Hybrid - Legami Spezzati

By AlessiaSanti94

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SEQUEL "Hybrid - L'Esperimento". Può un legame forte allentarsi e dissolversi come se non fosse mai esistito... More

BOOKTRAILER HYBRID - LEGAMI SPEZZATI
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Premessa.
1. Annichilimento.
2. Apri gli Occhi.
4. L'Agente Kane.
5. La Stanza Numero 2.
6. Spegnersi.
7. Devi Ricordare
8. Nuove Collaborazioni.
9. Chi Sei.
10. Una Nuova Alba
11. Problemi di Alcool
12. La Ronda e l'Indovina.
13. Passi Falsi e Promesse
14. De Rerum Vetitae
15. La Stanza Numero 4
16. Complicità e Tensioni.
17. Damnatio Memoriae.
18. La Stanza del Bisogno.
19. L'Agguato Inaspettato
[Info per i lettori]
20. Sospetti.
21. Kathleen Lorelaine
22. Dolor
23. Moniti e Responsabilità
24. Scintilla
*CAPITOLO EXTRA*
25. Una Luce nel Buio
26. La Verità Viene a Galla
27. Aaron
28. Sacrificio e Connessione

3. Cornelius Morton.

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By AlessiaSanti94


Abby

Russell mi trascina con la forza lungo i corridoi stretti e desolati del loro covo. Anche qui sotto non ci sono finestre o fessure, ma solo porte numerate e blindate, simili a quelle di una prigione medievale. I mattoncini che costituiscono le pareti sono impilati uno sopra all'altro, fino a costituire una sorta di tunnel sotterraneo che s'intriga nelle profondità di Henver. Ogni fonte luminosa è un prodotto artificiale, così come anche l'aria deumidificata e alla giusta temperatura. Questo nascondiglio è a metà strada tra la modernità delle attrezzature installate e l'anticaglia delle infrastrutture a disposizione: con la testa è proiettato in un futuro tecnologico, ma con i piedi rimane impantanato in un passato di segrete piene di infiltrazioni e mattoni ammuffiti.

Non ho mai sofferto di claustrofobia, in vita mia, ma dopo due settimane di viaggi infiniti lungo corridoi bui, inizio a non crederla più un'ipotesi tanto improbabile.

L'uomo al mio seguito continua a spintonarmi malamente in avanti, senza preoccuparsi di farmi del male, ogni volta che mi preme le dita contro la schiena. In realtà, credo che il suo obiettivo sia proprio quello di sentirmi gemere dal dolore. Credo che lo faccia andare su di giri. Ma non sarò io a dargli questa soddisfazione. Almeno non finché penserò lucidamente con la testa.

«E muovi quei piedi, ragazzina» mi sgrida, assestandomi una pacca in mezzo alle scapole «Cornelius ha altri impegni, oltre a vedere il tuo faccino spaurito.»

«Io non ho paura» gli ripeto a bassa voce, senza voltarmi. Non aumento nemmeno l'andatura della mia camminata, perché so che questo lo manderà fuori di testa.

Un'altra spinta da dietro. Adesso più forte. Inciampo su una sporgenza della pavimentazione ma ritrovo subito l'equilibrio. Sospiro e rimango in silenzio.

«Ma ne avrai.»

«In tal caso mi assicurerò di non essere l'unica» mormoro tra me e me, lo sguardo puntato per terra.

«Che cos'hai detto?» Russell mi strattona per i capelli e mi avvicina la testa al suo corpo «Ripetilo, se ne hai il coraggio.»

Lo fulmino con la coda dell'occhio e respiro piano tra i denti. Devo mostrarmi calma. Devo mostrarmi calma. «Ho detto che in tal caso mi assicurerò di non essere l'unica, Russell» ripeto con finta cordialità.

