The Dolls (vincitrice Wattys...

By martaserraggiotto

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#6 in horror 13/10/2017 Le giornate di Liam trascorrevano tra le uscite con gli amici e i videogiochi, quan... More

book trailer
PROLOGO
CAPITOLO UNO-PRIMA PARTE
CAPITOLO UNO-SECONDA PARTE
CAPITOLO UNO-TERZA PARTE
CAPITOLO DUE-PRIMA PARTE
CAPITOLO DUE-SECONDA PARTE
CAPITOLO TRE-PRIMA PARTE
CAPITOLO TRE-SECONDA PARTE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO CINQUE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO OTTO (revisionato)
CAPITOLO NOVE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO NOVE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO DIECI (revisionato)
CAPITOLO UNDICI (revisionato)
CAPITOLO DODICI (revisionato)
CAPITOLO TREDICI (revisionato)
EPILOGO (revisionato)
SECONDA PARTE - NEIL HORICE (revisionato)
KIM WALLEN (revisionato)
FILIP HANSEN (revisionato)
PAUL HANSEN (E GLI ALTRI CHE SE NE ANDARONO CON LUI) (revisionato)
AMANDA BROWNS (revisionato)
GRAZIE DI TUTTO

ADRIAN HANSEN (revisionato)

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By martaserraggiotto

Filip Hansen era un uomo felice. Era padre di tre figli ed era benvoluto da tutti.

Stava per andarsene in vacanza e aveva deciso di organizzare una festa a casa sua, per stare in compagnia.

Era il momento perfetto per agire. Quella mattina tutte le bambole che non si erano ancora vendicate si erano messe a discutere su chi dovesse andare quel giorno. Alla fine avevano deciso di andare in sei. Solamente Andrew si era tirato indietro quando aveva capito che sarebbe stata una cosa caotica. Lui voleva agire per conto suo e stando alle sue regole.

Non era il solo ad aver tentato di aggiudicarsi l'omicidio di Amanda Browns, c'era stato anche un altro bambino, Tom. Lo aveva visto solo qualche volta nella fabbrica, era un tipo riservato che non parlava quasi mai. Aveva i capelli cortissimi e biondi, sembrava quasi che fosse calvo e portava sempre con sé un palloncino giallo, con il cordoncino sottile stretto tra le dita pallide.

Non aveva niente di speciale, era solo molto timido e quasi nessuno degli altri bambini ci aveva parlato molto. Non stava nemmeno con loro nella vecchia casetta di legno durante la notte, alcuni dicevano che se ne andava per il paese senza preoccupazioni e altre voci dicevano invece che andava a dormire nella sua vecchia casa, anche se nessuno aveva la più pallida idea di dove si trovasse.

Alla fine, Tom si era arreso e si era unito al gruppetto che avrebbe colpito la sera della festa.

Avevano solamente due obbiettivi per quella sera, Filip e Sophie Hansen, ma sapevano che con il caos che avrebbero scatenato sarebbe potuto morire anche qualcun altro, un innocente che aveva solo voglia di divertirsi con gli amici. Pazienza.

Avevano sentito dire che ci sarebbe stato anche Jonathan con la sua famiglia, a quella festa, e la cosa li spaventava non poco. Se avessero per caso ferito lui o i suoi cari, non se lo sarebbero mai perdonato.

Sarebbe stato molto più semplice se alla festa non si fossero presentate così tante persone. Le bambole riuscivano a scorgere l'aura di ogni individuo, ma quando c'era tanta gente, i colori delle auree si mischiavano e si rischiava di uccidere la persona sbagliata.

Dovevano colpire quando Filip e Sophie fossero stati accanto al barbecue, rovesciando un flacone di alcool sul fuoco e poi buttando a terra il tutto. Alla fine ci sarebbe stata abbastanza confusione per passare inosservati.

Avevano già rischiato molto quando George era stato sorpreso dai due ragazzi che avevano fatto irruzione nel rifugio anti-tempesta. L'unica cosa che avrebbero potuto fare per evitare di essere scoperti sarebbe stato rubare qualunque cosa fosse stato nascosto nell'armadio, e così avevano fatto.

Erano tutti elettrizzati al pensiero di andare ad una festa, era da tanti anni che non partecipavano ad un evento mondano come quello e non vedevano l'ora di sentire di nuovo la musica e il chiacchiericcio delle persone che si divertivano tenendo un bicchiere di carta in mano. Tuttavia, avevano ben presente che non sarebbero stati lì per divertirsi.

