♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vk...

By bisdrucciola

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"Comunque, credo che le stelle possano influire nell'animo degli uomini. Se ci pensi, quando guardiamo le ste... More

✤ P R O L O G O ✤
you'll regret someday if you don't do your best now.
kill 'em with success, bury 'em with a smile.
don't ever run backwards.
never work just for money or for power.
you can be the moon and still be jealous of the stars.
and then you came into my life.
i'm jealous. wanna know why? because we started as 'just friends' too.
love is both: how you become a person, and why.
can i be your lei-tsu?
i like people who shake other people up & make em feel uncomfortable.
heavy hearts don't have to drown.
kiss me until i forget the thought of somebody else near your lips.
you became one of my stories.
the tip of my finger is tracing your figure.
we're too young and immature to give up, you idiot.
i just want you to talk to me. tell me how you feel. about life. just talk.
i want you. all of you. on me. under me. tasting me. wanting me.
it hurts too good to say no.
the more i learn about you, the more i like you.
to die would be less painful.
do you think the universe fights for souls to be together?
life is not about hiding, life is about living.
there's nothing wrong with you.
i am desperately craving your lips.
a sea of whiskey couldn't intoxicate me as much as a drop of you.
i hope you can see me for what i am and continue to love me the same.
i've been holding back for the fear that you might change you mind.
i tried so hard to not fall for you, but then our eyes locked and it was over.
my heart's your home, no matter where you are, u'll always have a place to stay.
all my mistakes are drowning me, i'm trying to make it better piece by piece.
perhaps it's better this way.
he's stuck inside my brain so much that he can call my head "home".
i think i need you, and that's so hard to say.
tell me pretty lies, tell me that you love me, even if it's fake.
how can i look at you and feel so much happiness and sadness all at once?
i've hella feelings for you, but i'm so fucking scared.
you spread warmth and inspire my life, just like the sun does.
lips so good i forget my name.
one of the hardest battles we fight is between what we know and what we feel.
he dreams more often than he sleeps.
mommy, daddy, don't you know? You lost your daughter years ago.
ça ne casse pas trois pattes à un canard
i wanna feel you in my veins.
as humans we ruin everything we touch, including each other.
I just wish i could lose this feeling as fast as i lost you.
look at your cuts. each one is a battle with yourself that you lost.
in the end, we'll all become stories.
And he dreamed of paradise every time he closed his eyes.
un piccolo regalo...
you're burning inside of me and i'm still alive in you.

family is where life begins and love never ends.

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By bisdrucciola


Dopo aver mangiato l'ultima fetta di dolce, Jimin e Jungkook alzarono il bicchiere di Soju* che entrambi tenevano in mano e fecero un brindisi. Bere insieme era una cosa da amici. Jungkook, che era fissato coi film americani, diceva sempre che se non ci si riuniva per ubriacarsi almeno una volta, non si poteva essere amici. Jimin l'aveva accettato, l'alcol per lui non era mai stato un tabù come le parolacce.

"A Kim Taehyung e la sua azienda!" Esclamò il moro ridendo, mentre portava il bicchiere alle labbra. Era giovane e spensierato, a Jimin non era mai capitato di vederlo andare in contro a qualsivoglia problema con le labbra imbronciate. Jungkook era sempre solare e sorridente, anche quando gli cadeva il mondo sulle spalle.

"A Kim Taehyung e la sua azienda!" Ripeté allegramente Jimin, imitando l'amico. Lui non se ne rendeva conto, ma le sue guance si stavano già facendo rosse, giacché non era mai stato uno che sopportava grandi quantità di alcol.

Dopo un altro quarto d'ora passato a dare voce a vane chiacchiere, Jungkook guardò lo schermo del cellulare e realizzò che si era fatto fin troppo tardi per restare ancora a gigioneggiare in giro. Non che non gli piacesse, bensì quella era una delle poche sere in cui suo fratello tornava un po' oiù presto dal suo opprimente lavoro.

"Oh mio Dio! È tardissimo!" Esclamò infatti mentre afferrava frettolosamente il cappotto appoggiato sullo schienale della sedia. "Scusa Jiminie, ma devo andare a raccontare tutto a mio fratello prima che vada di nuovo a lavoro per il prossimo turno!" Spiegò il ragazzo, mentre salutava l'amico con la mano. Avevano più di vent'anni e si salutavano come bambini alle elementari, questo era un altro fattore che Jungkook riteneva da migliori amici.

