Sex Lessons • H.S

By VittoriaArcidiacono

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Quando il tuo fratellastro ti chiede se è il caso che tu prenda lezioni sul sesso da parte sua, la risposta d... More

00. Prologue.
01. Really?
02. Serios?
03. The introducion.
04. The first lesson.
05. Why?
06. The second lesson.
07. The school.
08. New sister.
09. The police.
10. Cut and psicology.
11. Party and too drink.
12. I lost the verginity.
13. Died and born.
14. My body?
15. Violence.
16. Holiday.
17. Please!
18. How?!
19. The bad messagge.
20. The third lessons.
21. Truth or dare?
22. Where we are?!
23. It isn't a lessons.
24. Hi, it's me.
25. A diary?
26. Sexting or not?
27. Tatoo.
28. Home sweet home.
29. Sex or love?
30. Did you know?!
31. I can't believe it!
32. Wanning and memories.
33. Hair cut.
34. Peter!
35. I wrot this.
36. Bathtub.
37. Is this possible?
39. Go away.
40. Airport and journey in the memories.
Epilogo.
Ringraziamenti ed altro.
Amate Harry Styles? Bene, allora leggete!

38. Some years later.

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By VittoriaArcidiacono

Onestamente, non è che non mi vada andare a quella maledettissima festa con lui, ma questa sera non sto benissimo e, se solo per una dannata volta evitassi, non morirebbe nessuno, nemmeno lui.

«È solo una scusa, ti conosco ormai.» mi guarda con quel suo sguardo sfacciatamente provocatorio ed alza un solo lato della sua splendida bocca.

«Non mi convincerai, tesoro.» alzo un sopracciglio e, nel frattempo, il dito medio. Sostanzialmente l'ho fatto solo per infastidirlo, ma lui, invece, da tutt'altra parte: ride.
«Ah sì?» domanda e si morde il piccolo labbro inferiore roseo, fino a fargli prendere un colore biancastro.

Con il pollice sottraggo dalla presa ferrea dei suoi denti la sua bocca e poi gli dò una pacca sul culo ridendo, come solo una bambina di dieci anni potrebbe fare. Invece, ahimè, ho già raggiunto i ventitré anni e questa cosa mi spaventa tantissimo, ma non lo dò a vedere in quanto sia una cosa brutta avere paura della propria vecchiaia.
«Mi metti la cravatta?» mi chiede mentre inizia a baciarmi il collo con fare sensuale ed io sento tutte le mie barriere abbassarsi pericolosamente.

«Ma ancora alla tua età non hai imparato?» rido scherzosamente schernendolo e faccio il nodo attorno alla sua gola, cercando di prendere per bene le misure, non vorrei mica strozzarlo. Anche se a volte, ammetto, penso ad ucciderlo per il suo carattere che, ogni tanto, si fa testardo e maledettamente fastidioso; come il mio.
«Sì, ma è meglio farsela mettere da te.» dice semplicemente prima di accarezzarmi con fare scherzoso una natica, al che rido.

«Vengo.» dico alzando gli occhi al cielo, come se mi avesse obbligato a farlo lui - che poi, per la cronaca, è lui che mi ha pregato fino allo sfinimento.

Qualche ora dopo mi ritrovo a questa splendida festa dove la donna meno elegante indossa un paio di tacchi dodici ed un diamante che, probabilmente, sarà costato più della mia vecchia casa. Il tutto per dire che sì, insomma, questa gente è straordinariamente ricca. Ciò mi mette abbastanza a disagio, poiché non sono mai stata una di quelle ragazze che amano indossare cose costose e molto sofisticate. Ho sempre preferito i classici jeans alle gonne e le felpe alle camice, abiti semplici insomma.

