Chain [โœ”] || [#wattys2017 Win...

By Gloria_Lovely

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Theresa Harper non ha mai scoperto la felicitร , non l'ha mai provata in prima persona. รˆ nata senza provare a... More

โ‹ Miracles (Someone Special) | Intro + TW โ‹
โ‹ La colonna sonora di Chain. โ‹
๐Ÿ’™
Prologo
Capitolo 1 - Famiglia irritante, fratellastro tenero
Missing Moment 1 - Colazione da zia Nancy
Capitolo 2 - Tra l'amicizia e l'amore
Capitolo 3 - Sentimenti
Capitolo 4 - In spiaggia con te
Capitolo 5 - La partita di rugby
Capitolo 6 - Perchรฉ ti crei tante muraglie?
Capitolo 7 - A un passo dalla morte
Capitolo 8 - Dolore
Capitolo 9 - Emozioni invisibili
Capitolo 10 - Colpa mia
Capitolo 11 - Valvola di sfogo
Capitolo 12 - Oltre il limite
Capitolo 13 - Puoi cambiare
Capitolo 14 - Hai appena sorriso?
Capitolo 15 - L'inferno
Capitolo 16 - Nessuno puรฒ aiutarmi
Capitolo 17 - Non lasciarmi da sola
Capitolo 18 - Scontro tra fratellastri
Capitolo 19 - Perdonami, Theresa
Missing Moment 2 - Ciรฒ che meritavo
Capitolo 20 - Perfect
Capitolo 21 - Tra sogno e realtร 
Capitolo 23 - Prigionia
Capitolo 24 - Catena
Capitolo 25 - In un vortice di ricordi
Capitolo 26 - Come se fosse un terribile incubo
Capitolo 27 - Lacrime e memorie
Capitolo 28 - Una scelta difficile
Epilogo
La parola a Gloria: commenti, curiositร  e dedica
"Chain" vince i Wattys 2017?!

Capitolo 22 - La promessa

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By Gloria_Lovely





La promessa

♦♦♦ ♦♦♦




Uscimmo dalla gelateria senza dire una parola. Il modo in cui Aleksandr guardava il vuoto era shockante, per non parlare della voce che, in quei giorni, aveva: roca e molto profonda, come quella di un serial killer. Cercai di fare attenzione alla macchina respiratoria ai miei piedi mentre camminavo, piccola ma molto fragile. Da più di due giorni, dopo l'ennesima visita del dottore, era costretto a respirare artificialmente – gli alveoli polmonari dei suoi polmoni erano in parte danneggiati, il che gli impediva di respirare regolarmente.

Il suo midollo osseo era ormai fuori uso, aveva perso la capacità di muovere le braccia e il collo, e il dottore lo aveva anche previsto. Ci aveva avvertito che, prima o poi, sarebbe peggiorato.

"Qualsiasi errore può essere fatale."

E l'errore fu quello di ritrovarci. Se avessimo continuato ad ignorarci, probabilmente non sarebbe mai finito su quella sedia a rotelle, con una macchina respiratoria alle sue spalle collegata da un tubo. Gli mancava solo la flebo, ma sapevo che era questione di tempo. Gli restavano ancora trenta giorni, e la fine di luglio era giunta – era il trentuno, e mia madre avrebbe portato il gelato per festeggiare il fidanzamento di Lucia e Michael. Finalmente le aveva chiesto la mano.

Quella donna era molto felice per lui, ma tendeva a nascondere la tristezza e il dolore per Alec che, poco a poco, si avvicinava al confine della vita. Mia nonna definiva la morte "come oltrepassare il confine di uno Stato e andare chissà dove, in un luogo praticamente sconosciuto, cominciando una nuova vita – con l'unica differenza che questa è eterna."

"Andrò dove la brezza marina mi porterà."

Tutti noi, compresa io, cercavamo di non pensare all'orribile destino di Aleksandr, e solo mia madre faceva fatica ad accettare la realtà. Anch'io, dopo un po'.

Trascorrere le giornate con lui si rivelò più dura del previsto. Oltre a trasportare un invalido pesante, tra macchine e altre cose, non riuscivo a smettere di ripetermi nella testa che, se era finito su quella sedia in fin di vita, era solo colpa mia. Non trovavo la forza di sorridere e guardare il mondo al contrario rispetto a come lo vedevo prima – dovevo solo smetterla di dedicarmi soltanto a me stessa, più che altro.

Dovevo diventare uno spirito libero, cosa che Aleksandr effettivamente era. Anche in quelle condizioni, sapeva come tirarmi su il morale, ma non a liberarmi dai sensi di colpa che continuamente mi tormentavano.

«Scusa se mi sono arrabbiata poco fa».

«Non fa niente, in realtà dovrei essere io a scusarmi». Non poteva più girarsi per guardarmi e muoversi per prendermi il viso tra le mani, cosa che faceva spesso all'inizio. Un po' mi dispiaceva. «Non... avrei dovuto dirlo a voce alta».

