il filo del ragno //yuri//

By YumeNoshi

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Avete presente quella storia? Quella riguardante il filo della tela di un ragno. Avete presente, no? Quella c... More

il filo del ragno
yuki-onna
forse giusto un po'
campana di vetro
jibakurei
kuchisake-onna
voglio morire
voglio vivere
narumi
hitodama
scherzo
come un libro aperto
confusione
il filo del ragno

yukiyo

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By YumeNoshi

- Ciao. -

La vedo sussultare leggermente nel sentirsi rivolgere la parola.
Se ne stava seduta al suo banco con lo sguardo chino sul cellulare, forse intenta a messaggiare con qualche suo amico, e così non mi ha sentita entrare in classe.

Senza aspettare una sua risposta, proseguo fino a raggiungere il mio banco.

Per ora ci siamo solo noi due e pochi altri ragazzi.

- Ehi, Narumi! -

Sento esclamare energicamente mentre, lasciato lo zaino a terra, mi siedo al mio posto.

Mi sorprende che mi abbia chiamata "Narumi" e non "Naru", "Naru-tan" o un altro di quegli strani soprannomi che ogni tanto le vengono in mente. Dev'essere la prima volta che lo fa.

- Sai... - Prosegue inginocchiandosi come suo solito davanti al mio banco e incrociandovi sopra le braccia. - Quando saluti qualcuno, poi dovresti anche aspettare la sua risposta prima di andare via. -

- Accontentati che ti abbia salutata. -

Ribatto ruotando gli occhi.

- D'accordo... - Sospira, per poi sollevare leggermente l'angolo destro delle labbra. - ...Naru-tan. -

- Mi sembrava troppo bello che avessi iniziato a chiamarmi come si deve. -

Sbuffo alzando nuovamente lo sguardo al cielo.

- Beh, anche tu puoi darmi un soprannome, sai? -

- Meglio di no. -

- Perchè? Si risparmia tanto tempo con i soprannomi, sai? - Insiste, annuendo con un'aria così seria da far quasi ridere. - Soprattutto per una come te, che parla sempre il meno possibile, dovrebbero essere una vera manna da cielo. -

- Non sarebbe lo stesso. - Ribatto con un'alzata di spalle. - Insomma, se ti chiamassi Yuki, sembrerebbe che ti stia chiamando "neve", Kiyo è "puro", e sinceramente non ti si addice affatto, mentre Yu significa "acqua calda". -

- Praticamente mi stai dicendo che ho un nome di merda. -

Ribatte lei assottigliando lo sguardo e sporgendo comicamente in fuori il labbro inferiore.

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere nel vederla così.
Certo, non così forte e così di gusto come mi è capitato solo poco tempo fa, ma comunque più a lungo di quanto sia abituata a fare.

- Ma che hai capito? - Dico ancora ridendo. - Sto dicendo l'esatto opposto. -

A questo punto lei aggrotta la fronte, probabilmente chiedendosi di cosa stia parlando.
Possibile che ancora non ci arrivi?

- Vita di felicità. - Esordisco. - È questo il significato del tuo nome, no? -

Inspiegabilmente all'udire queste parole il suo sguardo si rabbuia.
Per caso ho detto qualcosa che non dovevo?

- Sì. -

Mormora distogliendo lo sguardo.
Ora sembra quasi a disagio.

- Cos'è questa reazione? - Ribatto sempre più confusa. - Ti sto dicendo che hai un bel nome, hai capito? Per questo non voglio usare soprannomi, lo sminuirebbero. -

- Quante storie. - Sbuffa allora alzando lo sguardo al cielo, ma noto subito un piccolo accenno di sorriso sulle sue labbra. - Alla fine è solo un nome, non serve essere così seri al riguardo. Anche perché non mi pare che tu lo pronunci chissà quanto spesso. -

Effettivamente, nonostante debba per forza essere già accaduto, non riesco a ricordare una sola volta in cui sia stata io a chiamarla.

- D'accordo, hai ragione. Allora che ne dici di rimangiarci tutto e ricominciare daccapo? - Propongo mentre la vedo sorridere divertita. - Torniamo all'argomento iniziale. Di che stavamo parlando? -

- Ciao. -

Dice in tono fin troppo serio, in viso un'espressione truce, per poi scoppiare a ridere tutto d'un tratto e io non riesco a non fare lo stesso subito dopo.

- Che conversazione da pazzi. -

Commento scuotendo gravemente il capo, mentre la sento ancora sghignazzare.

