Anthea #WATTYS2017

By Rebecca_Mazzarella

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• Vincitrice #WATTYS2017 • Categoria Nuovi Arrivati • Loto è un'adolescente come molte altre alle prese con p... More

Ciao a tutti!
Prologo
Capitolo 1 - Un imprevisto...
Capitolo 2 - Capelli blu
Capitolo 3 - A scuola
Capitolo 4 - Oxo
Capitolo 5 - L'esame, l'alce e il nonno.
Capitolo 6 - La festa
Capitolo 7 - Archema
Capitolo 8 - Il sogno...
Capitolo 9 - Sect Aconitum
Capitolo 10 - La "famosa" zia Flora
Capitolo 11 - Merefin
Capitolo 12 - Nascondersi
Capitolo 13 - Anthea
Capitolo 14 - La nuova vita di Loto
Capitolo 15 - Arcobaleno
Capitolo 16 - Liberum Coscientiam
Capitolo 17 - Il Lago Lunare
Capitolo 18 - Ramus Aureus
Capitolo 19 - Incontro Segreto
Capitolo 20 - A Rockwood
Capitolo 21 - Archezo
Capitolo 22 - Paura
Capitolo 23 - L'Albero Sacro
Capitolo 24 - Ricerche
Capitolo 25 - Corri!
Capitolo 26 - Tendini spezzati
Capitolo 27 - Occhi azzurri
Capitolo 28 - Desolazione
COMUNICAZIONE IMPORTANTE
Capitolo 29 - Amici
Capitolo 30 - Peacock
Capitolo 31 - Sangue
Capitolo 33 - in cammino
Capitolo 34 - Ghemor
Capitolo 35 - Firer
Capitolo 36 - Risveglio
Capitolo 37 - Cambiamento
Capitolo 38 - Imboscata
Capitolo 39 - Pianificare
Capitolo 40 - I Tregar
Capitolo 41 - Panico
Capitolo 42 - Silenzio
Capitolo 43 - Avvicinati
Capitolo 44 - E guerra sia!
Epilogo
SONDAGGIO! Ho bisogno di Voi!
ANTHEA BIRTHDAY GIFT - CHIUSO

Capitolo 32 - Ti voglio bene!

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By Rebecca_Mazzarella


In breve tempo la zona centrale dell'Abbazia si affollò di persone, la navata era piena e c'erano perfino persone sedute in cima agli scaffali per poter vedere meglio da lontano.

Anthea vibrava di energia, un brusio di sottofondo annunciava lo stupore generale per quella convocazione straordinaria.

Nefele era in prima fila mentre Peacock, dopo essersi fatta un bagno caldo e cambiata d'abiti, aiutata da Nefele, era tornata al suo posto di fianco alla sorella. Agroste invece trasportò sulle spalle il professor Ibisco, fino al camino principale; aveva mani e piedi legati, lo appoggiò a terra e girandosi gli diede una spinta, questo cadde come un sacco di patate faccia in giù, sbattendo il labbro sul gradino.

«Cosa avete fatto al professore?» chiese qualcuno.

«Liberatelo!»

«Silenzio!» tuonò Sgurfio. Il Maestro salì qualche gradino per trovarsi abbastanza in alto da poter essere visto e sentito da tutti. Si strinse la cintura della vestaglia in vita e prese un grosso respiro.

«Attenzione a tutti per cortesia!»

Tutti gli occhi erano puntati su di lui e l'Abbazia piombò nel silenzio.

«Vi ho fatto riunire perché voglio che siate partecipi dei fatti che sono accaduti e che stanno accadendo nel bosco».

«Chi sei tu?» chiese qualcuno.

«Sono Sgurfio Papetti, discendente di Mister Ector Papetti nonché figlio di Anthea, la leggendaria donna che ha sacrificato la sua vita per salvare la sua famiglia e il suo popolo...» dichiarò, lasciando che il brusio si calmasse. «Una persona dell'Abbazia ha avuto, per tutto questo tempo, contatti con gli Archema e vi ha stregati facendo in modo che voi, nessuno escluso, vi assopiste nella vostra routine».

