„ After the deal "

By tsubakicos

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Due fratelli dai caratteri opposti, in conflitto da anni senza un apparente motivo. Diana, ventunenne, matric... More

Introduzione.
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Capitolo 1.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10 - Aaron.
Capitolo 11 - Aaron.
Capitolo 12 - Aaron.

Capitolo 2.

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By tsubakicos

"Diana! Svegliati, ho bisogno della tua macchina, la mia non parte."

La voce irritante di mio fratello mi sveglia di soprassalto e la voglia di farlo inciampare giù dalle scale mi appare più nitida nei pensieri.

"Allora? Vuoi scendere da quel letto? Devo andare a lavoro!" Insiste, con le braccia incrociate contro il petto.

"Vuoi calmarti? Perché non hai chiesto a mamma o a papà di accompagnarti?" Mi metto seduta scostando le coperte.

"Sono le nove, non c'è nessuno in casa."

Roteo gli occhi al cielo e con uno scatto mi dirigo in bagno per lavarmi il viso.

"Dove sono le chiavi?" Domanda alzando il tono di voce perché io possa sentirlo.

"Scordatelo, ti ci accompagno io." Rispondo seccata. "E la prossima volta chiami il meccanico, invece di rompere le scatole a me!"

Mi accorgo di aver dimenticato i vestiti in camera da letto, così esco velocemente dal bagno con solo l'intimo addosso. Aaron è fuori dalla porta e mi stringo nelle spalle per coprirmi. Nonostante sia mio fratello provo un enorme disagio nel mostrarmi senza indumenti.

"Come se non ti conoscessi da una vita." Ghigna scuotendo la testa.

Sbatto la porta della camera e per dispetto mi prendo tutto il tempo necessario per cambiarmi. Stendo un velo di fondotinta e di mascara, recupero una spazzola dal cassetto della scrivania e mi precipito giù dalle scale, saltando qualche gradino. Sistemo i capelli senza il bisogno di specchiarmi e recupero un gloss trasparente abbandonato nei meandri della borsa. Ora che le occhiaie sono sparite, i miei occhi grandi dalle sfumature azzurre e grigiastre, sono i protagonisti indiscussi.

Aaron è spazientito e la cosa non mi sorprende. E' in cucina ad aspettarmi. Lo ignoro e indosso il cappotto del giorno prima che per fortuna si è asciugato. Come se non esistesse, esco di casa e mi dirigo in auto. Lo accompagno in centro città, fin sotto il palazzo dove lavora.

"Grazie." Pronuncia quasi impercettibilmente, mentre esce dalla vettura e si dirige in ufficio. Lo vedo raggiungere la porta principale dell'enorme edificio, sempre avvolto da uno dei suoi numerosissimi trench costosi e con la solita pettinatura impeccabile per la quale occupa il bagno più di quanto lo faccia io. I raggi flebili del sole colpiscono i suoi capelli castani e ne risaltano i riflessi biondicci. Io e Aaron condividiamo il colore degli occhi e dei capelli, ma non si può dire altrettanto sul fronte caratteriale.

Premo sull'acceleratore e mi dirigo verso il parcheggio più vicino al quartiere centrale. Decido di chiamare Yago, anche se nei miei programmi ci saremmo dovuti vedere più tardi. Per buona sorte non è di turno e può raggiungermi in poco tempo al solito bar. E' situato in una traversa piuttosto tranquilla del quartiere. Lo stile degli arredi è moderno: sfumature di nero e grigio antracite contrastano con i mattoni a vista dei muri. Alcune poltroncine sono in velluto blu, mentre gli sgabelli sono fatti di metallo scuro. Sopra i tavoli vi sono piccole composizioni di fiori secchi sui toni del beige. Ormai sono loro cliente da parecchi anni.

Mi accomodo all'interno. Scelgo il bancone rialzato contro i finestroni che si affacciano sul marciapiede. Questa mattina non ho avuto tempo di far colazione, così ordino un tè verde e un muffin ai frutti rossi.

Nello stesso istante in cui il barista si appresta a servirmi la tazza fumante, Yago fa capolino nel locale e mi cerca con lo sguardo. Non appena mi adocchia si accomoda sulla sedia di fianco alla mia.

"Buongiorno, amore." Allunga il collo per posare un bacio sulle mie labbra ed io gli sorrido felice.

Il barista prende la sua ordinazione, poi si allontana e rimaniamo gli unici seduti in sala. La maggior parte dei clienti è ferma al bancone o ordina da asporto per recarsi a lavoro.

"Come mai non lavori stamattina?" Domando.

"Max non ha bisogno in negozio. C'è un giovane stagista che mi sta sostituendo in questi ultimi giorni. Sta imparando il mestiere." Si sistema meglio sullo sgabello, poi aggiunge: "Il motivo di questo incontro così presto? Non è da te."

"Stamattina Aaron mi ha buttata giù dal letto chiedendomi di accompagnarlo a lavoro. L'auto l'ha abbandonato e i miei erano già usciti."

Lo vedo annuire e sospirare contemporaneamente, ormai rassegnato tanto quanto me.

