The Dolls (vincitrice Wattys...

By martaserraggiotto

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#6 in horror 13/10/2017 Le giornate di Liam trascorrevano tra le uscite con gli amici e i videogiochi, quan... More

book trailer
PROLOGO
CAPITOLO UNO-PRIMA PARTE
CAPITOLO UNO-SECONDA PARTE
CAPITOLO UNO-TERZA PARTE
CAPITOLO DUE-PRIMA PARTE
CAPITOLO DUE-SECONDA PARTE
CAPITOLO TRE-PRIMA PARTE
CAPITOLO TRE-SECONDA PARTE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO CINQUE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO OTTO (revisionato)
CAPITOLO NOVE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO NOVE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO DIECI (revisionato)
CAPITOLO UNDICI (revisionato)
CAPITOLO TREDICI (revisionato)
EPILOGO (revisionato)
SECONDA PARTE - NEIL HORICE (revisionato)
KIM WALLEN (revisionato)
ADRIAN HANSEN (revisionato)
FILIP HANSEN (revisionato)
PAUL HANSEN (E GLI ALTRI CHE SE NE ANDARONO CON LUI) (revisionato)
AMANDA BROWNS (revisionato)
GRAZIE DI TUTTO

CAPITOLO DODICI (revisionato)

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By martaserraggiotto

Helen iniziò istintivamente a salire velocemente la scala, al buio per evitare di essere vista. Quando fu abbastanza in alto da essere sicura che non la vedessero, ma di riuscire a vedere ciò che stava succedendo sotto di lei, decise di riaccendere la torcia.

Vide Liam che correva tra gli scaffali, cercando di scappare dalle bambole -vive! - che gli erano alle calcagna e cercavano di prenderlo. In realtà, lui non aveva fatto nulla per provocarle, ma probabilmente le bambole si erano spaventate e avevano avuto paura che facesse qualcosa contro di loro. Nella migliore delle ipotesi...

Lo vide cadere a terra, inciampato nei suoi stessi piedi, e così, mentre urlava il suo nome, ridiscese e si precipitò verso di lui rovesciando uno scaffale davanti alle bambole per rallentare il loro arrivo.

Aveva paura di loro, avevano ucciso tutte quelle persone in modi orribili e in poco tempo, ma doveva salvare il suo amico.

Quando entrambi si furono rialzati, si diressero nuovamente verso la scala e questa volta fu Liam a salire per primo, seguito da Helen, che di tanto in tanto gettava occhiate verso il basso per capire cosa stesse succedendo.

Ad un certo punto della salita, la torcia le scivolò dalla mano e cadde a terra, illuminando dal basso la scala a pioli.

Alcune bambole avevano iniziato ad arrampicarsi sulla scala, erano impacciate e le loro dita paffute scivolavano sul metallo, ma in ogni caso li stavano raggiungendo in fretta.

I due ragazzi continuarono a salire, sentendo sotto di loro i rumori delle bambole che salivano più velocemente possibile cercando di raggiungerli.

Helen si fermò vedendo Liam immobile sopra di lei.

«Che succede?» Chiese la ragazza in tono preoccupato.

«Non...non riesco ad aprirla!» Rispose lui in tono preoccupato. Con una mano si teneva aggrappato all'ultimo piolo, mentre con l'altro braccio cercava di spingere verso l'alto per aprire la botola.

«Sembra bloccata, ma non credo che ci sia qualcuno, forse è solo incastrata...»

«Sarà anche incastrata, ma io vorrei uscire viva da qui. Prova ad usare tutte e due le mani, io ti tengo per le gambe così non cadi, ma fai in fretta, sono quasi arrivate - guardò in basso per controllare la situazione, le bambole erano sempre più vicine e non sembravano aver intenzione di fermarsi. -e non mi sembrano in vena di fare amicizia, sai com'è, probabilmente vogliono vedere il nostro sangue scorrere tra le loro dita mentre sogghignano pensando ai nostri volti agonizzanti. Magari ci faranno un quadro con il nostro sangue, un bel giardino di fiori rossi, certo, dopo un po' potrebbe iniziare a puzzare, ma non sono sicura che le bambole riescano a sentire gli odori. Secondo te, se si trovano davanti un sacco di spazzatura o un hamburger per loro fa differenza?» Helen aveva iniziato a ridacchiare nervosamente, diceva cose senza senso per cercare di allontanare il pensiero della morte, ma in realtà avrebbe voluto diventare invisibile per scappare senza essere vista.