«Ma cosa stai dicendo, vecchio?»

«Ehi bada a come parli!» esclamò Agroste.

«Il popolo di Anthea non è mai stato un popolo di accademici. Chi di voi ha la fortuna di possedere dei parenti, vada pure a chiederglielo. Siamo sempre stati un popolo combattivo. Su di voi è stata esercitata una magia enorme e antica. Qualcuno di molto potente impone il suo potere».

«Chi è?» chiese qualcuno.

«Dov'è?»

Esplosero urla di protesta e indignazione, finché Sgurfio non alzò le mani per ristabilire il silenzio.

«Lo abbiamo catturato ed è lì!» disse indicando Ibisco che con sguardo impaurito si guardava intorno. «Il nostro beneamato professore, che per tutto questo tempo ha avuto contatti con gli Archema che lavorano per Mr. Ego, il capo della Sect Aconitum».

Il brusio si interruppe. L'Abbazia divenne silenziosa, si potevano sentir distintamente le gocce di pioggia che battevano sulle vetrate.

«La Sect Aconitum esiste ancora?» sussurrò qualcuno nelle prime file.

«Ma come può essere? Avrebbe più di duecento anni» esclamò qualcun altro in mezzo alle persone.

«La Sect Aconitum non ha mai smesso si esistere, e ora sta diventando potente e pericolosa. Mr. Egonum aveva una scorta quasi infinita di siero dell'Albero Sacro che gli ha permesso di vivere per lungo tempo. Ma non è immortale».

Tutti gli sguardi passavano increduli dal Maestro al professore che lo ascoltava, con un sorriso beffardo dipinto in volto.

«Il professor Ibisco per tutto questo tempo vi ha manipolato con un potente incantesimo che permette di controllare le menti e assopirle. La Mensimperius».

«Voleva avvelenarci!» urlò Peacock, con gli occhi gonfi di lacrime e il viso rosso di rabbia: «Gli Archema sono entrati ad Anthea e ci hanno aggrediti... Hanno ucciso mia sorella!».

«E noi cosa dobbiamo fare?» chiese una ninfa dopo che il silenzio tornò a regnare nella sala.

«Abbiamo il dovere di proteggere Anthea da Mr. Ego e dagli Archema. Dobbiamo prepararci a combattere o Anthea sarà distrutta. Il mondo è in pericolo. Tutti noi siamo in pericolo» dichiarò risoluto. «Oggi Iridis è stata uccisa, e a mio parere, era una morte che si poteva evitare se non fossimo stati così ciechi e impreparati al pericolo».

«Tu non ce la farai!» urlò il professor Ibisco. «Siete in minoranza e gli Archema vi uccideranno tutti, uno per uno!»

Un urlo si alzò dalla sala e Peacock in un battibaleno si alzò e gli andò vicino, con il Ligar in mano e la punta della freccia appoggiata al centro della fronte.

Il suo respiro era affannato, gli occhi erano ridotti a due fessure, il braccio era in tensione. Anthea rimase sospesa nel tempo e nella paura.

«Dai, uccidimi!» la sfidò lui. «Io non ho paura».

«Ferma!» urlò Sgurfio. «Non ti macchiare di un inutile delitto. Non ne vale la pena e non basterà a saziare la tua sete di vendetta».

«Ti prego, non farlo» sussurrò Nefele, facendole abbassare l'arco.

Peacock cedette sotto il tocco gentile dell'amica. Un'ondata di tristezza le assalì lo stomaco facendole venire voglia di vomitare. Le lacrime cominciarono a rigarle le guance e si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto piangere per esaurire la tristezza che sentiva nel cuore.

«Come volevasi dimostrare...» biascicò il professore beffardo, osservando la sala con la sicurezza di chi aveva la vittoria in tasca.

«No!» urlò Sgurfio.

Peacock aveva rialzato il Ligar, con lentezza e decisione: tese l'arco con la freccia incoccata.

