Anthea #WATTYS2017

By Rebecca_Mazzarella

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• Vincitrice #WATTYS2017 • Categoria Nuovi Arrivati • Loto è un'adolescente come molte altre alle prese con p... More

Ciao a tutti!
Prologo
Capitolo 1 - Un imprevisto...
Capitolo 2 - Capelli blu
Capitolo 3 - A scuola
Capitolo 4 - Oxo
Capitolo 5 - L'esame, l'alce e il nonno.
Capitolo 6 - La festa
Capitolo 7 - Archema
Capitolo 8 - Il sogno...
Capitolo 9 - Sect Aconitum
Capitolo 10 - La "famosa" zia Flora
Capitolo 11 - Merefin
Capitolo 12 - Nascondersi
Capitolo 13 - Anthea
Capitolo 14 - La nuova vita di Loto
Capitolo 15 - Arcobaleno
Capitolo 16 - Liberum Coscientiam
Capitolo 17 - Il Lago Lunare
Capitolo 19 - Incontro Segreto
Capitolo 20 - A Rockwood
Capitolo 21 - Archezo
Capitolo 22 - Paura
Capitolo 23 - L'Albero Sacro
Capitolo 24 - Ricerche
Capitolo 25 - Corri!
Capitolo 26 - Tendini spezzati
Capitolo 27 - Occhi azzurri
Capitolo 28 - Desolazione
COMUNICAZIONE IMPORTANTE
Capitolo 29 - Amici
Capitolo 30 - Peacock
Capitolo 31 - Sangue
Capitolo 32 - Ti voglio bene!
Capitolo 33 - in cammino
Capitolo 34 - Ghemor
Capitolo 35 - Firer
Capitolo 36 - Risveglio
Capitolo 37 - Cambiamento
Capitolo 38 - Imboscata
Capitolo 39 - Pianificare
Capitolo 40 - I Tregar
Capitolo 41 - Panico
Capitolo 42 - Silenzio
Capitolo 43 - Avvicinati
Capitolo 44 - E guerra sia!
Epilogo
SONDAGGIO! Ho bisogno di Voi!
ANTHEA BIRTHDAY GIFT - CHIUSO

Capitolo 18 - Ramus Aureus

802 66 26
By Rebecca_Mazzarella

Un vento freddo aveva cominciato a soffiare contro le vetrate della camera. Loto indossò una felpa pesante, mentre brividi di freddo le correvano lungo la schiena. Nonostante il fuoco scoppiettante scaldasse il clima della stanza, gli spifferi entravano attraverso le antiche mura della torre.

Nella sala principale dell'Abbazia, ninfe e maghi si erano radunati in attesa che il brutto tempo passasse. Questo complicava notevolmente la sua possibilità di sgattaiolare fuori, per presentarsi all'appuntamento.

Aveva dovuto attendere il passaggio di alcune ninfe che discutevano indisturbate fra loro, ma quando fu sola si diresse verso la porta nascosta nella tappezzeria e uscì, lasciandosi alle spalle il tepore dell'Abbazia illuminata.

Le fronde degli alberi si muovevano contro il cielo agitate dal vento, i Merefin danzavano nel buio facendole strada nell'oscurità ed era come se l'arrivo del temporale non li preoccupasse minimamente. Loto era felice che ci fossero loro perché il bosco così buio e imponente sopra la sua testa, le metteva i brividi. A metà strada vide una faccia familiare, illuminata dalla luce di una lanterna.

«Ciao!» esclamò Iridis con voce allegra.

«Che ci fai tu qui?» chiese Loto sorpresa.

«Peack mi ha detto di venirti a prendere. Dice che hai qualcosa di importante da dirci...»

Loto aprì la bocca ma la richiuse di scatto. Iridis si voltò con una piroetta e cominciò a camminare addentrandosi nel bosco: intorno a loro gli alberi sembravano bisbigliare e i Merefin continuavano a danzare, facendo strada alle due amiche.

«Sono contenta che abbia voluto presentarti al nostro gruppo» disse Iridis. «Avevo proposto io a Peack di introdurti mesi fa, ma non ha voluto».

«Perché?»

