The Dolls (vincitrice Wattys...

By martaserraggiotto

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#6 in horror 13/10/2017 Le giornate di Liam trascorrevano tra le uscite con gli amici e i videogiochi, quan... More

book trailer
PROLOGO
CAPITOLO UNO-PRIMA PARTE
CAPITOLO UNO-SECONDA PARTE
CAPITOLO DUE-PRIMA PARTE
CAPITOLO DUE-SECONDA PARTE
CAPITOLO TRE-PRIMA PARTE
CAPITOLO TRE-SECONDA PARTE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO CINQUE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO OTTO (revisionato)
CAPITOLO NOVE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO NOVE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO DIECI (revisionato)
CAPITOLO UNDICI (revisionato)
CAPITOLO DODICI (revisionato)
CAPITOLO TREDICI (revisionato)
EPILOGO (revisionato)
SECONDA PARTE - NEIL HORICE (revisionato)
KIM WALLEN (revisionato)
ADRIAN HANSEN (revisionato)
FILIP HANSEN (revisionato)
PAUL HANSEN (E GLI ALTRI CHE SE NE ANDARONO CON LUI) (revisionato)
AMANDA BROWNS (revisionato)
GRAZIE DI TUTTO

CAPITOLO UNO-TERZA PARTE

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By martaserraggiotto


Helen si svegliò sentendo la suoneria del suo telefono, era sicura di averlo messo in silenzioso la sera prima, e poi chi mai l'avrebbe chiamata nel bel mezzo della notte? Rispose senza guardare il numero e sperando che non fosse niente di grave. Con sorpresa, vide che era Liam.

«Helen, sei sveglia? Oh, certo che sei sveglia, hai risposto! Comunque, vuoi vedere una cosa pazzesca?»

«Liam? Ma perché diavolo mi chiami a quest'ora! La gente normale di solito dorme, ed è quello che vorrei fare io e dovresti fare anche tu!» Disse tra uno sbadiglio e l'altro, con la voce ancora impastata dal sonno.

«Allora, vuoi vedere questa cosa?» Insistette lui.

«In realtà credo che ora tornerò a dormire, e la cosa pazzesca la vedrò domani mattina, dopo una buona colazione.»

«Sono davanti a casa tua, vestiti e scendi tra due minuti, non abbiamo tempo da perdere, occasioni come queste non capitano spesso!»

Helen si alzò di malavoglia. Di certo avrebbe preferito restare a letto, ma era anche sicura che Liam non le avrebbe dato tregua. E poi, si era davvero incuriosita.

Si vestì in fretta, scese le scale cercando di fare meno rumore possibile e, con altrettanta cautela, riuscì ad attraversare l'ingresso e ad aprire la porta che era chiusa a chiave. Liam l'aspettava sorridente ed impaziente davanti al vialetto di ingresso.

«Che vuoi? Hai visto che ore sono?! Io dovrei essere a letto a dormire, ed anche tu!»

«Tu non capisci,» la interruppe Liam, «è successo qualcosa di grave. Senti le sirene?»

In effetti, ora anche Helen udì in lontananza i suoni bitonali delle pattuglie che si dirigevano verso la parte est del paese, oltre il bosco.

Lei lo guardò incredula, era arrivata da soli tre giorni e già succedeva questo!

«Muoviamoci!» La esortò Liam. «Possiamo arrivare prima di loro. Conosco una scorciatoia!»

Iniziarono a correre, dapprima sul marciapiede per poi tagliare attraverso il bosco che li avrebbe anche nascosti a chi li avrebbe potuto notare.

Procedendo a passo spedito lungo un piccolo sentiero, sempre facendo attenzione a non inciampare in qualche radice o in un sasso umido, arrivarono ben presto sul retro di una casa, dai cui pressi giungevano voci e pianti. La polizia, come aveva previsto Liam, non era ancora arrivata.

Helen capì che quello era il posto dove tutto era successo.

«Di chi è questa casa? Noi non dovremmo essere qui.» Disse Helen preoccupata di ciò che avrebbero detto i suoi genitori quando avessero scoperto che era uscita durante la notte. Per di più per vedere un morto con una persona che conosceva da pochi giorni. Non credeva ci fosse una situazione peggiore, ma ormai era lì e non poteva di certo tornare indietro.

«Dobbiamo entrare.» disse Liam guardandosi intorno.

«Dentro? Ma sei impazzito? E comunque non ci sono porte sul retro e scordati di salire dal terrazzo!» Tentò di opporsi lei, ma già sapeva che l'avrebbe comunque seguito in quella follia.

«Helen non urlare. - rispose Liam con tono di rimprovero. -Vedi quella finestra? Potremmo riuscire ad entrare da lì.» Disse indicando una piccola finestra alla loro sinistra.

Liam arrivò davanti alla piccola finestra sporca. Spostato un bidone della spazzatura che stava lì accanto, ci salì sopra e, dopo non molti tentativi, riuscì a far alzare il vetro. Si issò nel varco e fu subito inghiottito dall'oscurità. Anche Helen, sebbene con un po' di fatica, riuscì ad entrare nella casa.