"Bene, allora pago la cena e ti accompagno alla porta." Gli rispose Jimin trionfante, il quale fu subito interrotto da Jungkook. "Ho già pagato io mentre eri distratto." Il trionfo si sciolse e scivolò via dal volto del biondo come una maschera di cera.

"Ma, Jeongguk, stavolta era il mio turno!" Esclamò, leggermente dispiaciuto mentre prendeva il suo giaccone e raggiungeva il corvino che se la stava svignando sorridendo divertito. Quando Jimin lo chiamava col suo nome di nascita, il quale era pronunciato in modo lievemente più strascicato, significava che lo aveva infastidito in qualche modo o che aveva qualcosa di assolutamente urgente e importante da dirgli. Giunsero in quel modo all'uscita, col cuore leggero i sorrisi stampati sui volti giovani e brillanti, si salutarono, appunto, in modo infantile e si diressero ognuno verso la propria vettura, camminando come solo i ragazzi sanno fare: incassando il petto tra le spalle e curvando la schiena come per proteggersi da sguardi accusatori. Mentre ascoltava il rumore indistinto di voci intorno a lui e la ghiaia che si spezzava sotto le sue scarpe, Jimin decise di telefonare a suo fratello. Aveva sempre invidiato il rapporto di Jungkook con la sua famiglia, a lui almeno dicevano che gli volevano bene. I genitori di Jimin si facevano sentire, se andava bene, una volta all'anno, solitamente appena iniziava l'avvento del suo compleanno. Gli inviavano regali, ma non gli dicevano mai che gli volevano bene. Col fratello invece andava, più o meno, tutto bene. Certo, non arrivava ad un legame simile a quello che aveva con Jungkook, ma era pur sempre suo fratello. In somma, era arrivato al punto di considerare Jungkook più un fratello del suo vero e proprio fratello.

L'abitazione di Jimin non era particolarmente grande, ma godeva dei suoi comfort. Appena entrati ci si imbatteva nel soggiorno, all'interno del quale risiedeva un grande divano, una televisione dallo schermo plasma era affissa alla parete davanti ad esso, le foto dei servizi fotografici che a suo parere si potevano definire i migliori erano appese al muro e, vicino al televisore, era collocata una libreria. Nella parte opposta della sala era posto il tavolo da pranzo e, tutt'attorno ad esso, era costruita la cucina che richiamava i toni del grigio e del beige chiaro.
Tramite un corridoio si poteva accedere alle altre stanze: la sua camera, due bagni, un'altra camera per gli eventuali ospiti e uno stanzino che conteneva prodotti per la pulizia. Tutti, quando iniziavano a conoscerlo, si facevano film su dove e come vivesse dato che lavorava come modello a livelli medio-alti e molti rimanevano sbigottiti o addirittura delusi per quanto, in realtà, la sua vita e la sua casa fossero noiose ed ordinarie. E Jimin adorava la sua vita noiosa ed ordinaria. Appena entrato in casa, si lasciò cadere sul divano, afferrò il cellulare dalla tasca dei jeans stretti e chiamò suo fratello. Dopo solo tre squilli, una voce profonda e familiare rispose. "Pronto Jiminie!"

"Hyung, devo darti una notizia." Sentenziò Jimin sorridendo, mentre si accarezzava i capelli platino. Fin da piccolo era sempre stato educato a mostrarsi sempre entusiasta per tutto ciò che gli accadeva e sopratutto a non essere mai pessimista, nonostante tutto.

"Dimmi Jimin, è successo qualcosa?" Domandò il fratello dall'altro capo del telefono.

"No, solo che parteciperò alle selezioni per lavorare come modello all'interno della più grande azienda di moda asiatica, nulla di che." Confessó il biondo, aspettando la risposta sconvolta del fratello, la quale arrivò quasi subito. Si sentiva come se avesse tentato di fare gol con un pallonetto ad una partita di calcio.

"Cosa? Lavorerai da V's?! Wow, è fantastico, fratellino!" Esclamò l'altro, con una voce che trasudava pura sorpresa. Jimin si stranì, chiedendosi le fosse così strano che si sentisse all'altezza di affrontare quelle selezioni. Poi si tolse tutti i suoi futili complessi dalla mente e si limitò a fare il suo figurone col fratello.

