♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vk...

By bisdrucciola

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"Comunque, credo che le stelle possano influire nell'animo degli uomini. Se ci pensi, quando guardiamo le ste... More

✤ P R O L O G O ✤
family is where life begins and love never ends.
you'll regret someday if you don't do your best now.
kill 'em with success, bury 'em with a smile.
don't ever run backwards.
never work just for money or for power.
you can be the moon and still be jealous of the stars.
and then you came into my life.
i'm jealous. wanna know why? because we started as 'just friends' too.
love is both: how you become a person, and why.
can i be your lei-tsu?
i like people who shake other people up & make em feel uncomfortable.
heavy hearts don't have to drown.
kiss me until i forget the thought of somebody else near your lips.
you became one of my stories.
the tip of my finger is tracing your figure.
we're too young and immature to give up, you idiot.
i just want you to talk to me. tell me how you feel. about life. just talk.
i want you. all of you. on me. under me. tasting me. wanting me.
it hurts too good to say no.
the more i learn about you, the more i like you.
to die would be less painful.
do you think the universe fights for souls to be together?
life is not about hiding, life is about living.
i am desperately craving your lips.
a sea of whiskey couldn't intoxicate me as much as a drop of you.
i hope you can see me for what i am and continue to love me the same.
i've been holding back for the fear that you might change you mind.
i tried so hard to not fall for you, but then our eyes locked and it was over.
my heart's your home, no matter where you are, u'll always have a place to stay.
all my mistakes are drowning me, i'm trying to make it better piece by piece.
perhaps it's better this way.
he's stuck inside my brain so much that he can call my head "home".
i think i need you, and that's so hard to say.
tell me pretty lies, tell me that you love me, even if it's fake.
how can i look at you and feel so much happiness and sadness all at once?
i've hella feelings for you, but i'm so fucking scared.
you spread warmth and inspire my life, just like the sun does.
lips so good i forget my name.
one of the hardest battles we fight is between what we know and what we feel.
he dreams more often than he sleeps.
mommy, daddy, don't you know? You lost your daughter years ago.
ça ne casse pas trois pattes à un canard
i wanna feel you in my veins.
as humans we ruin everything we touch, including each other.
I just wish i could lose this feeling as fast as i lost you.
look at your cuts. each one is a battle with yourself that you lost.
in the end, we'll all become stories.
And he dreamed of paradise every time he closed his eyes.
un piccolo regalo...
you're burning inside of me and i'm still alive in you.

there's nothing wrong with you.

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By bisdrucciola


"Scusa ma io..." Jungkook rimase zitto con gli occhi sbarrati, mentre si girava a guardare il vuoto. "Ho bisogno di..." Niente che avesse senso compiuto uscì dalla sua bocca. Era così allibito da quella confessione che quasi si dimenticò come si respirasse. Distolse lo sguardo dal ragazzo che aveva vicino e restò a fissare il sedile di pelle nera davanti a lui.

Anche Taehyung distolse lo sguardo da Jungkook e fu subito colto da un orribile rimorso. Non si sentiva più le mani e le gambe, restò a guardare il tappetino che stava sotto i suoi piedi con la consapevolezza di aver fatto un errore irreparabile. Non sapeva nemmeno lui perché glielo avesse rivelato, ma tutto quello che riusciva a pensare in quel momento era che aveva sbagliato. Era vero, forse sarebbe potuta essere una notizia scioccante, inaspettata, ma Jungkook l'aveva fatta sembrare la fine del mondo. Quello sguardo che gli aveva rivolto e il fatto che l'avesse allontanato come un insetto stavano bruciando come sale sulle ferite aperte e non era sicuro che si sarebbero mai rimarginate. Ne aveva ricevuti di sguardi del genere, Dio se li aveva ricevuti, ma nell'atrio più profondo della sua anima aveva davvero sperato che quel ragazzo, almeno lui, lo avesse capito. Non sapeva il motivo per il quale Jungkook fosse stato così repulsivo, ma tutto ciò che desiderava in quel momento era sparire e non avergli mai confessato quella parte di sé che gli aveva nascosto durante quei mesi. Doveva capirlo anche lui, si disse, magari non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, ma Jungkook era diventato una di quelle persone che con una sola parola avrebbe condizionato l'umore di un'intera giornata.