Guardò il professore con spietata sete di vendetta e mentre gli occhi del professore si riempivano di paura, lasciò andare la freccia che colpì l'uomo sulla fronte, passandogli attraverso e finendo la sua corsa sul pavimento di legno, dietro di lui.

«Spero tu vada all'inferno!» urlò, verso quella maschera di terrore.

Nessuno osò più fiatare, l'Abbazia era rimasta pietrificata.

Peacock si guardò attorno. Nel silenzio della sala il suo cuore tornò ad appesantirsi. Sgurfio aveva ragione... Quella morte non l'aveva fatta sentire meglio. La misera vita di un verme non era abbastanza da compensare la vita di sua sorella.

Peacock tornò da Iridis, la prese in braccio, appoggiando la sua testa alla spalla. Camminò fra lo stupore generale mentre la folla si apriva per lasciarla passare e si diresse verso il portone, spalancato alla pioggia.

Nefele le fu subito dietro a le cinse le spalle con un braccio.

Prima che si rialzasse il brusio della folla, Sgurfio dovette riprendere parola.

«Popolo di Anthea, abbiamo bisogno di voi per proteggere tutto ciò che amate. Altrimenti troppe vite innocenti saranno perdute».

«Chi ci addestrerà a combattere?» chiese qualcuno.

«Io, Agroste, Peacock e Nefele».

«Cosa vogliono da noi?»

«Da dove vengono?» Una miriade di domande di ogni genere cominciarono a riempire quel silenzio pesante come un macigno.

«Mr. Ego ha un esercito di Archema spietati e feroci. Distruggono tutto ciò che incontrano e come avete visto, non si fanno problemi se davanti a loro hanno una ragazza di quindici anni o un adulto. Stanno abbattendo alberi, uccidendo animali e persone che hanno il coraggio o la sventurata sorte di incrociarli sul loro cammino e il perché non ci è ancora chiaro. Non sappiamo perché si accaniscono contro gli animali. Sappiamo che ne stanno cercando uno in particolare: Omnes».

«L'alce?»

Sgurfio annuì. «Una cosa è certa, vogliono l'Albero Sacro e Omnes e non si fermeranno davanti a nulla».

«Come possiamo sconfiggerli?»

«Allenandoci a combattere» rispose Sgurfio.

«Ma con quali armi? Qui ad Anthea non ce ne sono!» sbottò una ninfa.

«Sui libri della grande guerra si parla dei Ligar» disse qualcuno e un gruppetto si staccò dalla folla per andare a cercare il libro nello scaffale giusto.

«Potremmo chiedere all'Albero Sacro come costruire altri tipi di armi. Se ci vuole pronti a combattere ce lo dirà!» considerò un mago che corse fuori seguito da molti altri.

«Sono felice di vedervi così convinti, ma voglio dirvi una cosa» disse Sgurfio, richiamando il silenzio nell'Abbazia. «Qui non siamo a scuola. Stiamo andando a combattere e dobbiamo essere cauti ma soprattutto uniti, perché solo insieme potremmo uscirne vincitori!»

Il popolo di Anthea si era messo subito all'opera: alcuni andarono a chiedere informazioni all'Albero Sacro, altri andarono a cercare fonti sulle strategie di guerra e manuali vari.

Sgurfio era ormai immerso nella folla e rispondeva alle domande e ai dubbi dei più timorosi, cercava di dare conforto e instillare la forza per poter affrontare il pericolo.

La pioggia continuò a bagnare il bosco e l'Abbazia, come se anche il cielo stesse piangendo la morte di Iridis.

Dopo qualche tempo, Sgurfio si congedò dalle persone per andare a confortare Peacock che, insieme a Nefele e al corpo della sorella, erano ai piedi dell'Albero Sacro.

Agroste raggiunse le due donne, le cinse entrambe col suo forte abbraccio. Nessuno riusciva a trovare le parole adatte per quel tragico momento.