"Beh, tecnicamente io e Kookie dovremmo passare le selezioni ma, se tutto andrà bene, sì, lavoreremo da V's." Disse allora, mentre il sorriso si allargava sempre più sul suo volto. Non è che parlare col fratello gli provocasse cotanta euforia, ma solo il pensiero di raggiungere quell'obbiettivo e iniziare a lavorare in quel posto gli faceva contrarre ogni singolo muscolo dalla felicità.

"Sono fiero di te, Chim Chim. Sono veramente fiero di te." Disse il ragazzo in tono serio, non sapendo realmente cosa dire in una situazione del genere. Era sempre stato lui medesimo quello promettente all'interno dell'intera famiglia.

"Sento della musica, dove sei a quest'ora?" Chiese Jimin curioso, mentre fissava il soffito, ancora steso sul suo divano. La vita di suo fratello era molto più più "fica" della sua.

"Ehm, sono ad una festa con degli amici del college... una festa dove stanno bevendo fino a stare male e stanno alzando la musica." Disse il fratello in modo leggermente schifato. E quello era un esempio di vita "fica" che non veniva accolta di ben volere.

"Bella la vita ad Harvard, eh." Fantasticò il biondo, immaginando come dovesse essere frequentare un famoso college americano. Lui non ne aveva avuta la possibilità, dato che non era mai stato un asso come studente, ma era riuscito comunque a completare il suo corso di studi con meriti e voti, seppur non eccellenti, nella media. L'unica cosa della quale poteva vantarsi si trattava della sua innata bravura nelle materie scientifiche, come matematica e chimica.

"In realtà, credo che "bella" non sia l'aggettivo giusto per descriverla ma, tutto sommato, sto bene." Rispose l'altro ridendo.

"Va bene, ora vado a letto e ti lascio ai tuoi beveroni alcolici da collegiali." Disse Jimin con la sua voce dolce, mentre si rimetteva a sedere sopra il suo divano di stoffa grigia.

"Ok, alla prossima." Lo salutò il più grande, interrompendo la chiamata. Era fiero di lui, non fraintendetemi, ma non si sarebbe mai sognato di dirgli che gli voleva bene.

Jimin si infilò il pigiama e si guardò allo specchio posto sul lato della stanza. "Se solo Jungkook vedesse il mio pigiama nuovo, mi prenderebbe in giro fino alla fine dei miei giorni" Disse, osservando il suo pigiama rosa con i panda e gli unicorni. "...no, probabilmente mi prenderebbe in giro anche nella tomba." Aggiunse poco dopo, coricandosi tra le coperte. Quelle due settimane prima del grande evento trascorsero come se fossero state inglobate e compresse in pochi minuti. Jimin le aveva passate ad allenarsi tutti i giorni in palestra e a mangiare il più sano possibile, cercando di bere solo acqua, nonostante Jungkook gli rendesse difficile quest'ultima missione. "Di questo passo stramazzerò a terra senza vita, me lo sento." Si era detto un paio di volte... o forse più di un paio di volte. Tuttavia, nulla a quel punto sarebbe riuscito a scalfire la sua volizione di superare quelle selezioni a tutti i costi, esattamente come lo voleva Jungkook.

La sera prima del grande giorno, era così agitato che non riusciva a dormire e prese a girarsi e rigirarsi sul letto come un pollo sulla brace. Si era allenato, ci aveva messo anima e cuore e aveva sperato anche di passare una buona notte di sonno prima del grande giorno, ma com'era più che ovvio, non era esattamente questo il modo in cui doveva andare. Prese il cellulare cercando di non farlo cadere nel buio completo e scrisse un messaggio, sperando che quel bradipo del suo migliore amico non si fosse addormentato e fosse nella sua situazione.

"Kookie sei sveglio? Posso venire a casa tua?"
Dopo nemmeno un minuto dall'invio, ottenne risposta, il suo bradipo non stava dormendo.
"Non riesco a chiudere occhio, vieni."

Jimin uscì direttamente in pigiama, rimpiangendo per un momento di averlo fatto, giacché era sempre stato in fissa con lo stile, e guidò fino alla casa del moro, che come lui, non viveva nella Reggia di Versailles. Appena arrivato, sgusciò fuori quasi strisciando per evitare di essere visto in quello stato, suonò il campanello freneticamente e poco dopo sentì lo scatto della porta che si apriva. Gli si parò davanti Jungkook assonnato, con i capelli scompigliati, un pigiama celeste di seta con delle righe bianche e le pantofole di Homer Simpson ai piedi. Il fatto che divertì Jimin a quel segno era che l'amico più volte aveva insistito sul fatto che, pur avendo i suoi ventun'anni scoccati da un pezzo, era più maturo di quanto la gente pensasse.

