Sic Mundus Creatus Est

Shiki_Ryougi által

17 1 2

Dopo tanto tempo mi accingo a scrivere e specialmente a pubblicare un racconto più complesso e lungo del soli... Több

Sic Mundus Creatus Est

17 1 2
Shiki_Ryougi által

Camminando lentamente lungo uno stretto corridoio sommerso nella semioscurità mi
domandavo dove esso mi avrebbe condotta.
Fin dalla mia più tenera età avevo dimostrato un'indole curiosa; per ogni cosa che appariva
priva di significato io dovevo trovare il modo di risolvere quell'intricato mistero, anche a
costo di compiere atti inopportuni e guardare dove era meglio mantenere le palpebre serrate.
I miei genitori mi avevano spesso rimproverata a causa di questo comportamento,
dicendomi che non mi avrebbe portata a nulla di buono. Nella mia intera vita non avrei mai
voluto disobbedire, arrecando a loro dolore e vergogna; io amavo i miei genitori, anche
perché erano le uniche persone capaci di comprendermi e starmi accanto. Ma l'impulso
dettato dalla sete di conoscenza mi martellava nella testa come un eco persistente;
indomabile. Non c'era mai silenzio. Ogni cosa intorno a me dava vita a domande e misteri
da risolvere; non potevo fermarmi. Ero nata come incarnazione del peccato.
Quindi continuavo a camminare in quel lungo corridoio che sembrava non finire mai. Non
ricordavo né dove mi trovassi né come ero giunta lì, ma non aveva alcuna importanza. Con i
piedi scalzi, quasi diventati insensibili per il freddo, saggiavo lentamente e con delicatezza il
liscio pavimento di marmo; quasi come se contassi i passi che mi tenevano lontana dalla
meta.
Sapevo che una volta raggiunta non sarei più potuta fuggire. Sentivo nel ventre un calore
impossibile da descrivere e un forte dolore alla tempia sinistra. Il cuore mi batteva così forte
da poterne udire i battiti spezzare un silenzio pesante come un macigno.
Ancora prima di sapere cosa vi fosse alla fine, ero consapevole che avrebbe per sempre
dannato la mia vita. Mi sarei affacciata a una conoscenza senza pari, destinata a pochi eletti,
cadendo nel tormento fino al momento della mia morte. Lo sapevo ma non mi fermavo.
Stavo percorrendo la strada a cui fin dalla nascita ero stata destinata.
A questo punto i ricordi si fanno confusi e febbrili, ma rammento bene determinate cose:
una cacofonia di suoni giunsero a me ancora prima di vedere lei, che urlava e piangeva in un
angolo buio, in una stanza indefinita e indescrivibile. Rannicchiata a terra, con i lunghi
capelli rossi che le cadevano sul viso, la bambina tremava e piangeva, alternando urla di
orrore per qualcosa di terribile che solo lei poteva vedere. Era lì con me ma
contemporaneamente si trovava altrove, in un altro luogo, in un altro tempo. Sapevo che
non avrei potuto toccarla e interferire; non ne avevo il potere.
Osservandola nella sua disperazione, cominciai a tremare e caddi a terra perché il dolore alla
testa e al ventre s'erano fatti insopportabili, ma fu proprio mentre mi contorcevo sul
pavimento che vidi cosa c'era ai piedi della bambina: un libro. Era piccolo e bianco,
leggermente sporco e rovinato. Giaceva vicino a entrambe, separate dall'imparziale barriera
eretta dal tempo e dalle dimensioni. Ma quel libro, mi resi conto che avrei potuto toccarlo e
prenderlo, perché esso esisteva ovunque.
Sulla copertina vi era scritto, in lettere nere e raffinate, una frase che distrusse per sempre la
mia mente: "Sic Mundus Creatus Est".
«E Poi Fu Creato Il Mondo» sussurrai quasi inconsciamente, mentre il dolore
insopportabile mi trascinava nel buio.
L'ultima cosa che vidi furono quelle lettere nere, mentre un grido disumano mi trafiggeva la
testa.
E così mi svegliai; nel mio letto, in un bagno di sudore e con le orecchie che sanguinavano
leggermente.

