Il più bel goal||Paulo Dybala

De meristories

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Charlotte Agnelli ha vent'anni ed ha appena terminato gli studi superiori. Suo padre, Andrea Agnelli, nonché... Mais

Primo Capitolo
Secondo Capitolo
Terzo Capitolo.
Quarto Capitolo.
Quinto Capitolo.
Sesto Capitolo.
Settimo Capitolo
Ottavo Capitolo.
Nono Capitolo.
Decimo Capitolo.
Undicesimo Capitolo.
Dodicesimo Capitolo.
Quattordicesimo Capitolo
Quindicesimo Capitolo.
Sedicesimo Capitolo.
Diciassettesimo Capitolo
Diciottesimo Capitolo
Diciannovesimo Capitolo
Ventesimo Capitolo
Ventunesimo Capitolo.
Ventiduesimo Capitolo
Ventitreesimo Capitolo
Ventiquattresimo Capitolo
Venticinquesimo Capitolo.
Epilogo.
AVVISO!
AVVISO 2!

Tredicesimo Capitolo.

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De meristories

           

<<Grazie Cla, ma non c'era bisogno di chiamarmi. Potevi venire a casa a farmi gli auguri.>> io sono in cucina a preparare il pranzo mentre Paulo è rimasto in salotto, seduto sul divano, perché Claudio l'ha chiamato per fargli gli auguri. Il mister ha concesso ai ragazzi di pranzare a casa oggi e di rimanerci fino a quando l'allenamento non sarebbe ricominciato, ovvero fino alle quattro e mezza. Non ho ancora avuto il tempo di fare gli auguri al mio ragazzo perché non appena rimaniamo qualche minuto da soli, ed in silenzio, il suo cellulare prende a suonare. In genere sono messaggi da parte della squadra ma due o tre volte sono state telefonate che sono durato anche una ventina di minuti.

Sento i suoi passi, segno che sta venendo in cucina da me, e di fatti poco dopo mi stringe i fianchi con le mani e mi tira a sé.

<<Paulo, se continuiamo così rischiamo di mandare la casa a fuoco nel giro di pochissimo tempo.>> è l'ennesima volta che cerca di distrarmi mentre sto cucinando e l'unica volta che gli ho dato retta abbiamo, quasi, mandato a fuoco la cucina. Stavo scaldando nel forno qualcosa con cui cenare, ad un tratto è sbucato lui dal nulla che ha iniziato a toccarmi e spogliarmi (DAVVERO!), mi ha preso in braccio e mi ha poggiato sulla penisola al centro della cucina. Abbiamo bruciato la cena ma subito dopo anche tantissime calorie. <<Ti prego, sono distrutta. E' dalle sette di stamattina che non facciamo altro, sei anche arrivato tardi all'allenamento.>> cerco di dissuaderlo e, con mia grande sorpresa, ci riesco. Mi spinge verso il piano cottura, stando comunque attento a non farmi bruciare, e si posiziona di fianco a me continuando a guardarmi con quegli occhi tanto belli quanto intensi.

<<Cosa mi stai preparando, premurosa mogliettina?>> mi sfotte, intanto incrocia le braccia sul petto e continua a guardarmi nel vano tentativo di farmi incazzare, molto probabilmente. Non gli rispondo giusto per fargli capire chi comanda tra noi due, ma lui continua a chiedermi la stessa cosa avvicinandosi sempre di più al mio viso. Faccio finta di nulla e resto concentrata sui gamberoni che sto riscaldando in padella, aggiungo un altro po' d'acqua e poi spengo il fuoco. Dallo scaffale sopra la mia testa prendo un paio di piatti piani e ci metto dentro il pranzo, mi volto verso di lui e gli faccio segno di sedersi a tavola prima di me.

<<Ecco cosa ti stavo preparando. Ora mangia altrimenti si raffredda.>> lo rimprovero per scherzo ma lui a quanto pare se la prende. Perché si arrabbia così quando gioco? Non può controbattere invece di mettere su il broncio? <<Dai Paulo, non ti arrabbiare!>> vorrei passare una bella giornata, è il suo compleanno, e non voglio litigare anche oggi. Per non farlo rimanere così l'intero pranzo, decido di alzarmi dalla sedia e di andarlo ad abbracciare dall'altra parte del tavolo. <<Sai che scherzo.>> gli sussurro all'orecchio avvolgendogli un braccio attorno alle spalle.