"Entra pure, Jimin." Disse Jungkook. "Vuoi bere qualcosa?" Gli propose il moro, dirigendosi verso la cantina, ovviamente.

"Sì, ma qualcosa di leggero." Replicò Jimin e Jungkook si diresse saltellando verso la cantina, emergendone poco dopo con una bottiglia di Whisky. E fu così che Jimin fallì la sua prima missione di bere soltanto acqua.

"Jungkook, secondo te quello è leggero?" Chiese Jimin, per l'appunto, con una faccia che esprimeva disappunto da tutti i pori, mentre indicava svogliatamente la bottiglia.

"Tu pensa al tuo bellissimo pigiama, io penso ad ubriacarmi, almeno forse riesco a chiudere gli occhi stanotte." Disse Jungkook, scoppiando a ridere dopo aver notato il pigiama del biondo. Si conoscevano troppo bene per offendersi, ed erano troppo amici per evitare di bere insieme quella bottiglia.

"Non rompere, è nuovo ed è meraviglioso." Esordì Jimin, con in volto un finto disappunto. "E no, tu stasera non ti ubriachi, ricorda che domani abbiamo le selezioni." Ordinò Jimin, rimproverando l'amico quasi in tono materno.

"Come se non me ne ricordassi..." Borbottò il moro. "Va bene, solo un goccio giusto per sciacquare la bocca." Sentenziò, riempiendo il suo bicchierino e quello di Jimin. "Ti ricordo che mi offendo se rifiuti una bevuta da me."

Buttarono giù il liquore in un solo sorso e già entrambi avevano capito che non sarebbe stato l'ultimo giro. Ebbero bisogno di altri cinque bicchieri per andare a dormire contenti e con la testa che girava, ma almeno erano contenti. Si stesero sotto le coperte, ridendo di cose che la mattina dopo non si sarebbero nemmeno ricordati e si addormentarono vicini. Poteva sembrare una cosa troppo intima vista da occhi incoscienti, ma quei due, da quando si erano conosciuti, si erano trovati a fare tutto insieme. Avevano scoperto insieme quel ristorante, avevano bevuto insieme, frequentavano le stesse persone e avevano coltivato gli stessi interessi; dormire insieme era un modo per tranquillizzarsi a vicenda prima di una sfida, una sfida che, a maggior ragione, avrebbero dovuto affrontare insieme. La mattina dopo, invece, fu tutt'altro che tranquilla.

"Io te l'avevo detto che non dovevano bere ieri sera!" Urlò Jimin al moro. "Per l'amor di Dio, sono tutto su di giri." Gridò poi, sbattendo il mignolo sul comodino e reprimendo tutto il dolore immane che si stava provando.

Il moro, che si era accorto dell'incidente, disse: "Se ora imprecassi, giuro che ti capirei." Mentre si abbottonava una camicia.

"Non scherzare, io non impreco mai volgarmente." Esclamò il biondo con un tono di voce piuttosto strano, con il quale cercava di nascondere tutte le pene che stava soffrendo. "E comunque, guido io." Esordì poi, facendo diventare gli occhi scuri e dolci due fessure taglienti.

Successivamente, una volta ripreso, il biondo si vestì e si mise il profumo di Jungkook, visto che non si era ricordato di portare il suo, e aspettò l'amico nella sua auto. Una volta entrato in macchina, Jungkook allungò il braccio verso l'infinito, alzò il dito indice e cercò di iniziare un discorso di incoraggiamento ma, alla fine, disse: "Ti giuro, avevo in mente un discorso da Nobel, ma ho troppa ansia e me lo sono dimenticato, quindi fai partire l'auto e poi sotterrami."
Abbassò il dito e successivamente il braccio mentre Jimin era chino sul volante con le lacrime agli occhi dalle risate.

Dopo un viaggio non troppo lungo, arrivarono davanti alla sede dell'azienda V's e, fronteggiando l'imponente edificio, il biondo si limitò a sussurrare:
"Per l'amor del cielo è immenso."

*Soju: (소주 in coreano) è un distillato originario della Corea. Tradizionalmente si ottiene da riso, orzo o frumento ma i moderni produttori utilizzano anche tapioca e batata.

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