VERBENA

Oleh Lilith-23-

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-TERZO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- Dopo l'ultima battaglia avuta contro i licantropi, la vita di L... Lebih Banyak

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33

CAPITOLO 22

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Oleh Lilith-23-

<<Okay, ricordi quando sei stata trasformata?>>, tossicchiò, <<anzi, quando io ti ho trasformata?>>, si corresse incrociando sia le braccia che le gambe.

Sembrava volersi distaccare, come se avesse paura di una mia eventuale reazione negativa a ciò che mi avrebbe finalmente rivelato.

Annuii.

<<Vagamente; ma, sì, me lo ricordo>>, precisai. Ed era vero: non ricordavo bene tutto di quel giorno. I ricordi sembravano sfocati e imprecisi. Come se fosse passato parecchio tempo quando, invece, non era assolutamente così.

<<Beh, nel momento stesso in cui ti ho dato il mio sangue per curarti... ricordi l'arrivo dei maghi?>>, mi domandò con tono serio facendomi annuire velocemente.

<<Certo, è stato in quel momento che sono stata sbalzata via>>, gli ricordai; ma questo non era un problema e nemmeno gli davo la colpa. Era stato un imprevisto per tutti.

<<Sei morta sul colpo battendo forte la testa>>, tossì nuovamente nascondendo per un attimo la bocca dietro alla mano chiusa a pugno, <<ti si è aperta una ferita abbastanza profonda; ma ormai ti stavi trasformando ed essa si stava a poco a poco richiudendo>>.

Annuii come a fargli capire di poter andare avanti.

<<Solo che ci è voluto troppo tempo e l'onda magica che avevano espulso ti era già entrata in circolo. Ormai, era già all'interno del tuo corpo>>, mi spiegò.

Ricordavo la luce accecante, il dolore, lo sbalzo e persino il vuoto più assoluto: il nero più totale nel quale mi ero persa con la speranza di ritornare nella triste realtà in cui tutto sembrava sempre andar storto. E persino adesso era così.

<<Questo significa che ho della magia nelle vene?>>, domandai cautamente sfiorandomi un braccio.

<<Sì e non è stata possibile espellerla>>, sospirò, <<io e Adrian pensavamo che col tempo sarebbe passata da sola, andando via del tutto e lasciandoti libera; ma così non è successo. La magia vive dentro di te in piccole quantità>>.

Per un attimo niente di tutto ciò mi sembrò preoccupante.

<<Ed era questo che mi nascondevate? Un po' di magia?>>, domandai ridendo appena, ancora preoccupata.

Scosse la testa e per un attimo sembrò guardare alle mie spalle.

<<Non è questo il punto, Lidya. La magia che hai dentro non ti permette di mutare del tutto. Essa ti tiene intrappolata facendo sì che una parte di te sia ancora umana, capisci?>>, domandò con voce più flebile.

Abbassai lo sguardo, sconcertata.

<<Quindi... è per questo che non riesco a correre senza stancarmi?>>.

<<Non solo>>, ci pensò su, <<mettila così: è un po' come una malattia. I tuoi organi crescono; ma tu rimani sempre piccola, intrappolata in un corpo da bambina>>.

Impallidii capendo fin troppo bene il concetto.

<<Questo significa che il mio corpo non potrà reggere, non è così? Una parte di me sta mutando; ma il mio corpo è ancora umano, giusto?>>, domandai spaventata e Jason annuì, <<esploderò? Cosa mi succederà, Jason?>>, quasi urlai, incrinando la voce e facendola quasi scomparire del tutto.

<<Secondo i maghi saresti dovuta morire dopo pochi giorni>>, mi rivelò venendomi più vicino e sciogliendo le mani dal petto per appoggiarle sulle mie e stringermele forte, <<ma io e Adrian abbiamo trovato una situazione temporanea, okay?>>, mi guardò dritto negli occhi con la speranza di tranquillizzarmi.

<<Cosa... cosa c'entra, ora, Adrian?>>, domandai balbettando.

Non volevo che fosse di nuovo messo in mezzo. Non avrebbe potuto sopportare altro dolore.

<<Randall ha fatto in modo che il corpo tuo e di Adrian fossero collegati in modo tale da vivere grazie solamente alla sua energia vitale>>.