Entrambi rialzarono il capo appena la macchina parcheggiò e si guardarono di sbieco. Jungkook si rifiutó di pensare a quella rivelazione nel momento in cui avrebbe dovuto incontrare i suoi genitori, dunque scese dalla macchina senza fiatare. Taehyung fece lo stesso, guardando il minore di sottecchi per tutto il tempo durante il quale erano impegnati a dirigersi verso una villetta bifamiliare. Due cancelli erano posizionati uno di fianco all'altro, una staccionata divideva i due differenti sentieri che conducevano alle rispettive porte d'entrata e due giardini erano invece ben distinti. Uno era straordinariamente curato, con una siepe che sembrava tagliata col laser e i fiori colorati piantati ordinatamente vicino al sentiero. L'altro era invece una sorta di foresta pluviale in miniatura, con fronde sparse per terra, dalla quale si ergevano erbacce con il gambo del diametro di un tronco. Il minore quasi si vergognó a far sapere a Taehyung che proprio quello era il giardino dei suoi genitori. In quel momento avrebbe voluto spiegargli che i suoi lavoravano molto e non avevano molti soldi per pagare tutte le settimane un giardiniere, ma non gli sembrava il caso data la loro precedente discussione, sempre se fosse degna di essere considerata tale. Il ragazzo suonó al campanello e appena si girò, trovò Taehyung che cercava qualcosa nelle tasche. Dopo un po', trovó quello che stava cercando, anche se il ragazzo non riuscì a vedere cosa fosse, e quel gesto che fu accompagnato da un'esultanza sussurrata. Il clanc del cancello di metallo grigio che si apriva fece sorridere Jungkook e man mano a mano che la porta si apriva quel sorriso fu sempre più marcato.
Due testoline spuntarono dalla porta d'ingresso socchiusa, che successivamente fu spalancata rozzamente.

"TESORO, AMORE DELLA MAMMA, VIENI QUI!" Una voce femminile ed acuta si fece sentire e poi Jungkook realizzó che la madre stava correndo lungo tutto il sentiero per abbracciarlo. "MI SEI MANCATO COSÌ TANTO." Il ragazzó sentì le braccia della madre circondargli il collo e anche lui la cinse forte, sentendo l'odore più familiare che un essere umano potesse mai sentire. Le braccia della mamma erano sempre state magre ma incredibilmente forti e Jungkook chiuse gli occhi al ricordo dell'ultimo abbraccio che le aveva dato, molti, molti mesi prima.

"Chi abbiamo qui? Il ragazzo più bello, talentuoso, dolce, educato e lavoratore del mondo?" Il padre di Jungkook camminó verso i due e solo a quel punto la madre si staccó da lui per permettere al papà di abbracciarlo forte.

"Siamo così felici che tu sia venuto qui a trovarci, Jungkook!" I genitori si piazzarono davanti a lui e la madre si resse con un braccio alla spalla del padre, appoggiandovi poi la testa.

Taehyung era ancora dietro a Jungkook, in procinto di osservare quella dolce scena. I suoi occhi caddero più volte sul sorriso del minore. Pensó che quel sorriso si era acceso solo per merito suo e ne fu così soddisfatto da far nascere a sua volta un sorrisetto involontario che cercò di nascondere sotto il palmo. In un secondo momento, però, si giró per guardarsi intorno e realizzó che quelle strade le ricordava fin troppo vividamente. Il suo sorriso si spense, lasciando spazio ad una profonda ed oscura sensazione di vuoto. Si ricordó delle lunghe passeggiate con la madre, appassionata fumatrice anche quando si era ritrovata sul letto di morte, durante le quali parlavano e parlavano del più e del meno. Fu durante una di queste passeggiate che Taehyung le confessó di aver baciato un ragazzo e che, cosa più importante, gli era piaciuto. La sua reazione se la ricordava come se fosse successa il giorno prima. "Sono così felice per te." Gli aveva detto, senza nemmeno esitare né chieder nulla, con un grande sorriso. "Ti sta trattando bene, vero? Perché se le persone non ti valorizzano per quello che sei davvero e per come sei dentro, devi sempre avere la forza di tagliarle via." Quelle parole risuonarono nella sua mente con la stessa voce femminile della madre e Taehyung chiuse gli occhi per tentare di togliersi quei pensieri tremendamente dolorosi dalla testa. La reazione, invece, che aveva avuto Jungkook si era rivelata l'opposto completo e Taehyung si sentì orribilmente stupito ad aver anche lontanamente pensato di poter paragonare le due cose. Era tutto così ovvio e scontato che provó un rimorso così grande da fargli un male terribile al petto.
Come minimo, Jungkook lo avrebbe allontanato da quel momento in poi o forse avrebbe iniziato a pensare che il Taehyung che aveva conosciuto fosse solo il riflesso esatto della sua sessualità, senza nient'altro da approfondire o conoscere.