L'uomo rimane per un momento spiazzato, poi si riprende con una scrollata di testa e mi allontana di nuovo da sé. «Ci sarà molto da lavorare con te» mi afferra per un braccio e mi blocca di fronte a una porta in legno scuro. Sorride entusiasta e solleva le sopracciglia «Ma sarà divertente, vedrai. Ci divertiremo da morire

La porta si apre di fronte a noi senza che nessuno abbia bussato e subito veniamo immersi dalla luce calda in sottofondo tipica delle candele. La stanza è piccola e angusta: ogni parete è contornata da vecchie librerie e il pavimento è tappezzato da tappeti sudici e stinti. Al centro della stanza c'è un tavolo rotondo con sole due sedie, disposte esattamente l'una di fronte all'altra; in mezzo al ripiano è poggiato un enorme candelabro con tre braccia, su cui la cera calda cola lentamente.

«Finalmente» esordisce una voce accanto a me. È quella di Cornelius, mio padre. È fermo accanto all'uscio, con una mano ancora poggiata sul dorso della porta, come se fosse un comune servitore e non il padrone dell'intero posto «Pensavo non sareste arrivati più.»

«Mi dispiace, signore» si scusa subito Russell, chinando la testa verso terra. All'improvviso si è trasformato in una bestia docile e assoggettata «Abbiamo avuto un... contrattempo» mormora la frase con astio e mi fissa, alludendo al piccolo incidente nella mia camera.

Cornelius sposta gli occhi su di me e stringe le palpebre, cercando di capire cosa stoni nella mia immagine. «Entrate» ci ordina poi.

Io faccio due passi avanti senza farmelo ripetere due volte, e Russell mi segue, richiudendosi la porta alle spalle.

«Perché non hai indossato il vestito che ti ho fatto portare, Abby?» domanda dopo qualche istante Cornelius. Il suo tono è cinereo ma estremamente interessato. Inizia a camminare in tondo per la stanza, massaggiandosi il mento con due dita.

«Non ne ho avuto il tempo» rispondo, senza alcuna remora.

«E per quale motivo non ne hai avuto il tempo?»

Rimango per un attimo in silenzio, non convinta su come proseguire la frase.

«Diglielo, forza» mi sprona Russell, senza però sfiorarmi. Forse ha paura della reazione che potrebbe avere mio padre.

«Perché sono stata disobbediente» sputo fuori alla fine, riducendo il tono di voce a un sospiro. Sbatto le palpebre e sento le guance andarmi a fuoco. Improvvisamente mi domando perché mi stia riducendo in questo stato... perché mi stia lasciando dominare così.

Cornelius solleva le labbra in un sorriso spento e avanza verso di me. Russell fa meccanicamente un passo indietro, concedendoci qualche metro di intimità.

«Lasciaci soli» gli ordina, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

«Come vuole, signore. Ma stia attento a questa stu...»

«Russell. Da soli, ho detto.»

«Sì, signore. Come vuole, signore» e dettò ciò, si sbriga a uscire dalla stanza.

Cornelius trae un sospiro di sollievo e aspetta che la porta di richiuda dietro al suo arrogante tirapiedi. Poi torna a concentrarsi su di me... sul mio volto inespressivo e tagliente.

«Non essere ostile verso di me, Abby. Non ne hai motivo» mi dice dolcemente, sfiorandomi il mento con un dito. Afferra una ciocca di capelli e la sposta dietro l'orecchio, in una mossa tanto impostata, quanto inquietante.

«Sono una prigioniera. Tutti i prigionieri hanno motivo di essere ostili nei confronti di chi li ha imprigionati» mi lascio sfuggire a denti stretti. Con gli occhi fisso un punto indefinito della stanza e mi obbligo a non farmi tradire dal nervosismo.

«Ma tu non sei una prigioniera, bambina. Tu sei una nostra ospite... a tempo indeterminato.»

«Gli ospiti non ricevono il mio stesso trattamento. Gli ospiti vengono trattati con riguardo

Cornelius lascia cadere la mano lungo i fianchi e rimane a osservarmi con curiosità. «I trattamenti di favore devono essere meritati, Abby. Credi di meritarlo, tu?»

