The Vampire Huntress

By gloriashpijati12

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Astrid è una ragazza molto particolare. Quando era molto piccola dei vampiri entrarono in casa sua e ucciser... More

Chapter 1 - L'incubo
Capitolo 3 - Occhi rossi

Chapter 2 - Aiuto

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By gloriashpijati12

- Ha ha... Scacco matto! -

- Cavolo Astrid! - sbuffa Aaron.

- Non sei cambiato per niente, continui a far schifo a questo gioco! -

Aaron mi fulmina con il suo sguardo.

- Bene ora devi fare tu cento flessioni fratello mio, ho vinto la scommessa! -

Scocciato,  Aaron, rotea gli occhi in segno di disperazione mentre esce.

Sono circa le nove di mattina quando entra John.

- Buongiorno signorina dov'eri finita?!"-

- Buongiorno John, ho fatto un giro, giusto per rilassarmi e scaricare la tensione -

- Sai che non è prudente uscire da sola alla mattina presto! - mi avverte.

- Sì! Lo so papà! - sbraito violentemente.

- Cioè John- mi correggo con voce chiara e desolata.

- Mi, mi hai chiamato papà!?-

- È stato un erro...-

Aaron irrompe improvvisamente nella stanza con un oggetto in mano.

- Buongiorno papà! -

Lo ringrazio mentalmente di essere arrivato giusto in tempo.

- Papà ho brutte notizie - guardo curiosamente Aaron con le braccia incrociate.

- Dimmi- dice John, con le mani infilate nelle tasche dei jeans, mentre mi fulmina, di soppiatto, con gli occhi.

- Sono andato a fare un paio di flessioni e ho trovato, appesa a un albero, questa maschera...Astrid guarda cosa c'è dietro...-

L'ultima volta che ho visto Aaron così serio fu quando io, feci la mia prima battaglia, andai a caccia di vampiri uccidendo mezzo gruppo.

Prendo in mano quella maschera. È di plastica, raffigura un semplice viso bianco, disperato, con le labbra rosse, dietro c'è un foglietto strappato e sporco di terra con su scritto "Aiutaci".

Giro il foglio per vedere se c'è impresso qualcos'altro e noto un timbro che conosco già, molto famigliare e vistoso, non rispecchia assolutamente la loro natura.

Quello dei lupi mannari, ma non dico niente a nessuno.

-Astrid leggi - mi dice Aaron.

- Aiutami –

Ci guardiamo tutti dritto negli occhi.

Entriamo in casa e nessuno sembra che abbia voglia parlarne, non si sente neanche una mosca ed è strano siccome Aaron quando incomincia a parlare non la smette più. Ah!

Ripenso a quei momenti in cui gli dicevo di stare zitto.

Incomincia a farsi sera e per tutto il giorno non abbiamo accennato al discorso del biglietto. Già prevedo che Aaron e John stiano progettando qualcosa dietro le mie spalle, non so il perché, forse perché vogliono tenermi al sicuro come un'arma letale, ma segreta, oppure come tocco finale di una battaglia. Non ho la più pallida idea.

Non sta scorrendo buon sangue tra me e John e vorrei capire il motivo della sua freddezza nei miei confronti. Va via al mattino presto e quando ritorna, io sono fuori ad allenarmi.

Esco, prendo l'arco, la spada, i due pugnali e afferro le frecce. Incomincio a camminare a passo veloce poi corro. Aaron mi urla dietro dicendo di aspettarlo. Non voglio.

-Astrid! Astrid! Aspetta cosa vuoi fare? - mi chiede con il fiatone.

- Stanne fuori - gli dico con il tono più minaccioso che riesco a fare.

- Ma...- si interrompe. Prende fiato e continua, allora io mi volto verso di lui.

- Vuoi andare ad allenarti? - fa un respiro e continua la discussione guardandomi dritto negli occhi. 

-O allenare i tuoi fottuti poteri? -

- Senti, se qualcuno ha bisogno di me, io devo aiutarlo e non posso farlo con arco e frecce ok? - rispondo acida.

Gli rivolgo le spalle e continuo a camminare svelta.

