Il più bel goal||Paulo Dybala

By meristories

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Charlotte Agnelli ha vent'anni ed ha appena terminato gli studi superiori. Suo padre, Andrea Agnelli, nonché... More

Primo Capitolo
Secondo Capitolo
Terzo Capitolo.
Quarto Capitolo.
Quinto Capitolo.
Sesto Capitolo.
Settimo Capitolo
Ottavo Capitolo.
Nono Capitolo.
Decimo Capitolo.
Undicesimo Capitolo.
Dodicesimo Capitolo.
Tredicesimo Capitolo.
Quattordicesimo Capitolo
Quindicesimo Capitolo.
Sedicesimo Capitolo.
Diciassettesimo Capitolo
Diciannovesimo Capitolo
Ventesimo Capitolo
Ventunesimo Capitolo.
Ventiduesimo Capitolo
Ventitreesimo Capitolo
Ventiquattresimo Capitolo
Venticinquesimo Capitolo.
Epilogo.
AVVISO!
AVVISO 2!

Diciottesimo Capitolo

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By meristories

<<Buongiorno.>> rivolgo un saluto freddo a mia madre ed al suo compagno, di cui non ricordo neanche il nome. La donna davanti a me, sempre la stessa che mi ha messa al mondo e mi ha chiamata in un brutto modo, sorride e mi fa segno di sedermi accanto a lei. Osservo bene il tavolo: la famiglia Winter è al completo oggi.

Non manca nessuno.

L'unica persona innocua tra di loro dovrebbe essere nonno, perciò prendo posto tra lui e Louis –me ne sono ricordata ora!- che non dovrebbero crearmi problemi. Difronte a noi c'è mia madre con mia nonna e sua cognata. L'unico che per il momento non c'è è mio zio Alan, ma arriva subito.

<<Bene, adesso che ci siamo tutti possiamo iniziare. Charlotte, io e tua madre abbiamo una proposta per te. Cosa ne dici di continuare l'Università a Londra e di aiutarci nell'azienda di famiglia? Sono sicura che un posto te lo troviamo...>> comincia col dire la Senior.

<<E' un po' come il lavoro che hai da tuo padre, solo che quello che ti stiamo offrendo noi non è un passatempo.>> sapevo che prima o poi la stoccata della Signora Winter sarebbe arrivata, ma non pensavo così presto. Sorrido ed accuso il colpo.

<<Quindi i costi dell'Università sarebbero a carico vostro e starei con voi a casa, vero?>> controbatto alla sua proposta cercando di capire cosa mi stanno offrendo e perché. Ci sarà una condizione, sicuramente.

<<Certo, però tutto ad una condizione. –ed io lo sapevo!- Firma questi fogli prima.>> mette sul tavolo un paio di fogli, li prendo e comincio a leggerli. Se c'è una cosa che papà mi ha insegnato è che leggere prima di firmare è importante.

E forse questo i Winter non l'avevano preventivato.

<<Mi dispiace, ma io non sputo nel piatto in cui ho mangiato. E a Londra ci vengo in vacanza con il mio ragazzo.>> detto questo mi alzo e, dopo aver presi i miei fratellini per mano, usciamo dal locale in tutta fretta. Li lasciamo lì, allibiti dal mio comportamento nei loro confronti. Non avrei mai accettato di voltare le spalle a mi padre, neanche se mi avessero offerto tutto l'oro del mondo.

Ci mettiamo subito in macchina e li tengo tranquilli mentre raggiungiamo Vinovo, dove papà sta pranzando con la società.

Entro senza lasciare indietro ne Giacomo ne Baya e chiedo al ragazzo alla reception se può farmi arrivare il Presidente nel mio ufficio; mentre camminiamo per i corridoi del centro sportivo cerco di trattenere le lacrime che minacciano di uscire fuori. Non sono arrabbiata per la proposta che mi ha fatto, ma per ciò che c'era scritto su quelle carte su quelle carte. Le ho portate con me, non mi sono lasciata sfuggire l'occasione per mostrare a mio padre di cosa è capace quella donna. Mi rendo conto che ha cercato di 'corrompermi' pur di vietargli il diritto di vedere e vivere con i suoi figli. Perché io le servivo solo a questo scopo, ed il contratto che voleva farmi firmare ne è la prova.

<<Cosa è successo?>> domanda aprendo la porta di scatto e facendo sobbalzare mio fratello. Sua sorella, invece, non si accorge di nulla perché è intenta a giocare online sul mio computer.

Corro ad abbracciarlo che non si fa cogliere impreparato e capisce la situazione, mi stringe a sé più forte che può. Qualche lacrima scende giù ma prontamente la caccio via con il dorso della mano.

Non volevo piangere per lei, ma a quanto pare non ci riesco. Non ci riesco perché è pur sempre la donna che mi ha messa al mondo ventun anni fa. Ma allo stesso tempo è la donna che odio di più la mondo.