<<Ma è troppo poca per farci resistere entrambi!>>, urlai scostando le mie mani dalle sue che Jason riprese al volo.

<<Lo so; ma è l'unica soluzione possibile. Non possiamo fare altrimenti, capisci? Questo era l'unico modo finché io non fossi venuto fin qui a chiedere aiuto alle sirene>>.

<<Quindi è di questo che parlavano giù al lago? Volevi una cura... per me?>>.

<<Per te e per Adrian, Lidya. Siete collegati, ora. Ciò che succede ad uno succederà anche all'altro>>.

Scossi la testa, frustrata.

<<Non... non capisco... perché, allora, si comporta così? Perché non mi sta mai vicino?>>, domandai senza capire.

Chiusi gli occhi cercando d'immaginarmi il suo viso.

<<Adrian è solamente stanco e anche molto debole. Preferisce rimanere rintanato in camera sua ad aspettare che si rimetta in forze prima di presentarsi>>, mi rivelò scoraggiato, <<non vuole farsi vedere da te nel peggiore dei suoi stati e nemmeno vuole...>>.

<<Ha paura che io muoia, non è così?>>, riaprii gli occhi colmi di lacrime amare, <<è questo, vero? Lui lo sa che io morirò e se lo farò, morirà anche lui>>.

<<Lidya...>>.

<<No, lui l'ha fatto per non lasciarmi. So quanto Adrian possa essere testardo; ma non ha il diritto di mollare la sua vita solamente perché io non sarò in grado di vivere la mia>>.

<<Questo lo so; ma sai anche che lui sarebbe perso senza di te>>, scosse la testa, <<e farebbe di tutto per salvarti. Persino morire>>.

<<Io non... io non voglio tutto questo. Non per lui!>>, urlai.

Sentii le sua mani scivolare sul mio volto sino a stringermi le guance rigate dalle lacrime.

<<Lui preferirebbe morire assieme a te piuttosto che suicidarsi dopo averti tenuta tra le braccia>>, mi spiegò silenziosamente, <<e so che anche tu sceglieresti questa via anche se in questo momento può sembrarti la più sconsiderata>>.

Non resistetti e scoppiai in singhiozzi che mi obbligarono ad accasciarmi sul suo petto fino ad espellere il tutto.

<<Ti prego...>>, sussurrò lui baciandomi la nuca.

Scossi la testa inzuppandogli la felpa.

<<Non oso immaginare cosa succederà dopo>>, sbottai, <<sarete di nuovo da soli e, questa volta, senza Adrian. Lui è tuo cugino, Jason! Non glielo puoi permettere!>>.

Detto questo mi fece alzare, scrollandomi per le spalle e guardandomi dritta negli occhi castani.

<<E non succederà>>, sorrise appena, <<le sirene hanno un rimedio per tutto anche se ciò significherebbe giocare a modo loro>>.

<<Ma cosa vorranno in cambio?>>, scossi la testa, <<la posta in gioco potrebbe essere alta>>.

<<Ma non sarebbe niente in confronto al fatto di sapervi vivi. E non parlo solo di te e Adrian, ma anche di Dominic. Lui ha fatto tanto per noi e non si meriterebbe di venir sacrificato>>.

Annuii.

<<Pensi che ci aiuteranno?>>, domandai poi.

Sospirò.

<<Giocheranno. La loro tattica è questa>>, alzò le spalle, <<tutto pur di divertirsi alle nostre spalle. Perciò, aspettiamoci di tutto>>.

<<Non so cosa potrebbe andar peggio...>>, mugugnai più rilassata rispetto a prima.

Non era ancora detta l'ultima parola e dovevo tenermi carica per il giorno dopo se volevo resistere e ottenere ciò che volevo. Non potevo farmi trovare impreparata o mi avrebbero sopraffatto.

<<Io ne ho una vaga idea>>.

Rimasi di sasso non appena Jason abbozzò ad un sorriso.

<<Chiamare Adrian>>.

Sorrisi e subito sfilai il telefono dalla tasca decidendo di comporre il numero di Greta.

<<Che fai?>>, domandò avvicinandomisi e guardando lo schermo con il numero di sua sorella già composto.

