Il più bel goal||Paulo Dybala

By meristories

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Charlotte Agnelli ha vent'anni ed ha appena terminato gli studi superiori. Suo padre, Andrea Agnelli, nonché... More

Primo Capitolo
Secondo Capitolo
Terzo Capitolo.
Quarto Capitolo.
Quinto Capitolo.
Sesto Capitolo.
Settimo Capitolo
Ottavo Capitolo.
Nono Capitolo.
Decimo Capitolo.
Undicesimo Capitolo.
Dodicesimo Capitolo.
Tredicesimo Capitolo.
Quattordicesimo Capitolo
Quindicesimo Capitolo.
Sedicesimo Capitolo.
Diciassettesimo Capitolo
Diciottesimo Capitolo
Diciannovesimo Capitolo
Ventesimo Capitolo
Ventunesimo Capitolo.
Ventiduesimo Capitolo
Ventiquattresimo Capitolo
Venticinquesimo Capitolo.
Epilogo.
AVVISO!
AVVISO 2!

Ventitreesimo Capitolo

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By meristories

Sto finendo di preparare il pranzo –una semplice pasta con il sugo fresco- però sento il campanello di casa suonare, mi precipito subito alla porta e quando la apro vedo zio Lapo con un paio di buste in mano.

<<Nipotina mia, sono venuto a trovarti! Ti ho portato un piccolo regalo.>> lo lascio entrare in salotto dove poggia le buste e mi incoraggia ad aprirne almeno una per il momento. Alla fine mi faccio convincere dal suo tono una volta avergli detto di si, lui si lascia cadere sul divano alle sue spalle; decido di aprire la busta di Jimmy Choo, proveniente dall'America. Dentro di essa ci trovo un bellissimo vestito lungo color cipria con il corpetto tempestato di brillantini; è fantastico e raffinato, d'altronde è stato zio Lapo a comprarlo e non poteva essere altrimenti. Al di sotto dell'abito c'è un paio di scarpe che bellissime è dir poco, sono tutte glitterate proprio come la pochette. Ringrazio mio zio andandomi a sedere accanto a lui ed abbracciandolo, sta bevendo un bicchiere del vino che era in tavola fino a qualche minuto fa.

<<Zio, grazie. E'...indescrivibile!>> appoggio la testa sulla sua spalla, in tutta risposta lui mi accarezza una guancia e mi lascia un piccolo bacio su di essa. <<Cosa ne pensi del matrimonio? Sei contento?>> sembrerà strano ma io tendo spesso a cercare la sua approvazione. Essendo il più mondano della nostra famiglia è colui che può essere d'aiuto nel momento in cui si sta organizzando una qualsiasi festa dal pubblico spessore.

<<Sono felicissimo per voi, ma sono venuto per parlarti di altro. Tu sai che in America esistono queste feste dedicate ad una persona in particolare. Ecco, io lo voglio fare con te. Voglio dare un party fichissimo in onore tuo e di Paulo. Voglio parlarne prima con tuo padre, però ho l'impressione che dirà di si una volta che gli farò vedere dove ho voglia di festeggiare.>> lo guardo in adorazione, non so veramente cosa dirgli. E' una cosa...non ho parole! Non posso fare altro che ringraziarlo ancora una volta e promettergli di parlare con Paulo, voglio sapere anche la sua opinione! <<Ti raccomando, non dirlo a nessun'altro. Adesso, nipotina, cos'hai cucinato di buono?>> ridendo torno in cucina seguita da lui.

<<Il menù della casa prevede: pasta al sugo, frutta e dolce. Cosa ne pensa?>>

<<Ottimo, prima dimmi una cosa: come sta andando l'organizzazione del matrimonio?>> sono felice che anche lui mi faccia i complimenti per la scelta della location, inutile dire che non vede l'ora di scoprire il mio abito da sposa. Evito di dirgli che non ho ancora cominciato a dare un'occhiata in giro per le varie atelier, cosa che forse dovrei cominciare a fare. E dovrei anche darmi una mossa.

