red lips - paulo dybala

qolours tarafından

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Le sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala) Daha Fazla

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The Cereal
Mornings
The Witches
Tough Love
Friday Nights
Struggling
The Dance
The Aftermath
The Visitation
The Arrival
The Visitors
The Woman
The Birthdate
Holidays
Away
Home
Falling
Sick
Baby Blues
Beautiful Eyes
Six Years
Visitings
Supermarket
Consequences
Court Date
Turin
End of The Day
The Game
Meet the Wag
What a Feeling
Salomé
Ringraziamenti

Where Do Broken Hearts Go?

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qolours tarafından

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La sua mente non aveva avuto ancora abbastanza tempo per realizzare di aver effettivamente trascorso quel giovedì notte nella camera degli ospiti di Paulo. Entrambi in stanze separate, eppure vicinissimi con il pensiero. Quanto desideravano tornare indietro di sei anni ed essere la famiglia che avevano sognato a quel tempo. Ma le cose non vanno mai secondo i piani e loro ora si trovavano in una zona grigia, senza sapere cosa dire o fare.

Celine era inespressiva, immobile lasciava che la truccatrice di fronte a lei le rifinisse il trucco. Nel frattempo, non poteva fare a meno che pensare ad un fatto curioso e del tutto fantasioso. Dove vanno a finire i cuori spezzati? – diceva fra se e sé – Dove vanno a disperdersi nei loro centinaia di pezzi frantumati?

E Paulo, dal canto suo, poteva contare tutti gli sbagli che aveva commesso, tranne uno – uno rimaneva escluso da quella lista infinita. Riusciva ancora a vedere il volto di Celine quando se n'era andata. Quanto avrebbe voluto aver lottato per lei.

Sarai si mosse più vicina alla sorella, il suo viso ombreggiato da un insolito cipiglio. Celine sembrava totalmente assente, il suo sguardo era vuoto.

"Perché non ha lottato per me?" Domandò allora, dopo minuti di silenzio. Si voltò verso la sorella, cercando con gli occhi marroni delle risposte. Averlo visto aveva riportato in superficie un vortice di emozioni che in quegli anni con molta fatica era riuscita a soffocare in un angolo della sua anima, "Avrei voluto che lo facesse." Sbatté furiosamente le palpebre, gettando indietro le lacrime che altrimenti le avrebbero rovinato il trucco.

Sarai non sapeva che dire. Celine non aveva mai parlato apertamente alla sua famiglia di lui. Quindi si limitò a stringerla, come aveva fatto dopo la nascita di Salomé, come aveva fatto quella volta quando l'aveva trovata vicino alla culla in lacrime, a stringere forte al petto una fotografia, nel silenzio deprimente della stanza dove le pareti si mischiavano ai singhiozzi e il soffitto al suo dolore.

Questa volta però Celine non stava piangendo, fissava solamente il vuoto. Aveva pianto così tante volte che tutto ad un tratto non aveva più lacrime da versare, "È tutto ciò che avrei voluto."

Serena entrò nella stanza, con i capelli e il trucco perfettamente realizzati, e con il vestito fatto su misura dalla stilista spagnola Rosa Clara, che le accarezzava tutte le curve nei punti giusti. Il suo sorriso luminoso venne presto rimpiazzato da un'espressione confusa, "Che succede?" Chiese la ventinovenne. Celine scosse la testa sospirando lievemente e le rivolse un sorriso sincero come ad assicurarle che tutto andasse bene.

"Niente di cui preoccuparti." Si alzò in piedi, "È il tuo grande giorno." Sorrise nuovamente.

Sarai si alzò a sua volta, stirando con le mani le pieghe che si erano create sul suo vestito, "Vado a cercare Chantel."

Celine sorrise alla sorella. Serena era bellissima. Il vestito color avorio decorato con il pizzo lungo tutta la lunghezza terminava con un ampio strascico, "Non sembra nemmeno che tu abbia partorito il tuo secondo figlio solo pochi mesi fa."

Serena sorrise, "A volte si sceglie di non lottare per la paura si allontanare ancora di più da sé quella persona." Affermò, "Non ha lottato per te perché i vostri cuori erano – e sono – già legati insieme."

Salomé spalancò la porta all'improvviso seguita da Thiago, il figlio di tre anni di Serena. Celine si rasserenò notando come la bambina fosse vestita nello stesso colore delle damigelle d'onore, "Tia, sei bella." Salomé parlò emozionata rinchiudendo la zia in un abbraccio.

"Anche tu, tesoro."

Celine si allontanò qualche istante da loro alla ricerca di una coroncina di fiori per la figlia, "Non dimenticarti che tuo padre verrà a prenderti alle nove." Le annunciò poi e Salomé annuì eccitata, ricordandosi che suo padre le avesse promesso una grandiosa serata con film e caramelle.

"Lo so, . Io e papà ci divertiremo tantissimo!" Gridò.

E Celine rimase in piedi vicino alle sue sorelle, guardando Serena giurare di amare suo marito per l'eternità. Promesse che avevano fatto commuovere tutti, per quanto tenero fosse stato il momento, per quanto emozione ci avessero impiegato entrambi nel pronunciare le parole rituali. Anche lo sposo aveva pianto – , l'aveva visto, qualche lacrima gli era sfuggita e Serena si era sporta per asciugargliele.

Celine non aveva potuto fare altro che commuoversi come tutti, ma in lei l'emozione si era ben presto confusa con il dolore. Era davvero una benedizione poter avere qualcuno al proprio fianco in grado di capirti nel modo in cui quei due sapevano fare per l'un l'altra.

