Tutta una questione di chimica

By 10giuly

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Sognare è importante, ci spinge oltre i nostri limiti, per realizzare la visione utopica che ognuno di noi, a... More

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Prologo
Capitolo 1. Carpe Diem
CAPITOLO 2. New York, here I come.
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
WATTPAD CONTEST
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Epilogo
Ringraziamenti
Interview

Capitolo 24

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By 10giuly

Friendship begins when a person says to someone else: what? You too? I thought I was the only one.

-Hey there! Houston we have a problem! Sof!-
Uno schiaffo sul braccio mi fa sussultare, da quello che capisco subito essere uno dei miei stati di trance. Osservo per un attimo le pareti intorno a me, fino a concentrarmi sulla mia immagine riflessa allo specchio.
Il vestito a mezze maniche, rosa pastello, che cade aderente lungo i miei fianchi abbastanza stretti, insieme ad un trucco leggero e ai miei capelli castani, leggermente boccolati in modo naturale, mi ricordano dove mi trovo e qual è il mio scopo.
Sono a cena con Tiara, Cody e Matthew, in un locale piuttosto informale, ma molto carino. Non molto distante dalla NYU, fa una pizza decisamente buona, per certi versi simile a quella con cui sono cresciuta in Italia.
Non sono completamente diventata matta, i due piatti non sono nemmeno lontanamente confrontabili, era solo per rendere l'idea del gusto percepito.
- Yes, it is- blatero, dicendo le prime parole che mi sono venute in mente.
- What?-
- Your question. I think your dress is pretty.-
- I've never asked you about my dress. Where's your mind?-
- I was just- tentenno. Un'ora mi è bastata per capire che Cody nasconde qualcosa. I suoi occhi non mentono, sono inquieti, sempre intenti ad osservare ciò che c'è intorno, in modo guardingo, sospettoso.
Mi ricordano gli occhi di Devin. Anche quelli del fratello di Matthew sono misteriosi, ma in modo diverso: è come se si vergognassero di essere sinceri, come se cercassero di resistere al riflettere un'anima sporca e impura come quella che vive nel corpo del giovane biondo.
Quelli di Cody, sembrano celare una paura sconfinata per qualcosa, o qualcuno.
Però ho paura di ferire Tiara, confermando ciò che già pensa. È una ragazza brillante, ma tremendamente insicura, in base a quanto ho capito di lei, anche se ci conosciamo da poco più di un mese.
- Go on- mi incita la rossa.
- He's hiding something. I'm not sure about what, though. Hope I didn't have to say it, but that's what I saw- sussurro, a bassa voce, sperando che la ragazza non mi senta. Il tentativo è, ovviamente, inutile.

- Thanks- si limita a dire, con tono malinconico.

- For what?-

- For being honest. You could have said that you didn't notice anything, just not to hurt me. But you said the truth, and that's what it counts.-

Mi limito ad abbracciare l'amica, i cui occhi sono diventati lucidi. Non servono altre parole, tutto è racchiuso in questo semplice contatto fisico. Ha una spalla su cui può piangere, se vuole. È su questo che si basa un'amicizia: esserci per l'altra persona, nel momento del bisogno. Deve essere un rapporto a doppio senso, equilibrato tra le due parti: si dà e si riceve, in egual misura. Ci sono i momenti di spensieratezza, in cui si ride e si gioisce della vita, ci sono poi quelli di difficoltà, in cui si deve lottare per mantenere vivo quel rapporto, se si basa su fondamenta solide. In molte cose è simile all'amore, la cui unica differenza consiste nelle emozioni che questa ci scatena. L'amore non è altro che un meccanismo fisiologico, che si scatena nel nostro cervello, rapendoci completamente, ma le cui fondamenta sono le stesse: fiducia, capacità di instaurare una connessione fisica e mentale, disponibilità a sacrificarsi per l'altro, ovviamente fino a che questo non intacca la nostra persona, perchè non deve sfociare nell'annullamento di noi stessi.

- Now we should go back to the boys- affermo, staccandomi dall'abbraccio ed indicando con un braccio la sala del ristorante.

- Yes, let's go- concorda Tiara, seppur in modo non troppo convincente.

∼∼∼∼

Dopo aver salutato Tiara e Cody, io e Matthew abbiamo preso le scale per scendere nell'underground e prendere la metropolitana. Per la prima volta sto andando a casa del mio fidanzato. Sembra strano, eppure è così. Per una serie di casualità, non ho ancora avuto l'occasione di vedere il suo appartamento.

Come me lo immagino? Luminoso, ma non troppo, con un arredamento semplice, ma leggermente vintage, spazioso, essenziale. Magari invece mi sorprende, con l'esatto opposto di quanto ho appena detto.