Un uomo sulla quarantina con uno smocking grigio quasi quanto la sua faccia - sembra molto serio, si avvicina a me ed io gli sorrido pensando che sia un collega di Ian.
«È bellissima, signorina.» mi dice porgendomi gentilmente la sua mano, per poi stringere la mia sorridendo.
«Oh, grazie.» sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cerco di formulare in viso un'espressione carina.
«Mi dia del tu, la prego.» aggiungo poi sentendomi vecchia per il suo estremo, come definirlo?, rispetto.
«Ian mi ha parlato molto di te, ma le sue parole non ti rendono giustizia.» mi squadra in modo discreto e successivamente ci raggiunge il mio ragazzo che mi afferra un fianco.
«John!» si salutano e poi Ian mi sorride presentandomelo.
«Lui è Johnny, Johnny Depp.» mi dà un bacio sulla testa ed inizia a parlare di come quest'uomo sia riuscito a crearsi una così bella carriera da solo.

Parole veramente molto interessanti, peccato che la mia menta inizi a vagare imperterrita. Essenzialmente non penso a niente in particolare, ma non presto per niente attenzione ai discorsi del ragazzo dagli occhi blu accanto a me. Sono distratta.

Quattro lunghe, estenuanti, assurde ore dopo, sono finalmente sotto le coperte del mio meraviglioso letto matrimoniale. La festa si è conclusa al meglio - certo, se non si considera il figlio (quasi mio coetaneo, il che mi fa sembrare il tutto ancora più strano) di una collega di Ian che ha vomitato in sala davanti a tutti perché ha bevuto troppo Campari. È stato molto strano, ma almeno è riuscito a spezzare quella maledetta monotonia che si era ovviamente andata a creare.

«Allora, ti sei divertita?» mi chiede Ian mentre cerca di raggiungermi a letto togliendosi i calzini dai piedi.
«Sì, per essere così anziani è stato divertente.» rido e dò un po' di colpi al cuscino come a volerne sistemare la forma: odio dormire in posizioni strane perché poi la conseguenza, inarrestabile, sarebbe l'odioso torcicollo.
«Mi definisci vecchio, ma in realtà sono molto più attivo di te, piccola.» ammicca verso la mia direzione ed io ridacchio mostrandogli la linguaccia.

«Ci pensi che hai praticamente trentacinque anni?» chiedo ingenuamente e lo guardo con occhi da bambina, quelli che, so perfettamente, lo fanno addolcire sempre.
«Già... e se penso che tra qualche anno non riuscirò neanche più a far alzare il pene, mi viene da piangere.» dice toccandosi leggermente da sopra le mutande.

Rido in modo esagerato e mi alzo dal materasso raggiungendolo di fronte a me, proprio vicino al comò dove sono conservate tutte le nostre cose più care.
«Allora ci conviene sfruttare il tempo che ci rimane.» dico afferrando il bordo della sua camicia ed attirandolo verso di me.

«Amo quando sei così intraprendente.» mi morde il collo ed io ridacchio, sapendo quanto lo ecciti questo mio modo di fare.
«Profumi di mandorle e menta.» traccia con la lingua la pelle che va dalla base del mio collo alla spalla ossuta.
«E tu di tabacco, come sempre Ian.» gli mordo la mascella estremamente tagliente ed esposta e poi sorrido sulla sua pelle.

Gli bacio il petto - al quale praticamente arrivo senza dovermi abbassare più di tanto, sono molto più bassa di lui. Gli mordo un lembo di pelle e lo sento gemere leggermente sotto il mio tocco non tanto esperto quanto il suo. Osservo i suoi occhi dal basso e mi mordo il labbro vedendo le sue palpebre quasi del tutto calate, come a voler dimostrare tutto il piacere che sta provando.
«Dio mio, Holly.» pronuncia tra gli ansiti quando sono arrivata con le mani all'elastico della mutande, da cui sbuca una piccola striscia di pelo che definisco immensamente sexy e adatta ad un corpo del genere.

Ma, ahimè, quando pronuncia quelle parole, scatto indietro come se la pelle dei suoi addominali mi avesse scottato, come se fosse stato un riflesso incondizionato.

Mi ha chiamata "Holly" e nessun altro a parte lui mi ha mai chiamata così. E, porca miseria, è così strano risentire quel nomignolo che mi blocco, guardandomi intorno nella mia camera da letto ed indietreggiando piano piano.
«Cosa c'è?» mi chiede preoccupato, come se abbia sbagliato qualcosa di importante; cosa che non ha fatto, almeno non per lui. Comunque ignoro letteralmente le sue parole e mi dirigo sopra il letto con occhi un po' spalancati.

