Anthea #WATTYS2017

By Rebecca_Mazzarella

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• Vincitrice #WATTYS2017 • Categoria Nuovi Arrivati • Loto è un'adolescente come molte altre alle prese con p... More

Ciao a tutti!
Prologo
Capitolo 1 - Un imprevisto...
Capitolo 3 - A scuola
Capitolo 4 - Oxo
Capitolo 5 - L'esame, l'alce e il nonno.
Capitolo 6 - La festa
Capitolo 7 - Archema
Capitolo 8 - Il sogno...
Capitolo 9 - Sect Aconitum
Capitolo 10 - La "famosa" zia Flora
Capitolo 11 - Merefin
Capitolo 12 - Nascondersi
Capitolo 13 - Anthea
Capitolo 14 - La nuova vita di Loto
Capitolo 15 - Arcobaleno
Capitolo 16 - Liberum Coscientiam
Capitolo 17 - Il Lago Lunare
Capitolo 18 - Ramus Aureus
Capitolo 19 - Incontro Segreto
Capitolo 20 - A Rockwood
Capitolo 21 - Archezo
Capitolo 22 - Paura
Capitolo 23 - L'Albero Sacro
Capitolo 24 - Ricerche
Capitolo 25 - Corri!
Capitolo 26 - Tendini spezzati
Capitolo 27 - Occhi azzurri
Capitolo 28 - Desolazione
COMUNICAZIONE IMPORTANTE
Capitolo 29 - Amici
Capitolo 30 - Peacock
Capitolo 31 - Sangue
Capitolo 32 - Ti voglio bene!
Capitolo 33 - in cammino
Capitolo 34 - Ghemor
Capitolo 35 - Firer
Capitolo 36 - Risveglio
Capitolo 37 - Cambiamento
Capitolo 38 - Imboscata
Capitolo 39 - Pianificare
Capitolo 40 - I Tregar
Capitolo 41 - Panico
Capitolo 42 - Silenzio
Capitolo 43 - Avvicinati
Capitolo 44 - E guerra sia!
Epilogo
SONDAGGIO! Ho bisogno di Voi!
ANTHEA BIRTHDAY GIFT - CHIUSO

Capitolo 2 - Capelli blu

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By Rebecca_Mazzarella


Loto si svegliò di soprassalto nella sua camera da letto, sentiva la stanchezza gravarle addosso come se avesse dormito per anni interi. Con uno sforzo incredibile si mise seduta, si strinse la testa fra le mani cercando di ricordare cos'era successo.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, le tornò in mente tutto, le immagini le scorrevano davanti agli occhi come un film mandato a folle velocità, con il cuore in tumulto. All'improvviso sentì di avere le ali ai piedi, scese dal letto e corse in cucina. Beth, il nonno e John erano seduti attorno attorno alla tavola, sembravano stessero aspettando solo lei. Dalle tazze per la colazione uscivano fumi di calore. Loto fece per aprire bocca ma qualcuno la anticipò.

"Faresti bene a vestirti, testona" disse John. 

Loto guardò in basso e scoprì che a coprirle le mutande aveva solo una maglietta sgualcita.  Diventando rossa come un peperone, scappò in camera sua, mentre i tre commensali sghignazzavano alle sue spalle.

Corse in camera e si vestì velocemente con le prime cose che le capitarono sotto mano, pettinò i capelli lunghi e arruffati, e si incamminò di nuovo verso la cucina. Aveva molta fame e lo stomaco le brontolava. Andò al frigo, il silenzio regnava nella stanza: non appena prese ciò che aveva intenzione di mangiare, sedette fra suo nonno e Beth, di fronte a John, in attesa di una spiegazione.

"Mamma, lui stava per uccidermi!" dichiarò Loto, come se nulla fosse.

John sbuffò contrariato, mentre la madre lo guardava con disappunto. "Questo non me lo avevi detto." disse Beth accigliata.