Mi mordo le guance, colpita in pieno dalla sua accusa.

«Non merito di essere una prigioniera.»

Ma lui capisce subito il mio giochetto e mi afferra la mandibola con le dita, forzandola verso di lui. «Ho detto: pensi di meritare un trattamento di favore?»

«N-No» balbetto, presa alla sprovvista. I suoi occhi, gelidi e inquietanti, mi ghiacciano, pietrificandomi con un solo battito di ciglia.

«Esatto. Non te lo meriti» torna a sorridere e mi lascia andare «Perché hai disobbedito di nuovo? Perché continui a farlo ogni giorno?»

«Voglio andarmene...» Parlo piano, come se mi stessi confessando di fronte a un sacerdote.

«E dove vorresti andare, sentiamo? Forse tornare da quegli sporchi Guerrieri? Vorresti tornare a essere un loro burattino

Strizzo gli occhi, sentendomi di nuovo colpita al centro di una ferita ancora aperta. Il capitolo della Caserma di Henver non è stato ancora definitivamente chiuso, e dalle cicatrici di una battaglia persa trapelano ancora delle punte vivide di dolore.

«O forse vorresti tornare da quel Guerriero? Lui che si è macchiato di un legame proibito con te e che l'ha utilizzato per ottenere subdolamente la tua fiducia?» continua mio padre, sorridendo sempre di più. Ormai sa bene su cosa fare leva. Conosce ogni mia debolezza e sa che Jared è una di queste, seppure fatichi ancora ad accettarlo.

«Non voglio sentirlo nominare» gemo frustrata.

«È curioso, no? Sei scappata da loro per venire da me, e adesso vorresti tornare nel loro sudicio covo di traditori? Così mi deludi, Abby...»

«Non voglio tornare nella Caserma.»

«E dove vorresti andare?»

«Solo... via» sussurro.

«Per quanto mi dispiaccia, non posso esaudire il tuo desiderio» dissente però lui, stanziandosi perfettamente di fronte a me. Il suo completo nero mette in risalto i capelli biondo cenere, quasi tendenti al bianco, e rende ancora più pallido il volto, dal quale si riescono a scorgere persino le venule bluastre sottopelle «Io ho bisogno di te, allo stesso modo di come tu lo hai di me. Insieme diventeremo più forti.»

Una scintilla di rabbia prende vita dai meandri più profondi del mio corpo. All'improvviso vorrei prendere a pugni in faccia mio padre e cancellargli di dosso quel sorrisetto lascivo. Mi spingo le unghie all'interno dei palmi e prendo due respiri forzati. «Io non voglio collaborare con la persona che ha ucciso la donna che diceva di amare... mia madre. Non l'ho dimenticato, sai? Non te l'ho perdonato e non lo farò mai» lo accuso.

Cornelius mostra per la prima volta un cenno di cedimento. Forse sono riuscita a colpirlo davvero. Forse ho trovato il suo punto debole, ammesso che ne abbia uno. Lo vedo digrignare i denti e cercare di mantenere la calma. Alza l'indice verso l'alto e s'inumidisce le labbra sottili e secche.

«Uccidere Dorothy non era nei miei piani, ma ho dovuto farlo.»

«Era solo un'umana!»

«Oh, ti sbagli, Abby... Lei non era solo un'umana» ribatte lui, scuotendo appena la testa «Era un'umana che portava in grembo una creatura rarissima... Tu

«Lei ti amava davvero» sussurro, riportando alla mente i vaghi ricordi della Lacrima.

«Ma mi ha nascosto te. E pensava di poterlo fare per sempre... Era convinta che mi sarei accontentato delle sue inutili, false verità.»

Lo guardo, spenta e accigliata. «Come hai fatto a sapere che ero viva?»

Lui sorride e fissa con scarso interesse una libreria alla sua destra. «I primi anni mi sono concentrato solo sul cercare un posto sicuro e dopo essermi insediato qui sotto, ho dedicato il mio tempo allo studio di testi antichi, alla ricerca di un giusto mezzo di vendetta.»