So perfettamente che la mia reazione è maledettamente esagerata, ma giuro che è la cosa più strana che io abbia provato negli ultimi tre anni insieme al mio ragazzo. Non ho mai pensato ad Harry o, almeno, non così intensamente, quasi come se io volessi che fosse qui accanto a me.

~

L'indomani mattina mi sveglio con le coperte aggrovigliate a piedi, come se la notte abbia
scalciato tutto il tempo senza tregua. Mi giro di lato per vedere se ci sia Ian, ma quando non vedo la sua chioma liscia e nera, capisco che deve aver dormito in un altro luogo.

Mi alzo, ripensando a ciò che è successo ieri sera e mi maledico mentalmente, sbattendo una delle mie mani sulla mia fronte.
«Ma sono stupida come un sasso o cosa?» mi domando e poi mi reco verso l'armadio.

Quindi, decido: mi vesto, vado a fare colazione e inizio a cercare il mio ragazzo, dove si sarà potuto cacciare? Le domande vagano imperterrite nella mia mente ed io mi pizzico con l'indice ed il pollice il ponte del naso, come a voler dimostrare la mia frustrazione. Come se quella frustrata dovessi essere io e non la persona con la quale convivo!

Vedo un biglietto sul tavolo e lo afferro per poi leggerlo velocemente: la calligrafia disordinata e allungata di Ian mi salta all'occhio e leggo quelle poche parole.

Sono in ufficio, mi dispiace per ieri sera, pensavo ti andasse. Ti ho lasciato la colazione in frigo, a stasera amore mio. Ti amo.

Sbuffi ed alzo gli occhi al cielo dopo aver buttato quel bigliettino nel cestino della carta; sono stata una stupida a rifiutare di far sesso ieri sera. Adesso, sicuramente, Ian penserà che io sia pazza; non che abbia tutti i torti, ma preferivo che non lo scoprisse.

Qualche minuto dopo inizio a pulire casa da cima a fondo affinché la mia malefica mente non inizi a vagare in mondi dove non dovrebbe entrare per divieto d'accesso. Allora passo l'aspirapolvere in tutte le superfici dove riesco ad arrivare, struscio la pezza contro vari mobili ed inizio a preparare qualcosa da mangiare per pranzo. Degli hamburger con dei fagioli andranno benissimo, penso o almeno spero.

Inizio allora a tirar fuori pentole e padelle dai vari scaffali della cucina e mi mordo il labbro riflettendo su ciò che è accaduto ieri sera. So esattamente che ho precedentemente detto di non volerci pensare ma, ahimè, è impossibile per me non volgere la mente a quel chiodo fisso. Harry.

«Senti, 'fanculo tutto, Holland. Non hai neanche più il suo fottuto numero né una maledetta email né un cazzo di indirizzo. Quindi smettila di scervellarti e fai questo cazzo di hamburger che,» mi giro e guardo la padella fumante «porca puttana stanno bruciando!» continuo il mio monologo strillando e mi dirigo subito verso i fornelli.

Comunque il fatto che io stia parlando da sola non è che mi faccia proprio gioire, non penso sia il primo sintomo di "normalità" che una persona s'aspetta quando parla con un'altra. Forse dovrei semplicemente smetterla di farmi tutte queste stupide paranoie e cercare di capire dove veramente stia il problema.

Allora, decisa a capire veramente cosa ci sia che non va, scavo a fondo nella mia testa e, nuotando tra le mie emozioni, giungo a quella sezione riservata ai ricordi. Rammendo come io abbia visto per la prima volta il mio fratellastro e come abbia amato fin dal primo istante i suoi capelli fitti e ricci. Mi schifai per quanto fosse più piccolo di me ed adesso, pensandoci meglio, mi sbatto una mano sulla fronte e ridacchio per la mia immensa stupidità. Chi si sarebbe mai immaginato che tutto sarebbe finito così?