"Mamma, papà." Fece poi Jungkook. "Lui è Taehyung." E lo indicó fluidamente con il palmo della mano.

La voce del ragazzo fece distogliere lo stilista dai suoi numerosi pensieri e subito rivolse gli occhi ai due signori che erano attenti su di lui.

"Lei è quel Taehyung?" Chiese il padre con un viso incredulo e la voce tremolante, alternando lo sguardo attonito tra Jungkook e Taehyung.

"SÍ, TESORO, È VERO! L'HO VISTO COSÌ TANTE VOLTE IN TV E RIVISTE CHE LO RICONOSCEREI ANCHE AL MERCATO DEL PESCE!" Esclamò la madre tutta saltellante.

"OH, PER TUTTI I BUONI SANTI DEL PURGATORIO, LEI È IL BENVENUTO NELLA UMILE DIMORA JEON." Esclamò il padre in tono pomposamente ieratico. Si presentava come un uomo abbastanza alto, con i capelli neri a spazzola e un po' di pancetta. "È veramente un grandissimo onore conoscerla di persona, sicuramente ha fatto un lungo viaggio per venire fin qui, dunque mi dispiace, ma la prego di accettare le riconoscenze in nome mio e di mio figlio." Il padre di Jungkook si inchinò per circa trentadue volte.

Taehyung si sentì leggermente in imbarazzo, ma si decise a porgere una mano davanti agli occhi del Signor Jung e stringergliela in modo civile. "Può chiamarmi solo Taehyung ed è per me un grandissimo onore conoscere la famiglia di uno dei miei modelli più promettenti." E sorrise forzatamente, guardando Jungkook. "E comunque io ho fornito solo i mezzi per portare qui vostro figlio, non preoccupatevi." L'uomo sembrò quasi in procinto di morire d'infarto, con gli occhi scintillanti puntati su di lui.

"Oh, Acqua Nel Deserto, già lo amo!" Sussurrò la madre nell'orecchio del padre. La donna era un po' più bassa di Jungkook, esile, ma con un carattere deciso, il quale faceva pensare ad una vera e propria donna d'affari.

"Ed è un piacere conoscere anche lei, Signorina Jung." Taehyung salutò la donna con un gesto della mano e lei lo guardò sbalordita.

"Signorina? Intende proprio me, Signor Kim?" Chiese la donna, con la mascella in disfunzione totale.

"Ma certamente." Le sorrise lo stilista, rivolgendole un lieve inchino.

"Che tu sia benedetto, figliolo." Una frase di compiacimento assoluto fin troppo sincera.

I genitori scortarono i due ragazzi dentro la loro modesta casa e Taehyung si guardó intorno. Affisse ai muri c'erano varie foto di Jungkook da bambino, le quali gli fecero scaldare il cuore, e qualche quadretto di famiglia che li ritraeva tutti e quattro insieme. Nelle mensole erano appoggiate varie statuette del Buddha e il tavolo era già apparecchiato per due persone con una graziosa tovaglia a fiori che faceva contrasto con lo scuro pavimento di legno.
La madre aggiunse due posti per far sedere i ragazzi e poi sparì, trascinando il padre in cucina. "Fate come se foste a casa vostra, noi prepariamo qualcosa e torniamo subito!" Aveva detto con un gran sorriso prima di chiudersi a cucinare, tenendo in ostaggio anche l'uomo.

"AMORINO, ABBIAMO SOLO DELLA CARNE E DEL TONNO IN SCATOLA!" Esclamò il padre nel più completo panico dopo aver tirato fuori una sorta di scatoletta dalla credenza.

"Faro Nella Nebbia ma ti senti bene? Quello era il cibo per Crystal!" Esclamó la madre contrariata mentre guardava attentamente ogni angolo della dispensa.

"...Mio Prezioso Fuoco Nella Neve, Crystal è morta un anno fa." Sentenziò il padre, tirando via il cibo per cani che teneva in mano. "Che schifo, CHE SCHIFO."