«Perché proprio qui sotto?»

«Siamo abbastanza in profondità da cancellare l'odore demoniaco, grazie anche alle acque fognarie di Henver. Nemmeno quegli antipatici marchingegni inventati dagli Alchimisti Celesti sarebbero in grado di captare attività fuori dal comune, in questa landa dimenticata da tutti» replica lui «In ogni caso, i miei studi mi portarono a scoprire di più sugli Ibridi: seppi per esempio che la loro sopravvivenza era considerata un evento piuttosto raro, ma qualora fosse avvenuto, anche un segnale di chiara potenza. Riuscii a capire anche che l'unico modo certo per sapere se fossi viva, si basava su una lunga attesa di diciotto anni... il tempo necessario per la manifestazione in toto dei poteri.»

«Ma io ho sempre sfruttato la capacità di Persuasione, anche prima dei diciotto anni.»

Cornelius annuisce. «Lo so. Però in un certo senso eri come protetta da un mantello dell'invisibilità, ai nostri occhi... come una maledettissima difesa» ribatte infastidito «Mi ha fatto perdere un sacco di tempo, come vedi, ma alla fine aspettare è servito. Adesso tu sei qui con me.»

All'improvviso spalanco gli occhi. «Sono stati i Sottomessi a trovarmi... non è vero? Loro sentivano in me un odore diverso» realizzo. La mia mente si tuffa nel passato, quando incontrai per la prima volta un umano trasformato: mi aveva annusato il collo e aveva detto chiaramente di sentire in me qualcosa di differente... un odore fuori dal comune.

«Erano tutti informatori inviati da me. Il loro obiettivo era scovarti, e qualora non ci fossero riusciti, avrebbero dovuto spargere quanto più sangue potessero.»

«Hai ucciso centinaia di persone per me!» lo addito, infuriata.

«Ma nessuna vita di queste centinaia valeva quanto la tua, Abby.» Cornelius incrocia le braccia sul costato e mi fissa, veemente.

«Come hai ottenuto i poteri per trasformare gli umani? Non dovresti esserne in grado, tu.»

«Ma quante domande, bambina... Quante domande» lui scoppia a ridere e si accomoda su una sedia, presupponendo una conversazione più lunga del previsto.

«Rispondimi» gli ripeto, con più ostilità di quanta mi sarei aspettata. So bene di non potergli impartire degli ordini. So bene delle conseguenze che mi aspetterebbero.

«È vero» ammette Cornelius alla fine, sospirando con pacatezza «Io non posso farlo. Non ancora, almeno. Ma questo non esclude che abbia degli... aiuti.»

«Chi sono? Altri Demoni? E dove stanno?» continuo a inondarlo di domande, più o meno come tento di fare ogni volta che vengo condotta in sua presenza. Ma finora questo mio atteggiamento spinto dalla curiosità non mi ha portata a sapere molto.

Cornelius si alza di nuovo in piedi e mi raggiunge. Le sue scarpe si fermano esattamente di fronte alle mie e con gli occhi mi incatena, in uno sguardo agghiacciante. «Sono stufo di rispondere alle tue domande, Abby. Non ti ho portata qui per questo» sibila a bassa voce. D'un tratto, ho come l'impressione che nella stanza la temperatura di calata di almeno dieci gradi.

«Voglio sapere cos'hai intenzione di fare» sussurro in risposta, sbattendo le palpebre spaventata.

«Voglio renderti il mio strumento di vendetta» lui mi afferra il braccio nudo e percorre con un dito la sagoma di una vena bluastra «Voglio renderti forte, perché quello che renderà forte te, renderà più forte me

«Io... non capisco.»

«È meglio così. La conoscenza fa soffrire.»

«Mi farai del male?» gli domando, con un tono di voce quasi rotto dal timore.

«Farò solo quello che è necessario per noi.»

«Dopodiché potrò andarmene da qui?»