Quel pomeriggio, dietro alla siepe di casa Hansen, c'erano sei bambole, anche se le persone da uccidere erano solamente due.

«Allora, quando entreremo in scena?» Chiese Margaret squadrando i suoi amici dall'alto. Aveva deciso di non sedersi come gli altri per evitare di sporcarsi il vestito, ma, anche se detestava ammetterlo, ed era parecchio strano per un corpo di bambola, le gambe iniziavano ad indolenzirsi ed avrebbe voluto sdraiarsi sull'erba. «Ora c'è poca gente, così non rischiamo di uccidere degli innocenti.»

Ben la guardò con aria di sfida, non erano mai stati bene insieme, si stuzzicavano a vicenda e qualche volta qualcuno era tornato a casa con qualche livido sulle braccia o con i vestiti strappati. Litigavano per ogni cosa e il loro passatempo preferito era dire il contrario di quello che affermava l'altro, solo per il piacere di contraddirlo.

George, che era sdraiato con la testa sopra un sasso, tirò una gomitata a Ben, per fargli capire che non era il momento di litigare. Erano entrambi due bambini bassi e paffuti, con i vestiti dai colori accesi che spiccavano contro il colorito pallido.

Susan si fece avanti timidamente, era una bimba gentile e insicura, ma stava bene in compagnia di qualunque persona. Aveva i capelli corti e biondi, spettinati a causa della corsa che aveva fatto per raggiungere gli altri bambini. «Secondo me Ben ha ragione, dovemmo aspettare. Dopo sarà più rischioso, certo, ma ci sarà più gente e sarà più facile non essere notati.»

Margaret annuì pensosa, non le era mai piaciuta l'idea di dover uccidere tutte quelle persone, ma se si fosse opposta, avrebbe rischiato di essere emarginata dal gruppo e non sarebbe riuscita a sopravvivere un giorno da sola in un paese pieno di gente.

Il giorno dopo essere tornata in vita, era andata a visitare il cimitero. Aveva scoperto che il padre era morto qualche mese prima e si meravigliò di non averlo incontrato nell'aldilà.

Aveva intravisto anche le lapidi di un paio dei bambini morti. Infine si era diretta verso la sua tomba, era di pietra grigia, chiara con striature orizzontali un po' più scure. Il suo nome era scritto in corsivo e si ritrovò a piangere quando ebbe finito di leggere quello che i suoi cari avevano fatto scrivere: "Children are the keys of paradise. R.H. Stoddard". I bambini sono le chiavi del paradiso.

Quando aveva letto la data della sua morte, era caduta in ginocchio, si era presa la testa fra le mani e aveva iniziato a singhiozzare più forte. Il suo respiro era diventato irregolare ed il bordo del suo vestito aveva iniziato a inumidirsi a causa delle lacrime biancastre che le scivolavano incontrollabili sulle guance e poi più giù, sul piccolo mento di bambola e sul collo, fino al vestitino.

Si era asciugata il viso e si era diretta nella casa dove abitava da bambina, che era vicina al bosco e per questo non rischiava di essere vista. Non appena aveva raggiunto il retro della casa color carta da zucchero, si era subito accorta che i suoi genitori avevano lasciato l'altalena che usava da bambina nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata il pomeriggio in cui si era diretta alla fabbrica.

Era una piccola altalena con la seduta in legno, ormai sbiadito dal sole, legata al ramo più basso della quercia che avevano sul lato sinistro del giardino.

Si ricordava la prima volta in cui era arrivata a casa e aveva visto l'altalena, al tempo nuova e senza un graffio. Aveva urlato di gioia e si era messa a ridere mentre correva verso la novità che si trovava davanti a lei.

Si era alzata sulle punte dei piedi e, con un piccolo salto, era riuscita a sedersi sul legno scaldato dal sole.

Aveva iniziato ad ondeggiare avanti e indietro, dapprima lentamente per poi finire tanto in alto da sfiorare con i piedi le foglie dei ramoscelli che spuntavano di tanto in tanto dalla quercia.

La sua risata cristallina aveva riempito il cortile di gioia. Un'emozione che Margaret avrebbe voluto rivivere in quel momento, sedendosi un'altra volta su quell'altalena che aveva la corda rovinata dagli anni.

