La Rosa Eterna

By AretusaSkyler

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[VINCITRICE contest - Gli Oscar Wattpadiani 2018 - in *MIGLIOR MONTAGGIO* e *PREMIO SPECIALE SUSPENCE*] Una d... More

Electrical Storm
22 novembre 2016.
23 Novembre 2016
23 Novembre. Parte II.
24 Novembre 2016.
24 novembre. Parte II.
25 Novembre 2016.
25 Novembre 2016. Parte II.
26 Novembre 2016.
26 Novembre 2016. Parte II.
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28 Novembre 2016.
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29 Novembre 2016.
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1 Dicembre 2016.
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2 Dicembre 2016.
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3 Dicembre 2016.
3 Dicembre 2016. Parte II.
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4 Dicembre 2016.
4 Dicembre.Parte II.
5 Dicembre 2016.
5 Dicembre. Parte II.
6 Dicembre 2016.
6 Dicembre. Parte II.
6 Dicembre. Parte III.
6 Dicembre. Parte IV.
7 Dicembre 2016.
7 Dicembre. Parte II.
7 Dicembre. Parte III.
7 Dicembre. Parte IV.
8 Dicembre 2016.
8 Dicembre. Parte II.
Credit happy birthday🌹
8 Dicembre. Parte III.
8 Dicembre. Parte IV.
Tempesta elettrica.
9 Dicembre 2016.
9 Dicembre. Parte II.
9 Dicembre.Parte III.
🌹Epilogo🌹
Ringraziamenti 🌹
• Post credit •

22 Novembre. Parte II.

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By AretusaSkyler

Agata.

Agata Vasta si aggirava tra i tavoli servendo pietanze, augurando buon appetito con un dolce sorriso di cortesia, e una parola gentile per tutti. Voleva tenersi il suo posto di lavoro bello stretto poiché le permetteva un minimo d'indipendenza. Ingoiava rospi e, zitta zitta, cercava di fare bene il suo lavoro: la cameriera presso la tavernetta Lo scoglio, perché sopra uno scoglio si trovava davvero.

La veranda sul mare regalava una vista senza eguali della piccola insenatura brucolana, con le sue piccole barchette di pescatori ormeggiate nella parte rocciosa meno esposta al vento, e il piccolo pontile che ospitava i natanti dei privati, nell'altra.

Una grotta naturale dove stava deposta una Madonna col Bambino ricordava il segno della croce da rivolgere al suo cospetto, quando le si passava davanti. Un piccolo tributo per la sua protezione durante la navigazione.

- Il mare non da mai una seconda possibilità - dicevano i vecchi pescatori della zona. Questa regola veniva osservata fin da bambini quando ci si cominciava a tuffare dallo sperone alto due metri, come battesimo dell'acqua.

Quella sera però tirava un'aria strana, peggio di quando trasmettevano le partite di Champions League. Non era una tensione sportiva, ma qualcosa di completamente diverso.
Sembravano tutti agitati e parlottavano tra di loro, ignorandola quasi del tutto. E raramente lei veniva ignorata per via del suo aspetto stravagante.

Sempre vestita di nero, con i corti capelli biondi e fucsia e tatuaggi variopinti, attirava sempre l'attenzione dei clienti non abituati ad avere tra i tavoli una versione 2.0 della nuova Cindy Lauper.

Entrò in cucina sbuffando, andando quasi a sbattere contro la sua corpulenta collega Rosetta intenta a cercare qualcosa nella dispensa sul retro.

«Ma si può sapere cosa hanno tutti oggi? A malapena mi hanno rivolto la parola!»

«Non sai chi è tornato oggi in paese? Ma dove vivi?»

«Vivo qui da un anno, conosco ormai tutti ma non so chi è tornato! Forse Fiorello, quello della TV?»

Rosario Fiorello, un noto showman televisivo, era molto conosciuto nel borgo dove veniva di frequente a mangiare prelibati piatti marinari senza essere disturbato.
Qui lo conoscevano tutti ed era di casa e come tale si muoveva con assoluta tranquillità nella cordialità tipica della gente del borgo.