"Stammi a sentire Unica Ragione Della Mia Vita (oltre ai miei figli) o ti decidi a trovare qualcosa che sia degno di Jungkook e sopratutto di KIM TAEHYUNG oppure ti prendo a padellate." Gli infimó la madre con tono sibilante.

Altrettante ricerche da parte dei due non portarono a nulla oltre ad altro cibo per cani scaduto, del pane e della marmellata di ananas. Erano soliti, ed era abbastanza ovvio, a mangiare un pasto veloce a lavoro durante la pausa pranzo, quindi non tenevano mai troppo cibo in casa. Solo dopo altri minuti di perquisizione completa di cucina e dispensa ci fu la svolta.

"HO TROVATO IL RAMEN CHE MI HA DATO MIA SORELLA IERI! BASTA SOLO SCALDARLO!" Esclamò vittorioso l'uomo dopo altre disperate ricerche.

"LO VEDI CHE ALLORA C'É IL MOTIVO PER CUI TI HO SPOSATO?" Gli rispose gioiosamente la madre, accendendo i fornelli con fare di sfida.

Nell'altra stanza i due ragazzi stavano assistendo il più completo ed imbarazzante silenzio. Jungkook aveva paura di aprire bocca per non incappare di nuovo in quel discorso e Taehyung invece non aveva proprio voglia di parlare, dunque entrambi si limitarono a guardare punti indefiniti nella stanza. Lo stilista avrebbe voluto chiarire, ma farlo in quel momento non gli sembrava giusto, per questo motivo aveva deciso di aspettare il viaggio in jet dove avrebbero potuto godere di molta più privacy.

"Ragazzi, il pranzo è pronto!" La donna irruppe nella stanza con un sorriso che le scorreva fluidamente da una guancia all'altra.

Si sedettero tutti a tavola e appena Taehyung assaggió il ramen che avevano "cucinato" i genitori di Jungkook, pensó che fosse veramente buono. Aveva quasi dimenticato come fosse mangiare pasti casalinghi ed è inutile ripetere che quel piatto così semplice gli ricordó sua madre, stesse emozioni, stessi pensieri che furono repressi da lui stesso. Eppure gli piacque concedersi ad una pietanza del genere, poiché con il suo lavoro poche volte gli capitava di mangiare cibi umili, cucinati interamente in casa. Ormai era la normalità per lui frequentare ristoranti e, sebbene essi fossero di alto livello, niente era come il sapore della cucina vera e quotidiana.

"Jungkook, come va con tuo fratello?" Gli chiese la madre, poggiando entrambe mani sotto al mento.

"Mio fratello..." Rispose Jungkook. "Mi aiuta molto, ma lavora praticamente sempre." Gli uscì una frase un po' malinconica, ma sapeva che i suoi lo avrebbero capito in pieno.

"Lo capisco, lo chiameremo dopo, magari facci sapere il suo itinerario in modo da conoscere i suoi orari." Le consigliò poi la donna, portandosi alla bocca le bacchette con avvolti i noodles.

"Non ti chiedo del tuo lavoro perché non saresti sincero..." il padre lanció un'occhiata allegra a Taehyung. "E poi perché sono sicuro che tu ti trovi bene con questo giovanotto, però... ce l'hai una ragazza?"

"No." Rispose semplicemente Jungkook. "Non ho tempo per delle relazioni adesso." Era la stessa giustificazioni che usava da anni. Era anche la verità, non lo metteva in dubbio, ma dopo quello che Taehyung gli aveva detto sulle anime gemelle non era più sicuro che gli stesse bene continuare ad usarla. Voleva trovare qualcuno con cui condividere qualcosa di più di un'amicizia, ma proprio quel qualcuno era il vero problema, giacché era convinto che fosse tremendamente difficile anche solo iniziare a cercarlo.

"Troverai sicuramente qualcuno, un giorno." Gli rispose l'uomo confidente. "Signor Kim, è vero che è appassionato di calcio?" Chiese poi.

"Appassionato è una parolona." Rise il ragazzo. "Peró, diciamo è lo sport che preferisco tra tutti." Sorrise dolcemente.

"Quando Jungkook era piccolo, ho cercato in tutti i modi di insegnargli a giocare, ma proprio non gli andava giù." Rise il padre, guardando il malcapitato che aveva puntato già il suo sguardo infastidito su di lui.