<<Paulo...Paulo...più...ah...>> continuo ad ansimare senza ritegno mentre il mio ragazzo si mette al mio fianco; siamo stesi sul letto ed abbiamo appena finito di fare l'amore. E' stato un round molto lungo questo e sono stanchissima, oltre ad essere sudata e totalmente indolenzita. Ho voglia di farmi una doccia, ma prima di coccolarmi con l'argentino. Una volta che lo ho al mio fianco, gli poggio il braccio sul busto volendolo bloccare prima che possa alzarsi e rivestirsi. Stasera non abbiamo impegni importanti, ci siamo presi una 'pausa' dal mondo esterno in modo da dedicarci l'uno all'altra. <<Amore mio, mi ami?>> mi poggio su di lui, alzando il mio corpo con lo scopo di osservarlo meglio. Come al solito ha gli occhi scintillanti e quando mi fissa non posso far altro che arrossire. Nonostante ci conosciamo da quasi due anni ha ancora quest'effetto su di me, mi mette in imbarazzo quando tenta di leggermi dentro solo guardandomi fisso negli occhi. Ed io, puntualmente, gli tiro una gomitata sulla pancia –anche bella forte.

<<Ovvio che ti amo, Piccola.>> mi tira il viso facendomi avvicinare ancora di più a lui e questa è un'altra cosa che adoro del suo modo di fare. E' prepotente, ma non troppo –tanto quanto basta- e vuole sempre essere al centro del mio mondo. Ovviamente, e non lo dico per scherzare, in una maniera o in un'altra è presente ogni momento nei miei pensieri. Ma non si fa scrupoli a ripetermelo ogni volta. Ed io gli ripeto sempre la stessa risposta. 'Se non ci sei significa che sei con me' <<Sei già andata a comprare l'abito da sposa?>>

<<No, ci vado domani mattina. Vengono papà, Deniz, nonna e tua madre. Ci tengo ad avere la sua opinione.>> gli dico francamente, non ho voglia di nascondergli nulla. Ma è stata la stessa Alicia a chiedermi di venire insieme a scegliere l'abito, avendo solo figli maschi vuol essere partecipe di questo momento speciale. So già che dovrò prepararmi fazzoletti a gogò, tra lei me e Deniz non so chi piangerà di più fra noi tre. <<Però promettimi una cosa, che so non c'entrare nulla con il matrimonio vero e proprio. Faremo l'amore sempre così, come se fosse la prima volta, perché mi riempi tantissimo.>> non so com'è, ma oggi sono in vena di confessioni tenere e sentimentali.

<<Principessa mia, oggi sei particolarmente dolce. Scommetto che tra qualche giorno ti verrà il ciclo.>>
<<Tu sai sempre come rovinare un momento romantico. Menomale che fai il calciatore perché a fare l'attore non ne sei capace.>> parlo con un tono arrabbiato, ma in realtà sono ironica. Con quel visetto dolce e allo stesso tempo malizioso riuscirebbe ad avere una parte in un film nel giro di pochissimo tempo. <<Stronzo.>>
<<Scherzo, Amore. Anche quando faremo l'amore a sessant'anni, lo faremo come se fosse la prima volta.>> mi bacia dolcemente e soprattutto si prende tempo per 'assaggiarmi' completamente. Afferra di nuovo i miei fianchi e mi tira ancora più su, adesso sono molto più vicina al suo viso; noto perfettamente il rossore sulle sue guance –segno dell'affaticamento- e delle goccioline gli scendono lente dai capelli. <<Dimmi una cosa, ti ricordi che stasera c'è la festa al locale di Roberta? Hai deciso cosa fare?>> eh?

<<E quando avevi intenzione di ricordarmelo? Domani mattina?!>> in fretta e furia mi alzo dal letto cercando in giro i miei vestiti. Chissà dove ha gettato il mio intimo questa volta!

<<Sulla testiera del letto.>> mi legge nel pensiero. Lascio che mi aiuti a rivestirmi e mentre indossa qualcosa di decente per la serata io entro nella sua cabina armadio, dovrei aver lasciato qui qualche abito corto. Spero di aver lasciato qualcosa di mozzafiato, ho voglia di far colpo su Paulo ancora una volta. Alla fine, frugando bene, trovo un top aderente nero e una gonna a tubino che arriva fino al ginocchio –ovviamente da indossare a vita alta. Non gli mostro subito cosa ho i mente di mettermi però gli prometto che gli piacerà davvero tanto.

