red lips - paulo dybala

By qolours

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Le sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala) More

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By qolours


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C'era qualcosa dentro Celine che la turbava profondamente, qualcosa che nell'ultimo periodo di vacanze aveva provato spesso. Una strana sensazione che sembrava affievolirsi al pensiero che il suo ragazzo sarebbe tornato quello stesso giorno d'inizio gennaio.

Il cuore le batteva rumorosamente e più rapidamente del solito. Il suo corpo fremeva al desiderio di riaverlo accanto, a riempire il vuoto che stava provando in quel momento.

Celine ripensava al passato. Ripercorreva attentamente tutto quello che le era accaduto nell'anno appena trascorso e pensava, quante cose. E quanto si era pentita di aver litigato con l'unica persona di cui le importasse davvero.
Se avesse potuto sarebbe tornata indietro e avrebbe evitato tutto quel dolore, quella sofferenza. Nel profondo della sua anima sapeva bene che non aveva – né avrebbe – mai amato nessuno quanto lui.

Il rumore improvviso di un'automobile la fece trasalire, mentre istintivamente si alzò in piedi. Stava tremando, non lo vedeva da settimane e non sapeva come reagire. Avrebbe dovuto abbracciarlo? O cos'altro? Se ne stava ferma lì, torturandosi come al solito le dita delle mani. La felpa oversize che aveva preso in prestito dal guardaroba di Paulo le ricadeva sui fianchi, coprendo appena i pantaloncini grigi che indossava.

Ed lui era lì, in carne ed ossa, abbronzato dal sole dell'Argentina. Celine sentì il respiro di lui interrompersi quando fermò lo sguardo su di lei. Un sorriso si fece spazio, irruente, nel suo viso mentre ancora la guardava. Lei ricambiò felice e corse ad abbracciarlo. Paulo allora rise e la strinse a sé, il più vicino possibile. Celine chiuse gli occhi, percependo il tepore di lui riscaldarla lentamente. Un sospiro le abbandonò le labbra, il cuore le ricominciò a vivere, nel petto ora più leggero.

Fu tutto perfetto, finché poi non aprì gli occhi, o almeno fin quando i suoi occhioni marroni non si soffermarono sulla donna che avrebbe imparato a odiare per il resto della propria vita. Dopo aver lasciato andare il proprio ragazzo, Celine la guardò. Indossava un paio di jeans scuri, un cappotto nero e degli stivali alti fino alla caviglia. Un sorriso cinico a decorarle il volto, non appena notò l'espressione di Celine.

Paulo si voltò per osservare la propria ragazza, che si stava mordendo l'interno della guancia. Il suo viso non mostrava alcuna espressione ma la sua attenzione era ancora tutta rivolta ad Antonella. Notando quanto si fosse irrigidita, la avvicinò di più a sé.

"Vado a sistemarmi." Antonella si dileguò, un'espressione compiaciuta stampata sotto il viso acqua e sapone.

Celine si girò allora verso Paulo, le sopracciglia sollevate in attesa di una spiegazione. Questo non era ciò che aveva pianificato, ed entrambi intuivano da quella situazione sarebbe nata solo un'altra discussione, "Che cosa ci fa lei qui?" Celine domandò, guardandolo ancora.

Paulo sospirò, non avendo la forza di litigare ulteriormente. Celine però stava aspettando una risposta, mentre impaziente premeva le labbra una sull'altra. Lo stava sfidando con l'intenzione di scoprire perché quella donna stesse invadendo il suo territorio, pavoneggiandosi e infastidendola.

"È venuta a farmi visita." Paulo scrollò le spalle. La sua risposta fu riluttante e ciò fece arrabbiare Celine ancora di più.

Annuendo, lei replicò, "Visita, giusto," rise quindi, sarcastica, "Perché l'ultima visita non è stata abbastanza."

Paulo alzò gli occhi verdi al cielo, esausto e desideroso di andarsene a letto, possibilmente con la propria ragazza. Invece, come al solito, erano in mezzo al salotto impegnati nell'ennesimo litigio che lui non era stato in grado di evitare, "Non posso dire di no ad un'amica." Paulo tentò di giustificarsi.

Celine annuì nuovamente, prima di uscire dalla stanza per recarsi al piano di sopra, sorpassandolo. Paulo sospirò, spettinandosi con un gesto arrabbiato i capelli. Poi le corse rapidamente dietro, giusto in tempo per farsi sbattere la porta in faccia. Bussando, cercò nel frattempo di calmarsi.

Poi udì la porta dall'altra parte del corridoio aprirsi, e allora sollevò lo sguardo trovando Antonella, in piedi, con le mani dietro la schiena. Lo guardava timidamente e lui le rivolse in risposta un debole sorriso, "Va tutto bene?" Chiese lei innocentemente.

"Sì." Annuì, "Va tutto bene."