L'ansia continua a salire quando noto che sul mio viso spunta un sorriso da ebete e da classico innamoramento, mentre penso ad Harry. Ottimo, penso.

Qualche ora dopo sento la porta aprirsi e vedo sbucare da dietro di essa Ian che, con mia grande sorpresa, ha in mano un mazzo di rose gialle (quelle che, solitamente, rappresentano il desiderio di perdono). Sorrido impercettibilmente abbassando il capo e nascondendo il mio viso rosso ed imbarazzato in mezzo si capelli rossicci e lunghi. Quest'uomo è perfetto.

«Ehi.» mi saluta appena mi vede in cucina ed io sorrido apertamente quando avanza verso di me; è troppo dolce.
«Come stai?» mi chiede dandomi un lieve bacio sulla guancia al che io mi mordo il labbro; quanto stupida sono!
«Bene, mh. Tu?» gli domando guardandolo dal basso. Aspetto una risposta che, in modo preoccupante, non arriva nei seguenti minuti.

«Tutto a posto.» dice con gli occhi bassi ed il tono di voce che non promette nulla di buono.

Mi avvicino e gli bacio una guancia scusandomi silenziosamente e decido di raccontargli la verità: l'autentico motivo per il quale non ho voluto fare sesso con lui ieri. Sicuramente capirà - o almeno spero - in quanto sia molto più grande di me e l'esperienza fa parte della sua vita. Sospiro profondamente e abbasso lo sguardo.

Mi mordo un labbro in concentrazione e lo osservo immobile; occhi blu puntati su di me e mani intrecciate amorevolmente.
«Non è che non avessi voglia, ieri sera. Ma, uhm, è una motivazione estremamente imbarazzante come cosa e, se te la dico, non so come reagirai.» inizio sicuramente un piccolo ma noioso monologo.
«Quando mi hai chiamato "Holly" in quel momento pieno di passione io, uhm, io ho collegato tutto ad Harry.» confesso e mi nascondo il viso rosso e pieno di lacrime (dettate dalla frustrazione e dal nervosismo) dietro le mani contornate da anelli.
«Mi dispiace.» passo successivamente le mani tra i miei capelli mentre spero con tutta ne stessa che riesca a capire cosa stia provando in questo preciso istante.

«Ah.» risponde facendo immediatamente pentire di avergli detto tutto ciò che, in quel momento, mi passava per la testa.

«Aspetta.» lo blocco prima che riesca a sottrarsi dalla mia ferrea ma delicata presa.
«Perdonami.» pronuncio quest'unica parola con il cuore in gola, per la paura che ho di rovinare tutto, quando finalmente la mia vita ha acquistato un senso.
«Ti prego.» imploro mordendomi il labbro inferiore in un gesto disperato che rappresenta, adesso, il mio umore.
«Resta.» dico sull'orlo di un pianto disperato.

E solo ora, con Ian così vicino a me e la mia mente così incasinata da vari pensieri, capisco che forse Harry non è del tutto uscito dalla mia testa. Sì, ricordo di non averlo pensato in questi anni passati qui in America con il mio nuovo compagno e la mia rivoluzionata vita; ma forse solo perché la mia mente ha preferito archiviare ciò che, secondo essa, non serviva più. E mi rendo conto di quanto io faccia schifo, adesso. Il mio fidanzato è qui davanti a me, in tutta la sua bellezza e la sua consapevolezza di sapere cosa vuole dalla vita; ed io, invece, penso ad un ragazzino con cui ho avuto un'avventura tempo addietro.

Sono egoista? Molto probabile, ma non voglio ancora prendere in giro l'uomo che ho davanti. So che provo qualcosa per quest'ultimo, questa mi sembra la cosa più ovvia alla quale, in questa lesta frazione di tempo che spero passi più in fretta di quanto già non stia facendo, riesco a pensare.

«Mi piaci e ti amo.» gli dico baciandogli la mano catturata nella mia e poi mi giro verso la porta sorridendo malinconicamente.

Mi avvio verso l'uscita e sbatto leggermente la porta dietro le mie spalle dove un Ian, sicuramente sconvolto ed infuriato dal mio comportamento forse infantile e ovviamente testardo, starà ancora fissando il muro di fronte a sé, con l'immagine di una testa piena di boccoli rossi che se na va via.

