Monster; v k o o k

De softpornbaek

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- with your sweet blood I'll pay for all of my sins. Dove Taehyung è solo un ostinato demone che non desidera... Mais

i n t r o
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t h r e e
f o u r
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s e v e n
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f o u r t e e n
f i f t e e n
s i x t e e n
s e v e n t e e n
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n i n e t e e n
t w e n t y
t w e n t y - o n e
t w e n t y - t w o
t w e n t y - t h r e e
t w e n t y - f o u r
t w e n t y - f i v e
t w e n t y - s i x
t w e n t y - s e v e n
t w e n t y - e i g h t
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De softpornbaek

Taehyung quella sera propose a Jungkook di rimanere un po' fuori, magari restando ad aspettare che il cielo fosse invaso in tutto e per tutto dall'arrivo delle stelle, concedendosi un tempo indefinito per ammirarle nel loro completo, magnifico splendore, contribuendo a mutare attraverso tale presenza l'andatura dell'atmosfera, rendendola più piacevole e confortevole, non importava il silenzio che molto probabilmente sarebbe poi calato.

La sua idea venne accettata di buon grado senza aver alcun ripensamento anzi, il minore fu più che contento che l'altro avesse preso un'iniziativa del genere, cosa insolita, che non fece che aumentare ancora di più l'intensità del suo ampio sorriso; in quell'attimo avrebbe potuto far addirittura concorrenza per bellezza alle sfere infuocate che tra non molto sarebbero arrivate a mostrarsi sopra il suo capo, tanta era la felicità di cui si sentiva inebriato fin dentro l'angolo più remoto delle sue ossa.

Ma la parte migliore si celeva dietro ancora un ulteriore dettaglio, se non quello più importante, dal ruolo fondamentale: non era l'unico allora a trovarsi in quello stato.

Infatti, la persona che gli stava distesa accanto, tenendo le mani poggiate dietro il capo al fine di sorreggerlo, a loro volta a contatto con il terreno su cui si ritrovano i loro corpi adagiati da ormai parecchio, poteva affermare con sicurezza di sentirsi bene, davvero bene, non provando stavolta il pazzo, asfissiante impulso di dover assolutamente nasconderlo in ogni modo a lui possibile.

Era completamente a suo agio, pur nonostante il fatto che Jungkook ogni tanto così, all'improvviso, non avendo alcun motivo in particolare, si mettesse a giocare con le ciocche rosse del giovane fra le proprie dita come se niente fosse, quasi si trattasse stesso delle sue, portandolo istintivamente a irrigidire, lasciando però perdere e mettendo da parte qualunque ansia non appena sentisse la risata dell'altro infrangere la quiete circostante, a causa dell'espressione tesa, fin troppo evidente, formatasi sul suo volto, dato che tutto fosse nuovo per lui, così come per il più piccolo, dopotutto, che in fondo né in quella dimensione né tantomeno nella precedente aveva mai vissuto -o almeno non si ricordava di averlo fatto- una qualunque esperienza che si avvicinasse anche di un minimo a ciò che ora non poteva evitare di non  immaginare nella sua vita quotidiana.

Era da un periodo non indifferente che egli si ritrovava a convivere con quell'ambiente e quei particolari modi di fare ma oramai, in caso avesse dovuto scegliere fra l'abbandonarli o meno, non sarebbe stato più in grado di optare per la prima soluzione, come tante volte aveva pensato prima, preso dalla disperazione, condizionato ora dall'agire che i sentimenti avevano sulla sua indole docile.

A volte non siamo più capaci di sottrarci a certi tipi di abitudini che, a discapito di tutto, col tempo ci ritroviamo a riscontrare dannatamente comodi, pur essendo a conoscenza che possano farci più male che bene.

Kookie ormai aveva trovato in Tae il suo vizio preferito, e non c'era niente che si potesse fare per impedirlo o evitare che accadesse: doveva andare così e basta.

Era arrivato a non voler considerare ulteriormente tutti i numerosi problemi che ancora non aveva risolto, e che forse si sarebbe limitato a far rimanere come tali, non applicandosi nel provare a farsi venire in mente un ipotetico rimedio al riguardo, ripetendosi che dopotutto le cose non andava tanto da schifo anzi, in realtà ora come ora stavano procedendo in maniera fin troppo buona, infatti non poteva fare a meno di esser in parte preoccupato, perché sapeva alla perfezione che ogni qualvolta qualcosa di bello fosse capitato, avrebbe dovuto pagarne le conseguenze con sofferenze su sofferenze, colpevole di essersi permesso di lasciarsi per un secondo andare all'offerta, alla proposta fattagli di un piccolo compromesso, di una felicità anche momentanea, ma almeno vera, fondata, che non si trattasse solo del frutto di uno spiacevole scherzo della sua fantasia, cosa che spesso gli era già accaduta.