- Preferisci parlare del tempo allora? - Ribatte per poi voltarsi con aria fin troppo assorta verso la finestra. - Effettivamente guardi spesso fuori, non è che ti andrebbe davvero una bella conversazione metereologica? Magari possiamo parlare delle precipitazioni impetuose che colpiranno da un momento all'altro quella povera vecchietta se non si allontana subito da quel covo di piccioni. -

- Passo. -

Ribatto tra le risate.

Non ricordo di aver mai riso tanto.
Effettivamente è da diverso tempo che non rido così di gusto.
Eppure non è che Yukiyo stia dicendo chissà che cosa, anzi, a dirla quella che stiamo avendo adesso è una conversazione così stupida che non dovrebbe neanche interessarmi. Eppure ogni cosa che diciamo mi fa irrimediabilmente scoppiare a ridere.

Sento uno strano senso di leggerezza, ma non lo stesso che provo quelle volte in cui mi sento come estraniata, incapace di comandare il mio stesso corpo, questa è una sensazione completamente diversa.
È come se la forza di gravità abbia iniziato tutto d'un tratto a funzionare al contrario e io mi stia lentamente innalzando verso l'alto.

Ultimamente mi capita sempre più spesso di pensare a quell'abisso.
Il profondo e buio abisso nel quale mi sentivo precipitare.
Ma non mi è più capitato di chiedermi se, venendomi porso durante la caduta un "filo del ragno" per tornare in superficie, io lo afferrerei o meno.
Questo perché l'ho già preso.
È qui, stretto nella mia mano, se mi concentro quasi riesco a sentirlo davvero.
Sottile, freddo, fragile e incredibilmente luminoso.

- Che fai? -

- Vendetta. -

Rispondo sorridendo mentre continuo a far passare la mano in quell'intrico di ragnatele che sono i suoi capelli.

Lei tiene la fronte aggrottata, ma non scherzosamente, sembra davvero che le stia dando fastidio.

- Basta. -

Borbotta facendo per afferrarmi il polso.

- Eppure l'altra volta tu me li hai messi tutti in disordine come se nulla fosse. -

Ribatto senza accennare a toglierle la mano dal capo.

- Smettila! -

Esclama allora scostandosi di colpo, forse un po' troppo bruscamente.

Io ritiro la mano e la osservo con tanto d'occhi, chiedendomi il perché di una reazione del genere.
Lei pare però ugualmente sorpresa, sbattendo lentamente le palpebre, come per capacitarsi del gesto che lei stessa ha appena compiuto.

- Scusa... -

Mormora con un filo di voce, a malapena la sento.

- Non fa niente. -

Ribatto, seppur continuando ad osservarla perlplessa.
Che le è preso?
Quando è stata lei a farlo a me, non ho certo reagito così.

La vedo mordersi leggermente il labbro inferiore, lo sguardo rivolto verso il basso, mentre nervosamente si sistema i capelli che le avevo un po' scompigliato.

Tutto d'un tratto l'atmosfera sembra quasi essersi congelata e non so più cosa dire.

Per un istante il mio sguardo corre verso l'orologio a muro, come alla ricerca di una via di fuga.
La campanella però suonerà solo tra altri cinque minuti.
Non so se ritenerla o meno una sfortuna.

Tutto d'un tratto sento la mano di Yukiyo posarsi titubante e un po' timorosa sulla mia, alla ricerca di un qualche tipo di contatto.
In un primo momento quasi faccio per ritirarla, stizzita dal suo comportamento di prima, ma alla fine mi rendo conto che ciò non farebbe che peggiorare le cose e decisamente non è il caso.

Così, con lo sguardo ancora rivolto verso le lancette dell'orologio, rivolto lentamente la mia mano, in modo tale da avere il palmo rivolto verso l'alto, così da poter intrecciare le mie dita a quelle di Yukiyo.

La sento sussultare leggermente nel capire le mie intenzioni, ma subito ricambia la stretta.

Non riesco a fare a meno di sorridere.
Chissà perché abbiamo preso entrambe questa faccenda dei capelli così sul serio, voglio dire, alla fine non c'è niente di male se le da così tanto fastidio, no? Posso benissimo fare a meno di toccarglieli.
Certo, sarebbe stato meglio che me lo avesse spiegato con calma piuttosto che sbottate a quel modo, ma alla fine non è che sia stata chissà che tragedia.

- Starebbe meglio a te. -

- Eh? -

Ribatto voltandomi verso di lei.

- Il mio nome. - Mi spiega accennando un sorriso. - Stavo pensando che a te starebbe molto meglio. -

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