Cornelius nota il mio tentennamento e si avvicina teatralmente a me, con le braccia aperte e un sorriso impostato dipinto sul volto. Mi stringe tra le braccia e mi dà una pacca consolatoria tra le scapole, poggiando la guancia rasata sulla mia fronte. Sorride tra i denti. Lo capisco da come si digrignano lentamente, stridendo sul mio orecchio. «Dopodiché non vorrai più andartene» sussurra.

Strizzo gli occhi e una lacrima bollente si tuffa giù dalle ciglia, rotolando sulla pelle diafana. Raggiunge il mento, poi cola sulla stoffa della camicia da notte, dove viene assorbita e cessa di esistere.

In questo momento vorrei gridare e prendere a calci qualcosa. In questo momento vorrei urlare e scappare via da questo posto dimenticato da dio. In questo momento vorrei continuare a vivere in un mondo di bugie, perché le bugie fanno male, ma a volte la verità riesce a ferirti di più. In questo momento vorrei solo tornare a vivere nel mio castello di incertezze e segreti, perché la conoscenza non mi ha portato altro che un dolore corrosivo e dilaniante al centro dello stomaco.

Reprimo un singhiozzo silenzioso e tiro su con il naso. L'odore freddo ed estraneo di mio padre mi sale nelle narici, provocandomi un senso di nausea e di repulsione. Cerco di scacciarlo subito, per paura di avvelenarmici. O forse per paura di non riconoscere più chi sono. Tiro indietro le braccia e lo allontano con uno spintone, netto e deciso.

Cornelius indietreggia stupito e finisce a sbattere contro la sedia, appena scostata dal tavolo. Si volta per fissarmi con occhi meravigliati e furiosi allo stesso tempo, ma rimane fermo lì, sconcertato.

«Non devi toccarmi» lo minaccio piano, prendendo delle boccate d'aria direttamente dalla bocca «Non osare più toccarmi in quel modo, hai capito? Mi avrai anche messa al mondo, ma tu non sei mio padre!» termino la frase gridando come una forsennata. Sputandogli addosso tutto il risentimento che provo, come una mitragliatrice con il grilletto premuto.

Il volto di Cornelius passa da un colorito pallido a un rosso acceso. Gli occhi si tramutano in due scaglie velenose e il sorriso si tende all'ingiù. Apre e chiude le mani per tre volte, fino a lasciare i pugni chiusi. Anche il suo respiro è mozzato e ancora non sa chiaramente come reagire all'affronto subito.

«Russell!» urla poi alla fine, senza distogliere però lo sguardo da me.

L'uomo fa il suo ingresso nella stanza quasi correndo, dopo nemmeno venti secondi. Spalanca la porta ansimando e fissa prima lui e poi me. «Che cosa succede, signore?»

«La nostra ospite non ha ancora imparato le buone maniere. Eppure ero convinto che oggi sarebbe stato il giorno giusto» lo mette al corrente mio padre, adesso più calmo.

«Gli si è accanita contro, signore? Lo ha fatto anche con me stamattina.»

«Ha fatto qualcosa di peggiore, Russell.» Cornelius sospira teso e mi fissa «Mi ha oltraggiato.»

«Ha ricevuto un'educazione da umana. È chiaro che sia oltraggiosa.»

«E tu invece cosa sei, Russell? Oltre a essere il tirapiedi di mio padre, chiaramente» lo denigro, intromettendomi nel loro botta e risposta.

Entrambi mi fissano stupiti, poi Russell lancia una richiesta d'aiuto silenziosa al suo padrone. «Posso procedere con la punizione?»

Ma Cornelius scuote la testa, stanco. Si passa indice e medio sulla tempia sinistra e la massaggia, prendendo posto sulla solita sedia. «Sono stanco di aspettare invano dei miglioramenti da parte sua. È evidente che le pillole non la stiano ammansendo. No, è evidente...»

«Però, signore, con tutti gli altri hanno...»