"Loto, piccola mia, è stato tutto un equivoco, ora dobbiamo spiegarti un sacco di cose." Il nonno provò a sviare l'argomento, visto il nervosismo di Beth.

"Ok. Non potete tenermi sulle spine. Di sicuro è successo qualcosa di strano. Come sono arrivata a casa? Non ricordo la strada del ritorno!" sbottò Loto con frustrazione. "Non sopporto di non ricordarmi le cose."

"Da dove comincio?" mormorò il nonno e congiunse le dita sul tavolo.

Beth prese la parola prima che il nonno affermasse, come suo solito, qualcosa privo di tatto; con i ragazzi di quell'età bisognava andarci piano e usare le parole giuste. "Oddio, come posso parlartene senza scioccarti, Loto?" chiese a se stessa, a disagio.

"Io voglio sapere come fa lui a trasformarsi in un serpente! L'ho visto!" Loto puntò l'indice verso il ragazzo.

La madre le parlò con dolcezza. "Sì tesoro, è vero. John si è trasformato in serpente e ha cercato di ucciderti per un motivo che ignoro e che vorrò sapere dopo... ma prima devi sapere come stanno realmente le cose. Nel nostro... mondo, ora che hai quattordici anni, hai raggiunto la maturità di scegliere per te stessa. Scegliere il percorso che vorrai intraprendere."

"Oh, insomma" sbottò il nonno. "Tu sei una strega!"

"Ma nonno!" esclamò Beth mentre Loto sgranava gli occhi e fissava a bocca aperta prima l'uno poi l'altra.

"Non possiamo girarci troppo intorno. Loto, sei una strega ed è arrivato il momento per te di sapere che il mondo non è come lo hai visto finora" proseguì.

"Cosa?" urlò lei. "Forse sto sognando. Ahi!" Il nonno le diede un pizzicotto sul braccio e lei comprese che era tutto reale.

"Non stai sognando, piccola. Tu sei una strega come tua madre. Io invece sono uno stregone e lui un mutaforma." Il nonno li indicò, uno a uno. Aveva sputato quelle definizioni come se avesse letto la lista della spesa.

Loto era senza parole, guardava sua madre, John e il nonno come se li vedesse per la prima volta in vita sua.

"Vedi" cominciò la mamma, "il mondo che percepisci e vivi, non è lo stesso che vediamo noi."

Beth si alzò, andò alla dispensa che era alle spalle di John, aprì il cassetto che di solito conteneva vettovaglie varie, si girò verso Loto porgendole con un barattolino di vetro blu.

"Bevilo e capirai."

Loto lo prese in mano. "Che cos'è?" chiese curiosa.

"È un estratto di raggi di Luna, argento liquido, acqua e zucchero. Serve per aprire il terzo occhio, quello che ti permetterà di vedere" rispose la donna.

Loto sgranò gli occhi, non poteva credere a ciò che aveva appena sentito e pensò che se era un sogno, era il più assurdo che avesse mai fatto.

Sentendosi osservata, portò timidamente il barattolino alla bocca e ingurgitò il contenuto in un sol fiato.

"Allora?" chiese la figlia senza vedere alcun cambiamento.

"Vieni con noi" propose il nonno. Si alzarono dalla tavola e Beth la cinse con il suo braccio, per infonderle coraggio.

Loto aveva il cuore che le batteva forte, non ne capiva il motivo ma sentiva che qualcosa stava cambiando.

Andarono fuori, John rimase sul divano e osservò la scena dalla finestra, senza essere invadente.

Loto camminò verso la strada; arrivati al limite del giardinetto davanti casa, Beth le fece cenno di girarsi.

Il nonno sorrideva soddisfatto.

La ragazza portò le mani sulla bocca, stupita: non era più la casa che conosceva da quattordici anni, bianca con il porticato dove fin da bambina, con la mamma e il nonno andava a godersi le sere d'estate assaporando una bevanda fresca, finché qualcuno non doveva portarla in braccio fino alla sua camera.