<<Hai finito? Poss...no, non possiamo andare da nessuna parte. Cambiati. Adesso.>> mi guarda in cagnesco quando esco dal bagno. Cosa c'è di male nel vestirsi in questo modo? Dobbiamo solo andare al locale di Claudio, non è che dobbiamo sfilare per le strade di Torino.

<<Dai, Amore! Non arriveremo mai a Legami in tempo. Su, facciamo tardi.>> lo precedo uscendo dalla stanza, però mi segue e noto con piacere che stasera è più agguerrito che mai. Tenta in ogni modo di farmi cambiare idea ma non ci riuscirà. <<Ho deciso di uscire vestita in questo modo e tu devi accettarlo.>>

<<Piccola, aspetta.>> mi prende il polso e mi fa voltare, adesso sono a un palmo dal suo volto e sento il suo respiro sul mio collo. <<Non ti stavo criticando per come sei vestita. È che sei troppo, troppo, sexy...>> in questo momento mi sto compiacendo tanto. Lui m guarda dalla testa ai piedi ancora una volta e con la mano mi invita a fare un giro su me stessa, so benissimo cosa vuole vedere. Mi volto di 180 gradi e sculetto un pochettino, lo sento avvicinarsi e quando percepisco la sua erezione sul mio sedere sorrido orgogliosa di me stessa. Ed ora –da vera stronza quale sono- continuo a muovermi contro il suo corpo. <<Lo sai che sei una grandissima puttana...>>
<<Amore mio, queste parole non si dicono. Adesso andiamo che è tardi.>>

<<Cazzo, Paulo. Come hai fatto?>> ha appeso il muso in spogliatoio, non voleva assolutamente andarsene con la squadra ed allora il mister lo ha accontentato. Ma solo in via eccezionale; ha chiamato mio padre e lui, dopo aver parlato anche con Pavel e Beppe, gli ha dato il permesso. Fatto sta che voleremo lo stesso con tutti gli altri.

<<Non voglio parlarne.>> tira un pugno al sedile posteriore dell'auto e, fortunatamente, riesce a non farmi male. Sobbalzo per lo spavento ma cerco di non darlo a vedere, in questo momento ho paura per lui e non di lui. So che non mi farebbe mai del male, o almeno non consciamente.

<<Quell'altro poteva evitare di pestarmi la caviglia due volte. Io vado a rappresentare anche lui in Europa. Non a caso siamo l'unica squadra rimasta.>>

<<Smettila di sparare a zero su di lui e non dire cazzate. In Europa noi andiamo a rappresentare solo la nostra stessa squadra ed i nostri stessi tifosi. Tutti gli altri ci possono solo guardare.>> non sto parlando come 'figlia del presidente della Juventus' ma solo come 'Charlotte, la tifosa della Juventus'. Anzi, mio padre mi sgriderebbe per le parole che ho appena pronunciato. <<Piuttosto dimmi come ti senti. Ti fa male se te la tocco?>> delicatamente gli poggio la mano sulla caviglia 'malaticcia', quella dove ha preso le varie botte. Quando vedo che non percepisce alcun dolore mi permetto di accarezzargliela e di compiere dei movimenti circolari, con i quali non dovrebbe sentire ancora niente.

<<Non mi fa male, vorrei non avere questo fastidio. Però, veramente, possiamo parlare di altro. Del tipo: cosa facciamo domani?>>

<<Ieri sera stavo parlando con Martina, Roberta e le altre e volevano sapere se anche noi vogliamo andare a fare un picnic con loro domani a pranzo. Penso sia un'idea carina...>> in quanto coppia dobbiamo decidere insieme, ma questa proposta che ci hanno fatto non me la farei scappare per nulla al mondo. Abbiamo l'opportunità di passare del tempo tutti insieme ed è da tanto tempo che non lo facciamo.

Lo vedo annuire nella mia direzione, subito dopo mi fa segno di sedermi accanto a lui e di lasciar stare il suo piede –al quale sto dedicando molta attenzione. Passa un braccio attorno alle mie spalle, ciò mi costringe ad appoggiare la testa nell'incavo del suo collo.