«Tranquilla» disse, rivolgendole un sorriso sincero. «È diffidente con tutti di questi tempi. Ma io sapevo che avevi qualcosa di speciale».

Si voltò e la prese per mano. Fu una sensazione inaspettata per Loto, la fece sentire al sicuro, di fronte al buio dell'ignoto.

Camminarono attraverso gli alberi, accompagnate dai Merefin che emanavano una bellissima luce azzurrina, il Lago Lunare comparve alla loro destra, la luna si specchiava sulla superficie nera mentre le nuvole mosse dal vento la oscuravano, creando riflessi di luce e ombre.

Proseguirono ancora qualche minuto nel silenzio, addentrandosi nell'intrico di rami e arbusti, quando si aprì uno spiazzo davanti a loro, illuminato al centro da un fuoco scoppiettante. Attorno al focolare erano sedute alcune persone, ridevano e scherzavano, come una famiglia riunita.

Loto provò una sensazione di disagio.

«Eccomi!» dichiarò Iridis facendo calare il silenzio.

«Finalmente!» ribatté Peacock nervosa.

Iridis si sedette al suo fianco e Loto si accomodò fra le due.

Incrociò lo sguardo con Noctis, che in passato era stato parecchio sgarbato, ma che ora le sorrideva, seduto dall'altra parte del focolare. Alla sua destra identificò una cameriera dell'Abbazia, spesso l'aveva intravista girare fra i tavoli; al suo fianco c'era un giovane con un viso gentile.

«Lei è Nefele...» disse Peacock indicando la ragazza che sorrise a Loto con gentilezza. Aveva capelli biondi, mossi dal vento che le incorniciavano il viso dolce e lentigginoso. Era molto snella, ma con un fisico atletico.

«Ciao Loto» disse alzando una mano.

«Nefele lavora all'Abbazia, forse l'avrai già vista» spiegò Peacock. «Mentre lui è Agroste e cucina tutte le buonissime pietanze servite ad Anthea».

Agroste era un uomo grosso, dalle spalle larghe. I capelli erano corti e folti, scuri come le sopracciglia che nascondevano due occhi curiosi. Erano entrambi molto attraenti e la dolcezza di Nefele compensava l'aspetto burbero di Agroste.

«Piacere di conoscervi» disse Loto.

Ricambiarono il saluto, alzando una mano.

«Fatte le presentazioni, possiamo cominciare» disse Peacock attirando l'attenzione di tutti.

«Muoviamoci prima che arrivi la pioggia» disse Noctis, buttando un ramoscello nel fuoco. «Odio essere bagnato fradicio».

«Almeno così non puzzi» scherzò Iridis.

Loto sorrise ma Peacock, con sguardo glaciale, zittì i due prima che potesse nascere un battibecco.

«Cosa succede, Peacock?» chiese Agroste. «Una riunione straordinaria non accadeva da tempo».

«Oggi Loto mi ha rivelato delle informazioni molto importanti e ho pensato di condividerle con voi».

«Non potevi dircelo tu, invece di portare qui una completa sconosciuta?» la interruppe Noctis.

«Non essere sgarbato» lo riprese Nefele.

«E se magari lei è una spia? O sta dalla parte del male?» continuò Noctis.

«Smettila, scemo!» ribadì Iridis e sorrise a Loto che si sentiva sempre più imbarazzata. «Una spia di cosa? Non siamo in uno dei tuoi libri di fantascienza».

«Avete finito voi due?» chiese Peacock. «Lasciamola parlare, poi decideremo se tenerla nel gruppo o far perdere le sue tracce nel bosco».

Loto spalancò gli occhi impaurita. Nefele e Agroste sghignazzarono fra loro e Loto si sentì avvampare.

«Non darle retta! Sta scherzando...» disse Nefele mentre tutti gli altri ridevano per la battuta.

Tutti la guardavano interessati e curiosi, lei si mosse sul tronco a disagio cercando un punto da dove cominciare.

«Avanti, racconta quello che hai detto a me oggi» la incitò.

«Va bene» cominciò, schiarendosi la voce e prendendo coraggio ripeté lo stesso racconto che poche ore prima aveva confidato a Peacock. Quando però nominò John, Agroste impallidì.