<<Io so che scherzi, è solo che mi piace il modo in cui vieni a consolarmi.>>

<<Sei un gran bastardo. Lo sai, non è vero?>>

<<Amore, svegliati dai. Sono quasi le quattro.>> niente di niente, il mio ragazzo non ha alcuna intenzione di alzarsi dal letto per andare agli allenamenti di questo pomeriggio. So, purtroppo, che c'è sono un modo per fargli aprire gli occhi. Per fortuna sono molto paziente, mi sollevo dal materasso e mi porto sopra il suo corpo e comincio a baciargli il petto, pian piano mi avvicino sempre di più al suo viso. Non appena poggio le labbra sulla sua mascella quest'ultima si muove facendomi capire che lui sta sorridendo e che si è svegliato dal letargo durato ore. <<Bene, ora alzati e preparati. Devo andare a lavorare anche io.>> detto questo sono io la prima ad alzarmi dal letto per poi cominciare a vestirmi. Evito volutamente di voltarmi vero Paulo, che intanto si sta dirigendo in bagno, perché tutti gli sforzi che sto facendo potrebbero andare a quel paese, letteralmente. Non appena sento che ha aperto il getto della doccia prendo dalla scrivania un foglio ed una penna, e gli scrivo un piccolo biglietto.

'Amore, papà mi vuole subito in ufficio. Mi spiace ma devo andare. Ci vediamo verso le nove e mezza a casa mia per festeggiare. Ti aspetto, Char.'

Lo lascio sul letto poi prendo la borsa e le chiavi della macchina e con tutta velocità esco di casa. Il telefono squilla nella tasca del giubbotto, lo estraggo e, dopo aver letto il nome sul display, rispondo alla chiamata.

<<Roby, sto uscendo adesso di casa. Stai venendo da me?>> so già cosa voleva sapere, le rispondo senza che mi faccia la domanda e lei mi risponde.

<<Si, sto arrivando. Può venire anche Martina, vero?>> mi domanda mentre sento che si sta mettendo in macchina e sta partendo da casa sua. In tutta fretta metto in moto l'auto anche io e non appena il motore si accende esco dal parcheggio e sfreccio per le strade di Torino.

<<Cla, sta' fermo. Non toccare niente. Ci abbiamo messo un bel po' di tempo per mettere tutto in ordine. E tu ora stai rovinando tutto.>> riprendo il numero 8 della squadra quando lo vedo mettere mano agli addobbi della sala. Sto indossando il cappotto e la mia sciarpa per andare a prendere Paulo da casa. Io, Roberta e Martina abbiamo preparato tutta la casa per festeggiare il compleanno del mio ragazzo e, a sua insaputa, anche della bionda che mi ha aiutato a mettere a posto casa. Adesso stiamo uscendo tutti, Claudio porta Roberta a sistemarsi per festeggiare intanto che Martina va a prendere i suoi bambini che sono rimasti dalla madre. Chiudo l'ingresso a chiave e, dopo aver preso la macchina, torno indietro dov'ero questa mattina.

Entro in casa, vado alla ricerca di Paulo in tutte le stanze fino a quando non lo trovo in veranda girato ad osservare il panorama. E' seduto sulla nostra altalena e guarda davanti a sé. E' pensieroso oggi.

<<Amore, Amore finalmente ti ho trovato.>> ammetto che nella mia mente questa frase suonava molto meglio. Piano piano mi avvicino sempre di più a lui che, non appena gli sono accanto, si volta verso di me. Mi guarda male ma subito dopo sorride e mi abbraccia. <<Vuoi venire a casa mia? Ti ho preparato una cosina...>> riconosco subito lo sguardo che mi rivolge, è quello che dice "Andiamo in camera", questa volta però non ci casco e cerco di rimanere seria. Non so come, ma ci riesco.

<<E va bene. Vengo così?>> domanda mentre rientriamo in casa mi piace rimanere ad osservare le colline che si vedono ma l'inverno è troppo freddo per i miei gusti. Preferisco l'estate.

<<No, non ci vieni in tuta. Non ti azzardare.>> lo trascino su per le scale e poi nella sua stanza. La cabina armadio è enorme, forse troppo grande per una sola persona, infatti è mezzo vuoto però non dico nulla. Prendo una giacca grigia con il colletto nero, una camicia bianca e un paio di jeans aderenti neri. Lo trovo steso sul letto, a dorso nudo, che mi aspetta. <<Perché stai facendo così?>> scuote la testa con un'espressione interrogativa ed io, di rimando, indico la sua figura. Sta cercando di 'ammaliarmi', non ci riuscirà. Ho un obiettivo stasera, portarlo a casa per festeggiare con gli altri. Capisce cosa intendo perché scoppia a ridere mentre si alza e viene verso di me con la faccia d chi la sa lunga. 

<<Non sto facendo nulla. Voglio solo capire perché non possiamo rimanere qui invece di andare da te.>> sbuffo e gli lancio contro ciò che gli ho preso prima. Ride ancora una volta prima di scomparire nel bagno. Perché si nasconde in bagno ogni volta che deve cambiarsi? Mentre io mi spoglio e mi rivesto sempre davanti a lui. Mi alzo dalla sedia della scrivania, dove mi ero appena poggiata in cerca di riposo. Lo seguo in bagno e mi fermo ad osservarlo allo specchio; si è già infilato i pantaloni ed ora è passato alla camicia.

