The Dolls (vincitrice Wattys...

By martaserraggiotto

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#6 in horror 13/10/2017 Le giornate di Liam trascorrevano tra le uscite con gli amici e i videogiochi, quan... More

book trailer
PROLOGO
CAPITOLO UNO-SECONDA PARTE
CAPITOLO UNO-TERZA PARTE
CAPITOLO DUE-PRIMA PARTE
CAPITOLO DUE-SECONDA PARTE
CAPITOLO TRE-PRIMA PARTE
CAPITOLO TRE-SECONDA PARTE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO CINQUE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SEI-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO SETTE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO OTTO (revisionato)
CAPITOLO NOVE-PRIMA PARTE (revisionato)
CAPITOLO NOVE-SECONDA PARTE (revisionato)
CAPITOLO DIECI (revisionato)
CAPITOLO UNDICI (revisionato)
CAPITOLO DODICI (revisionato)
CAPITOLO TREDICI (revisionato)
EPILOGO (revisionato)
SECONDA PARTE - NEIL HORICE (revisionato)
KIM WALLEN (revisionato)
ADRIAN HANSEN (revisionato)
FILIP HANSEN (revisionato)
PAUL HANSEN (E GLI ALTRI CHE SE NE ANDARONO CON LUI) (revisionato)
AMANDA BROWNS (revisionato)
GRAZIE DI TUTTO

CAPITOLO UNO-PRIMA PARTE

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By martaserraggiotto


Liam odiava le giornate estive torride ed afose, in cui l'umidità era così intensa da rendere inutile anche un bagno od una doccia: la sudorazione sarebbe ripresa immediatamente dopo, ricoprendo la pelle con una fastidiosa patina di sudore.

In quei giorni era impossibile fare qualunque cosa, persino un gelato sarebbe stato un temporaneo refrigerio, un palliativo a quella calura soffocante. L'unica cosa che si avrebbe voluto fare era immergersi in una vasca piena di ghiaccio.Era così quella mattina, a Kindleck.

Disteso sul letto, Liam guardò il soffitto bianco della sua stanza e cominciò a fantasticare sui personaggi dei videogiochi che lo aspettavano per salvare il mondo, ma non oggi.

Sarebbe andato volentieri a giocare con il computer o con la Playstation, se solo i suoi genitori non fossero stati così fissati con il week-end senza videogames. Avrebbero voluto che lui dedicasse più tempo a leggere o a fare cose che fanno tutti gli adolescenti, per usare una delle famose frasi di sua madre, che forse non aveva capito che i ragazzi della sua età amavano quel genere di giochi.

Alla fine decise che era impossibile restare a letto senza fare nulla e, anche se fuori si moriva dal caldo, si convinse ad andare a fare un giro.

Uscì di casa e si diresse verso la gelateria in fondo al paese, calciando un sassolino di tanto in tanto.

Le strade erano quasi deserte, c'erano solo alcune persone, coraggiose o incoscienti, che passeggiavano lentamente con il cane o mentre parlavano al telefono dei loro problemi con il matrimonio o per prendere accordi per andare a cenare dagli amici, nonostante il fatto che avrebbero preferito restare a casa davanti alla televisione e con il condizionatore acceso al massimo.

Gli stacanovisti amanti dello sport correvano sul marciapiede, di tanto in tanto deviando per qualche stradina interna o per un sentiero nel bosco, con le loro tute attillate che impedivano la traspirazione e facevano arrivare a casa in uno stato orribile.

Nonostante il caldo e lo stato di prostrazione, tutti coloro che Liam incontrava gli rivolgevano un sorriso ed un cenno di saluto, che lui ricambiava allo stesso modo.

A Kindleck erano quasi tutti simpatici, soprattutto il vecchio zio Alfred, che in realtà non era parente di nessuno, ma era amato da tutti, con il suo sigaro sempre in bocca e i suoi racconti su come si stava bene un tempo e di quanto era dura la scuola ai suoi tempi. Aveva due piccoli occhi scuri, dietro alle spesse lenti dei suoi occhiali da vista, e in genere lo si trovava seduto sulla panchina sotto il portico davanti all'ingresso della sua casa, intento a fumare e a raccontare storie.