«Cosa?» chiese Agroste verso Peacock. «Ha davvero nominato John?»

Tutti gli occhi erano puntati verso la bella ninfa dai capelli neri.

«Sì, perché?» chiese Loto.

«Vai avanti» le fece eco Peacock. «Ogni cosa a suo tempo».

Loto continuò il suo racconto per filo e per segno, la sua guida la interrompeva spesso per integrare dettagli che a Loto erano sembrati solo banali punti di vista, ma poi capì che ogni singolo particolare era importante per capire meglio la situazione.

«Ed è per questo che l'ho portata fin qui» concluse Peacock, quando Loto ebbe finito la sua storia. «Volevo che anche voi sapeste ciò che ho sentito con le mie orecchie».

«È spaventoso» sussurrò Nefele.

«Hai parlato di John. Pensavo fosse morto...» considerò Agroste.

«Sì, anch'io» assentì Nefele.

«Anch'io lo pensavo, ma evidentemente non è così» aggiunse Peacock, seria.

Scese il silenzio. Il vento sibilava fra le fronde degli alberi.

Alla fine fu Agroste a prendere parola, rivolgendosi a Loto con sincera curiosità: «Ma tu, chi sei?»

Fece per aprire bocca ma fu Peacock ad anticiparla: «Lei è la figlia di Alex ed Elisabeth».

Agroste spalancò gli occhi.

«Tu sei Loto Papetti? La nipote di Sgurfio?» chiese Nefele e Loto annuì timida.

«Che mi venga un colpo» disse Agroste stupito, battendo un pugno sulla gamba. «Tuo padre era uno dei migliori...»

«Io non l'ho mai conosciuto» sussurrò Loto, con tristezza.

Iridis le strinse la mano nella sua.

«Non è questo il punto» si intromise Peacock pragmatica. «Ciò che Loto ci ha detto è molto importante. La Sect Aconitum esiste ancora... È necessario organizzare delle spedizioni all'esterno di Anthea per controllare la situazione».

«Viaggiando a mani nude?» chiese Noctis mentre faceva la punta a un ramoscello con il coltellino. «Se dovessimo incontrare gli Archema, ci farebbero fuori subito».

«Non è una cosa che ti riguarda» sbottò Peacock.

«E perché no?» chiese lui nervoso. «In fin dei conti, se sono qui vuol dire che mi riguarda».

«Sei troppo piccolo per badare a queste cose».

«A sedici anni uno non è piccolo» rispose lui alzandosi in piedi, «o voglio uscire da Anthea, mi sono rotto di stare con le mani in mano...»

A quanto pareva Loto non era l'unica a pensarla così...

«Tu da qui non ti muovi» urlò Peacock mentre la sua voce echeggiava per il bosco.

«Non sei mia madre» rispose furente, lanciando l'ennesimo bastone fra le fiamme.

«Non litigate, per favore!» sbottò Agroste. «Andremo io e Peacock a vedere cosa succede fuori. Gli archi possiamo costruirceli. Ho tenuto da parte alcuni coltelli di mio padre.»

Noctis lanciò un'occhiata torva a Peacock che, restando impassibile, non si fece intimidire.

«Una volta che vi avrò addestrati, ci alterneremo con Noctis.» disse Agroste. «Va bene?»

Noctis sbuffò incrociando le braccia al petto.

«Fa sempre così quando non ottiene ciò che vuole...» sussurrò Iridis ruotando gli occhi al cielo.

«Pensi sia necessario un addestramento?» chiese Nefele.

«Tu non li allenerai!» esplose Peacock, verso Agroste.

«Datti una calmata» ribatté l'uomo. «È giusto che anche loro imparino l'arte della difesa. Per qualsiasi eventualità».

Peacock serrò la mandibola osservando Noctis in piedi davanti a lei con le braccia incrociate.

«Non puoi decidere per me...» sbottò lui.

Peacock, si alzò di scatto, gli passò a fianco squadrandolo dalla testa ai piedi e scomparve nella notte.

Loto e Iridis rimasero silenziose.

