizio
11. 72h in un solo giorno
12. Cosa mi succede?
13. Sepolte nella cenere
14. E... se fosse lui?
15. Algebra e pancake
16. Illegale
17. Cedimenti
18. Grigliate e salotti
19. Rotture
20. Vecchio giocattolo
21. Notti tormentate
22. Pozzanghere
23. Amleto
24. Chicago
25. Mc
26. Romeo e Giulietta pt.1
26. Romeo e Giulietta pt.2
27. Pool party
28. Così per sempre
29. Litigi e notti stellate
30. Ti prego, Wendy
31. Verità a galla
32. Boschi e grigliate
33. Alzarsi e sorridere
34. Hale
35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento
36. Riappacificamenti
37. La partita
38. Adrenaline in my veins
39. Toga e tocco blu
40. Prom
41. This girl is on fire
42. The end

1. La ragazza della porta accanto

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Autorstwa lettrice_incognita

Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta di casa. L'inconfondibile profumo del cioccolato mi invase le narici, spingendomi ad alzare il mento per potermi compiacere di quell'aroma. - Wendy, sei tu? - urlò mia madre dall'altra stanza. - Sì -.

Lasciai lo zaino ai piedi del divano, accanto al tappeto persiano. - Sto preparando una torta al cioccolato - mi informò, come se non l'avessi capito appena aperta la porta. Si pulì le mani su uno strofinaccio a quadri rossi e bianchi e tornò in cucina. La raggiunsi, sedendomi sullo sgabello della penisola. Mia madre stava versando il contenuto denso e marrone in una teglia imburrata e infarinata, aiutandosi con un mestolo di legno. - Com'è andata a scuola? - mi chiese, abbandonando la grande ciotola per voltarsi ad infornare. Approfittai della sua distrazione per rubare il contenitore e infilarci un dito. Lo passai sulla superficie sporca di cioccolato e me lo portai alla bocca.

- Bene - mugugnai, prendendone ancora un po', mentre lei puliva la cucina dai residui di farina e cioccolato. Non vedevo l'ora che sfornasse quella torta. - Hai fame? Vuoi che ti prepari dei toast? - chiese, continuando il suo lavoro.

- No -.

- Nemmeno un frullato? -.

- Aspetto che la torta sia pronta - dissi e posai la ciotola sporca sul piano in marmo rosato.

- Oh, ma non è per noi -.

Mi stupii di non sentire lo schianto della mia mandibola contro il marmo. Fissai le spalle di mia madre, iniziando a dire addio al piacere di quella torta.

Lei si girò, appoggiandosi al piano della cucina alle sue spalle. - Questa mattina sono arrivati dei nuovi vicini, è per loro - mi spiegò, sorridendo. - Fantastico... - commentai sarcastica.

- Dai, tanto la faccio sempre per te - cercò di rincuorarmi. Annuii sconfortata e mi tenni la testa fra le mani, con i gomiti sul marmo.

- E come si chiamano questi nuovi vicini? - domandai, usandolo come pretesto per non stare muta. - Se non sbaglio, Evans -.

***

Mezz'ora più tardi eravamo davanti il cancelletto dei nostri nuovi vicini.

Una donna dal fisico snello rivestito da un tubino nero si affacciò sul portico, con estrema eleganza nei modi. Aveva i capelli scuri e ricci, la pelle abbronzata e una sottile collana di perle al collo.

- Salve! - squittì mia madre - Ho portato una torta di benvenuto -. Sorrisi leggermente, aspettando che venisse ad aprirci il cancelletto. In realtà si poteva aprire anche dall'esterno, visto che arrivava appena ai fianchi e la chiusura era estremamente facile da aprire.

- Oh, be'... - disse quella, presa alla sprovvista - Grazie, ma... in questo momento non accettiamo visite -.