Liam era sicuro che, se Alfred avesse avuto figli o nipoti, sarebbe stato un padre e un nonno fantastico. Indossava sempre una camicia a quadri colorata e non si tirava mai indietro quando qualcuno gli offriva da bere, soprattutto se si trattava di un buon vino o una birra.

Quel giorno, però, la panchina era vuota: troppo caldo anche per zio Alfred, pensò Liam, passando davanti al portico.

Giunse quindi alla piazza principale, ma questa era quasi deserta e alcuni negozi erano chiusi per ferie. La calura risaliva dal terreno facendo tremolare l'aria nella luce abbacinante, restituendo una sensazione di desolazione ed abbandono.

Era un po' triste vedere la città senza la gente per le strade, come se fosse morta, ma lui stesso si era pentito di essere uscito con il caldo e non poteva meravigliarsi se altre persone avevano giustamente preferito rimanere a casa.

«Ciao!» Sentì qualcuno gridare alle sue spalle. Si girò, immaginando che avrebbero potuto chiamare solamente lui, dato che in quel momento non c'era nessun altro.

Si trovò faccia a faccia con una ragazza, forse della sua stessa età, con i capelli castani, molto chiari, quasi biondi. Non l'aveva mai vista da quelle parti, ma dubitò che fosse una turista: lui non avrebbe speso un giorno per andare in vacanza a Kindleck, avrebbe preferito New York, Londra, Parigi o una città italiana come Venezia o Roma.

Aveva sempre amato viaggiare, la parete della sua camera, vicino al letto, era tappezzata di fotografie di luoghi e città dove era andato o dove avrebbe desiderato trascorrere un po' di tempo. Gli piaceva osservare come lo stile di vita cambiava in ogni luogo, come parlavano le persone.

Non era mai stato attratto particolarmente dai musei e dai monumenti tipici, andava a visitarli, certo, ma non impazziva a fare una foto una dietro l'altra di ogni dettaglio. Preferiva osservare, magari in silenzio, non aveva importanza: ogni volta che guardava qualcosa di suo gusto, rimaneva imbambolato a fissarla, e tutto il resto spariva.

«Hey, sei con noi?» Gli disse la ragazza agitando la mano davanti ai suoi occhi. «Mi chiamo Helen, mi sono trasferita da poco con la mia famiglia, perché il mio papà ha deciso di rimettere in funzione una vecchia azienda. Si muore di caldo e ci vorrebbe davvero qualcosa di fresco, potresti consigliarmi un posto carino dove bere o mangiare qualcosa?»

«Sì certo, io sto andando in gelateria, se vuoi ti accompagno. Comunque io sono Liam.» Disse tendendo la mano verso la ragazza e pensando al gelato che avrebbe gustato pochi minuti dopo.

Camminando cominciarono a parlare, per conoscersi un po' e dopo qualche minuto arrivarono a destinazione.

Aveva sempre amato quella gelateria, c'erano tantissimi gusti e ovviamente lui li aveva provati tutti. Andava sempre lì dopo la scuola, quando era ancora alle elementari, e sua madre si arrabbiava ogni volta che sporcava una maglietta con il gelato al cioccolato, ma era inevitabile, era buonissimo.

«Buon pomeriggio ragazzi, cosa prendete?» Daniel sorrise a Liam, erano vicini di casa e al pomeriggio si trovavano quasi ogni giorno per studiare, o sfidarsi ai videogiochi, a volte anche per una passeggiata nel bosco, quando il tempo lo permetteva, erano quasi fratelli.

Daniel aveva cominciato a fare qualche lavoretto per guadagnare qualcosa; anche Liam ci aveva provato, ma aveva rinunciato dopo aver rotto quattro bicchieri e aver rovesciato due frullati addosso ai clienti. Era una sfida impossibile per lui.

«Io un gelato al cioccolato, come al solito, tu?» Disse rivolgendosi a Helen, che sembrava ancora indecisa.

«Non saprei, sembrano tutti così buoni... Mmmh, un gelato alla fragola, per favore.»

Pagarono e iniziarono a mangiare i loro gelati, seduti al bancone sui classici sgabelli alti, continuando a chiacchierare come se non si fossero appena conosciuti.