Sgurfio camminò sotto la pioggia con calma e facendo ampi respiri, staccò una foglia dal ramo più vicino dell'Albero Sacro. La foglia vibrava di vita nella sua mano, se la portò al cuore e si avvicinò a Peacock con la sorella fra le braccia. Il suo viso era deformato dal dolore, le lacrime si confondevano con la pioggia.

Il Maestro le sorrise e le fece cenno di metterla a terra. Peacock piegò le ginocchia e con delicatezza appoggiò ai piedi dell'Albero Sacro il corpo senza vita di sua sorella.

Sgurfio si inginocchio di fianco a Peacock e appoggiò la foglia sul cuore ormai silenzioso di Iridis. Dalla ferita mortale uscì il fumo nero di veleno di cui il pugnale era pregno, una volta liberato dal veleno, Sgurfio riuscì ad estrarle il pugnale dal cuore. Il volto di Iridis parve illuminarsi di luce, un ultimo respiro di liberazione evaporò dalle labbra di Iridis.

La sorella le diede un bacio sulla fronte. «Ti voglio bene».

Il corpo ormai libero dal veleno, si dissolse in polvere e diede alla luce un germoglio ai piedi dell'Albero Sacro.

̴

Le ninfe e i maghi correvano da una parte all'altra, mossi da forza e vitalità incredibili.

Alcuni di loro si accostarono a Sgurfio per chiedergli informazioni sulla Sect Aconitum mentre lui con pazienza raccontava le informazioni che possedeva, a chi era disposto a prestargli orecchio.

Non fece menzione della Lacrima della Fenice, neanche lui sapeva dove fosse custodita e non voleva destare ulteriori insicurezze finché non avrebbe scoperto di più in merito.

Menzionò gli Archema e la loro malvagità fino al momento in cui gli tornò in mente ciò che era successo nel bosco. Aveva percepito che c'erano due categorie distinte di Archema e che una di queste era più potente e pericolosa dell'altra.

«Maestro!» uno Scripto lo chiamò, teneva con un libro fra le mani, estratto direttamente dall'Albero Sacro.

Lo raggiunse e glielo porse. Sgurfio lo guardò confuso ma lo Scripto si congedò da lui senza aggiungere altro. Il libro era molto sottile e Sgurfio lo aprì notando che era composto da una sola pagina. Una lettera.

Maestro Sgurfio, secoli immemori mi separano dalla possibilità di comunicare con un anziano sapiente e saggio.

Sono sicuro che avrai modo di usare le informazioni che ti fornirò, divulgando solo quelle necessarie per proseguire il cammino con il popolo di Anthea.

A vostra disposizione verranno messi gli strumenti necessari per affrontare la battaglia che tuona all'orizzonte. Questa sarà la volta decisiva in cui il mondo verrà piegato alla volontà dei più forti.

Il bosco mette a disposizione la possibilità di prendere possesso dei Ligar, strumenti molto potenti ma letali se usati senza la giusta disciplina. Queste armi sono custodite negli alberi e solo un cuore puro può possederne uno.

Nessun combattente sa di essere degno del Ligar, finché non trova la connessione tra la sua anima e l'albero che lo custodisce.

Una parola balenerà nella mente del reale possessore e questo creerà un legame indissolubile che permetterà al guerriero di richiamare l'arma a sé, ovunque si trovi.

Però, come ogni cosa, questo legame possiede dei limiti.

Quando l'anima del possessore muore, anche il Ligar smetterà di esistere e con lui anche l'albero che lo ha creato.

Solo pochi Ligar sono stati creati dall'Albero Sacro e questi avranno il terribile compito di prendersi carico del destino del mondo. Io ripongo fiducia in voi e nelle vostre potenzialità. Il vostro popolo ci ha sempre protetto e custodito.

Il Ligar che ti appartiene è stato creato dall'Albero Sacro e voglio donartelo, insieme ad altri quattro Ligar che ho già donato a Peacock, Nefele, Agroste e Loto.

Buona fortuna, amico mio.

Aghelio.

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