Antonella rimase a fissarlo per un istante, sperando dentro di sé che la coppia si trovasse al capolinea, "Se hai bisogno di qualsiasi cosa, sono esattamente dall'altra parte del corridoio." Quindi rientrò in camera, lasciandolo lì a prepararsi mentalmente per affrontare Celine e la sua rabbia.

Appena ebbe aperto la porta, un cuscino gli colpì il petto – quello che Celine gli aveva lanciato contro. Paulo la scrutò mentre ne teneva in mano un altro, che dopo pochi secondi gli urtò il viso.

"Se hai bisogno di qualsiasi cosa, sono esattamente dall'altra parte del corridoio." Imitò la voce dell'argentina, teatralmente, continuando a lanciargli contro tutti i cuscini che le capitavano sotto mano. Paulo le si avvicinò, facendola indietreggiare e quindi cadere sul letto, mentre i loro sguardi erano fissi l'uno sull'altro.

"Puoi smetterla?" Le chiese, alquanto seccato, e davvero avrebbe voluto che lei smettesse di reagire così esageratamente, "È solo per un paio di giorni, amore." Fece un respiro profondo.

Alzando un sopracciglio, Celine rise ancora sarcastica, "Un paio di giorni?" Domandò, "Un paio di giorni di troppo!" Sibilò. La sua altezza superava ora di una decina di centimetri quella di Paulo, perché se ne stava in piedi sul letto, a fissarlo furiosamente.

Gli occhi di Paulo ormai la pregavano di calmarsi, ma, al contrario, lei sembrava arrabbiarsi ogni secondo di più.

"Posso anche andarmene, se preferisci." Lo sfidò iniziando ad incamminarsi, scendendo dal letto, solamente per venire fermata poco dopo dalla mano di lui, che afferrandola lievemente la fece ricadere sul letto, sotto di sé, "Lasciami andare!" Gridò lei. Le sue piccole mani presero a picchiargli leggermente i bicipiti. Paulo grugnì impercettibilmente sentendosi la pelle venire continuamente pizzicata.

"Smettila di fare la-" Si fermò nel bel mezzo della frase. Celine spalancò gli occhi incredula, spingendolo violentemente via da sé. Paulo chiuse gli occhi, come faceva ad essere così dannatamente stupido? Come?

"Dillo!" I suoi occhi erano già rossi di tutte le lacrime che minacciavano di cadere, "Abbi il coraggio di dirlo!"

Paulo scosse la testa, fermandola mentre se ne stava per andare, "Io-"

"Sono una bambina!" Esclamò lei con le lacrime che scorrevano come fiumi, sulle sue guance. Aveva percepito il proprio cuore andare in frantumi e ora tutti i pezzi stavano cadendo, uno dopo l'altro, trafiggendola, "Perché ti preoccupi? Sono una bambina."

Paulo, per la seconda volta, scosse la testa, "Non lo penso." Sussurrò, "Ero arrabbiato e-" Stava borbottando parole confusamente.

"Risparmiatela!" Celine scoppiò in una breve risata amara, "Non voglio più vederti. Sei così pieno di bugie!" Paulo aveva sentito il suo stesso cuore frantumarsi a quelle parole. Stava sperimentando l'inizio della fine e forse non lo riusciva ad accettare.

I suoi occhi erano immobili, fermi sulla sua ragazza. Quanto era vulnerabile. E lui come aveva potuto farle questo? Come aveva potuto ferirla in quel modo? D'istinto, la prese e la avvolse tra le braccia. Celine cercò di allontanarlo. Avrebbe voluto odiarlo. Avrebbe voluto andarsene, eppure si lasciava stringere. Entrambi a distruggersi, a distruggere tutto il loro amore.

"Ho bisogno di dormire." Mormorò qualche minuto più tardi lei, staccandosi da lui. Le sue mani iniziarono a disfare le lenzuola del letto, dopo aver rimesso a posto tutti i cuscini da terra in modo da separare a metà i loro rispettivi spazi, sul materasso. Paulo sospirò, spogliandosi poi della maglietta, rimanendo così a petto nudo. Celine invece si sdraiò e si sistemò tutta raggomitolata su se stessa, chiudendo gli occhi in modo tale da evitare che altre lacrime le bagnassero il volto.

Un'ora più tardi, nessuno dei due aveva ancora chiuso occhio. Entrambi stavano fissando immobili il soffitto, finché d'un tratto Paulo non si voltò verso di lei. Anche Celine si voltò, rivelandogli i propri occhi rossi. Rimasero a guardarsi. Poi lui sollevò una mano e mentre dolcemente iniziò ad accarezzarle lento il volto, lei chiuse gli occhi.

"Il mio cuore vuole tornare a casa." Sussurrò lui qualche istante dopo, appena udibile.

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anche se questa traduzione non mi convince affatto, ho dovuto pubblicarla, perché non vedevo l'ora.

ditemi cosa ne pensate, lasciate un commento o un voto, grazie, :)

muchos besos,
xx

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