„ After the deal "

By tsubakicos

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Due fratelli dai caratteri opposti, in conflitto da anni senza un apparente motivo. Diana, ventunenne, matric... More

Introduzione.
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Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10 - Aaron.
Capitolo 11 - Aaron.
Capitolo 12 - Aaron.

Capitolo 6.

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By tsubakicos

Sono ancora nel dormiveglia quando sento la porta di casa sbattere e l'auto di Yago allontanarsi dal vialetto. Mi domando dove stia andando di prima mattina. In genere dorme sino a tardi o viene bruscamente svegliato dai miei dispetti tra le lenzuola.

Ho ancora troppo sonno per darmi una risposta. Rimango immobile, gli occhi chiusi e le orecchie tese ad ascoltare il garrito dei gabbiani, fin quando il motore dell'auto ne ricopre il suono. Yago rientra e si precipita subito in camera.

"Piccola, svegliati. Sono passato in farmacia." La sua voce cela un rilevante stato d'ansia.

"Ma non saremmo dovuti andare insieme?" Proferisco con la bocca impastata dal sonno.

"Comprenderai che sono preoccupato e che non riesco ad aspettare quando si tratta di cose che mi fanno agitare."

"Sì, ti conosco bene."

Mi metto a sedere sul bordo del letto, poi prendo dalle sue mani il cartoncino bianco e rosa contenente il test di gravidanza.

"Non avrei mai pensato di maneggiare questo aggeggio prima dei trent'anni."

Mi dirigo in bagno da sola. Preferisco esser la prima a sapere la verità ed eventualmente elaborare pensieri sensati. Ovviamente spero di non vedere la doppia linea e il mio ragazzo starnazzare al suolo.

Seguo le semplici istruzioni scritte in piccolo sul bugiardino. Attendo.

Dieci minuti più tardi sono già sull'uscio del bagno, l'espressione impassibile e gli occhi puntati su quelli di Yago.

"Puoi stare tranquillo, è negativissimo." Mi spunta un sorriso a trentadue denti, mentre sento tutta l'ansia e la preoccupazione scivolarmi addosso e svanire.

Vedo il mio ragazzo sbuffare rumorosamente ed emettere uno strillo euforico. Direi che sia felice tanto quanto lo sono io.

"Non credo d'esser bravo nemmeno nel maneggiare le camicie che vendo ogni giorno, figuriamoci cambiare pannolini!"

"Genitori si diventa, non ci si nasce. Ma fortunatamente non dobbiamo più preoccuparci di questo."

Getto via gloriosamente il piccolo test nel cestino di fianco alla scrivania, poi mi siedo sulla trapunta. Yago mi segue e mi cinge la vita con un braccio, avvicinandosi maggiormente.

"Hai ragione, è solo che mi sento tremendamente insicuro quando si tratta di te. Ho spesso paura di sbagliare, di ferirti, di non essere abbastanza... Figurarsi davanti ad una possibile gravidanza."

"Sei perfetto così." Lo zittisco con un bacio dolce che ne richiama altri più famelici. Ben presto mi ritrovo con la schiena appoggiata al letto e il suo corpo sopra il mio. Le sue mani accarezzano il mio corpo con desiderio.

"L'abbiamo appena scampata e già ti fiondi su di me?" Prendo fra i denti il labbro inferiore di Yago.

"Un modo bizzarro per festeggiare." Dice, mentre i nostri vestiti finiscono uno ad uno sul pavimento.

-

Quando rientro a casa mia sono ormai le otto e, diversamente da ciò che mi aspettavo, i miei genitori sono usciti per cena. Trovo un piccolo biglietto sul bordo del tavolo in cucina: "Io e papà siamo fuori a festeggiare l'anniversario. Ci vediamo più tardi, baci."

Decido di ordinare una pizza, ma prima di telefonare al fattorino, penso sia il caso di chiedere a mio fratello se vuole mangiarla anche lui. Salgo al piano di sopra e busso alla porta di camera sua.

Si affaccia subito e noto che indossa già il pigiama: un completo grigio antracite semplice. E' scalzo e l'odore del dopo barba mi arriva al naso. Probabilmente è da poco uscito dalla doccia.

"Ordino una pizza. La vuoi?"

"Sì, per me una Bismarck." Accenna un lieve sorriso e le sue pupille si dilatano per la contentezza. Quasi nascondono il celeste canonico.

"Perfetto, scendi tra mezzora."

Telefono alla pizzeria di fiducia e ordino le due pizze. Nel frattempo preparo il tavolo della cucina senza badare troppo alle formalità.

Quando sento il campanello mi fiondo ad aprire e mi appresto a poggiare i cartoni fumanti sul tavolo.

Aaron scende di corsa e lo vedo sbucare con i capelli leggermente mossi. Quasi potrebbe nascondere i ciuffi dietro le orecchie. Avrà deciso di farli crescere qualche centimetro?

Ci accomodiamo ai soliti posti e, quando apro il mio cartone, il tipico profumo del prosciutto scaldato nel forno a legna mi stuzzica ancor di più l'appetito.

Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti, poi mio fratello prende la parola.

"Divertente la festa di ieri?"

"Normale." Faccio spallucce.

"C'era anche Carmen?"

"Sì, ovviamente."

"Non la vedo da mesi." Proferisce prima di addentare un trancio di pizza.

"Bhè, non avete mai avuto un rapporto così profondo, al di fuori delle vostre stanze."

Lo sento emettere una flebile risata.

"E con Yago?" Domanda.

"Tutto a posto." Non ho la benché minima intenzione di raccontare alla mia famiglia della gravidanza mancata.

Cala nuovamente il silenzio e ne approfitto per formulare mentalmente un discorso. Rimugino sui mille pensieri della sera scorsa e voglio impegnarmi nel cercare di avere una conversazione sana e costruttiva con lui. Siamo da soli, l'atmosfera è serena, quindi perché no?

Tra un boccone di pizza e l'altro decido di cogliere l'opportunità.

"A lavoro tutto bene?" Domando.

"Sì, benissimo. Anche se su di me pesano un po' troppe responsabilità."

"Sei sempre pieno fino al collo?"

"Sì." Sbuffa. "Vorrei prendere qualche giorno di ferie, ma non mi è possibile."

"Perché non vieni a qualche festa? O comunque, perché non esci con noi una sera? In fondo conosci tutti. Ti svaghi un po'!"

Non risponde, si limita a guardare le briciole rimaste sul fondo del suo cartone.

"È arrivato un nuovo ragazzo nel gruppo... si chiama Jared, è un amico di Chris."

"Jared? Un amico di Christian?" Domanda incuriosito.

"Non ne so molto, ho solo scoperto che non è di qui e si è trasferito da poco."

"Umh, non mi sembra di conoscerlo."

"È alto, ha dei capelli particolari: sono un misto tra un castano chiaro e un biondo naturale. Dovresti vedere i suoi occhi... sono blu e quasi intimidatori. Mi ha fatto uno strano effetto conoscerlo."

Aaron si ghiaccia sul posto nell'udire la descrizione del giovane. Noto i suoi occhi sgranarsi e lo sento deglutire rumorosamente.

"Jared... certo." Mormora tra sé e sé.

"Lo conosci? Pensavo fosse la sua prima uscita dopo il trasferimento."

Lui non risponde, è ancora impegnato a fissare un punto qualunque del tavolo. Quando tronca il silenzio con la mascella serrata e l'aria quasi arrabbiata, intravedo nei suoi occhi una gran confusione, come se non sapesse da che parte appigliarsi.

A cosa starà pensando? Sembra quasi nel panico...

"Ti ha chiesto qualcosa di strano?" Si limita a domandare.

"Umh, no. Sinceramente non avevo nemmeno voglia di chiacchierare con lui."

"Non ha una bella reputazione, è meglio se gli stai alla larga." Proferisce, per poi alzarsi e accartocciare il cartone di pizza per poterlo gettare nell'apposito contenitore.

"Perché? Dove l'hai conosciuto? Sembravi non saperne nulla, poco fa." La sua frase ha stuzzicato notevolmente la mia curiosità.

Aaron non risponde, si è spostato di fronte al lavello per sciacquarsi le mani ed io seguo i suoi movimenti in attesa di una risposta.

Si avvicina alla mia sedia, posa la sua ampia mano sulla mia spalla. "Non ha importanza, è meglio per te se gli stai lontana." E così dicendo si avvia verso la scala per tornare in camera sua.

Mi alzo velocemente e non gli concedo nemmeno il tempo di poggiare un piede sul primo scalino. Gli afferro il polso e lo costringo a guardarmi.

"Aaron, ti prego, parlami. Non lo facciamo da tanto tempo e non ho mai smesso di sperare che il nostro rapporto tornasse pacifico come quando eravamo bambini." Le parole escono a fiumi, senza che io riesca a controllarle. Lo fisso intensamente e quasi mi viene da piangere. "Perché non possiamo comportarci come due fratelli, invece di litigare costantemente come cane e gatto? Perché non possiamo parlare ancora un po'?" Faccio una breve pausa per dargli spazio, ma non emette un fiato. "Almeno spiegami perché questo Jared non è un tipo raccomandabile."

Non riesce a sostenere il mio sguardo e ciondola sul posto. Tossisce, forse solo per schiarirsi la voce, o forse per camuffare uno stato d'animo ingombrante.

"Se mi comporto così è perché credo sia la cosa giusta da fare. Non posso dirti altro."


▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Ciao miei bellissimi lettori!

Minaccia scampata, possiamo tirare un sospiro di sollievo!

Passiamo al fratello "problematico": che tipo di rapporto potrà mai avere con Jared? Annusate aria di guai?

Vi ringrazio immensamente per tutti i commenti e le teorie che mi esponete. Sono contenta di suscitarvi curiosità con la mia creazione <3

Baci, appuntamento al prossimo capitolo!

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