Il Diavolo Sa Amare

By polariss_star

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La storia di Samantha e Christopher non è come tutte le storie d'amore e di odio: si odiano senza apparente m... More

SPECIAL CAST
prologo...
copertinaaaaaa
CAPITOLO 1
Nuova copertina.
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
avvisoooo
Capitolo 7
Capitolo 8

CAPITOLO 2

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By polariss_star

Ci incamminiamo lungo il corridoio, diretti in verso le scale che portano al secondo piano dove si trova l'aula C. 109 di chimica.

- Dopo le lezioni hai gli allenamenti? – Cerco di essere tranquilla e non prendermela per quello che mi ha detto prima.

- Si, dopo andiamo in palestra per allenarci coi pesi e testiamo la nostra resistenza. –

- Hm, ho capito. Stasera vai alla festa? - Domando curiosa.

- Ovvio, chi si perde la festa d'inizio anno. Vieni pure tu. – Non era una domanda ma piuttosto un'affermazione. Lo guardo e alzo le sopracciglia in modo interrogativo.

- Non mi sembra di averlo detto. – Ribatto, in modo molto tranquillo cercando di trattenermi dal sorridere perché lo voglio prendere in giro.

- E dai, non sarà divertente se non ci sei anche tu. Fallo per me. – Mi fa uno dei suoi sorrisi che io amo e non riesco a non accettare.

- Ci devo pensare. – Ribatto ancora più seria, mordendomi il labbro per non ridere della sua faccia.

Raggiungiamo la classe e la seconda campanella dell'inizio della seconda lezione tintinna. Prendo come sempre il posto vicino alla finestra e cerco di non sbadigliare e rimanere sveglia mentre il professore chiacchiera coi compagni.

Sbadiglio coprendomi la bocca con la mano e sussurro – Che stanchezza. -

- Hai fatto ore piccole? - Alza e abbassa le sopracciglia.

- Si, io e il letto abbiamo fatto follie. – Scoppiamo in una ristata, cercando di non farci vedere e sentire dal professore. Mi rimetto nella posizione più comoda.

- Sei incredibile. –

- Non sai quanto, soprattutto a letto. – Ammicco, facendogli l'occhiolino.

- Non è vero. – Afferma incredulo.

- Che cosa? Di che diavolo stai parlando? – sbotto non capendo nemmeno io.

- Non mi dire che tu e il cowboy del Texas... - Lascia la frase sospesa.

Finalmente capisco cosa intende e a voce troppo alta rispondo – No, ma che cazzo dici. Ma ti sei bevuto il cervello?

- Signorina Kramer, moderi il linguaggio o sarò costretto a mandarla dal preside il primo giorno di scuola. – Vengo rimproverata davanti alla classe come una bambina e le mie guance si fanno rosse come peperoni.

Mi alzo al rimprovero e dico imbarazzata - Mi scusi professore Gibson, non succederà più.

Guardo male Luke. – Tutta colpa tua. Cosa diavolo vai a pensare.

- Scusa, non volevo. – bisbiglia.

Gli voglio bene, ci conosciamo solo da poco più sei mesi ed è già il mio migliore amico, senza di lui non sarei riuscita a sopportare le angherie di quei babbuini ammaestrati.

All'improvviso la malinconia mi assale, i brutti ricordi affiorano e le lacrime minacciano di uscire. Alzo la mano e dico: - Professore Gibson posso uscire? – Spero e prego che la voce non si incrini sulle ultime parole. Trattengo le lacrime e abbasso la testa, tento di calmare il mio battito facendo respiri lenti e stringendo le mani a pugno.

- Certo. – Appena sento le parole, esco a passo spedito dalla classe lasciando sfuggire solo una lacrima che non sono riuscita a trattenere.

Non ci faccio caso a ciò che mi succede intorno. Appena metto piede fuori classe, emetto un lamento cercando di asciugare le lacrime che non vogliono fermarsi.

A passo rapido cerco di raggiungere il bagno più vicino.

- Sam fermati. – Sento la voce dell'ultima persona che avrei voluto incontrare, soprattutto in questo stato.

- Lasciami in pace, non è il momento. – Mi passo nuovamente le mani per asciugare le altre lacrime e accelero il passo.