Per mesi non sognai più nulla. Dormivo notti tranquille immerse nel buio oppure non
riuscivo a chiudere occhio, passando le ore ad ascoltare il sottomesso respiro delle mie
compagne di stanza mentre spesso la pioggia infuriava contro le vecchie finestre. Il vento
incessante scuoteva le imposte come se sapesse che per me le notti di vero sonno e riposo
erano oramai finite.
Le giornate proseguivano lente, scandite secondo dopo secondo dal forte desiderio di
rivedere di nuovo quel libro. Desideravo sfogliarlo e consumarne le pagine, nonostante
ancora non ne conoscessi l'effettivo contenuto. Il sapere era intriso in quel tomo così come
il sangue irrora i tessuti del corpo ogni giorno, in ogni momento.
La morte e il tempo gli erano sconosciuti perché solo in seguito nacque il mondo. Non
aveva epoca, non aveva inizio o fine. Era lì ed era ovunque.
Io lo avrei trovato; sapevo già che lo avrei cercato a ogni costo. Quella notte, in quel sogno,
qualcosa mi era entrato nel ventre. Nessuna annunciazione come con la Vergine Maria;
nessuna Grazia. Ero stata violata.
Senza praticamente alcun indizio, cominciai la mia ricerca; ogni momento libero era
dedicato allo scopo di trovare anche una minima traccia, per darmi la conferma che non
fossi solo semplicemente impazzita.
Trascorrevo le mie giornate, quando non c'erano lezioni o compiti a impegnarmi, nella
grande e antica biblioteca della città. Avere ancora tredici anni e vivere in un prestigioso
collegio femminile non aiutava. Tanto meno il semplice dato di fatto di essere nata donna e
diventata orfana dopo l'incidente avvenuto ormai l'inverso scorso. Le uniche persone che
mi avessero mai davvero amata erano morte e solo grazie al loro enorme patrimonio, di cui
io ero legittima erede, come specificato dal testamento, potevo permettermi di vivere in una
prestigiosa scuola per giovani donne.
Una volta svolti tutti i miei compiti della giornata avevo il permesso di recarmi in biblioteca
fino a poco prima del tramonto. Sia le mie compagne che le docenti e il personale avevano
smesso di farmi domande. Credevano che fossi un semplice topo di biblioteca. Che male era
in grado di fare una giovane donna che passava ogni suo momento libero a leggere?
Se solo avessero potuto immaginare che cosa mi era capitato tra le mani circa un mese fa,
mentre esploravo i lati più bui e dimenticati dell'enorme biblioteca...
Sommerso da tomi malandati e mangiati dalla muffa, pieno di polvere, con il titolo quasi
cancellato dal tempo, vidi una delle rare copie esistenti del Necronomicon.
Fino ad allora ne avevo solo sentito parlare vagamente in altri vecchi libri ma mai avrei
pensato di ritrovarmi tra le mani una delle poche traduzioni dall'arabo.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi quando iniziai a sfogliarlo. In breve tempo lessi
ogni pagina avidamente; molti concetti sfuggivano alla mia mente perché erano talmente
inumani per essere compresi o anche solo immaginati. Nonostante il terrore che mi
penetrava le viscere man mano che andavo avanti, non potevo fermarmi. Sapevo di avere tra
le mani il mezzo per raggiungere il libro che avevo visto in sogno mesi fa. Questo bastava
per impedirmi di rinunciare o cedere alla paura.
Non avevo più niente. Nulla che appartenesse al calore umano; l'unica cosa che poteva
nutrirmi era la verità.
Correva l'anno 1798 e l'inverno stava cedendo il posto alla primavera, quando trovai il
modo di sognare ancora.