Davanti a lei c'era la stessa casa ma con un piano in più e una torre alta una decina di metri, con i muri di mattoni color bianco vaniglia.

Gli alberelli e i fiori attorno splendevano di colori incredibili e si dondolavano, le piastrelle del marciapiede erano di opalina, con tutte le sfumature dell'arcobaleno.

Sul fianco sinistro della casa c'era una serra di vetro, piena di piante mai viste. Sgranò gli occhi e osservò in silenzio quella scena surreale ma meravigliosa.

La madre tirò fuori un fazzolettino e si soffiò il naso mentre il nonno le dava una pacca sulla spalla con grande soddisfazione, John invece rideva dell'espressione stupita di quella ragazzina che per la prima volta "vedeva".

"Allora? Come ti sembra la tua casa adesso?" chiese il vecchio.

"Io... non ho parole" sussurrò Loto.

"Esattamente ciò che pensavo" confermò soddisfatto. "Ora andiamo dentro, c'è ancora molto da sapere."

Entrarono in casa, ma Loto si attardò cercando di non perdersi nessun dettaglio di ciò che la circondava. Era sbalordita.

Ogni cosa era diversa, l'agave che aveva quasi la sua età, piantata vicino ai tre scalini della veranda, arricciava le foglie verso l'interno per poi distenderle, gli uccellini che spiccavano il volo lasciavano un scia luminosa al loro passaggio che si dissolveva pochi istanti dopo, come una cometa.

Alcuni fiori chiudevano e aprivano i petali, l'erba emanava bagliori argentei come bagnati dalla rugiada dorata.

Loto non vedeva l'ora di andare nel bosco, sicura che immersa nella natura la magia sarebbe stata ancora più sorprendente.

Tutto questo a tempo debito, pensò. Come aveva detto il nonno. Adesso aveva troppe domande da fare e voleva apprendere il più avidamente possibile.

Chiuse la porta d'ingresso alle sue spalle e notò che al posto del quadro alla sinistra del corridoio, c'era una porta azzurra con intagli in argento.

Anche il soggiorno aveva qualcosa di strano, molte cose erano come prima, ma parecchi dettagli cambiavano.

Non fece in tempo a individuare cosa, perché il nonno la chiamò a sedere.

"Loto, siediti."

La cucina aveva lo stesso aspetto rustico di sempre, ma prima di questo cambiamento c'erano pezzi di mobilia che le erano sempre parsi strani, come per esempio degli scaffali troppo alti e vuoti.

Spesso aveva sentito Beth dire che non c'era mai abbastanza posto per nulla e quando lei le faceva notare quegli scaffali, la mamma le rispondeva che erano troppo alti e poco comodi. Ora riusciva a vederli colmi di boccette colorate di ogni genere, libri antichi e impolverati, quadretti raffiguranti il sole, la luna, le stelle, fiori e piante di ogni genere.

"Perché prima non vedevo tutte queste cose?" chiese Loto, stupita.

"Semplicemente perché non vedevi. La famiglia è incaricata di far bere la bevanda iniziatica nel momento in cui ritiene opportuno far conoscere la verità" rispose la mamma.

"Ma perché adesso? Perché non prima? Non è giusto!" sbottò Loto nervosa.

Fu il turno del nonno. "L'età giusta è quattordici anni: si cambia scuola, si cambiano amicizie e a volte si cambia città. Non chiedermi come mai, ma è sempre stato così. Tu avresti dovuto saperlo alla fine dell'anno, cioè a Luglio. E avresti avuto tutto il tempo per metabolizzare la notizia e decidere cosa fare."

"Ogni iniziato che ha vissuto nel mondo umano viene a saperlo alla tua età" concluse la donna.

"Perché? Questo proprio non lo capisco."

"Per evitare problemi" le rispose Beth.