Non aveva un tono cattivo o di superiorità, semplicemente sorpreso e distaccato, di chi preferiva mantenere le distanze. Il mio sorriso si spense all'istante, non di certo abituata ad un simile trattamento. Tra vicini eravamo sempre andati d'accordo. Eravamo tutte famiglie tranquille, senza grossi problemi, e spesso ci riunivamo per feste di quartiere e grigliate in giardino, soprattutto nei mesi caldi.

- Sì, sì, certo, capisco! - disse velocemente mia madre - Comunque qui c'è la torta che ho fatto io stessa -.

- Grazie - rispose quella, esitando un paio di secondi prima di scendere dal porticato e venire verso di noi. Senza nemmeno degnarsi di aprire, prese la torta che le passò mia madre e stirò le labbra in sorriso di cortesia.

Io e mia madre facemmo un passo indietro. - Benvenuti, spero possiate trovarvi bene - disse mia madre, continuando a sorridere nonostante le stranezze della nostra nuova vicina.

Camminammo lungo il marciapiede e in poche falcate raggiungemmo l'entrata della nostra abitazione. - Poteva anche sforzarsi di apparire gentile - disse mia madre appena mise piede dentro. Chiusi la porta alle mie spalle e la seguii verso il divano. - Magari era solo sorpresa. Che ne sai? Magari dove vivevano prima non erano abituati a stare con i vicini -.

- A me è sembrata solo una snob -. Accese la tv, iniziando a fare zapping.

- Fatto sta che quella torta potevo mangiarla io. Comunque, vado a fare i compiti - dissi, prendendo lo zaino e salendo la rampa di scale in legno. Giunsi nella mia camera e tirai fuori il libro di storia dallo zaino per iniziare a studiare da quella materia. Non mi piaceva in modo particolare, ma ero stata da sempre abituata a studiare ogni materia con la stessa intensità e costanza, quindi mi toccava farlo.

Presi posto alla scrivania e aprii il libro, cercando la pagina da dove avrei dovuto cominciare, armata di evidenziatore giallo.

Cominciai a leggere, sottolineare e a scrivere a matita quello che volevo aggiungere, estraniandomi dal mondo e perdendo la concezione del tempo.

Un'ora dopo avevo già studiato quindici pagine. Saltai sulla sedia quando il telefono squillò nel silenzio della stanza. I raggi del sole entravano direttamente dalla finestra, scaldandomi la schiena con il loro calore, e godetti di quella sensazione. Mi allungai sulla scrivania per prendere il cellulare e quel movimento fece saltare il tappo dell'evidenziatore che avevo nell'altra mano.

Sbuffai e mi alzai per recuperarlo. Guardai attorno alla sedia, senza riuscire ad individuarlo. I miei occhi scivolarono sul tappeto davanti al letto e di conseguenza sul parquet davanti la finestra. Mi slanciai per prenderlo e nel modo di rialzarmi un particolare catturò la mia attenzione.

La finestra difronte alla mia, nella casa adiacente, era aperta. Non la vedevo spalancata da anni, dall'ultima volta che qualcuno aveva abitato quella casa.

***

- ...che poi, io non ho capito niente comunque - concluse Lisa, facendo un gesto con la mano a mo' di tagliare qualcosa. Mi stava raccontando delle sue lezioni private di matematica, andate non troppo bene.

- Mia madre si è pure incavolata. Ti rendi conto? Dice che le faccio spendere soldi inutilmente, dato che questo era il terzo -.

- Lisa... - la richiamai.

- Mh? -.

- Sei senza speranze - constatai.

- Oh, grazie tante! - scoppiò ironica.

Un battito di mani ci fece tornare composte sulle nostre sedie e abbondare la nostra conversazione.

- Buongiorno, state bene? - disse il professore, posando la sua cartella sulla cattedra. Un attimo dopo entrarono due ragazzi della squadra di baseball, spintonandosi. - Meglio tardi che mai, eh? -.

- Esatto - rispose uno dei due, in un tono che andava tra la sfida e la presa in giro. L'insegnante ignorò quella risposta e si spostò per chiudere la porta. Mi aveva fatto sempre simpatia, era un uomo che sapeva come interagire con i ragazzi della nostra età, oscillando in un limbo tra amico e superiore. Sicuramente sapeva svolgere il suo ruolo di educatore, perché in realtà era una delle persone più sagge che conoscessi.