«No, hai ragione: sono volgare».

Camminavamo sul lungomare, verso le spiagge pubbliche, dove tante famiglie e coppie di fidanzati e sposini si divertivano sotto il sole rovente dell'estate. Era domenica e tutti si davano alla pazza gioia, eccitati all'idea di andare in ferie e respirare meglio l'odore del mare e sentire la salsedine sulla loro pelle.

Avrei voluto divertirmi anch'io, ma senza Alec il divertimento non c'era. Negli ultimi giorni di giugno, la cosa era ben diversa. Aleksandr camminava, Michael era felice, Lucia e Gisel... erano le stesse, inclusa me.

«Tessa, puoi... venire qui davanti a me?»

Non replicai e mi fermai spingendo molto lentamente anche i freni della sedia a rotelle, lasciai andare i manici e camminai avanti verso di lui, chinandomi poi di fronte alle sue ginocchia. «Qualcosa non va?» chiesi e lui scosse la testa.

«Niente, voglio solo parlare con te».

Si morse il labbro distogliendo poi lo sguardo, e capii subito che si trattava di qualcosa che lo faceva arrabbiare – o imbarazzare, i casi erano due. «A proposito di Michael...» si bloccò per un istante e si schiarì la gola «... credo di aver capito perché voglia proteggerti. Ha capito quello che stai passando e vuole aiutarti, esattamente come ho fatto io».

«Allora perché non glielo vuoi permettere?» domandai con voce morbida. «Perché non vuoi che prenda il tuo posto?»

«Te l'ho già detto, è inaffidabile» ringhiò l'ultima parola, come se la cosa lo infastidisse. «Non mantiene mai le promesse, non rispetta i turni né a scuola né a casa, e per questo finiamo sempre col litigare.» Prese fiato per un paio di secondi, poi proseguì. «Tra l'altro, adora passare il tempo più con... con... lei che con i suoi fratelli».

«Non ci vedo nulla di male».

All'improvviso, Alec corrugò la fronte irritato, come se l'avessi offeso. Evidentemente, non era solo geloso del fatto che tra me e Michael c'era un rapporto più stretto rispetto al nostro. «Quindi preferiresti abbandonare un fratello a un passo dalla morte per stare con il tuo cazzo di partner?» cercò di alzare la voce, ma la macchina respiratoria glielo impediva.

«Alec, non intendevo dire questo».

«Anziché assistermi ve ne andate in giro a farvi i cazzi vostri e ve ne fregate di me».

«Modera i termini, ti prego...»

«Non modero un cazzo!»

Abbassai la testa cercando di non versare lacrime, poi un suo borbottio attirò la mia attenzione. Rialzai la testa e osservai i suoi occhi arrossati e lucidi implorare perdono. Ci scusammo due volte e per litigate assurde. Aleksandr odiava il fatto che Michael avesse una fidanzata, per lui, perfetta. Era una ex autolesionista e aveva un sacco di cicatrici sulle braccia, perfino sulle cosce. Non riuscivo a capire cosa ci trovasse di bello Michael in lei, oltre ad avere un fisico invidiabile aveva sempre un'aria strana, come se avesse intenzione di ferirsi in qualche maniera.

«Mi aveva promesso che mi avrebbe sempre sostenuto, che mi sarebbe stato sempre accanto, ma non lo fa anzi... non vuole farlo».

«Cosa intendi dire? Non ti seguo».

Sospirò. «D'accordo, credo di non avere altra scelta».


Michael ed Aleksandr, due sere prima, erano davanti ai ripiani della cucina. Mike si dava un gran da fare sistemando il piano cottura e gli utensili, mentre Alec teneva d'occhio i suoi movimenti. Ormai, poteva fare solo quello. Pur di essere all'altezza di Lucia e poterla finalmente sposare, aveva deciso di collaborare in casa, partendo proprio dalle faccende domestiche – dal pulire per bene i piatti e il resto della cucina. Alec gli aveva raccomandato di non sprecare il detersivo e lo sgrassante - per nostra madre erano sacri.

Quella sera aveva preparato la cena per tutti, e la mamma apprezzò tantissimo quel gesto. Non solo per la sua nuova ragazza, ma anche per sdebitarsi con suo fratello. Il suo braccio sinistro era fasciato, da quando lui e Trevor Rivers avevano fatto a botte. Non era guarito del tutto, l'occhio nero si vedeva a malapena e gli faceva ancora male. Forse, un po' meno rispetto ai primi giorni.

Mike alzò il braccio per riporre un piatto di porcellana bianca sul ripiano più alto della credenza, e all'improvviso gemette. Dopo la visita ad Alec, il dottore gli raccomandò di non muovere o sforzare sempre l'arto, doveva lasciare che l'osso si ricostruisse. Non era completamente fratturato, ovviamente. Gli sarebbe bastata una settimana per riprendersi, ma non voleva rinunciare alla sua famiglia e al suo futuro felice con Lucia. Voleva davvero cambiare.