D'altra parte, per quanto il demone potesse non sentirsi sotto pressione come in precedenza, quando l'altro istintivamente poggiò il capo sul suo petto e cercò di afferrare la sua mano, in un primo momento un sussulto non poté esser trattenuto e non uscire fuori dalle sue labbra, gesto di cui il moro si accorse; difatti, capendo di aver magari esagerato un po', fece per allontanarsi e tornare di rimando alla sua posizione iniziale, ma fu proprio il maggiore a bloccarlo, trattenendolo vicino a sé, non volendo realmente che lo facesse.

Jungkook giurò di aver avuto l'impressione che il suo cuore fosse stato sul punto di esplodere e saltargli una volta per tutte fuori dal petto e, per dimostrarlo, si tirò un po' su, giusto quanto bastasse, portando nel punto in questione il palmo della mano dell'altro.

Nessuno dei due a quel contatto disse nulla; si limitarono solo a guardarsi, capendo entrambi attraverso quell'unico, tanto semplice quanto difficile gesto tutto quel che ci fosse da dire.

Non era normale quel generale tremore, quella confusione comune, quello sgomento incontrollabile, di ciò se ne convinsero sia l'uno che l'altro.

Allora perché pareva talmente giusto, a discapito di essi?

Dopotutto, non potevano per sempre ignorare quel che provassero, anche per rispetto verso loro stessi, prima di qualsiasi altra cosa, e mai come ora quel pensiero era sembrato maggiormente giusto.

Il più grande in seguito circondò la corporatura minuta del ragazzo con le sue braccia e gli permise di accoccolarsi a lui, quasi fosse alla ricerca di un modo per colmare quel disperato bisogno di affetto nato dal nulla, ma che adesso pretendeva di assecondare con solamente lui.

Che non fosse stato dal principio così, a rifletterci bene?

Qualche volta posava dei piccoli baci morbidi sul capo dell'altro sì, appena percettibili, comunque però abbastanza affinché il moro se ne accorgesse o, in altri casi ancora, si limitava a stringere quel corpo che dipendeva da lui con più forza, facendo magari dondolare entrambi e mettendosi seduto.

Non accadde nulla di particolare quella notte, eppure non c'era nulla di meglio che si potesse chiedere avvenisse.

Non sarebbe potuto essere sempre così?

Abbracci, carezze, parole tenui...

Che più?

-A cosa stai pensando?-

Dopo un lungo silenzio fu Tae a prender parola per primo, facendo tale domanda al moro, di cui si era soffermato allora a guardare l'espressione lievemente corrucciata, con la fronte delineata da piccole linee ricurve e gli occhi persi in un punto indefinito, che non poté fare a meno di trovare irrimediabilmente tenero.

Sentendolo, Jungkook si voltò e portò in su gli angoli delle labbra, rivolgendosi dopo al rosso facendo spallucce.

-Niente di che, è una cosa stupida, in realtà.-

Il maggiore però lo incitò a continuare lo stesso, incuriosito, cosa che poi fece, pur se con riluttanza.

-Mi stavo dicendo che vorrei vedere la neve, non so perché di preciso.
Credo mi vada e basta.-

-La neve?-

Il rosso rimase colpito dalla risposta ottenuta, non aspettandosi qualcosa del genere.

Jungkook annuì.

-La ricordo vagamente, ma non farci caso, non è importante.-

Intanto le stelle erano finalmente giunte e, allo stesso tempo, una nuova idea si creò nella mente di Tae.

Neanche lui aveva ben chiaro di che si trattasse, ma sapeva solo che avrebbe dovuto fare in modo di attuarla.

Alla fine i due, dopo ciò, si ritrovarono a sfociare in una conversazione tranquilla sulle solite cose, riguardanti aspetti insignificanti di quello che sarebbe stato un nuovo giorno, nel quale forse Tae avrebbe imparato a capire cosa volesse davvero e a smettere di combattere contro il suo peggior nemico: se stesso.

Non c'era niente di peggio che di una guerra contro la propria indole e principi più fermi.

Dove sarebbe arrivato, se avesse continuato a distruggersi in quella maniera?

Valeva la pena impazzire di quella maniera per qualcosa di cui forse avrebbe potuto fare a meno o a cui, in caso contrario, si sarebbe imposto di rinunciare?

Quando nemmeno lui aveva chiare le sue intenzioni come pretendeva di andare avanti?

La finzione non l'avrebbe mai portato da nessuna parte, però per il momento ignorare ogni dubbio che sorgeva si stava rivelando il solo modo su cui poteva far conto per almeno respirare.

Povere le anime cadute sotto il suo controllo.

🌱

non sono granché soddisfatta, però spero vivamente che almeno a voi il capitolo piaccia un minimo

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