Il tempo, la realtà e la vita erano solo un frammento indefinito dove la vastità della vera
conoscenza si annidava da anni.
Ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto.
Ma ascolta ciò che dice Adbul Alhzred: per primo io le ho trovate: e sono
pazzo.
(1)

Così mi ritrovai, finalmente, a ripercorrere quel lungo e semioscuro corridoio.
Camminai veloce, quasi correndo, mentre i piedi nudi mi diventavano insensibili a causa del
freddo e la camicia da notte mi si incollava addosso perché il resto del mio corpo era
impregnato dal sudore dell'eccitazione.
Prosegui per una quantità di tempo incalcolabile tanto che quando giunsi alla meta il mio
petto era scosso dagli spasmi della corsa.
A quel punto un pungente odore metallico mi soffocò; intorno a me vi era la completa
oscurità. Solo i deboli raggi della luna piena delineavano leggermente alcuni punti della
grande sala in cui mi trovavo.
Quanto vidi nei successivi e pesantissimi secondi mi serrò il respiro e rischiai di svenire; un
enorme macchia rossa e densa si allargava lentamente da un corpo ormai completamente
irriconoscibile, tanto da farmi dubitare che fosse stato umano un tempo. Sembrava esploso
dall'interno.
Evitai di guardarmi troppo intorno per risparmiarmi dal vedere altri spettacoli simili; nel
frattempo il ventre cominciava a farmi sempre più male, mentre le tempie pulsavano senza
sosta. Sapevo che il mio tempo lì stava per scadere. Dovevo sbrigarmi a trovare il libro.
Improvvisamente il silenzio di morte fu spezzato dalle imposte di una finestra che venivano
spalancate. In piedi, sul bordo dell'abisso della notte, vidi la stessa bambina magra, dai
lunghi capelli rossi.
Era sporca di sangue e in mano reggeva il libro!
Senza più paura e nessuna precauzione, mi affrettai a raggiungerla. Per errore pestai nella
grande pozza di sangue; il denso calore mi si infilò tra le dita dei piedi ma lo ignorai.
Sapevo cosa stava per accadere, non avevo altro tempo. Era la mia unica possibilità per
prenderlo.
La bambina, in piedi sul baratro con i raggi lunari che si infrangevano contro il suo esile
corpo, non tremava più. Giusto pochi istanti prima che si sporgesse volontariamente verso la
morte, io le sfilai il libro dalla mano.
Lei si voltò, poco prima di cadere, e mi guardò negli occhi.
Mi vide e stabilimmo un contatto. Quando stavo per svegliarmi sentii le sue ossa spezzarsi e
urlai dal dolore.

Da allora sono passati tantissimi anni, ma ricordo ogni dettaglio perché ciò che vidi in quei
minuti successivi al mio risveglio mi fa visita ogni notte, in vortici di ricordi e incubi
orribili.
Posso ancora sentirne l'odore mente mi sveglio in preda a dolori inimmaginabili; l'olfatto è
la via tramite cui le nostre esperienze vengono impresse più in profondità nella mente,
nell'inconscio, fin dai primi secondi in cui riempiamo i polmoni di ossigeno. Tramite gli
odori possiamo ricordare qualsiasi cosa a cui abbiamo assistito mentre lo sentivamo per la
prima volta o durante un momento particolare; questo ci ritornerà in mente sempre, in
qualunque momento e luogo, come una scomoda piega tra le pagine della vita.
L'odore metallico del sangue, quello sguardo vuoto, così innaturale sul volto di una
bambina e il lacerante dolore della morte; quella notte ho continuato a riviverla, senza pace.
La cosa che allora mi rincuorò fu trovarmi il piccolo libro tra le mani. Quando me ne resi
conto, allentai la presa delle mie dita diafane sulla copertina e ripresi a respirare. Il sangue
tornò a irrorare i polpastrelli e il dolore che mi attraversava il corpo come una scarica
elettrica andò pian piano ad attenuarsi. Anche il respiro e i battiti del cuore ritornarono
lentamente alla normalità; non ho idea di quanto tempo passò prima che riuscissi a
muovermi. Ero distesa nel mio letto, sotto le coperte, immersa nel buio della notte. Potevo
udire solo il dolce respiro delle mie compagne che dormivano ignare.
Nonostante lo shock, sentivo dentro di me la febbrile eccitazione dettata da quella mia
malefica curiosità; finalmente avrei potuto conoscere i segreti sulla creazione del mondo.
Feci trascorrere altro tempo prima di riuscire a sedermi senza tremare. Inspirai a fondo un
po' di volte e aprii il libro; grazie a un leggero raggio di luna, che filtrava dalla grande
finestra alle spalle del mio letto, potei intravvedere cosa c'era scritto nella prima pagina di
quel piccolo tomo senza tempo:

Come sopra, così sotto.
(2)