Raggiungo il parco più vicino a casa e mi siedo nella prima panchina che trovo libera pensando a quanto sia strana la svolta che la mia vita, piano piano, ha preso in questi ultimi tempi. È stata colpa mia, comunque. Ero io che alle Canarie mollai Harry senza farmi tanti problemi; e, onestamente, non ricordo più neanche come io finii per essere la fidanzata ventitreenne di un trentaquattrenne in carriera.

Ricordo ancora perfettamente però cosa successe quella fatidica sera in spiaggia, poco dopo aver conosciuto per la prima volta il mio fratellastro (prima volta perché, secondo me, ce n'è stata una seconda dove ho scoperto veramente chi fosse Harry Styles - quando ho capito di amarlo e che lui amava me).

«Ti serve questo?» chiede una voce maschile dietro di me. Mi giro e vedo Harry con in mano un piccolo aggeggio dalla forma rettangolare. Borbotto un ''grazie'' prima di afferrarlo e portarlo vicino alle labbra per poter accendere la carta.

«Senti-».
«No!» lo interrompo abbastanza bruscamente.
«Non aggiungere niente su quello che ho detto prima, okay?» chiedo con pietà.

«Ascoltami...» mi afferra dalle spalle mettendosi di fronte a me.
«Ho pensato ad una cosa che potrebbe essere interessante.» dice tenendomi ancora davanti a lui. Mi sto altamente irritando così, prima che finisca la frase, inspiro pesantemente la nicotina contenuta nella Marlboro e lo guardo aspettando che continui.
«Beh... avevo pensato che forse potrei aiutarti con il tuo, ehm, problemino.» dice vagamente.
«Aspetta un momento... da quando essere vergine a diciotto anni è un problemino?» utilizzo lo stesso termine che ha usato poco prima egli stesso.
«Beh.» si schiarisce leggermente la voce, mentre tossisce un po' a causa del fumo che gli ho espirato addosso.
«Ripeto, potrei aiutarti... dandoti delle lezioni sul sesso.» dice come se fosse la cosa più naturale al mondo. Ma scherza o dice sul serio? E' una pazzia l'idea che ha appena avuto, figuriamoci attuarla tra fratellastri!
«Ma sei serio?» chiedo ancora incredula per la stupidaggine enorme che è appena fuoriuscita dalle sue labbra.

Fa un respiro profondo prima di prendere la sigaretta dalla mia bocca e buttarla a terra schiacciando, poi, il mozzicone ormai spento.
«Sarebbe una cosa positiva per entrambi, non credi? Io avrei del sesso e tu, invece, saresti pronta per tutti i ragazzi che vuoi.» appena pronuncia queste parole mi viene in mente una persona molto importante per la mia vita: Ashton. Dei pensieri pervertiti di noi due attraversano e balenano la mia mente; in realtà, riflettendoci meglio, non è del tutto una cattiva idea...

Così, prima che possa collegare il mio cervello con la bocca, quest'ultima risponde.
«Okay!» faccio un lieve sorriso di intesa che lui, prontamente, ricambia.
«Ad una condizione però!» alzo un po' il tono della voce per fargli capire che con me non si discute.
«Niente e specifico niente...» marco eccessivamente questa parola, «Sentimenti. So che non accadrà mai, ma non ti innamorare di me. Io ti odio e tu odi me e, questi sentimenti, devono rimanere tali.» spiego seria.

Ma poi quel "senza sentimenti" si è andato a fare benedire fregando entrambi e buttandoci in quella assurda ed impigliata rete che è l'amore alla nostra età.

Oppure ricordo quando io avevo la febbre e lui fu così dolce e perseverante da farmi sentire subito meglio, cosa di cui gli fui infinitamente grata perché, solo come Dio sa, odio la tantissimo la febbre.