"Io, qui, vi dichiaro marito e moglie." Il prete sorrise, "Puoi baciare la sposa." E lui lo fece, si chinò e la baciò. Era una scena meravigliosa. Poco dopo si staccarono sussurrandosi parole dolci, finché Thiago non fece capolino fra i due. Nathan si allungò e prese prontamente il figlio in braccio. Serena prese a sua volta Penelope e tutti e quattro posarono per le fotografie.

Celine si mordicchiò il labbro, pensando che se le cose fossero andate diversamente, a quel punto lei si sarebbe potuta trovare nella stessa situazione di Serena. Avrebbe sposato Paulo e Salomé avrebbe avuto la famiglia che meritava. Guardò il suo anello di fidanzamento, quello che non si era mai tolta. Farlo avrebbe significato ufficializzare la rottura, mettere fine all'amore una volta per tutte e questo lei non sarebbe mai riuscita a farlo.

"Mamma." Salomé tirò leggermente il vestito della madre per richiamare la sua attenzione, gli occhi verdi che la scrutavano intensamente, "Quando vi sposerete tu e papà?" E Celine sentì come una pugnalata al cuore. Non avrebbe potuto rispondere con un sì, sapendo che non sarebbe mai accaduto.

"Alcune cose sono difficili da capire per te ora." Rispose solamente, "Magari un giorno lo farai." Anni dopo Salomé avrebbe conosciuto ogni dettaglio della storia e allora sì che nulla le sarebbe più sfuggito.

Celine puntò lo sguardo verso il telefono. Era quasi ora che Paulo venisse a prendere la bambina, "Ehi, signorina, va' a prendere le tue cose. Tuo padre è quasi qui." Salomé annuì correndo a prendere la sua cartella per poi fare il giro di tutti i parenti, per salutarli.

Stavano camminando l'una di fianco all'altra sul marciapiede, le loro mani intrecciate. Celine notò i fanali di un'auto farsi sempre più vicini per poi spegnersi poco distanti da loro. Lì lui se ne stava seduto, con gli occhi fissi sul display del telefono. Salomé balzò verso l'auto, aprendo la portiera e gettandosi fra le braccia del padre. La giovane madre rimase invece ad osservare la scena imbarazzata, guardando i due scambiarsi un tenero abbraccio e qualche bacio. L'atmosfera era irradiata di felicità e ciò non faceva altro che scaldarle il cuore.

"Stavo per chiamarti." Celine annuì quando Paulo le si avvicinò dentro all'auto, con ancora in braccio la bambina.

"Solo– prenditi cura di lei, ok?" Paulo annuì a sua volta. Non c'era alcun modo che rovinasse l'unica cosa che desse un senso alla sua vita. Celine si avvicinò lentamente a lui, solamente per lasciare un piccolo bacio sulla guancia di Salomé, "Tu fa' la brava con tuo padre, signorina."

Salomé annuì, "Promesso." E Celine sorrise, facendole la linguaccia mentre la piccola ricambiò immediatamente.

Paulo annuì, voltandosi per sistemare Salomé sul seggiolino. Celine osservò i due, il suo respiro bloccato nei polmoni. Lui accese il motore e rapidamente si allontanò lungo la via.

Lei rimase a fissare la macchina scomparire all'orizzonte. Paulo invece guardò la figlia dallo specchietto, notando come fosse attenta ad ammirare Torino, "Qui è dove hai incontrato mamma?" Domandò lei, "Qui?"

"Ho incontrato tua madre in un supermercato." Rispose lui. Ricordava il giorno benissimo, quel giorno il suo mondo era stato capovolto.

Salomé rise, "Anche noi ci siamo incontrati così!" E Paulo rise con lei dandole ragione, "Papà? Tu amavi mamma?"

Lui la guardò ora senza parole. Come poteva spiegarle che non c'era giorno che il suo cuore battesse e soffrisse al contempo per lei. Che lei ancora gli occupava tutto il cuore lui non riusciva a farla uscire di lì, né tantomeno lo desiderava, "Sempre." Rispose quindi.

Salomé sorrise, comparando i suoi genitori alle storie delle principesse, "Posso dirti un segreto?" Chiese ancora.

"Certo, princesa." Disse mentre erano ormai vicini a casa.

Salomé buttò fuori un sospiro esagerato e gettò la testa all'indietro, "Sì, ma prometti di non dirlo a mamma." Lo avvertì, assomigliando, nel farlo, così tanto alla madre che lui fremette. Paulo pregò dentro di sé che la figlia non incontrasse mai nessuno tanto immorale quanto lui stesso, da distruggerla nel modo in cui lui aveva fatto con sua madre, "Croce sul cuore."

"Sapevo fossi mio padre." Dichiarò e suonò troppo matura per avere solo sei anni, "Il mio cuore, me lo diceva."

"Come?" Deglutì.

"Mamma piangeva sempre quando dormivo, e quando lo faceva teneva una foto di un uomo e lei, e tu assomigliavi tanto a lui." Disse, ricordandosi di tutte le volte che aveva trovato la madre piangere con la polaroid al petto.

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Perdonatemi, questo capitolo non mi soddisfa affatto! Ma qualcosa dovevo pur pubblicare, data la lunga assenza.

Non ho granché da dire, solo non vedo l'ora che questi due si decidano a tornare insieme.. E voi?
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, della storia, di tutto.

Auguri!

A presto,
besos x

Okumaya devam et

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