<<Dobbiamo andare per forza da loro? Non possiamo stare a pranzo solo noi due e poi li raggiungiamo? Ho voglia di stare solo con te...>> non ho la forza di replicare perciò faccio spallucce e mi sistemo meglio accanto a lui. <<Vedi che siamo quasi arrivati, ed anche prima degli altri!>> scoppio a ridere per il modo in cui lo ha detto, era un misto tra confuso e contento. L'autista ci lascia proprio davanti all'entrata dell'aereo, faccio scendere dall'auto prima Paulo e lo seguo all'interno. Sceglie due posti defilati e che sicuramente nessuno dei nostri sceglierà. Lui stende la gamba destra per tenerla rilassata mentre io mi sistemo come prima: la testa sulla sua spalla e le gambe appoggiate sulle sue.

<<Svegliami quando siamo arrivati.>> e senza neanche sentire la sua risposta mi addormento.

<<Quindi abbiamo detto: un abito non tanto sfarzoso, sensuale e con lo scollo a cuore? Vedo cosa riesco a recuperare.>> 'recuperare' questa commessa già mi sta antipatica. Con tutti i soldi che le pagherò l'abito come minimo mi deve dare del lei! Va via e mi lascia da sola con nonna, Ivana e Deniz; Alicia è dovuta tornare in Argentina per un problema del nipote più piccolo. Cristina mi ha detto che sta per arrivare, la maggior parte dei taxi sono occupati e lei ne sta aspettando uno libero. Spero riesca ad arrivare in tempo per vedermi provare tutti i vestiti.

<<Char!>> mi sento chiamare, questa voce la conosco troppo bene: è Cristina. La vedo arrivare accelerando il passo nella nostra direzione, le faccio segno di calmarsi perché siamo ancora qui e non vale la pena correre. Arriva che ha addirittura il fiatone. <<Scusami, ha fatto ritardo il taxi.>>

<<Questo lo so, perché devi fare sempre di testa tua? Stai calma e non ti agitare.>> le ripeto come ho già fatto al telefono. Non voglio che succeda nulla né a lei e ne al bambino per colpa mia, non me lo perdonerei mai. <<Dopo dobbiamo parlare, Gareth mi ha chiamata dicendo che non sa dove sei. Si può sapere cosa è successo?>>

<<Cosa è successo? E' successo che mia cugina Katia esiste ed è venuta a 'trovarmi' e mi ha fatto una sorpresa. E che bella sorpresa, è andata a letto con il mio ragazzo. Il padre di mio figlio.>> ha uno sguardo di fuoco mentre me lo racconta ed io cerco –ancora una volta- di tenerla ferma e tranquilla ma non ci riesco. I suoi occhi si riempiono di lacrime che tenta di nascondere, però io-che sono la sua migliore amica- me ne accorgo subito. <<Char, ti stanno chiamando.>> mi rendo conto che la commessa che ci sta seguendo mi sta effettivamente richiamando a seguirla all'interno dei camerini.

Mi fa entrare in una piccola stanza bianca, sull'attaccapanni vedo appesi almeno una decina di abiti bianchi e poi un altro, diverso da tutti. E' color cipria!

<<Posso provare quello per primo?>> le indico proprio quello lì. Non le avevo chiesto un colore diverso dal bianco ma vedo che ha delle qualità che avevo richiesto, non che mi piaccia il colore. Nei miei sogni l'abito da sposa è sempre stato bianco.

Mi aiuta ad indossarlo, non avrei mai immaginato fosse così difficile indossare un vestito del genere, però lei è relativamente veloce –d'altronde è l'impiegata che lo stesso capo mi ha affidato perché secondo lui è rapida e capisce al volo le esigenze delle donne che vengono qui. Tra poco mi perdo nella quantità industriale di tulle di questo vestito, fatto sta che esco dal camerino e torno indietro dalle mie gentilissime accompagnatrici. Inutile dire che viene bocciato subito, non appena mi faccio vedere da tutte quante. La più decisa tra di loro è Cristina affiancata da Ivana. Neanche tre secondi e faccio dietrofront in camerino.