"Vedi, un tempo non esisteva differenza fra mondo umano e mondo magico" spiegò il nonno. "Tutto era collegato, non c'era bisogno di differenziare le cose. Poi c'è stato un periodo difficile. Una guerra."

"Che guerra?"

"Lo scoprirai" mormorò la madre.

Il nonno la guardava comprensivo. "Questa guerra ha cambiato molte cose e alcune famiglie si sono dovute nascondere... compresi noi. Solo che i ragazzi che vivevano fra i due mondi non riuscivano a scindere le due cose. Non capivano che il nostro mondo non viene percepito dagli umani."

"Senza parlare di quelli che venivano presi per pazzi!" sbottò John ridendo.

"Esattamente. Quindi è stato deciso che il periodo più favorevole per dire a un adolescente la verità fosse l'età del cambiamento, cioè quattordici anni."

"Anche se il discorso che avremmo voluto farti noi sarebbe stato in circostanze diverse e cercando di evitare traumi" Beth rimproverò John con uno sguardo.

***

Il mattino successivo fu abbastanza traumatizzante, rendersi conto che tutto quello che era successo nelle ultime ore non era un sogno, ma la realtà.

Non solo perché accettare di essere una strega era abbastanza strano, ma anche perché tutti i libri che Loto aveva letto e che facevano parte della sezione "Fantasy" della sua libreria, si erano rivelate reali.

Vestita di tutto punto e come se stesse per scoprire la sua vita per la prima volta, andò in cucina dove la madre la attendeva. Le aveva preparato numerosi pasticcini per addolcirle la giornata e Loto apprezzò molto quel gesto. Prese il latte dal frigorifero e provò a berne un sorso dal cartone come faceva spesso, ma sua madre la bloccò prima che mandasse giù una pozione restringente contenente lombrichi e passiflora in polvere.

Disgustata e sorpresa, la ragazzina sedette a tavola e cominciò a imburrare un pezzo di pane per cercare di fare passare la nausea. Notò una rana che saltellava per il salotto come se nulla fosse. "Mamma!" urlò indicandola.

Il nonno sbucò fuori dal corridoio "Cos'è tutto questo chiasso?"

La rana per tutta risposta gracchiò rumorosamente provocando l'ilarità del vecchio. La mamma rise piano e Loto, intuendo che per loro era una cosa comune, tornò a guardare il tavolo pieno di dolci e delizie, attendendo che anche il nonno li raggiungesse per cominciare la colazione.

"È commestibile?" chiese la ragazza, prima di prendere qualcosa di diverso da ciò che sembrava.

"Sì, tesoro" la mamma trattenne una risata.

"Non dirmi... Pozione restringente?" domandò il nonno mentre mangiava i suoi cereali. "Stai tranquilla piccola, è successo a molti. Anche a me. Solo che io per errore ho bevuto la "bevanda al contrario" e per una settimana non mi capiva nessuno, tutto ciò che dicevo era al contrario, camminavo al contrario e scrivevo al contrario, ti risparmio i dettagli sul vestire." Concluse ridendo: "Uscivo solo di notte quando sapevo che nessuno poteva vedermi."

"Mi raccomando, quando sarai a scuola stai attenta a ciò che fai. Ogni cosa è diversa, cerca di ricordare com'era prima di diventare una strega" le raccomandò Beth.

"Che sia il caso di farla seguire da John?" chiese il nonno.

"Forse..." la donna alzò le spalle.

"Non ci pensare neanche! Io quell'assassino non lo voglio tra i piedi!" rispose Loto alzandosi di scatto e afferrando un pezzo di pane con la marmellata.

Prese lo zaino e andò fuori sbattendo la porta, senza salutare nessuno.

"Avremmo dovuto dirle che ha preso la Pozione Mirtilliam della zia Flora?" chiese il nonno.

"Se ne accorgerà da sola." Beth andò alla finestra che dava sul cortile, scostò le tende e vide i capelli della figlia che da castani diventavano blu. "Povera piccola" concluse sorridendo.


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