«Harry!» lo rimprovero con voce debole riattaccandomi il reggiseno sul retro della schiena, per coprire il mio seno.
«Niente che non abbia già visto, piccola.» ridacchia ed io mi chiedo dove sia andato a finire il fratellastro che mi detestava fino a poche ore fa. Corrugo la fronte e mi decido finalmente a parlare.
«Cosa c'è?» domando basita mentre scruta il mio corpo dal basso all'alto mordendosi quel suo meraviglioso ed eccitante labbro carnoso.
«Il tuo corpo, piccola.» posiziona i suoi occhi all'interno dei miei ed io, per un momento, mi sento mancare la terra sotto i piedi per la loro bellezza.

Ritorno al presente cercando di non fare pensieri pervertiti su di lui e comincio a guardare il suo viso e non la patta dei suoi jeans.
«Cosa? Cos'ha il mio corpo?» chiedo spazientita mentre mi mangiucchio le unghie.
«Dio, è perfetto.» risponde posizionando le mani sui miei fianchi larghi.
«No, non lo è.» abbasso lo sguardo verso i miei piedi nudi pur di evitare il suo e diventare rossa in viso.
«Sì, lo è.» mi stampa un bacio sul collo, proprio dove giace la giugulare.

«Harry! No! Non possiamo! Te l'ho già detto. Niente più lezioni sul sesso o niente del genere, okay?!» dal mio tono di voce sembra quasi un rimprovero e pare quasi che io abbia gridato, ma in realtà gli dico queste cose con assoluta calma.
«Infatti. Non ti sto dando una lezione. Stiamo solo ripassando.» dice semplicemente prima di prendermi in braccio afferrandomi dal retro delle cosce per poi baciarmi.
«Il tuo corpo è assolutamente perfetto, dico sul serio, Holly.» mi rammenda Harry per l'ennesima volta prima di levarsi i pantaloni senza mai staccarsi dalla mie labbra e avvicinandosi alla vasca da bagno. Un pensiero invade velocemente la mia mente: si potrebbe ammalare a causa del mio contagio.
«Haz, ti potrei contagiare.» dico a corto di fiato quando lui si stacca leggermente dalle mie labbra.
«Per me va bene. Tutto pur di toccare questo ben di Dio.» indica il mio esile corpo ed io, inevitabilmente, provo vergogna.

E cavolo! Adorai quando caddi nella vasca insieme a lui fino a bagnarci completamente per poi uscire dal bagno zuppi, come se ci fossimo tuffati in piscina con i vestiti addosso - come solo due pazzi sarebbero in grado di fare.

I ricordi affiorano uno dopo l'altro la mia mente facendola impazzire del tutto, le lacrime sbocciano nei miei occhi ed io neanche ceco di trattenerle perché, insomma, ho voglia di piangere, di urlare e di avere Harry accanto. Voglio solo non sentire più questa sensazione addosso che mi sta letteralmente opprimendo.

Ed adesso forse capisco come si sentii Gemma quando io ed Harry scoprimmo che si tagliava, era così indifesa e debole. Ormai le persone che più amava avevano scoperto il suo segreto, rendendola palesemente vulnerabile; ed era una cosa orribile da sopportare.

Perché adesso io lo capisco? Ora, seduta da sola su questa panchina, mentre la mia mente viaggia per i luoghi che più la affascinano (dove Ian è solo un lontano - lontanissimo pensiero), inizio a capire cosa significhi essere soli e, magari, anche "diversi". La mia vita può essere considerata perfetta - eppure io non la considero tale neanche lontanamente. Certo: ho un perfetto compagno che lavora in una ricca società degli Stati Uniti, una casa da Dio, un cane affettuoso; ho tutto, praticamente.

Ma cos'è tutto se non hai accanto la persona con la quale vorresti condividere quest'ultimo? È strana la vita, è ironico il modo in cui ti ponga domande istaurando nella tua mente dubbi, subito dopo averti dato certezze che ti sembravano poter essere stabili in qualche malato modo.

Ma non è mai così, tutto ciò che ti può sembrare qualcosa di, definiamolo, "sicuro" in realtà è qualcosa che poi sfumerà nel nulla più totale. E tu sarai lì a guardarlo, immobile; ma non perché non vuoi far qualcosa, sei semplicemente bloccato lì, non potendo far niente.