"Grazie papà per aver detto questo al mio capo e datore di lavoro, non saprei come fare senza di te." Lo rimproveró fintamente arrabbiato.

"Ehy, non mi considererai solo questo adesso?" Chiese Taehyung a Jungkook un po' indispettito.

Jungkook lo ignoró volutamente, deludendo nel profondo lo stilista con quel gesto. Non avrebbe saputo cosa rispondere, nè tantomeno come rispondergli. Non era certo di cosa fosse per lui Taehyung e dopo la recente scoperta la sua insicurezza era anche peggiorata.

"Ah, scusi Signor Kim, ma volevo davvero complimentarmi con lei per la linea autunno/inverno dell'anno scorso!" Disse la madre, tutta contenta. "Sa, è stato Jungkook a farmi interessare al mondo della moda e lei è lo stilista che preferisco in assoluto, ci tenevo a farglielo sapere." Balbettó alla fine.

"Mi fa davvero piacere Signorina Jung, quella è una delle collezione di cui sono più fiero e sono felice che lei abbia colto il punto." Lo stilista vide il volto della madre modificarsi e diventare l'espressione della più completa gioia.

Quel momento fu improvvisamente intralciato dalla suoneria del cellulare di Taehyung, il quale chiese scusa ai presenti, si alzó e si diresse in corridoio per rispondere. Una chiamata di Yoongi non prometteva mai bene, si disse.

"Pronto? Tae, ci sei? Vieni subito all'atelier!" Esclamó Yoongi, seriamente preoccupato.

"Io... cosa? Perché?" Chiese a voce bassa lo stilista, pervaso dall'ansia di sentire Yoongi così allarmato.

"Ci sono degli stronzi... cioè, dei clienti che stanno arrivando senza aver prenotato nessun appuntamento, ma sono clienti importanti, Tae, sono esteri!" Taehyung rimase zitto, senza replicare nulla, mentre il suo cuore cominciava a battere all'impazzata. Il ragazzo al di là del telefono cominciò ad indugiare visto che non stava udendo nessuna risposta. "Taehyung dove diavolo sei adesso?" Chiese allora, lievemente alterato.

"Un pochino lontanuccio." Gli rispose lo stilista con la voce più acuta del normale.

"Quanto lontanuccio?" Replicó Yoongi, mentre il suo tono si trasformava di nuovo nel suo solito tono monotono e solo un pelo più intimidatorio.

"Eeeeh." Fece Taehyung. "-uccio, -uccio."

"Andiamo non scherzare, dove sei?" Chiese l'altro, che stava perdendo la pazienza.

"A Daegu, Yoongi, a Daegu." Confessó lo stilista con un po' d'astio.

"La tua città natale..." Yoongi sapeva del lutto dell'amico e rimase zitto. "Tae, se non te la senti di venire, ti copro io e li faccio tornare un'altra volta, non ci sono nemmeno Jin e Namjoon."

Taehyung ci pensó su e si disse che non poteva certo lasciare indietro il suo lavoro. Tutti all'interno della sede si stavano impegnando per succedere a livello mondiale, non poteva permettersi di non ricevere dei clienti così importanti. Speró che Jungkook accettasse o almeno capisse la sua scelta e disse, "Senti, coprimi tu per una mezz'ora o un'oretta circa, ti assicuro che arriverò in tempo."

"Certo Tae, ci penso io." Disse in tono sommesso e lievemente svogliato Yoongi, chiudendo poi la telefonata.

Taehyung restó a fissare il vuoto per riflettere sulle parole che avrebbe dovuto dire a Jungkook per non sembrare scortese, poi si affacciò dalla porta del corridoio e lo chiamó per parlare da soli di quella situazione.

"Sentì Jungkook, ho avuto delle complicazioni." Inizió seriosamente appena si ritrovó il ragazzo davanti. "Dei clienti stanno arrivando da V's senza aver minimamente avvisato e sono clienti molto, molto importanti." Fece una pausa. "Devo davvero andare adesso, mi dispiace tanto e scusami."

"Oh..." Rispose il moro un po' deluso. "Non preoccuparti, hai già fatto tanto per me è ti ringrazio davvero di cuore. Non posso fermarti se devi scappare, quindi andiamo." E gli fece un sorriso accennato.
Che conversazione piatta, pensò lo stilista, ma infondo, cosa avrebbe dovuto aspettarsi?