«Helen, stai zitta! Sto cercando di salvarci la vita, quindi non diventare paranoica e smettila di straparlare.» Disse il ragazzo spazientito.

Stavano rischiando la vita e non capiva come la ragazza potesse pensare a quadri dipinti con il loro sangue o cibo e spazzatura messi a confronto. Dopo aver concentrato tutte le sue forze per riuscire a sbloccare la botola, quella si aprì e lui per poco non cadde all'indietro a causa della sorpresa.

Uscirono tutti e due e chiusero velocemente il portello, appoggiandocisi sopra e facendo un respiro di sollievo.

«Un prato di fiori rossi... certo che hai davvero molta fantasia, se facessi parte della tua famiglia probabilmente non riuscirei a dormire tranquillo, hai scherzato sulla nostra morte immaginando come verrebbe un quadro fatto con il nostro sangue!» Liam ridacchiò lanciando uno sguardo alla ragazza al suo fianco, lei gli tirò una gomitata e rise a sua volta.

«Stavo solo cercando di alleggerire l'atmosfera, e comunque, ora che facciamo? Se chiamassimo la polizia e dicessimo che ci sono delle bambole che vogliono ucciderci probabilmente ci riderebbero in faccia e se molliamo la presa dalla botola per scappare probabilmente ci raggiungerebbero in un battibaleno.»

«E se chiamassimo tuo padre? Dovrà pur sapere qualcosa di questa faccenda, non credi?»

«Mi ucciderebbe se sapesse che sono entrata qui senza il suo permesso Forse lui non farebbe un quadro con il mio sangue, ma sicuramente non la passerei tanto liscia.»

Sentirono qualcosa battere sotto di loro e cercarono di pensare razionalmente nonostante fosse difficile in quel momento. Le manine dei pupazzi grattavano freneticamente il legno della botola.

All'improvviso, la porta su cui sedevano ricevette da sotto un colpo così forte che Helen saltò via per lo spavento e una manina pallida fece capolino in una fessura tra il legno ed il pavimento, muovendosi alla ricerca di un appiglio, finché artigliò la maglietta verde di Liam che la scacciò con uno schiaffo.

Helen corse tra i macchinari alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli a sopravvivere, presto tutte le bambole si sarebbero riversate nella stanza e loro non avrebbero avuto niente per difendersi.

Trovò un piede di porco ed un martello in una cassetta degli attrezzi in fondo alla stanza, nonché un lungo tubo con l'estremità appuntita vicino ad uno scatolone contenente vestitini per le bambole.

Corse verso Liam che dopo qualche secondo mollò la presa sulla botola e fece velocemente qualche passo indietro, mentre una decina di bambole usciva dal passaggio, riversandosi fuori come ratti da una fogna allagata.

Tutte le bambole cominciarono a camminare verso di loro, prima lentamente poi in una corsa caotica. I due ragazzi risposero all'attacco colpendo alla cieca tutto ciò che finiva a portata di mano: di tanto in tanto vedevano qualche testa volare a destra o a sinistra, cadendo a terra e rompendosi in più pezzi con un rumore sordo.

Ma non serviva.

Dopo pochi istanti, i corpi smembrati o danneggiati si ricomponevano e si riparavano, rendendo quelle bambole un esercito indistruttibile ed indomabile.

I due ragazzi erano ormai stremati dalla fatica ed erano quasi tentati di arrendersi e farsi sopraffare senza sprecare altre energie.

Qualcosa colpì Helen dietro al ginocchio facendola cadere a terra. Quella fu la sua resa. Liam fece lo stesso, non volendo abbandonare l'amica e sapendo che da solo non avrebbe potuto farcela.

Le bambole si fermarono di colpo, li fissarono con i loro grandi occhi inespressivi e avvicinarono lentamente, passo dopo passo, facendo scricchiolare le loro scarpette ricamate sul linoleum della stanza.

Non avevano certo perso di vista il loro obbiettivo, a giudicare dai visini sorridenti e dalle armi di fortuna che avevano trovato sul pavimento e che tenevano ancora strette tra le mani. Volevano solo fare le cose con calma.