Piango ed urlo tirando un sasso lontano nel parco, come se ciò potesse darmi un qualche tipo di sollievo. Ma io so, dentro di me, che il sollievo che cerco, posso trovarlo solamente tra le braccia di una persona, lui; mi sento stupida, poiché l'ho capito semplicemente adesso, ora che tutto è finito e nulla può essere cambiato.

Ricordo ancora la nostra prima vera volta: non la prima volta che facemmo sesso, ma la prima volta che i nostri corpi fecero l'amore, così come le nostre menti offuscate da un sentimento troppo forte da poter essere espresso.

Era così bello: sentirlo mio, attaccato al mio corpo sudato a contatto con il suo che mi contrastava perfettamente. Ricordo che le nostre figure sembravano combaciare perfettamente, come se ogni pezzo avesse ritrovato il suo opposto ed il suo completamento nel corpo dell'altro. Ero felice con lui e pagherei per ritornare indietro nel tempo anche per battibeccare di nuovo con quella testa piena di ricci che poi si tuffava sul mio petto ridendo e mostrandomi quelle meravigliose fossette.

Mi trascina verso il letto e mi ci butta di sopra, atterrando sopra di me; per un soffio (se non esagero: direi qualche millimetro) non mi schiaccia completamente, riesce a far leva con i suoi avambracci ai lati della mia testa. I miei capelli sono legati in una crocchia fatta disordinata appositamente (per quanto senso questa frase possa avere, ma una dimostrazione sarebbe più esauriente), ma i vari spostamenti d'aria la stanno facendo sciogliere. Il che dà fastidio ad Harry, dato che inizia a sputacchiare a causa dei miei rossi boccoli; ridacchio e lo osservo meglio. E non avrei mai immaginato che il Paradiso esistesse, fin quando non ho conosciuto il ragazzo che, al momento, mi sta sovrastando con la sua alta figura. Sopprimo un respiro e mi prendo qualche secondo per ammirare il suo viso; c'è essere umano al mondo più bello di lui?

Mi perdo nei suoi occhi, cercando di capire come delle iridi del genere possano esistere; non è un colore definito, assolutamente no. Ma, forse, sta proprio lì la loro bellezza; o, meglio, in Harry e basta. E so perfettamente che i pensieri che in questo momento mi inondano la testa sono privi di senso compiuto, ma non ne posso veramente fare a meno. Così, prima che possa riflettere più del dovuto e commiserarmi per la mia strana vita (perché lo è), afferro i suoi ricci e lo bacio: sperando che questo gesto gli faccia capire quanto, al momento, ho bisogno di sentirlo. Ma, ad essere del tutto sincera, ho sempre bisogno di lui; nonostante io affermi il contrario. E oserei dire una cosa a tutte quelle persone che pensano che la perfezione non esista: incontrate Harry Styles e vi ricrederete.

Mi asciugo le lacrime e torno a casa con l'intenzione di fare le valige.

Angolo autrice.

Eccomi qui con il nuovo capitolo! Ragazzi stiamo giungendo alla fine e sono pervasa da emozioni contrasti: soddisfazione (direi appagamento), tristezza, felicità ed amarezza. È strano ma so di aver iniziato a scrivere questa storia all'inizio del 2015 ed essere arrivata qui - a 320.000 visualizzazioni e 10.000 voti - a luglio del 2017, mi stupisce.
Siete davvero tantissimi ed io non so veramente come ringraziarvi.
Comunque volevo avvisarvi che per adesso aggiornerò prima in quanto, essendomi trasferita (adesso abito a Pisa) avrò più tempo perché, non conoscendo nessuno, sta tanto tempo a casa a scrivere.
Volevo anche dirvi una cosa, vi prego prestate attenzione.
SCRIVETE QUI SOTTO NEI COMMENTI TUTTE LE DOMANDE CHE VOLETE FARMI (SIA RIGUARDANTI LA STORIA CHE ME SE PREFERITE) ED IO RISPONDERÒ.
Ancora grazie di tutto.
Dedico il capitolo a Riccardo Caruso per il conforto.

La vostra Tori.

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