- Quindi... - proruppe, per correggersi subito dopo - Non si comincia mai un discorso con quindi -.

Si schiarì la voce e cominciò a spiegare, venendo quasi subito interrotto dal bussare oltre la porta.

- Avanti - disse, con il braccio alzato e il gessetto bianco stretto fra le prime tre dita.

La porta si aprì, senza che io potessi vedere chi fosse.

- Oh, tu devi essere il nuovo studente! - esclamò, come se si fosse ricordato solo all'ultimo di un particolare così importante.

Il ragazzo entrò in classe, senza dire niente, e tutti gli occhi furono su di lui. Capii ancor prima che si presentasse chi avevo difronte.

I suoi capelli erano rossi, quasi marroni alla radice, di quella tonalità calda e lucente che in pochi possiedono, e incorniciavano alla perfezione il viso squadrato, dalla mandibola marcata. L'arcata sopracciliare era sporgente, così da mettere in ombra i suoi occhi. Aveva l'aria di chi non aveva nessuna voglia di parlare, di uno a cui piaceva starsene sulle sue. Ma forse era solo una mia impressione e alla fine si sarebbe rivelato un simpaticone, al contrario della madre. Sì, perché avevo già capito chi fosse.

- Tu sei... Aiden Evans, giusto? -.

Ebbi la conferma che si trattasse del mio nuovo vicino di casa e quasi quasi ne gioii.

Aiden annuì, iniziando a guardare tra i banchi per trovarne uno vuoto dove sedersi.

- Bene, puoi andarti a sedere - disse il professore, pronto a ritornarne alla sua spiegazione. Il ragazzo raggiunse l'unico banco libero, quello in seconda fila accanto alla parete e, dopo aver lasciato lo zaino per terra, si sedette sotto lo sguardo curioso di tutti.

- È questo il tuo nuovo vicino? - bisbigliò Lisa, sporgendosi verso di me. Annuii, guardandolo di sfuggita. - Non è che posso trasferirmi da voi? - domandò, seria.

Nascosi un sorriso, stando attenta a non farmi vedere dal professore.

***

La mensa era gremita di gente, come se avessero dimenticato quanto fosse brutto il cibo che servivano lì. Sembravano tutti affamati, accalcati davanti al bancone.

- Spazio gente! La torta di mele mi aspetta - urlò Bryan, venendoci addosso di proposito. Io e Lisa scoppiammo a ridere, andandoci a sedere al nostro solito tavolo. Tagliai l'hamburger che avevo preso, più duro e sottile di quanto mi aspettassi. Me lo portai alla bocca, costretta a mangiarlo per non restare a stomaco vuoto fino alle tre.

Mi guardai attorno, senza puntare gli occhi su nessuno in particolare. Quella era esattamente la mia monotona routine. Quel giorno, però, sarei andata a lavoro. Non avevo mai un orario prestabilito: ogni settimana la padrona del fast-food in cui lavoravo mi dava un foglio con i giorni in cui sarei dovuta andare. Di solito, era sempre presente la domenica mattina.

- Che cazzo di fila è quella?! - sbottò Josh, sedendosi accanto a noi. Una ciocca nera gli pendeva sulla fronte. - Bryan è ancora là - dissi, masticando il pezzo di carne più gommoso che avessi mai assaggiato in tutta la mia vita.

Un paio di minuti dopo, il biondo fu di ritorno trionfante con la sua fetta di torta alle mele.

- Voi non l'avete presa? -.

Lisa continuò ad ignorare la conversazione, troppo impegnata a smanettare con il suo cellulare. Negai con un cenno della testa, abbandonando l'hamburger per addentare una mela. Quella almeno non la preparavano loro.

- Oggi è arrivato uno nuovo - continuò Bryan.

Alzai gli occhi al cielo, pensando alla scortesia di sua madre e al suo fare così strano. Avrei voluto mangiarla io quella torta al cioccolato.