<<Calmati, dai. Non è successo niente.>> continua a passarmi la mano dietro la spalla e cerca di calmarmi. Il mio cuore riprende il suo battito normale ed anche il mio respiro torna a regolarizzarsi. Mi prende per le spalle e mi allontana dal suo corpo, poi si gira verso i due piccolini e ci guarda tutti e tre. <<La sapete una cosa? Ora andiamo di lì e pranziamo, dopo ci andiamo a fare una passeggiata in centro con Deniz e sua figlia.>> gli sorrido e prendo per mano la mia sorellina mentre al suo collo si appende Giacomo.

Sembriamo una famiglia felice in questo momento.

<<Char, cerchiamo di non rifarci l'armadio proprio oggi!>> mi volto verso mio padre e gli faccio una linguaccia. <<Come sei simpatica.>> sorride e poi mi lascia un bacio sulla guancia. Sto passeggiando accanto a Deniz con Baya in braccio, è troppo stanca per camminare. Anche se so che mia madre l'ha viziata troppo –e bene- come con me non ha mai fatto. <<Posso farti una domanda?>> continua mentre entriamo in un negozio di giocattoli. La Lego, ed io sorrido perché forse anche io comprerò qualcosa da qui. <<Se mai Dybala dovesse partire –ammesso e non concesso- tu lo seguiresti?>>

Gli rispondo senza neanche pensarci su.

<<Per come stanno ora le cose, si. E' il mio ragazzo e potrei seguirlo anche in capo al mondo.>> mi dedica un sorrisone con la 's' maiuscola ed annuisce. Seguo Baya e Giacomo, intanto papà va da Deniz e sua figlia. Giriamo per il negozio, vedo un sacco di giochini che al mio ragazzo piacerebbero una casino e ad un tratto mi fermo davanti ad uno di questi.

E' un ristorante parigino.

Penso di regalargli questo per San Valentino.

Almeno gli mando anche qualche segnale.

<<Bello!>> esclama mia sorella quando vede il castello delle principesse di Frozen impazzisce e comincia a saltare da una parte all'altra fino a quando papà non torna da noi.

'Ho l'impressione che non usciremo di qui a mani vuote.'

<<Amore, ci sei?>> entro in casa di Paulo con un pacco enorme ed una busta poco più piccola, però lui non mi viene in contro. Lascio il tutto ai piedi del divano e vedo a cercare il mio ragazzo in giro per casa; alla fine lo trovo in camera steso sul letto che fissa il soffitto. <<Ehi.>> lui si volta verso di me e mi invita a stendermi accanto a lui. Quando gli sono vicino poggio la mia testa sulla sua spalla, sto in silenzio ed aspetto che sia lui il primo a parlare.

<<Stavo pensando al giorno in cui ci siamo conosciuti. Te lo ricordi, vero?>>

Entro correndo al centro d'allenamento, alla reception mi hanno detto che papà è nel suo ufficio e sta parlando con Pavel e Beppe. Però io entro lo stesso e li interrompo, so che è felice quando mi presento a sorpresa e con buone notizie. Però non ci sono solo loro due nel suo ufficio; c'è l'intera squadra. Che, ultimamente, non sta passando un buon periodo –ha perso troppe partite ed ora si ritrova 'dall'altra parte' della classifica.

Tutti i senior mi salutano –chi con un bacio, chi con un abbraccio- mentre i nuovi rimangono fermi ad osservare la scena.

<<Dimmi che almeno tu hai una buona notizia...>>dice sospirando mio padre che si getta a peso morto sulla sedia dietro di lui. Lo osservo sorridendo poi prendo la parola sotto lo sguardo attento di tutti i presenti.

<<Ho avuto i risultati del test di Matematica che ho fatto la settimana scorsa...ho preso nove e mezzo! Sai cosa significa nove e mezzo?!>> ribadisco il concetto ancora una volta cercando di trattenere la calma. Lui mi guarda, capisco che con questa notizia gli ho rallegrato la giornata e che, forse, otterrò anche un premio!

<<Brava Char, brava.>> si alza di nuovo e viene ad abbracciarmi, e poi si rivolge alla squadra. <<Uscite su, vediamo di concludere la seduta di oggi.>> mi invita a seguirli sui campi ma lui si ferma prima per parlare con alcuni dei fisioterapisti. Io rimango a parlare con l'argentino che si è complimentato per il voto ottenuto.

<<Io facevo schifo in matematica.>> scoppio a ridere alla sua affermazione, sono poggiata al muro e lo osservo mentre parla.

Quando gioca è bello, ma da vicino ancora di più. Ha due occhi verdi che sono la fine del mondo ed il suo sorriso...il suo sorriso è splendente. Lo scruto bene e noto che negli occhi ha una luce particolare, una luce che non avevo mai visto prima d'ora.

<<Lo sai che sei bellissima?>> mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed io mi prendo un attimo di tempo per fissargli le labbra, sono carnose e attraenti. <<E sai che...>> non finisce la frase, lo bacio perché non resisto più.

E' solo un bacio.

Uno stupido bacio.

<<Eri tu la depravata a quel tempo, non io.>> lo guardo storto e decido di rispondergli con un altro bacio, questa volta però provocante. Un bacio che approfondisco mettendomi a cavalcioni su di lui, mi prende per i fianchi e con un movimento veloce si posiziona sopra di me. <<E lo sei ancora.>> sorride meschino infilando una mano sotto il vestito che, anche se aderente, lascia passare la mano. Riesce ad arrivare al reggiseno prima che io me ne accorga.