Nefele fece per seguirla ma Agroste le prese la mano scuotendo il capo: «Lasciala stare. Adesso è arrabbiata e non è in grado di pensare lucidamente. Deve convincersi che gli altri possono proteggersi da soli».

Noctis sorrise compiaciuto.

«Bada che questo non è un gioco. Mettitelo in testa» tuonò Agroste.

Il sorriso di Noctis scomparve dal suo viso in un lampo.

«Sono comunque d'accordo con lei quando dice che siete troppo piccoli per giocare a fare la guerra».

«Esatto» si intromise Nefele. «Nel frattempo, noi continueremo a comportarci normalmente per non destare sospetti e state attenti al mondo che vi circonda, ogni dettaglio è davvero importante e può fare la differenza».

«Va bene» assentì Iridis.

Loto annuì mentre Noctis prese un pugno di sabbia e spense il fuoco mentre il buio li inghiottì di colpo.

La sera seguente fu indetta un'altra riunione e quando arrivarono al solito posto, trovarono Peacock già seduta mentre alimentava il fuoco; un'ombra le oscurava il volto.

La pioggia del giorno prima aveva abbassato la temperatura e il vento continuava a soffiare nel bosco, portando brividi e pelle d'oca.

«Dove li hai presi quelli?» chiese Iridis.

Ai piedi di Peacock c'erano cinque archi completi di frecce.

«Sono bellissimi...» esclamò Noctis.

Si fece avanti e Peacock lo fulminò con lo sguardo, facendolo tornare al suo posto. Tutti sedettero, stretti negli indumenti cercando di assorbire calore dal fuoco.

«C'è una spia» sentenziò Peacock rigida.

«E chi sarebbe?» chiese Noctis.

«Peacock, non dire fesserie» aggiunse Agroste.

«Fesserie?» rispose sbalordita lei. «Allora come mai quando sono arrivata ho trovato questi?»

Così dicendo spostò gli archi nel cerchio di luce, con la punta del piede.

«Secondo me è stata la nuova arrivata» disse beffardo Noctis.

Loto impallidì.

«Ma smettila, scemo» lo interruppe Iridis. «È stata con me tutto il tempo».

«Allora anche tu sei una spia...»

Iridis gli fece la linguaccia.

«Ragazzi, non scherziamo» Peacock si alzò in piedi. «Li riconosci Agroste?»

L'uomo si inginocchiò di fianco agli archi, ne prese in mano uno, quello di legno lucido. Sull'impugnatura aveva un rinforzo di pelle nera e sulle parti in legno, flessibile e resistente, erano incise a mano foglie d'edera.

«Per l'amor del cielo...» sussurrò Agroste dopo alcuni minuti di silenzio.

«Cosa?» chiese Nefele, sbirciando da sopra la spalla. «Di cosa si tratta?»

«Questo non è un arco normale...» sussurrò. «Questo è un Ligar dell'esercito di Anthea. Ma com'è possibile?»

«Che significa?» chiese Loto confusa.

Anche lei guardava gli archi che erano a terra. Erano tutti diversi e ognuno di essi sembrava costruito da mani sapienti.

La scelta di Peacock ricadde sull'arco nero con intagli degli stessi colori della piuma di pavone che le fermava i capelli. Prese l'arco, mise in tensione la corda e i suoi occhi si assottigliarono, diventando spietati.

«Scoccano frecce alla velocità della luce» spiegò Agroste. «E raramente fanno cilecca, sono resistenti al punto che neanche un elefante potrebbe spezzarli».

«Ma non è tutto...» continuò Peacock, senza distogliere lo sguardo dall'arco. «Sono archi speciali perché scompaiono negli alberi. Possono essere richiamati da una parola magica che solo il possessore dell'arco può conoscere...»

Agroste non le fece finire la frase: «Detta la parola magica, il Ligar potrà ricomparire ovunque vi siano degli alberi».

«E come fai a sapere se è davvero il tuo?» chiese Noctis guardando incuriosito.

Si alzò e senza riuscire a togliere gli occhi di dosso ai tre archi rimasti ai piedi di Peacock, prese in mano quello che attirava di più la sua attenzione. Era blu notte: sull'impugnatura era incisa la luna, sulla parte legnosa c'erano piccoli cristalli incastonati che sembravano stelle splendenti nel cielo notturno.