<<Chiamo tua sorella. Lei, almeno, ci risponderà>>, bofonchiai sorridendo non appena sentii la sua voce squillante dall'altro capo del cellulare.
Misi il vivavoce sedendomi più comodamente e, così facendo, sfiorai un braccio di Jason.

<<Tutto bene?>>, rispose lei senza nemmeno salutarci.

<<Ciao anche a te, sorellona>>, rispose Jason ridacchiando e alzando lentamente le spalle.

<<Scusate, ma non siete già di ritorno?>>, domandò senza capire.

<<In realtà abbiamo avuto un piccolo disguido>>, bofonchiai guardando suo fratello di sottecchi.

Era giusto dirle ciò che ormai sapevo?

<<Le sirene sanno che voglio la cura per Lidya, oltre che quella per Dominic>>, le spiegò lui.

<<Cosa... aspetta! Aspetta, aspetta... Lidya sa della cura?>>.

<<Jason mi ha spiegato tutto>>.

<<Sai che Adrian non ne sarà contento, non è vero?>>, domandò arrabbiata.

<<Preferivo saperlo da Jason che da due sirene smorfiose>>, annunciai rabbrividendo.

Sospirò decisa a lasciar perdere.

<<Quindi? Qual'è stato questo piccolo inconveniente, a parte questo che già mi sembra enorme?>>, domandò isterica e ansiosa.

<<Vogliono Adrian qui>>, annunciò lui con fare distratto.

<<Cosa?!>>, urlò lei, <<aspetta o mi sentiranno>>, sussurrò poi facendoci sentire il solito rumore di tacchi sul pavimento, <<cosa c'entra Adrian? Sai che non si può muovere da qui>>.

<<Cosa significa? Perché non potrebbe?>>, domandai spaventata.

<<Per lo stesso motivo per la quale neanche tu avresti dovuto farlo: siete collegati, come Jason ti avrà già spiegato. Randall, ogni giorno, da ad Adrian dell'energia sotto forma di magia per far sì che riesca a mantenere in vita entrambi>>, mi spiegò lei con voce esausta.

<<Non me l'avevi detto!>>, risposi arrabbiata guardandolo storto.

Alzò le mani in segno di resa.

<<Ma Adrian dovrà venire qui o Randall non potrà più nemmeno far quello>>, rispose Jason con tono più arrabbiato.

Scossi la testa prendendomela tra le mani.

<<Non so se questo sarà possibile>>, bofonchiò lei.

<<Fammi parlare con lui>>, tuonò Jason.

<<Sai bene che direbbe di sì se si trattasse dell'incolumità di Lidya>>.

<<Infatti. Fammici parlare se non vuoi veder morti tre della famiglia, Greta>>, ribadì lui ricordandogli la triste verità e facendomi rabbrividire, <<c'è ancora una possibilità. Non facciamo saltar in aria tutto solamente per paura di provarci>>, tentò guardandomi dolcemente.

Greta sospirò e subito sentimmo nuovamente lo scalpiccio dei suoi tacchi a spillo.

<<Sarà in camera. Vado a vedere se è ancora chiuso là dentro>>, bofonchiò facendomi rabbuiare.

Mi chiedevo come facesse a vivere in quelle condizioni.

Ed io che l'avevo odiato per il suo comportamento...

Volevo solo vederlo e ringraziarlo con tutto il cuore. Stava già facendo troppo per me: come sempre, ovviamente.

Sentii un bussare alla porta e, successivamente, la voce di Adrian.

<<Che c'è? Voglio star da solo!>>, urlò lui con tono arrabbiato.

Rimasi perplessa con la speranza di poterlo sentire sul serio.

<<Sono Greta. Apri, ci sono Jason e Lidya al telefono>>, rispose lei con tono stanco.

<<Dilli che non ci sono!>>.

Un sospiro.

<<Beh, è successo un guaio e hanno bisogno di te>>, rispose lei sapendo bene che, così dicendo, Adrian sarebbe uscito subito.

<<E, improvvisamente, Adrian c'è>>, sussurrò Jason spazientito.

Ed ecco un rumore di una porta aperta, dei passi veloci e, infine, un ansimare insolito.

<<Pronto>>, balbettò lui con voce mogia. Sembrava spossato e senza forze.