«Allora Helen, da quanto sei qui?» Chiese Liam. Helen era simpatica, gentile e aveva un bellissimo senso dell'umorismo, sarebbero diventati amici, quasi sicuramente.

«In realtà io sono arrivata oggi, ma mio padre è venuto qui qualche settimana fa per sistemare alcuni mobili, tranne la mia camera. Infatti credo che oggi dormirò sul divano,» fece spallucce. «Ma non mi dispiace poi così tanto. Com'è la scuola qui? Sono abbastanza curiosa anche se mancano circa due mesi.»

«È carina, insomma, una scuola normale credo. I compagni sono simpatici, quasi tutti almeno e i professori... sono professori e non credo che questo possa cambiare. Tu devi iniziare il terzo anno di superiori, giusto?»

Lei annuì.

«Anche io, magari saremo in classe insieme, credo che sarebbe bello, io odio quasi tutte le ragazze della mia classe.» Proseguì Liam, arrossendo leggermente.

«Come mai? Insomma, credo siano ragazze normali, no?>>

Lui scosse la testa ridendo: «Oh no, normali no di certo. Passano la ricreazione a parlare di ragazzi e cose così, shopping e trucchi. Sono odiose. E poi fanno quasi tutte parte delle cheerleaders: non credi siano un po' monotone? Insomma, ci sono tantissime altre attività! Non credi che potrebbero fare altro, ad esempio c'è la pallavolo, oppure il coro... ma loro sono fissate con il loro gruppo e tutto il resto, le strozzerei con i loro pon-pon a volte.» Helen rise, anche lei aveva alcune ragazze così nella vecchia scuola, ma tutto sommato erano simpatiche.

«A te, invece, cosa piace?» Chiese lei curiosa. Finora avevano parlato di scuola, musica e gelato, ma non delle passioni vere, alle quali dedichi tutto te stesso.

<<Adoro viaggiare, ma anche i videogiochi, il basket e anche il football, ma non sono il tipo di persona che si butta nella mischia, preferisco guardare. Mi piace anche leggere e adoro fotografare, anche se a volte ciò che si vede non è possibile racchiuderlo in un'immagine, non è la stessa cosa, ma credo che ogni tanto valga la pena rinfrescarsi la memoria con delle cose belle, per ricordare che il mondo è fantastico, soprattutto nelle cose semplici. E anche i misteri. Sì, amo i misteri.» Disse guardando il bosco alla loro sinistra. «E tu? A cosa non potresti mai rinunciare?»

Helen ci pensò e dopo qualche secondo di silenzio rispose: «Da quando sono piccola amo nuotare, la nonna mi portava sempre al mare, anche se preferivo andare in un laghetto che c'era vicino a casa. Lei si sedeva sulla riva, preparava i panini per il pranzo e poi si metteva a leggere o a ricamare. Io invece amavo tuffarmi nell'acqua e attraversare il laghetto a nuoto. Credo che non potrei mai rinunciare alla musica, ai libri e agli amici. Sai, secondo me l'amicizia è anche chiamarsi durante la notte se è successo qualcosa di importante e stare insieme a parlare di tutto o anche di niente. Non ha importanza, basta stare insieme... Non credi anche tu?» Chiese rivolta a Liam, che l'ascoltava senza dire una parola. Lui annuì e poi, per scacciare l'imbarazzo, si tolse il berretto azzurro per poi rimetterselo al contrario.

«Oh! Si è fatto tardi per me. Devo scappare! Ci vediamo domani.» Disse Helen dando uno sguardo al piccolo orologio colorato che portava al polso.

«Certo, perché no?» Rispose Liam con entusiasmo. E proseguì: «Dove abiti? Se vuoi ti riaccompagno a casa.» Il sole cominciava a sparire dietro le montagne e il caldo stava poco a poco lasciando spazio alla tiepida temperatura serale.

«Vicino alla fabbrica di bambole, è lì che mio papà ha iniziato a lavorare, tu invece? Non vorrei farti fare troppa strada, posso andare anche da sola se vuoi.»

«Abito a pochi isolati da casa tua in realtà, ti accompagno volentieri.» Lei ringraziò e si avviarono verso casa in silenzio. Quando arrivarono da Helen si promisero di incontrarsi anche il giorno dopo, si scambiarono i numeri di telefono e si salutarono.


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