«Tutti gli altri non sono lei, Russell!» lo interrompe bruscamente lui, picchiando il pugno della mano sul tavolo. Il candelabro trema e una candela si rovescia sul legno, macchiandolo con la cera bianca e bollente «Lei è più forte. La sua mente è più... barricata

Nella sala cala il silenzio.

«Come vuole procedere, allora?» Russell mi raggiunge alle spalle e mi blocca i polsi. Le sue mani solo bollenti, nonostante indossi dei guanti di velluto nero – i suoi preferiti, da quello che ho potuto notare.

«Non dovete toccarmi! Non dovete azzardarvi a toccarmi!» grido, scalciando come un ossesso.

Ma Cornelius non sembra farci caso, preso com'è a pensare a una giusta strategia da mettere in atto per porre fine ai miei tentativi di ostruzionismo.

«In queste condizioni non mi è utile...» mormora sottotono, assorto da una nube grigia di pensieri «È reattiva, è violenta... è umana

«Non l'avrete mai vinta!» continuo a urlare a squarciagola, sperando di spaccargli i timpani, o quantomeno di provocargli un'emicrania da far paura.

«Sta' zitta» mi intima Russell all'orecchio «Non ti conviene comportarti da matta, ragazzina, o rischierai di diventarci veramente.»

«Forse è arrivato il momento di passare alle maniere forti» concorda Cornelius, sovrappensiero «O il suo sangue non si rivelerà mai utile per i miei scopi.»

Il braccio.

«E come intende agire, signore?» Russell lo fissa con curiosità.

«Ho bisogno di un Ibrido con spiccati poteri demoniaci e non di una ragazzina che ha vissuto un'intera vita da umana, per riottenere quello che mi è stato negato dal Consiglio. Ho bisogno del suo sangue di Demone, e sono intenzionato a ottenerlo in qualsiasi modo. Visto che i calmanti non l'hanno resa più pacata e collaborativa, ce la renderemo ugualmente... con la forza.»

È l'ora del test, Abby.

«No! Non potete farlo!»

«Zitta!» Russell mi scuote di nuovo e stringe la presa sui polsi. «Niente più medicine, quindi?»

«Continua a somministrargliele. Anzi, aumenta la dose di tutto, ma non sedarla mai, capito? Mi serve sveglia, per poterla testare e farle sviluppare il potere che quel branco di Guerrieri incompetenti ha cercato di nasconderle...»

«Serviranno altri ospiti, signore?»

«Occupati di arruolarne quanti più puoi. A lei ci penso io...» Mio padre mi fissa sorridendo, e in quel sorriso ci vedo una terribile promessa di guai.

Hai di nuovo disobbedito.

«Oh» esclama Russell, spalancando gli occhi all'improvviso. Forse ha capito cosa mi aspetterà di qui a poco. «Immagino che dovrò anche preparare la sala degli strumenti.»

50, Russell.

«No...» gemo, senza avere nemmeno più le forze per oppormi.

«Da adesso in poi non giocheremo più a spaventarla con qualche minaccia» conferma Cornelius, fissando il mio volto privo di espressione «No... Da adesso in poi comincerà il vero periodo di terrore. Spegneremo il tuo lato umano e ti trasformeremo in quello che sei davvero. Sei pronta a scoprire la tua vera natura, Abby?»


Angolo dell'autrice.

Ecco il nuovo capitolo e scusate per il ritardo. Il periodo delle feste è sempre un momento pieno di impegni e il tempo per scrivere è davvero super ridotto. 

Finalmente conosciamo il Cornelius Morton del presente dal vivo! Sappiamo così dove è finita Abby e con chi ha passato queste ultime settimane dalla sua scomparsa... Quanta fiducia date a suo padre e al misterioso Russell? Credete che il piano che hanno in mente gioverà alla nostra Abs? Fatemi sapere con un vostro commento :)

Con questo capitolo poco felice, vi auguro un gioioso Natale e buone feste! Ci vediamo con il prossimo aggiornamento - l'ultimo del 2017 - la prossima settimana... e sarà dal punto di vista di Jared. Siete pronti a conoscere la dolce Madison? ^^



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