Forse, era la nostra lontananza ed il nostro stesso legame a causargli questo.

<<Adrian!>>, urlai con le lacrime agli occhi.

Sentire la sua voce non era mai stato così bello nonostante quasi non la riconoscessi più.

<<Lidya! Greta mi ha detto che è successo qualcosa. Stai bene?>>, domandò spaventato.

Annuii anche se non poteva vedermi.

<<Io sto bene; ma...>>, non feci in tempo a finire che Jason mi strappò il telefono dalle mani, sospirando.

<<Grazie della considerazione, cugino>>, bofonchiò già irritato, <<sto bene anch'io, grazie per avermelo chiesto>>, lo prese in giro.

<<Jason, cos'è successo?>>, domandò ancora senza rispondere alla provocazione. E non era da lui. Dovevo ammetterlo.

Un attimo di silenzio nella quale vidi Jason tormentarsi il ciuffo spettinato.

<<Okay, non ti arrabbiare; ma...>>, provò; ma subito fu interrotto.

<<Jason, parla!>>, tuonò riprendendo di colpo il dono di urlare.

Sbiancai non appena vidi Jason in difficoltà.

<<Lidya sa tutto>>.

<<Cosa?!>>, sembrò sconvolto, <<come sa... come sa tutto? Tutto tutto? Tutto in che senso?>>.

<<Tutto nel senso di tutto. Sa cosa vi sta succedendo. Ora ti è più chiaro o vuoi che vada nei dettagli del tutto?>>, domandò alzando gli occhi al cielo.

I ruoli sembravano essersi di colpo invertiti. Ora era Jason a fare dello spirito nei momenti peggiori.

<<Smettila di fare battute e cerca di farti capire>>, sbottò, <<perché gliel'hai detto? Che ti è saltato nella testa?!>>.

<<Io... senti, ascolta, glielo stavano per dire le sirene e mi è sembrato più consono che fossi io l'intermediario, no?>>, domandò alzando le spalle.

Sarei quasi voluta intervenire; ma in quel momento non sapevo cosa dire.

<<Ti prenderei a schiaffi>>, bofonchiò irritato.

<<Beh, credo che potrai farlo, cugino>>.

<<Cosa... cosa intendi?>>, domandò, <<non mi dire che state già tornando. E la cura?>>.

<<No, niente cura>>, scosse la testa e sbuffò, <<il fatto è questo. I pescioloni vogliono giocare e tu sei una delle loro pedine mancanti; perciò fai armi e bagagli e vieni qui il più velocemente possibile>>.

<<Perché vogliono me? Sai che non posso muovermi>>.

<<Beh, credo sia proprio questo il bello. Vedi di trovare una soluzione se non vuoi finire sottoterra>>, lo ammonì.

<<Merda!>>, sbottò lui.

Lo potevo già immaginare con la mano nei capelli e la rabbia sul viso.

<<Domani mattina presto sarò lì>>, disse in modo frettoloso, <<puoi solo dirmi come sta Lidya ora che gliel'hai detto?>>.

Ci fu un attimo di silenzio nella quale Jason mi guardò alla ricerca di una risposta.

Alzai solo il pollice e sorrisi.

<<Non si è ancora persa d'animo>>, rispose lui con un alzata di spalle.

Sapevo che dentro di sé stava soffrendo; ma sapevo anche quanto Jason odiasse darlo a vedere.

<<Quindi sta bene?>>, domandò ancora per nulla convinto.

<<Sta benone, cuginetto. Domattina lo vedrai tu stesso>>, sorrise e subito tornò a guardare la tenda.

<<Bene, almeno lei rimane positiva>>.
<<Quello che dovresti fare anche tu>>.
<<Risparmiami le tue prediche e dille solamente che tutto andrà bene>>, rispose seccato.

Sentii un rumore di sottofondo. Una zip, forse.

<<Siamo in vivavoce>>, disse Jason avvicinando il telefono a me.

<<Ah, bene, beh... allora, a domattina>>.

Detto questo staccò e tutto mi sembrò che stesse tornando a quando ancora non sapevo nulla.

Adrian mi evitava e niente poteva essere più orrendo di questo. Nemmeno la morte.

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