Otto fermate della linea uno, quella rossa, mi separano dal soddisfare la mia curiosità. Il viaggio è silenzioso, nonostante il treno sia poco affollato, vista l'ora. È una delle ultime corse della giornata e sono esausta. La sola voce udibile è quella meccanica che annuncia ogni fermata, fino ad arrivare alla nostra: Marble Hill/225th Street. Si trova proprio sul confine tra i due distretti più famosi della grande mela: Manhattan e il famigerato Bronx, che ho visitato un po' durante la mia prima settimana qui. La descrizione stereotipata a cui normalmente siamo abituati però non è così rappresentativa della realtà: su alcune zone non si può dar torto alle comuni voci di corridoio. La prima parte del distretto, però, quella più vicina al contatto con Manhattan, è davvero bella. C'è il Manhattan College, enorme e pieno di studenti, con i suoi edifici, tutti costruiti con mattoni, che accerchiano un enorme spazio che è il cortile interno, in cui l'erba è sempre perfettamente ordinata. Sempre nella zona del college ci sono tantissimi bar, frequentati dagli studenti, anche della vicina scuola cattolica e negozi, che rendono la zona viva. Inizialmente temevo un po' questo quartiere, ma poi, come ogni volta accade, le cose non sono mai come sembrano e possono stupirci.

Dopo essere risaliti in superficie, camminiamo per quindici minuti circa, prima di arrivare alla destinazione. La fioca luce dei lampioni mi impedisce di vedere in modo nitido ciò che ho davanti che, però, capisco essere un palazzo, non troppo alto, identico agli altri due che lo circondano.

Fioca luce dei lampioni, eh?! Io forse aggiungerei anche il caffè corretto e il digestivo.

La mia coscienza è sempre pronta a sottolineare i dettagli, anche quelli più irrilevanti, come questo. Io e Matthew siamo perfettamente sobri, non barcolliamo neanche. Dopo aver percorso un piano di scale, il ragazzo gira la chiave nella serratura ed apre la porta, permettendomi di ammirare il piccolo, ma grazioso soggiorno dell'interno. Ciò che mi ero immaginata è esattamente ciò che i miei occhi stanno osservando in questo momento.

- Do you like it?- domanda Calamita, spezzando il lungo silenzio, mentre mi cinge il fianco con un braccio.

- Yes. It's cool, I mean, that's exactly your style. Minimal, vintage with a bit of modern concept. A perfect mix, just like you.-

Avvicino a me il suo volto, permettendo alle nostre labbra di incontrarsi, per poi staccarsi, lasciando i nostri occhi parlare silenziosamente. L'unico rumore presente nella stanza è quello dei nostri battiti, che si muovono all'unisono.

- I'm exhausted. This day seemed endless- Matthew rompe il silenzio, prendendomi la mano e accompagnandomi nella camera da letto.

- I know. I need a bed, now!-

Mi stendo a peso morto sul materasso, sentendo le forze venirmi meno.

- I have nothing to sleep with. Can I steal one of your shirts?-

- You could sleep naked- risponde il bel moro, lasciandomi una scia di baci sul collo, con uno sguardo malizioso, prima di allontanarsi di qualche manciata di centimetri dal mio viso.

- But, you can take one of these- conclude, indicando la pila di maglie presenti nell'armadio, appena aperto.

Prendo una sua maglia a caso che, ovviamente, mi fa da vestito e poi mi dirigo in bagno. Non mi ero portata dietro nulla, visto che dormire qui non era in programma, ma il mio kit di salvezza contenuto nella borsa, con uno spazzolino e un mini dosaggio di struccante, non mi delude mai.

Rimbocco le coperte, fino a coprire il seno, prima di rompere il silenzio.

- Cody has been acting so weird, tonight.-

- Definitely, but I think I know why- ribatte Matthew, dopo aver sbadigliato per la terza volta nel giro di due minuti.

- Tell me!-

- Can we talk tomorrow? I'm so tired. I just need to rest.-

- Sure. I'm tired too-

- Good night, honey. I love you.-

Appoggia le sue labbra sulle mie, per un veloce bacio della buonanotte, prima di spegnere la luce.

- Love you too, Matt.-

----
Eccomi! Sono tornata, questa volta senza più scuse. La sessione è terminata e sta per ricominciare il nuovo semestre.
Praticamente, in base al mio nuovo orario, dovrò sviluppare il dono dell'ubiquità, ma queste sono le grandiose gioie dell'unipv, per la serie #mainagioia.
Direi però che è meglio accantonare l'argomento università, per parlare di questo nuovo capitolo!
Che ne pensate?

Sono stata troppo sdolcinata nell'ultima parte?

Ora mi congedo, per andare a leggere un po'.

A presto,

Giulia

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