- Ti ho detto di fermarti. - Mi agguanta per un braccio, facendomi fermare. Rimango girata per non farmi vedere, non in quello stato. Mi maledico per questo mio crollo emotivo improvviso. A testa china ammiro le mie scarpe che sembrano aver tutte le risposte della vita.

- Guardami. – L'intensità delle sue parole mi fanno venire i brividi.

- Cosa vuoi. – Ribatto cercando di non fare trasparire la mia fragilità.

- Voglio che mi guardi. – Prendo il coraggio, alzo gli occhi e lo guardo direttamente nelle sue iridi verdi tempesta con sfida.

- Ehi, stai bene? – Non credo alle mie orecchie e non riesco a capacitarmi che proprio lui, che ha messo sottosopra la mia vita, si stai preoccupando per me.

- Bene. – Sull'ultima parola la mia voce si incrina. Prendo un respiro profondo e cerco di ricompormi.

Faccio un passo indietro cercando di svincolarmi da questa situazione strana. Non so come comportarmi. Lo vorrei prendere a pugni ma allo stesso tempo abbracciare. Sono folle, sto impazzendo. Scuoto la testa per liberarmi da questi pensieri.

Si avvicina e io d'istinto mi allontano. Lo fa di nuovo e rimango intrappolata tra lui e il muro.

Prendo il coraggio e dico: - Su, infierisci. Prenditi pure gioco di me. – Il mio sangue si infiamma per la rabbia, sconforto, delusione e soprattutto perché è lui che mi vedere in questo stato di debolezza. Ho il cuore che inizia a battere furioso per la sua vicinanza.

Maledizione, cuore, calmati. Non ti permettere di battere così per questo coglione patentato. Dico mentalmente a me stessa.

Mi afferra per i fianchi tenendomi premuta contro la parete. D'istinto alzo le braccia e le posiziono sul suo petto per non farlo avvicinare di più.

A pochi centimetri dalle mie labbra sussurra: - Cosa succede piccola Sammy. Chi ti ha fatto piangere il primo giorno? Sai, mi sei mancata quest'estate. - Pronuncia queste parole con voce roca e il mio stomaco si contrae per la piega che ha preso questa conversazione.

Inghiotto a vuoto, cercando di trovare le parole giuste ma le uniche parole sono di rabbia, quindi rispondo semplicemente: - Fottiti. –

Vedo un luccichio nei suoi occhi e sono consapevole di aver fatto un grosso errore. – Vorrei fottere te. -

Incredula a ciò che sento, sbatto un paio di volte gli occhi. – Troppo tardi. – Ribatto, dandogli una leggera pacca sul petto. – E poi non ti sono mancata, vuoi solo prenderti gioco di me, tormentarmi, maltrattarmi, e schernire come sempre. – Aggiungo semplicemente.

- Invece, ti sbagli fiorellino.

Ciò che vedo nel suo sguardo mi spaventa, non so come interpretare le sue parole. Ma si sa, in fin dei conti le parole sono solo parole, non hanno valore. Ciò che conta sono i fatti, le grandi gesta.

Muove lentamente il pollice della sua mano sul lembo del mio fianco scoperto facendomi andare il corpo a fuoco e non so per quale motivo anche bagnare.

Poggio la mia mano sulla sua facendolo fermare.

Abbassa gli occhi sulle nostre mani per poi rialzarlo. – Cosa stai facendo? Cosa vuoi da me? Veramente pensi che io ci creda? -

Faccio appello a tutte le mie forze e cerco di allontanarlo invano, sembra incollato al pavimento. Avvicina ancor di più le sue labbra alle mie, trattengo il respiro per ciò che sta per accadere.

- Levale le mani di dosso. - Luke viene in contro a noi con le mani stretta a pugno.

- Altrimenti? – La sua espressione cambia in un nanosecondo e fa un ghigno, allontanandosi di qualche passo.

- Altrimenti ti farò allontanare io, ma a suon di cazzotti.- Ringhia afferrandomi la mano e trascinarmi nel suo abbraccio.

- Hunter, fatti i cazzi tuoi. Non sono cose che ti riguardano. È una questione tra me e lei. Quindi sparisci. – La voce di Christopher è tesa e arrabbiata.