Quando le bambole furono vicine ai ragazzi, abbastanza da far sentire a entrambi i loro veloci e irregolari respiri, una voce irruppe dal fondo della stanza.

Tutte le bambole si allontanarono dai ragazzi e fecero spazio alla figura minuta che avanzava velocemente verso di loro: era un'altra bambola. Sembrava quasi che non toccasse il pavimento, i suoi piedini si muovevano velocemente uno dopo l'altro senza fare rumore, raggiungendo i ragazzi dopo qualche secondo. Si piazzò davanti a loro e sorrise compiaciuta.

Poi girò la testa verso le altre bambole e parlò, con un suono che ricordava a Liam la risata che aveva sentito in mezzo all'erba alta qualche sera prima: era una voce meccanica, come se fosse registrata, e che usciva stridula e gracchiante da quelle labbra finte e appena dipinte di rosso.

«Non fate un altro passo verso quei due ragazzi... non avete capito chi sono? Non avete visto l'aura di quella ragazza?» Si mise una mano sulla fronte e scosse la testa con fare teatrale. «Lei è Helen Withning, razza di idioti! È la figlia di Jonathan e voi non ve ne siete accorti! Stavate per ucciderla! Non so chi sia il ragazzo, ma suppongo che sia un amico di Helen, quindi non provate a torcere un capello a nessuno dei due... conoscete le conseguenze.»

Si voltò nuovamente verso i ragazzi e sorrise, cercando di spaventarli il meno possibile, ma senza successo. Ai due si era gelato il sangue quando avevano capito che quei mostri conoscevano la famiglia della ragazza. Non volevano ucciderli, ma un solo passo falso e sarebbero potuti finire in guai inimmaginabili.

«Non mi sono presentato, io sono Michael Greenhouse, tuo padre ti avrà parlato di me, spero.» Disse rivolto a Helen.

Ora che la ragazza ci pensava, quel viso pallido era simile a quello del bambino raffigurato nella fotografia che il padre teneva nel portafoglio. Spesso le aveva raccontato di come i suoi amici fossero morti nell'incendio avvenuto anni prima.

Helen annuì, facendo spuntare un sorriso forzato sul suo volto, cercando di sembrare più rilassata. «Tuo padre mi aveva promesso che mi avrebbe fatto tornare, e ha mantenuto la promessa. Tutti noi abbiamo avuto la nostra vendetta contro gli eredi di coloro che ci hanno condannato a morte. Mi dispiace se abbiamo causato guai in tutto il paese. Ora, se non vi spiace, vorremmo andarcene.»

Disse l'ultima frase come se una bambola assassina parlante fosse la cosa più normale del mondo.

Una porta si aprì cigolando, seguita da tutte le finestre del piano superiore. Un leggero vento iniziò a soffiare sollevando la polvere da terra e facendola vorticare intorno a tutti loro, come se si trovassero dentro ad una palla di vetro con la neve.

Poi un lampo di luce bianca, accompagnato da uno scoppio, fece indietreggiare i due ragazzi, che si scambiarono sguardi preoccupati, non sapendo più cosa aspettarsi.

Il vento iniziò a soffiare più forte, era incredibile il fatto che nessuno si fosse accorto di quello che stava accadendo.

Una figura alta e trafelata entrò dalla porta principale ancora spalancata e restò a bocca aperta appena vide quel vortice bianco che s'innalzava al centro della stanza. Fece qualche passo e poi cadde in ginocchio, si mise a piangere, facendo cadere a terra il contenuto delle tasche dei suoi pantaloni. Il telefono cadde a terra graffiando lo schermo e il portafoglio rotolò verso i ragazzi insieme alle chiavi della macchina e ad un foglietto stropicciato.

Dalla pelle marrone scuro del portafoglio uscì un pezzetto di carta dai bordi giallastri e curati. I due ragazzi capirono subito di cosa si trattasse e riconobbero l'uomo che aveva fatto irruzione nella fabbrica.

Quel piccolo foglietto era la foto di Michael e quell'uomo era il padre di Helen.


Eccoci arrivati al penultimo capitolo, vi è piaciuto il colpo di scena?

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