Poco a poco i loro occhi iniziarono ad abituarsi all'oscurità e ben presto cominciarono a guardarsi intorno osservando ogni particolare dell'ambiente circostante appena illuminato dal riverbero delle luci esterne.

Si trovavano nella cucina: la tavola era ancora apparecchiata dalla sera prima, i piatti sporchi della cena erano rimasti sulla tovaglia a quadri rossi e blu ed un bicchiere mezzo pieno aspettava di essere bevuto vicino ad una bottiglia di vino rosso. Si spostarono nel salottino. C'erano dei libri impilati sopra al basso tavolino di vetro davanti al divano ed un cuscino era caduto per terra.

Per il resto, sembrava tutto in ordine. Un particolare, però, attirò l'attenzione di Helen: una piccola locomotiva di latta, di colore verde, giaceva in mezzo al tappeto del soggiorno. Per un attimo Helen ebbe la sensazione che quel trenino fosse fuori luogo, come se si fosse ritrovato, lungo il suo viaggio, alla stazione sbagliata; e si immaginò di essere uno dei passeggeri di quel treno senza destinazione, mentre veniva a sapere che si erano fermati in una casa dove era appena morta una persona.

Un brivido freddo le corse lungo la schiena. Poi Liam la richiamò verso le scale che conducevano al piano superiore.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, così come aveva fatto la vita di un uomo sulla quarantina, che ora giaceva davanti a loro semidisteso sulle scale e con le braccia piegate in angolazioni anormali sotto al corpo. Gli occhi, di un azzurro chiarissimo, erano spalancati e sembrava scrutassero l'anima ai due ragazzi.

Helen distolse lo sguardo, ma dopo qualche secondo, presa dalla curiosità, notò che un rivolo di sangue, non ancora rappreso, scendeva dal bordo del labbro inferiore e proseguiva seguendo la curva della mandibola fino ad arrivare a terra, dove si insinuava nelle fessure tra le piastrelle, come a formare un labirinto. Un labirinto di sangue.

«Chi è?» Chiese Helen senza distogliere lo sguardo dal corpo inanimato.

«È Neil Horice, il professore di educazione fisica della Kindleck High School...»

In quel momento, udirono le auto della polizia che si fermavano davanti alla casa. Poco dopo, qualcuno bussò forte alla porta avvisando ad alta voce: «Sceriffo della Contea di Kindleck! Stiamo entrando!»

La porta dell'ingresso si aprì e dei passi iniziarono ad avvicinarsi a loro. Alcuni fasci di luce illuminarono l'ambiente sciabolando il buio e creando strane ombre sui muri e sul pavimento. Helen si mise carponi, sgusciò lungo il muro verso la cucina da cui erano entrati e si ficcò nel vano sotto al lavello, tra le spugne ed i detersivi, nascosta solo da una tendina a fiori; Liam, invece, si ritrovò vicino alle scale e non ebbe altra scelta che salire silenziosamente sperando che nessuno lo vedesse o sentisse.

Arrivato al primo piano, si appoggiò al muro pensando a come tirare fuori Helen da quel posto. La polizia era appena entrata in casa e mandarle un messaggio sul cellulare sarebbe stato troppo rischioso, avrebbe dovuto aspettare e sperare. Le voci di sotto si erano fatte più concitate: gli uomini dello sceriffo avevano trovato il corpo del Sig. Horice.

Liam sentì che qualcuno saliva le scale e, per rendersi il più silenzioso possibile, trattenne perfino il respiro. Senza fare rumore, cercò di allontanarsi il più possibile fino ad arrivare fino ad una camera da letto che, fortunatamente, aveva un terrazzo.

Intanto il poliziotto aveva iniziato a perlustrare tutte le stanze che precedevano quella in cui lui si trovava. Procedeva lentamente, ma non gli restava molto tempo prima che giungesse lì da lui. Aprì la portafinestra ed arrivò fino alla ringhiera del piccolo terrazzino, la scavalcò e poi fece un respiro profondo.

Staccò i piedi uno alla volta fino a restare appeso solamente per le mani, che da qualche secondo avevano cominciato a sudare. Penzolando nel vuoto, Liam si immaginò di cadere e sfracellarsi le gambe nella caduta.

Si rese subito conto che era la fifa nera a farlo pensare così; abbassò lo sguardo e considerò che tutto sommato non era un salto enorme, era solo il primo piano. Così si lasciò cadere e atterrò sull'erba, andando a sbattere contro un tavolino pieghevole.

Controllò che nessuno avesse sentito, si alzò in fretta massaggiandosi il fianco e corse alla finestra da dove lui e Helen erano entrati. Salì sopra il bidone della spazzatura e sbirciò dentro alla casa per essere sicuro che i poliziotti fossero tutti al piano superiore.

C'erano delle voci provenienti da una stanza vicina e colse l'attimo per chiamare Helen sottovoce: la vide spuntare dal suo nascondiglio ed arrivare alla finestra. Liam la aiutò ad uscire dalla casa e insieme scapparono attraverso il bosco lungo la strada da cui erano arrivati.

Sulla strada del ritorno, ciascuno cercava di riordinare le idee che si agitavano nelle loro teste. C'erano tantissime domande, ma nessuno dei due voleva parlare, specialmente Helen.

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