Il secondo abito che provo è bianco, aderente e mi fascia perfettamente ogni parte del mio corpo; il corpetto è trasparente e ci sono dei pezzi di pizzo che mi coprono le spalle e le braccia, lo scollo è come avevo chiesto io –a cuore.

<<Bellissimo...forse un tantino stretto...>> dico a Giulia che me lo sta stringendo da dietro. No, non riesco neanche a respirare con questo qui. <<Che ne dite?>> chiedo alle altre quando sono di nuovo difronte a loro. Osservo le loro espressioni e nessuna di loro sembra tanto convinta.

<<Sei sicura di riuscire a starci dentro per una giornata intera?>> è la domanda che mi pone mia nonna quando mi vede con il respiro che ogni tanto mozzo. Faccio segno di no con la testa e lei mi dice, come se fosse una mamma adesso, di cambiarmi d'abito all'istante.

Dopo averne scartati almeno la metà, opto per un abito bianco a sirena; è stretto fino a metà coscia e da lì in poi cominciano i diversi strati di tulle che pesano sulle gambe. Ho l'impressione di non potermi godere tanto la festa se indosso questo. Non riuscirei a ballare bene. Scartiamo anche questo, se l'ultimo rimasto non dovesse andar bene non saprei dove andare a sbattere la testa.

Ha le maniche lunghe ricamate con del pizzo, i disegni principali sono dei fiori ricamati sull'intero abito. Lo scollo è a cuore e riesce a risaltare il mio seno –dato che ha solo quello di grosso- la parte bassa del busto è un tantino più grossa del resto perché c'è del tulle a riempire la gonna. Non è stretto come il secondo che ho provato e non è neanche troppo appariscente come temevo che fosse. Semplicemente perfetto. E lo dicono anche Deniz e Cristina, nonna ed Ivana sono pienamente d'accordo con loro in questo momento.

Intanto Giulia mi passa un fazzoletto perché sto cominciando a piangere. Piangere sul serio. Perché so che questo è l'abito perfetto, quello che potrebbe accompagnarmi durante il giorno che sogno ed aspetto da una vita e che potrebbe presentarmi ad una nuova vita. Una nuova vita da moglie e –si spera- mamma.

<<Sei bellissima.>> la prima che viene ad abbracciarmi è la mia migliore amica che è un fiume di lacrime proprio come la sottoscritta. Nonna viene da me subito dopo, così come Deniz e Ivana. Adesso ne sono sicura.

<<E' lui.>>

<<Sistah? Dove sei?>> ho deciso di ospitare la mia migliore amica a casa mia in attesa che prenda una decisione sul da farsi, intanto non mi ha ancora raccontato nulla di ciò che è successo con Gareth. A dirla tutta non sono tanto sicura che si riprenderà presto da ciò che ha sentito ed intuito. Io, al suo posto, avrei fatto una scenata di quelle...

Alla fine la trovo stesa sul letto, con le mani dietro la testa e lo sguardo rivolto verso l'alto. E' pensierosa fin da quando si è alzata questa mattina, ma non ho ben capito se riflette sul bambino o sulla situazione che sta vivendo in questi giorni. Non ha parlato con Gareth, ma ci ho pensato io a tranquillizzarlo; mi ha chiamato ieri sera e gli ho detto che lei sta con me e sta bene.

<<Allora, vuoi dirmi cosa è successo?>>

<<Io non pensavo che lei fosse talmente puttana, si è portata a letto il MIO RAGAZZO! Capisci?! E lui ci è cascato in pieno! Eppure non puoi dire che l'ho mandato in bianco tante volte, ultimamente ci stavamo dando dentro come conigli perché mi rilassa...non lo so.>> sento che sta piangendo. Ancora. Adesso mi sono veramente stancata.

<<Cri, ora ti calmi. Ci alziamo e usciamo, domani pomeriggio partiamo per Barcellona. Ci godiamo la partita e poi decidi cosa vuoi fare. Okay?>> la vedo annuire nella mia direzione, perciò si alza e mi fa vedere com'è vestita. <<Vieni, andiamo a mangiare e facciamoci un po' di fatti degli altri.>> che bello riaverla di nuovo a Torino. 

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