-Astrid! - urla.

Non mi fermo.

-Astrid! -

Decido di farlo parlare e mi rigiro verso di lui.

- Senti Astrid, so che tu vuoi vendicarti, ma devi aspettare, dobbiamo scoprire prima chi è che ha lasciato lì il biglietto. Capisci? - la sua voce si addolcisce, quasi comprensivo.

- No! Non capisco! Non capisco perché John non mi parla! Non capisco perché non posso uscire quando voglio! Non capisco perché non posso andare ad allenare i miei poteri! Si i poteri... - esclamo arrabbiata, anzi no, infuriata.

Continuo.

- Perché non mi lasciate andare e basta, perché? - una lacrima di rabbia tenta di scendere, ma cerco di respingerla.

-Astrid per favore! - risponde.

- No! - urlo e insieme a quel "no" tutta la mia rabbia esce e penso che lui l'abbia capito.

- Astrid, non farmi imbestialire, lo sai che puoi morire per mano dei tuoi poteri! Non riesci a dominarli Astrid! Devi capirlo! Potresti morire! Non sei pronta! - sbraita marcando le ultime tre parole.

- E quando lo sarò? Quando tutto sarà finito, quando voi ucciderete i vampiri, forse?! Se non provo, almeno una volta, come posso imparare a governarli? Come ?!-

Abbassa il capo, non risponde.

- So che non siamo fratelli, ma ti prego lasciami tentare almeno una volta! Fai questo gesto, se non come fratello, come amico. Per favore - E in quel momento una lacrima scende.

Fa un sospiro profondo, non sa cosa fare, l'ho messo in difficoltà con quelle parole, ma dovevo, come posso imparare a usare i miei poteri, altrimenti?

- Va bene! - dice con voce ferma.

- Però vengo con te! - continua, sempre con quella voce.

- No! - il suo viso cambia espressione, da ferito a sorpreso.

- Viene Endea con me! - Endea era lì dall'inizio della discussione.

Sorpresa anche lei, viene avanti e fa cenno con il capo ad Aaron.

Aaron deve imparare a non essere più il mio baby-sitter, ormai riesco a cavarmela da sola, anche senza i genitori. Non sono più la nuova ragazzina orfana. Basta!

- Allora Astrid che succede tra te e Aaron? -

- È cambiato improvvisamente e non ne capisco il motivo, crede che io abbia bisogno di protezione, di un body guard che rimanga appiccicato a me tutto il tempo. Non sono più la ragazzina orfana trovata inginocchiata davanti ai corpi freddi dei suoi genitori.

Sono questa, adesso. Una ragazza che vuole vendetta, che si allena, che rischia la vita per la su natura così speciale. Sono stanca di essere trattata così, sono cresciuta ormai. -

-Astrid, lui ti vuole bene, non vuole che tu ti faccia male. Lo sai anche tu che non riesci a interagire con i tuoi poteri. Devi andare per gradi. Non puoi decidere subito di riprovare a usare i quattro elementi insieme. Ti ricordo che stavi per morire quel giorno.

Quel giorno i vampiri capirono il tuo punto debole.

Dopo che tu svenisti, lui sembrò un'altra persona, tutto d'un tratto sterminò il gruppo di vampiri imbecilli. Ebbe gli occhi di chi non voleva più fermarsi, avrebbe voluto continuare a ucciderli, uno ad uno, ma io riuscii a calmarlo.

Non del tutto però. Per i quattro giorni successivi, non si diede pace, cercava di localizzare altri gruppi di vampiri da sterminare. Tu rimasti quattro giorni senza sensi, lui passò il tempo accarezzandoti i capelli. Non mangiò nulla, diceva sempre: " e se si sveglia mentre mangiamo o quando siamo fuori? No! Non ho fame".

Ora sono preoccupati perché i vampiri hanno capito che rischi tanto usando i tuoi poteri, John crede che vogliono farteli usare appositamente per morire per colpa di essi, così il loro lavoro sarebbe facile. Ti vogliono morta Astrid e tu hai dato loro la soluzione su un piatto d'argento. Comprendi ora? Aaron non vuole perderti. -

La guardo, non dico una parola, sono troppo scossa dal commento di Endea.