Questo fu tutto ciò che vidi, prima del disastro.
Accadde qualcosa quella notte, che ancora non mi è del tutto chiara, qualcosa che scosse per
sempre la mia mente.
Ho vissuto tante vite da allora, ho sconfitto gli effetti del trascorrere del tempo sul mio
corpo, ho acquisito conoscenze che un normale essere umano non potrebbe nemmeno
immaginare, ma solo ora ho trovato il modo di ritornare a quella fatidica notte, in cui nella
confusione il libro svanì nel nulla.
Non sono riuscita né a rintracciare altre copie né quella che mi svanì dalle mani. Dedicando
la mia intera esistenza al conseguimento della conoscenza assoluta, solo una cosa ha
mantenuto acceso il fuoco della mia anima; giungere al giorno in cui avrei finalmente potuto
tornare a quella notte. Lo desideravo talmente tanto da immaginare in svariati modi il
fatidico momento; atto che avrebbe coronato la mia vita secolare. Avrei accettato la morte.
Non avevo freni o altro desiderio. Ogni mio respiro era dedicato al rivivere la notte che mi
aveva distrutto la mente.
Ciò che restava di puro e fanciullesco morì quando il primo urlo disumano squarciò il
silenzio.
Una delle mie compagne di stanza aveva cominciato a contorcersi sotto le coperte del
proprio letto. Il suo ultimo gemito fu talmente terribile che rimane impossibile da
descrivere. Subito dopo udii un rumore di ossa spezzarsi simultaneamente e la coperta volò
via, insieme a parte degli organi interni della sfortunata.
Urlando, scesi dal letto per nascondermi in un armadio. Reagii di impulso, senza pensare
perché la mia mente era come paralizzata. Al buio e rannicchiata nel mio rifugio sentii le
mie compagne venire massacrate dal qualcosa che non potevo vedere; sfuggiva alla
percezione dei normali sensi umani.
Urla di dolore che non avrei mai pensato di poter udire, ossa spezzate e, alla fine, silenzio.
Venni ritrovata il giorno seguente, ancora rannicchiata nel mio nascondiglio, sotto shock e
sporca del sangue della prima vittima, quella che mi era morta davanti agli occhi.
Come seppi in seguito, nessun altro era sopravvissuto in quella piccola scuola per giovani
donne e il libro era svanito nel nulla.
Mentre prendo coscienza di non trovarmi più nel mondo della veglia, finalmente ripercorro
quello stretto corridoio; per passare devo proseguire china, appoggiandomi alle fredde e
lisce pareti nere come la pece.
Ho compiuto atti orribili pur di poter continuare a vivere ancora e ancora, dopo secoli.
Non oso pensare a cosa mi attende dopo la morte ma non ne ho alcun interesse: sono pronta
ad affrontare qualsiasi pena nell'orgoglio di essere riuscita a coronare la mia esistenza.
Morire, avendo tra le mani le risposte alla creazione del mondo, sfogliando quelle pagine,
carpendone ogni essenza mentre la vita avrebbe lentamente lasciato le mie carni. Secoli
passati a dare senso al mio essere in questo mondo, tempo e universo; il motivo stesso,
nonché prova, dell'esistenza. Morirò, stringendola al petto.
Riconosco subito l'odore di antico che trasudava dalle vecchie pareti della scuola. Nostalgia
ed eccitazione mi stringono lo stomaco. Poi subentra la paura.
Sono nel dormitorio, è notte fonda, la luce della luna getta ombre pallide sul mondo
immobile. Il respiro lento e leggero delle ragazze addormentate scandisce il passare dei
secondi.
Ma io non posso muovermi.
Sono paralizzata da ciò che vedo sopra alla giovane me stessa di quell'epoca; un ammasso
di carne, che ricorda vagamente una figura umana, cammina, dondola e fluttua davanti al
mio letto.
Io nel frattempo sto sognando; dormo e mi agito leggermente, rimanendo ignara mentre
vengo osservata da quell'Orrore. Sembra impaziente e molto divertito.
Io posso solo guardare e non ho il potere di interferire. Ma, nonostante questo, sono certa