- Tutto ciò che ha a che fare con Sam è affare mio. Lei è mia. – Si sfidano con lo sguardo.

- Hunter, levati dal cazzo. Lei non è tua. – Afferma sicuro di sé.

- Invece, ti sbagli. Lei è mia. Noi stiamo insieme. – Strabuzzo gli occhi e guardo Luke cercando di capire cosa vuole fare.

Christopher si avvicina di un passo verso Luke, prontamente mi metto in mezzo ai due per evitare che si prendano a pugni.

- Basta. – Intervengo prima che la situazione degeneri.

- Sam, sta scherzando vero? Tu non puoi stare con lui. – Si passa le mani tra i capelli, frustrato. Tira un pugno al muro, facendomi sussultare.

- Qualche problema Lambert? - Luke risponde al mio posto con un ghigno. Lo filmino con lo sguardo, avvertendolo di non infierire e peggiorare ulteriormente la situazione.

- Sei tu il mio fottuto problema. – Christopher ribatte stingendo le mani a pugno facendo diventare le nocche bianche.

Luke mi coglie di sorpresa e mi bacia. Scioccata, cerco di allontanarlo ma lui mi abbraccia e intensifica il bacio a cui non rispondo. Fortunatamente Chis è dietro di me e quindi non lo vede.

Sento dei passi allontanarsi. Mi allontano da Luke cercando di capire cosa sia successo e poi dico: - Perché l'hai fatto? -

- Ti ha fatto del male? – Pronuncia senza rispondere alla mia domanda.

- Perché l'hai fatto? Ma cosa ti è saltato in mente?- Sbotto ancora incredula spostando una ciocca di capelli da davanti il mio viso.

- Ti ho vista in difficoltà e volevo aiutarti. Siamo o no una squadra? Non prenderla a male, ma tu non sei il mio tipo. – Ribatte abbracciandomi.

- Non me la prendo. Nemmeno tu sei il mio tipo, mio caro. - Volgo lo sguardo verso Christopher che si allontana da noi con pugni stretti.

- Non immagini la faccia che ha fatto. Aveva uno sguardo omicida. Gli piaci. – Afferma alla fine della frase. Mi giro verso di lui a quell'affermazione così improvvisa.

- Non credo proprio. – Mormoro più a me stessa che a lui.

Il resto delle ore sono passate velocemente. Christopher mi ha ignorata per tutte le restanti ore che avevamo in comune. Qualche volta mi ha scoperta a guardarlo. Lo ammetto, l'ho guardato più del dovuto ma solo perché le parole di Luke continuavano a tornarmi in mente e tormentarmi.

L'ultima lezione del giorno è terminata, prendo la borsa ed esco per ultima dalla classe andando verso l'aula di arte. È una delle materie extrascolastiche che ho scelto di fare. Ho sempre amato disegnare. La mia camera, infatti, è piena di disegni, schizzi e fotografie.

Entro nell'aula di arte e noto subito che ci sono già diverse persone e anche il professore. Saluto appena entro e mi vado a posizionare davanti al cavalletto per disegno. Sono sistemati in cerchio. Il professor Gomez ci lascia liberi di disegnare essendo il primo giorno del corso.

Mi infilo le cuffie e mi metto all'opera, predo i carboncini e inizio a disegnare.

Immersa completamente, non mi accorgo che ormai la campanella è suonata e che quasi tutti hanno lasciato l'aula. Guardo l'ora e vedo che sono le sedici e venti.

- Merda. – Mormoro sottovoce. Mi affretto a pulire la mia postazione ed esco salutando il professore.

Corro lungo il corridoio e poi giù per le scale evitando di scontrarmi con qualcuno. Esco dalle grandi porte d'ingresso e corro verso la mota. Mi fermo, per la sorpresa. Chris e Luke si trovano davanti alla moto e stanno discutendo. Non ci voleva. Passo le mani sul viso e mi dirigo in quella direzione.

- Cosa sta succedendo? – Chiedo frustrata perché già sono in ritardo.

- Niente. – Rispondono all'unisono.

- Okay. Pixie, ci vediamo più tardi. Ora devo scappare che sono in ritardo. – Lo bacio sulla guancia e mi appresto a mettere il casco per poi montare sulla moto e partire senza aspettare risposta. 

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