- Let's go baby! Fammi vedere cosa sai fare con il fuoco! -

Mi inginocchio, stacco dei fili d'erba, li stringo in un pugno, chiudo gli occhi e mi concentro sul fuoco. Mi concentro sul calore che emana, sui fili d'erba che s'inceneriscono, sul colore luminoso.

Apro gli occhi cercando di tenere la concentrazione sul fuoco nella mia mano. Sento il suo calore sul mio palmo, ma non brucia. Sento la cenere fra le mie dita. Da una mano passo all'altra; poi entrambe. Endea è ipnotizzata davanti a me.

Cammino verso il mare. Mi concentro sul rumore delle onde, sull'odore della salsedine. Entro in acqua. Bagno prima i piedi. Lentamente l'acqua si alza, fino ai fianchi. È allora, che in un gesto fulmineo immergo prima una mano e poi l'altra. Subito il fuoco entra a contatto con l'acqua e miracolosamente non si spegne. Sorpresa e contenta del mio lavoro mi giro verso Endea.

- Astrid concentrati sull'insieme dei due elementi, senti nella tua pelle l'acqua fredda, e sul viso il calore caldo del fuoco. Non ti distrarre -

Faccio un respiro profondo, getto fuori tutto il fiato, mi concentro sul movimento dei miei capelli e si forma un piccolo tornado, che gradualmente si ingrandisce.

- Stai andando bene! Manca l'ultimo elemento! - Grida Endea.

Sono sconvolta dalla bellezza di quel che ho fatto, è spaventosamente magnifico.

Esco dall'acqua, cercando di avere in mente tutte le sensazioni che i tre elementi trasmettono. Giusto il tempo di prendere in mano un po' di sabbia. Ora è il turno della terra, la più importante. Ne raccolgo un po', ritorno in acqua.

Prendo la sabbia, la stringo forte tra le mani e poi lo faccio scivolare fra le dita.

In un secondo, i quattro elementi si uniscono creando un tornado imponente. È impossibile svignartela.

Se ti ritrovi di fronte a questa bellezza della natura, vuol dire che la tua fine è molto vicina.

Endea è a bocca aperta, e dietro di lei c'è Aaron.

"Astrid ora devi solo concentrarti" dico a me stessa.

Per un po' faccio andare il tornado in diverse direzioni, facendogli cambiare aspetto.

Ma ciò non durò molto.

Non riesco più ad avere il controllo del tornado.

Si sta dirigendo verso di me.

Cerco di concentrami sugli elementi, ma sembra che siano contro di me. Dà l'impressione di una ribellione, come se volessero essere indipendenti.

Si avvicina, sono nel panico. Non so cosa fare. Rischio di nuovo. Aveva ragione Aaron, non sono ancora pronta a usarli insieme. Mi giro verso Endea con le lacrime agli occhi perché sapevo che da lì a poco sarei morta. Per colpa delle mie stesse mani.

Guardo Aaron, con i miei occhi che dicono "avevi ragione Aaron, mi dispiace". Lui non ebbe nessuna espressione. Il tempo di battere le ciglia e mi ritrovo Aaron che mi butta dentro in Acqua. Non ho avuto nemmeno il tempo di respirare. Cerco di ritornare in superficie, ma lui mi trattiene ancora in acqua. Non respiro.

Non capisco cosa voglia fare! Mi giro verso di lui gesticolando in maniera confusa.

Non si degna di girarsi. La forza di nuotare svanisce e le mie mani sono stanche, inalo acqua e nient' altro.

Mi rigiro verso di lui disperata. Non mi guarda, continua a nuotare tenendomi sempre sott' acqua.

Penso a quante spiegazioni  mi deve dare. Cosa gli è preso?!

Obbligo me stessa a mollare. A quanto pare devo morire oggi.

Non stringo più il braccio di Aaron, decido di lasciarmi andare.

L'ultima cosa che vedo è il  suo viso impassibile.

Chiudo gli occhi. Non sento più nulla.

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