che quella Cosa sia in grado di vedermi. Sicuramente è già al corrente della mia presenza.
Ho il sangue gelato nelle vene mentre ogni momento che passa è così distorto da sembrare
durare secoli.
La me stessa del passato si sveglia e, non potendo vedere né me né quella orribile creatura,
si lascia trascinare, dopo essersi ripresa dallo shock, dall'eccitazione di aver finalmente il
libro tra le mani.
Nel frattempo la Cosa mi guarda, sorride e poi entra dentro il corpo della giovane me stessa,
la quale non si accorge di nulla.
Pochi secondi dopo l'essere riemerge, questa volta con le sembianze della me stessa
adolescente, e ridacchiando si avventa sulla ragazza più vicina.
A questo punto ha inizio il massacro.
Osservo quella Creatura che ora ha il mio aspetto saltare sulle povere giovani ignare: morde,
strappando brandelli di carne, spezza braccia, gambe e costole, ogni osso sembra
frantumarsi come niente sotto la sua forza immane.
Finalmente io riesco a uscire dal mio stato di torpore e scatto, correndo a prendere il libro,
prima che quella cosa, distratta della sete di sangue, si interessi a me.
Il volume è caduto di fianco al mio letto mentre la giovane me correva a nascondersi,
terrorizzata.
Nel momento in cui lo tocco accade esattamente ciò che avvenne ormai troppo tempo fa;
vengo come risucchiata e mi risveglio nel mio letto, nel mio tempo, nel buio del mio
appartamento.
Lentamente riprendo a respirare regolarmente; quando finalmente penso di essermi ripresa
dal tremendo sforzo e dallo shock ricevuto nello scoprire come sono realmente andate le
cose quella notte comprendo quanto quel tomo sia maledetto.
Ha distrutto la mia vita e si nutre di sacrifici; è il male incarnato. La tangibile punizione agli
esseri mortali che pretendono di poter comprendere il Divino.
Intenzionata a suicidarmi, dando fuoco a me e a quell'inferno incarnatosi in libro, mi siedo.
Ed è qui che sento che sto davvero per rinunciare a tutta la mia intera esistenza fatta di
sofferenza e solitudine, folle ricerca e atti orribili.
Sono davvero disposta a farla finita prima di aver anche solo potuto dare un'occhiata?
Sento che la decisione giusta è che devo morire e non leggere nulla. Nemmeno provarci.
Ma io sono nata come la personificazione del peccato e non posso impedire alle mie dita di
sfogliarlo.
Il sangue mi si gela all'istante, i muscoli si paralizzano e un fischio assordante mi dilania la
testa.
Mi iniziano istantaneamente a sanguinare le orecchie e il dolore si fa insopportabile, mentre
vedo quella Cosa, che ha il mio aspetto da adolescente e poi muta in quello della bambina
dai capelli rossi vissuta in tempi remoti; oscillando tra queste due forme in maniera
grottesca, mi osserva ridendo ai piedi del letto.
L'ultima cosa che riesco a sentire sono le sue unghie che mi scavano nella pancia, prima di
cadere nel buio.

FINE

(1) Citazione del Necronomicon di Howard Phillips Lovecraft.
(2) Citazione dal testo che sarebbe inciso nella Tavola di Smeraldo, scritta da Ermete Trismegisto.  

Olvasás folytatása

You'll Also Like

2.9K 124 39
We all know how the story goes... A group of 6 highschool students on a fieldtrip that led to a disaster... Which also led them to cross realms betwe...
13.7K 741 32
After 5 years, both Clementine and (YN) have both worked together, alongside with Alvin "Lee" Junior, AJ in short, who has taken cared of him as thei...
90.1M 2.9M 134
He was so close, his breath hit my lips. His eyes darted from my eyes to my lips. I stared intently, awaiting his next move. His lips fell near my ea...
208K 3.8K 9
𝐰𝐚𝐭𝐜𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐯𝐢𝐞𝐬 | 𝐨𝐧 𝐡𝐨𝐥𝐝 ╭┈─────── ೄྀ࿐ ˊˎ- ╰┈➤ ❝ 𝐈𝐧 𝐰𝐡𝐢𝐜𝐡 𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐠𝐫𝐞𝐚𝐭 𝐡𝐚𝐥𝐥 𝐰𝐚𝐭�...