I due ritornarono nell'altra stanza e Taehyung comunicó ai due ciò che gli era capitato apertamente, in modo da far sapere la valida giustificazione, ringraziò la famiglia per il pasto e informò Jungkook che lo avrebbe aspettato fuori se avesse voluto salutare i genitori in privato.

"Saremo brevi, Kookie." Gli disse il padre . "Sappi che qualunque cosa succeda, noi saremo sempre, e dico sempre, lì a guardarti e a vegliare su di te. Mi raccomando, impegnati, sii aperto a nuove esperienze e non limitare mai te stesso in qualunque cosa ti capiti. Ricorda anche a tuo fratello che noi vi amiamo più di ogni altra cosa al mondo, va bene?" E gli diede un grande abbraccio.

"Kookie..." La madre gli accarezzó una guancia dolcemente. "Trova la persona che ti fa felice." Inizió. "Quando ti senti solo, fai quello che ti va di fare e cerca sempre di circondarti di persone che vogliono solo il meglio per te, persone che vogliono vederti sorridere e che farebbero di tutto affinché ciò accada. Quindi, ringrazia tantissimo Taehyung da parte nostra per questa meravigliosa possibilità. E poi... voglio che tu sappia che, di qualunque persona ti dovessi innamorare in futuro, per noi è importante solo che tu faccia sempre felice. Non ci importa della religione, dello status sociale, della famiglia né tantomeno del sesso, se ti fa felice, innamorati e fai le tue esperienze. Noi ci fideremo sempre di te, saremo sempre lì a proteggerti, va bene?"

"Sì, mamma, lo terrò a mente." Gli sorrise il ragazzo. "Abbraccio di famiglia?"

"Abbraccio di famiglia." Dissero in coro, per poi abbracciarsi più stretti che poterono. Forse quello era l'ultimo che Jungkook avrebbe sentito in anni e anni, quindi restarono in quella posizione per numerosi minuti. Quelle braccia così familiari e confortevoli fecero sparire ogni dubbio dalla mente di Jungkook.
Appena si staccarono, il ragazzo si diresse fuori dalla porta e fu letteralmente pietrificato dalla visione che gli si paró davanti. Taehyung appoggiato alla staccionata con fare blando che si portava svogliatamente una sigaretta alla bocca e la aspirava fino a farla diventare rossa sull'estremità. Fu letteralmente accecato da quella visione e gli andó vicino con una foga quasi mozzafiato.

"Tu... tu come puoi avere il coraggio di fumare?" Gli chiese, distrutto. Non aveva certo il diritto di strappargli la sigaretta dalla bocca, però era tutto ciò che avrebbe voluto fare in quel momento.

"Lo faccio solo quando sono sotto stress." Alzó le spalle Taehyung, indifferente.

"Taehyung, ma fumare aumenta il rischio di..." Jungkook si bloccó, ripensando a chi gli abbia dato tutta la libertà di contraddire le azioni del maggiore.

"Leucemia, già." E fece un altro tiro. "Ma non fu certo la nicotina ad uccidere mia madre." Disse, privando il volto di qualsiasi espressione. "È arrivato il taxi, vieni."

Jungkook era completamente attonito. Una volta entrato nel taxi disse, "Perché lo fai?" Chiese.

"Il motivo per il quale lo fanno tutti i fumatori, riduce lo stress, per l'appunto." Disse semplicemente. "Ne fumo così poche che non ricordo nemmeno a quando risale questo pacchetto."

"Non farlo più." Gli disse a mezza voce. "Ti prego, non farlo più."

Taehyung si stranì abbondantemente a quella reazione così disperata e decise di riporre il pacchetto nella tasche e rimanere in silenzio. Sapeva che il vizio del fumo era un fattore che aveva condannato sua madre, a diciotto anni aveva cominciato a fumare solo perché voleva farsi del male come se l'era fatto lei nel tempo. L'odore del fumo era una delle poche cose che gli rimanevano per ricordarla in tutto e per tutto e anche a distanza di anni continuava a farlo per ricordarsi quel particolare. Quando era triste o in ansia per qualcosa, ne accendeva una e tutto spariva insieme all'immagine della madre che fumava nel balcone dopo cena.
Arrivarono all'aeroporto e ripercorsero tutta la strada che avevano già fatto precedentemente, Jungkook riconobbe altrettante persone di diverse nazionalità e poi salirono sullo stesso jet, stessa hostess, stessi sedili e stesso spumante.