Un timido sorriso si era fatto strada sul suo volto prima che lei voltasse le spalle alla casa e prendesse la strada per tornare dai suoi amici.

«Maggie, stai bene?» La voce di Hannah la distolse dai suoi ricordi felici, ma che la intristivano.

«Sì, sto benissimo. - Rispose freddamente. -Quando siete pronti... possiamo agire quando volete. Tom, hai il flacone d'alcool?»

Il bambino annuì mentre alzava la mano destra, dove teneva stretta quella che di lì a poco sarebbe diventata l'arma del delitto. Di solito, nelle dita bianche di quella mano, si trovava il sottile cordoncino legato al palloncino giallo, che aveva lasciato alla catapecchia, per evitare che fosse d'intralcio.

«Allora partite, la Signorina quando-siete-pronti-possiamo-iniziare sarà felice di comandarvi a bacchetta come suo solito.» Disse Ben in tono acido, ricevendo solo occhiatacce da parte di tutti bambini e una totale indifferenza da parte di Margaret, intenta a sbirciare fra le foglie scure della siepe.

«Che avete da guardare?» Chiese Ben. Si sedette per terra e chiuse gli occhi, cercando di non lasciar trasparire la frustrazione che lo accompagnava da quando Michael aveva preso il comando del piano che aveva suggerito lui.

Tom, Margaret e George si avvicinarono al barbecue sul quale sfrigolavano dei succulenti hamburger, rimanendo tuttavia ben nascosti dietro a dei cespugli. Filip Hansen si prendeva cura delle braci, ma al momento si era allontanato. Avrebbero atteso che tornasse. Inoltre, non c'era nessuna traccia di Sophie, ma se ne sarebbero occupati più tardi.

Mentre George svitava il tappo di plastica del flacone, gli altri due controllarono di non essere visti. Le persone continuavano ad aumentare e questo li aiutava a passare inosservati. Intanto George aveva iniziato a spruzzare il liquido infiammabile sull'erba secca vicino al barbecue. L'intenzione era quella di incendiarla mentre Filip fosse vicino al braciere.

In quel momento accadde l'imprevedibile.

«E voi chi siete?» Un bambino, basso e magrolino, veniva, sorridente ed incuriosito, nella loro direzione. Riconobbero immediatamente la sua aura rossastra, con alcune sfumature tendenti al giallo: era uno dei figli di Filip.

L'unico modo per evitare di essere scoperti era uccidere anche il bambino. Erano sicuri che non sarebbero riusciti a togliersi quel peso dalla coscienza, se lo avessero fatto. Si ricordavano tutti ciò che avevano provato quando la vita era lentamente scivolata via dal loro corpo.

Era stata un'esperienza diversa per ognuno, ma la tristezza e il dolore che avevano provato quando la loro anima aveva iniziato a fluttuare ed erano riusciti a scorgere quello che rimaneva del loro corpo ormai privo di vita. La stessa sofferenza avrebbe provato quel piccolo. Tuttavia, erano altrettanto certi del fatto che se non avessero impedito a quel bambino di parlare, loro sarebbero rimasti senza la loro vendetta.

Nessuno aveva il coraggio di muovere un dito, nonostante conoscessero le conseguenze.

Tom e Margaret vennero bruscamente spinti da parte da Ben che avanzò con un sorriso raggiante stampato in viso.

«Come ti chiami?» Chiese rivolto al bambino che ora li guardava ancora più incuriosito.

«Adrian Hansen, piacere.» Rispose lui tendendo la mano verso Ben.

«Piacere Adrian, e addio.»

La bambola spinse Adrian contro il barbecue che cadde sull'erba già imbevuta di accelerante. Tutto prese fuoco immediatamente. Con un urlo di dolore, il bimbo cercò di uscire dalle fiamme che lo avviluppavano e che, in un attimo, divamparono per una buona parte del giardino, mettendo in fuga i presenti.

Fu così che morì Adrian Hansen, bruciato vivo tra le fiamme accese dalla troppa curiosità.


Grazie per tutte le visualizzazioni! Sono contenta che la storia vi piaccia. (Ho messo la storia come completata perché la storia in è finita, la seconda parte è solo per chi volesse continuare la lettura.)
Se trovate qualche errore o vorreste che migliorassi qualcosa non esitate a commentare!

Baci, Marta

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