"Guarda il lato positivo: è piacevole alzarsi presto e sentire l'odore dei croissant appena sfornati. Oppure sentire il tintinnio delle biciclette. Quando ti svegli tardi o rientri dall'università nel pomeriggio, sei inesorabilmente imbottigliata nel traffico e subisci la parte peggiore della città." Sorseggia il suo adorato cappuccino bollente.

Rimugino sul mio risveglio turbolento, poi scaccio il pensiero e mi concentro sulle sue parole. Aria fresca.

Mi fermo ad osservare Yago: questa mattina indossa un maglioncino blu cobalto che si intona perfettamente al colore scuro dei jeans. I suoi capelli biondi sono appena scompigliati in un rudimentale chignon e la luce flebile che filtra dai finestroni illumina i suoi occhi verdi. Si accorge del mio sguardo addosso e mi fa un cenno con la testa per capirci di più, ma la mia risposta è un sorriso che trasmette tutta la mia ammirazione nei suoi confronti.

"Se Max ha assunto uno stagista significa che gli affari vanno bene in negozio." Proferisco.

"Assolutamente. Benché non sia alta stagione ci sono molti più turisti del previsto." Interrompe la frase per assaporare la schiuma della bevanda che si è sedimentata sul fondo della tazza. "Se questo nuovo ragazzo avrà la stoffa, lo terremo fino al prossimo settembre."

"C'è la possibilità che tu abbia qualche ora d'aria in più mentre questo ragazzo viene seguito?"

"Lo spero. Voglio parlare con Max e chiedergli un paio di giorni di permesso, dato che devo smaltire dei giorni di ferie arretrate. Tra pochi giorni festeggeremo il nostro sesto mesiversario e stavo pensando che potremmo pernottare da qualche parte."

"Mi piacerebbe tanto, in fondo sono settimane che non ci prendiamo un po' di tempo per noi."

"Ti tengo aggiornata, ma sono sicuro che non ci saranno problemi."

Fuori dal bar, le vie di Salonicco pullulano di gente e verso l'ora di pranzo la situazione sarà nettamente peggiore. Rimaniamo a chiacchierare ancora qualche minuto all'interno del locale, poi constatiamo sia meglio approfittare dell'orario per fare le nostre compere e rincasare senza intoppi.

Mano nella mano perlustriamo il centro, godendoci l'atmosfera cittadina per qualche ora. Entrambi abitiamo in periferia, lontani dalla vita frenetica e dallo smog di questa città portuale sempre colma di turisti. Di tanto in tanto, però, ci piace fare shopping tra i negozi più in voga o recarci nei pub più rinomati in compagnia dei nostri amici.

L'aria fredda ci solletica il viso, ma all'orizzonte uno sprazzo d'azzurro guerreggia contro il grigiore tipico della stagione, mettendo tutti di buonumore.

Ogni volta che sono in compagnia di Yago il tempo sembra volare, così come tutte le preoccupazioni, le ansie, il malumore che aleggia in casa. Vorrei sentirmi sempre così e l'idea di stare un paio di giorni da sola con lui mi rende euforica. Mi sembra quasi impossibile dover attendere fino alla prossima settimana.

Il suo telefono inizia a squillare nella tasca del giubbotto. Intuisco si tratti di Matthew, uno dei suoi migliori amici.

Dopo una manciata di minuti scosta di poco il cellulare dall'orecchio e mi sfiora un braccio per richiamare l'attenzione.

"Domani sera Matt darà una festa a casa sua. Ovviamente ci ha invitati... Ti va di venire?" Domanda.

"Sì, certo. A che ora?"

"Intorno alle nove, ti passo a prendere io."

Mi piace condividere momenti con la piccola compagnia composta da lui e un paio di suoi amici, in più non ricordo l'ultima volta in cui sono uscita per partecipare ad una festa. Per l'occasione decido di comprare un vestito nuovo, così inizio a scrutare con maggiore attenzione le vetrine ai lati della strada. Non impiego molto ad innamorarmi di un vestito verde militare appena sopra il ginocchio e dal tessuto morbido, simile al velluto. Ha un'ampia scollatura sul davanti che non mi creerà problemi, date le mie minime curve. Le lunghe maniche a sbuffo gli conferiscono un favoloso tocco vintage. Esco fuori dal camerino compiendo due piroette e noto lo stupore negli occhi del mio fidanzato. Ho fatto centro!

Saldo il conto e con la busta che ondeggia tra le dita ci dirigiamo verso il parcheggio.

"Allora ti passo a prendere domani. Puoi fermarti a dormire da me, se vuoi. I miei sono fuori città."

"Nulla di grave, spero."

"Semplice visita ai nonni per assicurarsi che sia tutto a posto."

"Chiederò il permesso per dormire fuori, ma non credo ci saranno problemi per i miei. Sai che ti adorano." Gli lascio un bacio dolce sulle labbra. "Ci vediamo domani."


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Ciao miei bellissimi lettori! 

Spero di leggere i vostri commenti man mano che la storia evolverà. Amerei scambiare due parole con voi circa il mio racconto. Sentitevi liberissimi di esporre critiche costruttive, pareri, pensieri... quello che volete! 

Baci, appuntamento al prossimo capitolo!

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