<<Ah, si. A me non pare.>> ridiamo insieme e ci baciamo. Di nuovo. Tento di allontanarlo dal mio corpo perché non voglio passare in questo modo la sera di San Valentino. Scopiamo tutti i giorni, possiamo anche farlo più tardi per oggi.

<<Dai, alzati. Dobbiamo parlare...>> mi sollevo, poggio la spalla sulla testiera del letto ed aspetto che lui faccia lo stesso.

<<L'ultima volta che ho sentito dire ad una ragazza questa frase è stato perché mi voleva lasciare. L'avevo tradita. Ma sono certo di non averlo fatto...>> sbatto la testa contro la mi mano e l'abbasso, però scoppio a ridere non appena lo vedo sbucare dal mezzo delle mie gambe. <<Sono uno stronzo, me lo dico da solo.>>

Torno ad osservarlo e noto con piacere che adesso non ha più l'espressione di quando sono arrivata, sorride e mi tira giù dal letto per trasportarmi sulle spalle fino ad salotto. <<Prima ti do il mio. Okay?>>

<<Va bene. Intanto posso farti una domanda? –aspetto che annuisca per poi riprendere a parlare- Stamattina mio padre mi ha chiesto se avessi il coraggio di seguirti se mai tu dovessi andare via da Torino. Non è che stai pensando di trasferirti a Madrid, vedi che potrei odiarti a morte.>> lo minaccio con l'indice puntato contro il suo petto. Lui sbianca poi si decide a rispondermi.

<<Non ho intenzione di muovermi da qui, non preoccuparti.>> mi rincuora il modo in cui lo dice, mi rassicura su quello che sarà il suo futuro. Ed io non posso far altro che saltargli al collo e tempestargli di baci il volto. Dopo di che gli rubo la busta dalle mani e mi siedo sul divano, la apro e ciò che ci trovo dentro è la cosa più bella del mondo. E' una nostra foto scattata allo stadio, siamo di profilo ed entrambi indossiamo la maglia della Juventus. Ci stiamo guardando negli occhi ed io sorrido –probabilmente per qualche cosa che mi sta dicendo- e lui ha un guizzo divertito nello sguardo.

<<E' bellissima...il mio regalo è stupido in confronto a questo...>> faccio il labbruccio pensando che, in effetti, avrei dovuto regalargli qualcosa di 'nostro'. Paulo scuote la testa sorridendo e avvicina il mio regalo al divano. Ho paura che possa non piacergli tanto, forse si aspettava qualcosa di diverso. Scarta il pacco in tutta fretta e rimane stupito quando vede cosa c'è sotto.

<<Si, si! E' quello che volevo...>>gira e rigira la scatola dopo essersi seduto a terra. Sembra un bambino che ha appena ricevuto il regalo che desidera da tanto. Effettivamente Paulo è un bambino. Ed è da qualche mese che osservava i modellini della Lego. Questo, inoltre, è un pezzo raro da trovare. <<Passiamo la serata a montarlo?>> sapevo che me l'avrebbe chiesto ed io annuisco senza pensarci neanche un attimo. Il mio ragazzo mi bacia quando mi siedo vicino a lui per terra mentre svuota lo scatolone, lo teniamo in bella vista per capire come montare l'edificio. <<Ti amo, tanto.>>

Lo guardo negli occhi e dico: <<Ti amo anche io.>>

<<Papà, ti prego! Posso scendere in campo, alla fine della partita...>> prego ancora una volta mio padre che continua a dirmi di no. Voglio scendere in campo per abbracciare il mio ragazzo che è riuscito a segnare una doppietta -la prima di quest'anno. Ed il Presidente della squadra non mi vuole far andare da lui. La partita sta finendo ed io sono ancora qui cercando di convincere mio papà, vorrei solo scendere in campo e complimentarmi con il mio ragazzo. Solo questo.

<<Non ti azzardare ad entrare nello spogliatoio. Vengo a controllare, eh.>> lo abbraccio di slancio e, senza perdere altro tempo, corro all'interno del campo da gioco dove la partita è appena terminata.

Appena arrivata lo vedo scambiarsi la maglia con un suo ex compagno di squadra, la indossa fiero di quel colore, e lascia la sua casacca attuale ad un altro ragazzo. Poi si rivolge ai ragazzi e vanno a salutare entrambe le curve tutti insieme, come fanno sempre dopo le partite allo Stadium; mi vede quando sta per tornare negli spogliatoi e subito cambia strada e viene da me. Lo abbraccio. Me ne frego del suo sudore, dei capelli grondanti d'acqua e gli lascio una serie di baci alla base dell'orecchio. Gli mordo anche il lobo in segno d'affetto.

<<Bravo. Bravo. Bravo. Bravo. Bravo, Amore Mio.>> gli sussurro all'orecchio queste parole mentre continuo ad accarezzargli la testa. Paulo mi stringe fortissimo come a non volermi lasciar più andare e mi lascia un bacio umido proprio sotto l'orecchio. 

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