«Sei sicuro di volerlo mettere proprio lassù?» chiese Aleksandr preoccupato.

«Sì», gemette ancora. «T-tranquillo, il braccio sta bene».

«Hai sentito quello che ha detto il medico?»

«All'improvviso sei diventato la mamma?» replicò ironicamente, senza essere troppo arrogante «E comunque, se lo faccio solo una volta, non muore nessuno».

«L'osso non si ricostruirà in una settimana».

«Per Lucia mi romperei anche quello del collo».

Gli sfuggì una risata, poi alzò lo sguardo osservando Michael sistemare i piatti sui ripiani della credenza. Aleksandr ricordava bene quei pochi momenti felici con Alice, la sua ex ragazza, ma sapeva fin dall'inizio che non era giusta per lui. Non aveva mai cercato di conoscerla meglio, si rifiutava spesso di uscire e parlare del più e del meno, ma la ragione per cui quel giorno la lasciò era perché si sentiva insicuro.

In realtà, lui provava dei forti sentimenti per un'altra ragazza, due anni in meno di Alice, ma sapeva che era un amore impossibile. Avrebbe sofferto lo stesso, anche se l'avrebbe rifiutato o lo avrebbe considerato solo un amico (chiamata adesso "friendzone" – ma prima, quest'espressione non esisteva ancora) o peggio, l'avrebbe umiliato. Alice non sapeva che era bloccato su una sedia a rotelle e che fra meno di un mese... sarebbe andato via da questo mondo.

«Certo che sei diventato uno di quei playboy che dopo essersi innamorato della ragazza goffa, cerca di cambiare per conquistare il suo cuore».

Michael inarcò le sopracciglia sorpreso. «Mi stai paragonando... ad uno di quei coglioni di quelle fanfiction che Alice e Lucia leggono su internet?» Alec annuì e di colpo entrambi scoppiarono a ridere. «Che fantasia! Ormai le ragazzine non sanno più cosa inventarsi!» commentò Mike sistemando le tazzine di porcellana accanto ai piatti puliti.

«Almeno, per conquistare Lucia, ci stai provando» disse con tono malinconico.

«E tu, perché non hai voluto conoscere Alice?»

Alec si ammutolì, distogliendo lo sguardo, le mani appoggiate sui braccioli della sedia e l'aria malinconica. Conosceva Alice da due anni e sapeva come sarebbe andata a finire, se un giorno si fosse dichiarato a lei, ma non ha mai voluto scoprire la sua personalità. Finirono a letto due giorni dopo«Non sono mai stato innamorato di lei» confessò, infine.

«Intanto lo avete fatto».

«Che c'entra?»

«Oh, c'entra eccome», replicò Mike, come se lui ne sapesse qualcosa.

Alec scoppiò a ridere. «Ora fai anche il puritano?»

«Sì, va bene, sono un ipocrita».

Michael non ha mai avuto un ottimo senso dell'umorismo, tant'è che le sue battute offendevano anche i più piccoli. Alec si sentiva a disagio. Mi confessò che in quel momento, si trovava nella mia stessa situazione. Si rese conto di chi aveva di fronte: uno sbruffone e quello in questione era proprio suo fratello.

«Comunque vadano le cose... che ci sia in mezzo la storia tra me e Lucia o il rancore che provi per Tessa, io sarò sempre qui a sostenerti», disse allungando il braccio fasciato sulla sua spalla, afferrandogliela poi delicatamente «come lei adesso sta facendo con te, lo farò anch'io».

Aleksandr lo guardò diffidente. Sapeva che Michael non era un tipo da promesse, ma una possibilità non poteva non negargliela (anche se, di possibilità, ne aveva avute fin troppe).

«Me lo prometti?» domandò lui corrugando leggermente la fronte.

«Sì».

Mike gli propose di tornare al campo di rugby ricordando i bei tempi – avrebbero fatto, infine, una piccola partita -, ma la mattina seguente, non mantenne la parola. Sarebbe andato a Venice Beach con Lucia e Gill prendendo un traghetto, dimenticandosi completamente della promessa fatta a suo fratello.


«Capisci, Tessa? Se ne frega di me e della mia malattia!»

La sua voce s'incrinò, ma col tubo in gola, era poco udibile. Gli allungai un fazzoletto e gli asciugai le lacrime, percependo i suoi sentimenti. In effetti, aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato con Michael. Sapeva che non avrebbe mai mantenuto la promessa di proteggermi e stare sempre al mio fianco, qualunque cosa sarebbe accaduta. Perciò lo riteneva una persona inaffidabile.

«Perché non me lo hai detto?» chiesi avvicinandomi leggermente verso i suoi occhi ancora in lacrime.

«La verità è che... se non c'è nessuno a proteggerti dai fratelli Rivers o da altre persone – forse più crudeli di loro -, non sarai più la stessa».

Abbassò lo sguardo. «Anche perché... non mi fido di te, Tessa».





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