Jungkook si ricordó del viaggio di andata e guardó fuori dal finestrino. Taehyung aveva detto che la storia di Zhu e Liang era molto importante per lui ed era sinceramente incuriosito dal motivo. Sapeva che avrebbe dovuto parlare del fatto dell'omosessualità, ma semplicemente non sapeva nemmeno lui cosa provasse nei confronti di questo particolare. Era solo una questione di abitudine, si disse, non gli recava nessun problema il fatto che Taehyung fosse gay, ma c'era qualcosa in più che sentiva da quando lo aveva saputo e quel qualcosa lo spaventava.

"Taehyung..." Lo chiamó. "Perché la storia di Zhu e Liang è importante per te?"

Taehyung ci pensó qualche secondo e poi disse, "Perché dimostra che l'amore non ha confini. Il legame di quei due ragazzi è dovuto passare tra numerosissimi perigli. La fatica di Zhu per frequentare un'università dove non era accettata, le restrizioni del padre, l'amore nascosto e poi addirittura la morte. Persino quest'ultima, in quella storia, era stata sconfitta dal vero amore e le farfalle sono un simbolo di liberazione, di consapevolezza che due anime destinate a stare insieme sono indotte a questa sorte per quante esse possano tentare di sottrarsi ad essa. L'idea di un amore senza frontiere mi aveva intrigato fin da piccolo, ironia della sorte." E Rise.

Jungkook rimase a guardare il ragazzo e poi chiuse gli occhi. Sapeva bene a cosa si riferisse quell'ironia della sorte e decise di mettere le cose in chiaro una volte per tutte. "Ascolta Taehyung, riguardo alla faccenda dell'omosessualità, ti assicuro che non ho nulla contro di te. Dammi solo un po' di tempo per farci l'abitudine, ma non ti posso promettere che niente di niente cambierà." Confessó il ragazzo, guardandolo fisso negli occhi. "Io non ci ho nemmeno mai pensato a come sia avere un amico omosessuale e c'è qualcosa che provo di cui sono spaventato, ma mi dispiace se oggi ho ferito i tuoi sentimenti." Vide che lo stilista stava per aprire bocca e lo fermó. "E comunque, ho sentito che fare ciò che hai fatto tu con me è un passo importante e... sono felice che tu l'abbia fatto, appunto, proprio con me." E Concluse.

Taehyung lo osservava, mentre il suo volto ritornava gradualmente ad illuminarsi. "Mettiamo le cose in chiaro, non è che se sono gay devo provare attrazione per tutti i ragazzi che incontro." Lo disse senza pensare alla conseguenze e senza minimamente rendersi conto che qualcosina per Jungkook era nato, ma ciò di cui era sicuro era che tutto quello che immaginava fosse impossibile da realizzare.

"Già." Rispose Jungkook. "Posso?" E indicó la sua spalla. Era ancora un po' più esitante ma doveva imparare a pensare che quello seduto accanto a lui era lo stesso Taehyung di sempre, quello che aveva capito perfettamente come si sentisse in quei giorni senza nemmeno saperlo, che gli aveva alleviato la paura di volare e che aveva fatto di tutto per portarlo dai suoi genitori.

Lo stilista fece un largo e bianco sorriso per poi allargare il braccio. "Vieni qui, magari quando ritorniamo ti insegno anche a giocare a calcio." E rise, mentre Jungkook appoggiava la testa sulla sua spalla.

"Se hai voglia, potresti raccontarmi un'altra delle tue storie, per favore?" Chiese il ragazzo, quando il jet ricominciava a prendere velocità sulla pista asfaltata e liscia.

Le dita di Taehyung scivolarono nuovamente tra i capelli di Jungkook e lo stilista iniziò ad accarezzarli dolcemente, mentre avvertiva il corpo del minore che si rilassava al suo tocco. Una fiammella di gioia e una di malinconia nacquero contrapposte nel suo petto. Sapeva che da lì in poi le cose sarebbero cambiate almeno un minimo, ma finché aveva Jungkook così vicino a lui e questo voleva ancora parlargli, nient'altro aveva più importanza.

"C'era una volta..."

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COMPLETA ✅ Primo capitolo 01/09/22 Ultimo capitolo 30/12/22 💘 Taehyung, un militare con un passato oscuro, vive una vita apparentemente normale fino...