Mi guardò scettico, aspettando una spiegazione per la mia espressione seccata. - È il mio nuovo vicino - spiegai.

- E perché quella faccia? -.

Scrollai le spalle, mandando giù il pezzetto di mela che avevo in bocca. - Sua madre non è stata molto contenta di vederci ieri, ma forse è stato solo un caso. Magari è la persona più adorabile del mondo - raccontai, anche se in cuor mio sapevo che quella era una bugia.

- Sai se per caso ha una sorella? -.

Sgranai gli occhi per la domanda di Josh e scoppiai a ridere. - Sono serio. Mi intrigano le rosse - insistette. - No, non lo so - dissi, ridacchiando.

- Venerdì organizzano una festa - proruppe Lisa, riemergendo sul pianeta Terra dopo una lunga permanenza su Instagram.

- Sì, l'ho sentito - esclamò Bryan, strappando un pezzo di pane con i denti in maniera selvaggia. - Da chi? - chiesi.

- Jennifer Hamilton -.

- Ehi! Per caso ho sentito il mio nome? - urlò una voce alla mie spalle. Mi voltai per guardare la mora alle mie spalle, che sorrideva come se avesse appena ricevuto un regalo tanto atteso. Di solito non era così solare, quindi mi risultò abbastanza strano per quello. Doveva esserle capitato qualcosa di davvero bello poco prima.

- Sì, stavamo parlando della tua festa - le rispose Lisa.

- Verrete? -.

- Penso proprio di sì. - esclamò Bryan - Le tue feste sono le migliori per sballarsi -.

- Vacci piano! Non voglio ritrovarmi senza una casa dove vivere. - ridacchiò l'altra - Ci vediamo, ragazzi -.

La salutammo all'unisono, prima di riprendere a mangiare.

***

Finita la scuola, salutai i miei amici e mi incamminai verso casa. Non impiegavo molto ad arrivarci e camminare tra le strade della mia città mi rilassava. La maggior parte delle case erano di mattoni, oppure villette a schiera. Gli alberi erano ovunque e il sole illuminava le strade con i suoi raggi caldi.

Di lì a un'ora avrei dovuto essere al piccolo locale dove lavoravo. Avevo giusto il tempo di mangiare qualcosa al volo e scappare. Camminai con le mani agganciate alle spalline dello zaino, sorridendo se incontravo qualcuno che conoscevo. In lontananza vidi un ragazzo alto e dai capelli rossi che risplendevano alla luce del sole. Indossava una maglia nera e portava lo zaino blu su una spalla sola.

Allungai il passo, cercando di raggiungerlo. Ero sicura che avesse notato qualcuno alle sue spalle, ma non si voltò neanche, deciso ad ignorarmi. Finalmente lo affiancai e sorrisi.

- Ciao! - dissi.

Si voltò verso di me, esaminando il mio volto, con una maschera di totale indifferenza. Be', sua madre mostrava almeno delle emozioni. Forse era solo così diffidente perché non conosceva ancora nessuno...

- Io sono Wendy, frequento il tuo stesso corso di matematica - mi presentai, senza perdere il buon umore.

Lui tornò a guardare l'asfalto scorrere via sotto i suoi piedi, senza degnarmi di una risposta. Iniziai a pensare che forse aveva qualche problema di udito, o una qualche forma di mutismo per cui sentiva ma non riusciva a parlare. Eravamo arrivati, per cui lo salutai prima che aprisse il cancelletto di casa sua. Non rispose.

Lo guardai stranita, proprio come avevo guardato sua madre il giorno prima e proseguii fino casa mia, raggiungendo il cancelletto in poche falcate.

Spazio autrice

Eccomiii

Sono tornata con una nuova storia, un po' storia d'amore, un po' thriller, un po' teenfiction. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante sia abbastanza breve. I prossimi saranno molto più lunghi e intriganti, questo è poco ma sicuro!

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, perché ne ho bisogno.

Prossimo capitolo a breve

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