«Oh, lo sai eccome...» concluse Agroste, mentre Noctis sorrideva compiaciuto.

«E la parola magica?» chiese Loto. «Come funziona? Chi è che te la dice?»

«Il Ligar stesso, nel momento in cui lo prendi in mano» annuì Nefele.

Loto era affascinata e osservava i compagni che si avvicinavano ai Ligar a terra, ognuno pronto a scegliere il proprio. Nefele scelse l'arco bianco con piccole borchie dorate intorno all'impugnatura. Iridis invece prese il Ligar marrone con intagli a forma di foglie e fiori: la corda era di tutti i colori dell'arcobaleno, proprio come i suoi capelli.

Fu il turno di Loto che impugnò l'ultimo rimasto. Risplendeva di un verde smeraldo, ricoperto di intagli dorati che raffiguravano corvi, gufi e farfalle, la corda era marrone e l'impugnatura in pelle nera. Appena lo prese in mano una sensazione di calore crebbe dentro di lei e all'improvviso sentì un sussurro arrivare dalle profondità del bosco, i capelli verdi le volarono verso l'alto mentre il cuore le batteva all'impazzata: "Ramus Aureus".

Loto sentì il potere dell'arma scorrerle nelle vene e impugnarlo fu come riaccendere una parte di lei sconosciuta, che da tempo premeva per venire a galla.

«Non credo ci siano spie o persone che complottano contro di noi» disse Iridis osservando il suo Ligar.

«Come fai a dirlo?» chiese Peacock tagliente.

«Perché è ovvio che qualcuno vuole che combattiamo» azzardò Loto. «Altrimenti come li spieghi questi?»

«Non se ne parla» sbottò Peacock. «Siete dei bambini e non siete addestrati a combattere!»

«E se un giorno dovesse servire?» disse Noctis. «Se un giorno dovesse scoppiare un'altra guerra? Non preferiresti sapere che siamo preparati a combattere?»

Peacock lo squadrò con rabbia, ma poi quel sentimento si trasformò in tristezza e dispiacere.

«Ha ragione Noctis» mormorò Iridis che non aveva ancora aperto bocca. Le andò vicina e le cinse le spalle con un braccio. «Ci hai sempre protetto fin'ora Peack, da quando la mamma e il papà sono morti... Ma siamo grandi adesso, possiamo farcela anche da soli».

Peacock, Iridis e Noctis si abbracciarono e per un momento calò il silenzio intorno a loro.

«Ma-ma siete fratelli?» balbettò Loto confusa.

«Sì siamo fratelli» disse Iridis. «Mi dispiace che tu sia venuta a saperlo così»

Loto non poté fare a meno di pensare alla vetrata nell'Abbazia, la bambina con i capelli rosa correva felice ad abbracciare sua mamma, che ora non c'era più...

Provò una fitta di nostalgia travolgerla come una valanga. Loto era fortunata. Nonostante non avesse conosciuto suo papà Alex, aveva comunque la mamma e il nonno che la aspettavano a casa, mentre quei ragazzi erano cresciuti senza genitori.

«Ma perché non me lo avete detto?»

«Volevo dirtelo, credimi» spiegò Iridis. «Soprattutto da quando fai parte del gruppo, ma non ho mai trovato il momento opportuno per dirtelo».

Agroste poggiò una mano su quella di Peacock che impugnava l'arco con decisione, il pugno stretto metteva in mostra le nocche bianche.

«Hanno ragione...» disse lui dolcemente. «Andiamo a vedere cosa sta succedendo e poi insegneremo loro a difendersi. Il fatto che siano pronti a difendersi da soli ci rende meno vulnerabili».

«Ok» assentì Peacock. «Domani io e Agroste andremo fuori e cominceremo ad allenarci».

Noctis cominciò a ballare sul posto silenzioso, ma prima che potesse dire qualcosa Peacock lo fulminò con lo sguardo.

«Sappi che non stiamo giocando e alla prima mossa azzardata che farai, ti distruggerò quel Ligar con le mie stesse mani!»

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