<<Ti vedo, lo sai?>> sorrido e mi avvicino di più a lui, una volta che gli sono dietro lo abbraccio e poggio la testa sulla sua spalla nuda. <<Spiegami perché non possiamo rimanere qui.>> mi domanda ancora una volta ed io, ancora una volta, non gli rispondo. Finisco di abbottonargli la camicia bianca poi gli infilo la giacca e lo bacio di nuovo.

<<Andiamo dai.>> lo tiro fuori dal bagno a forza e, dopo che mi sono rimessa la giacca ed ho ripreso la mia borsa, usciamo di casa per raggiungere la mia auto e la sua festa a sorpresa.

<<SORPRESA!>> non appena apre la porta di casa tutti i ragazzi saltano fuori dai loro nascondigli. La faccia di Paulo è bellissima, un misto di sorpresa e imbarazzo. Ha gli occhi che brillando, si porta le mani sul volto e mi guarda. Io gli sorrido di rimando. I primi ad avvicinarsi a lui sono Martina e Maddalena, seguite da Roberta e Claudio. Intanto io mi allontano dal gruppo e vado da Valentina, la figlia del Mister.

<<Mi ha chiamato Ivana, è appena atterrata e sta arrivando.>> annuisco e mi faccio seguire in cucina, devo controllare il lavoro che stanno facendo i ragazzi del catering. Vedo i piatti degli antipasti già pronti per essere messi a tavola e mangiati di sottoscritti. <<Allora, che mi devi dire?>> capisce subito che c'è qualcosa che non va e mi chiede conferma solo quando siamo davanti alla finestra che da sul giardino anteriore.

<<Stamattina mi ha chiamata Antonella. Mi ha detto che i suoi genitori passeranno tra domani e dopo domani a casa di Paulo, e lei sarà insieme a loro.>> chiudo gli occhi e respiro. Ho ancora paura di Antonella. <<Ho paura che lui possa tornare da lei e lasciarmi. Ho paura di perderlo. Aiutami Vale, cosa devo fare?>> manca pochissimo al pianto, l'avrei fatto se ci fossimo state solo noi due ma non è questo il momento. Lei sorride per rassicurarmi e poi mi risponde.

<<Te lo dico per esperienza, lei senza di lui lei è persa. A lei interessano solo la fama ed i soldi mentre a te interessa l'anima di Paulo, tu lo ami.>> mi abbraccia e continua a ripetermelo nell'orecchio fino a quando non è proprio lui ad interromperci per richiamare entrambe a tavola.

<<E' pronto.>> sono le uniche due parole che ci dice e poi torna in sala con tutti gli altri. Ha in mano il calice con dentro il suo amatissimo vino bianco frizzante, penso proprio che dopo stasera glielo farò sparire per almeno due settimane. Entrambe sorridiamo e ci dirigiamo in salotto dai ragazzi.

<<Sei una noia mortale quando vuoi pulire la casa dopo una festa. Che ne dici di lasciare tutto e andare nella tua stanza? Ti devo dire una cosa moolto importante...>> il mio ragazzo è completamente ubriaco, stasera ha alzato il gomito davvero tanto e non ho la più pallida idea di come si risveglierà domani mattina. Si alza dal divano, dov'era stravaccato, e mi tira indietro su di lui. <<Lascia stare tutto e stai con me, è il mio compleanno. Voglio un po' di coccole...>> quando mi dice queste parole cominciano a tremarmi le gambe e il cuore prende a battere ancora più forte di prima, ma perché mi deve fare sempre quest'effetto? Semplice, perché lo amo.

Sbuffo ma decido lo stesso di lasciare la scopa e lo straccio che stavo utilizzando per pulire e di sedermi accanto a lui sul divano. <<Dimmi tutto.>> mi metto comoda, tra le sue braccia che mi accolgono calde e forti come sempre e lui inizia a parlare.

<< Non devi mai avere paura di perdermi, tu non mi perderai mai. Sono troppo innamorato per lasciarti andare, sei la mia Bimba.>> si allunga verso di me ma non lo fa per baciarmi, lo fa per prendere una scatoletta di velluto blu dal tavolino difronte a lui. Oddio, non ci credo. Sta per farlo sul serio? <<Perciò, con quest'anello sarai legata a me fino a quando vorrò io.>> questa volta si allunga per baciarmi ed io proprio non vorrei staccarmi più.

<<Ti amo.>>

<<Ti amo.>> mi prende in braccio a mo' di sposa e, piano piano, ci dirigiamo nella mia stanza.

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