Ma capì che non era lui dagli occhi eccitati di Rosetta Lombardo.

Le si avvicinò con fare circospetto, parlando a voce bassissima , vicino al suo orecchio: «è tornato il figlio di Rizzi, Diego. Quello che si è fatto dieci anni di prigione. C'è chi l'ha visto proprio nel pomeriggio entrare a casa sua.»

«Davvero?» Agata sgranò gli occhi per la sorpresa.

Aveva visto poche volte in giro Rosario Rizzi e ignorava addirittura che avesse un figlio o una moglie.

«Certo che ce ne vuole coraggio a farsi rivedere dopo quello che è successo. Quel bastardo assassino dovrà fare i conti ora con lui.»

Rosetta indicò il bancone, dove un uomo sopra lo sgabello stava bevendo la terza bottiglia di birra con espressione indecifrabile, non rivolgendo la parola a nessuno e abbastanza malconcio.

«Quello è Jimmi, il padre di Laura Palmer, l'amica di Stefania Roggio. Tutte e due sono state ammazzate e i loro corpi non sono mai stati ritrovati.»

Agata aveva visto tante volte quell'uomo al bancone bere fino alla chiusura del locale senza scambiare parola con nessuno, e ora ne capiva anche il motivo.
Il terribile motivo.
Si sentì scuotere da brividi freddi in tutto il corpo per ciò che aveva appena sentito.
Diego Rizzi... mai sentito questo nome.

Era poco più di un anno che si era trasferita da Acicastello a quel minuscolo paese scordato dal Signore dove non succedeva mai nulla, per seguire la sua famiglia. Suo padre lavorava come stagionale e il lavoro trovato presso il villaggio turistico che sorgeva non lontano dal borgo era stata manna scesa dal cielo per sfamare la moglie e i tre figli, tra cui due piccoli.

Le cose cominciano a diventare interessanti – pensò, mentre un brivido le attraversava la schiena.

«Ehi, voi due, non avete niente da fare?» gridò Gina Di Grusa, la proprietaria, entrando in cucina con tono minaccioso. La sua corporatura più che robusta, resa ancora più grassa dalle due gravidanze ravvicinate, la facevano muovere con difficoltà negli spazi stretti del retro bottega.

Era simpatica quanto un brufolo sul mento.

«Rosetta porta il conto al tavolo nove.» La voce arrochita dalle troppe sigarette, era di un tono ruvido, quasi maschile.

Agata stava per seguire la sua amica quando una mano umida e viscida le bloccò il braccio.

«Non voglio più vederti con magliette così scollate, siamo intesi? Questo non è un night ma un posto rispettabile. Non farmelo ripetere una seconda volta, signorina.»

Stava per risponderle a tono quando pensò che fosse meglio tacere. Aveva bisogno di quel lavoro, era la sua unica opportunità di guadagno.

La sua unica opportunità di lasciare quello scoglio sperduto.

Diego.

Stava per uscire dal bagno quando sentì della voci provenire dalla cucina.  Anche se era di spalle sapeva perfettamente di chi si trattava.

«Ciao Diego. Sono felice di rivederti qui, a casa tua.»

Strinse la mano che gli tendeva quell'uomo, senza dire una parola.

Claudio Tavalli era il padre di Augusto, il suo ex migliore amico. Era stato molto presente durante la sua detenzione sia con lui che con i suoi genitori, procurandogli anche il miglior penalista del foro siracusano.
Però non riusciva a capire il motivo di tanta premura nei loro confronti.
Per lui.

«Voglio farti una proposta, ragazzo mio» disse accomodandosi su una sedia, al contrario di Diego che restò appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.
Restò in silenzio ad osservarlo.

Emanava autorevolezza e sicurezza, tipico dell'imprenditore ricco e di successo, essendo conosciuto per le sue svariate attività legate al turismo della zona e anche fuori provincia.

«Posso offrirti un lavoro, Diego.»

Ebbe la sgradevole visione di suo padre con gli occhi e testa bassi rivolti sul pavimento come un servo davanti al padrone e, Rosario Rizzi, non doveva piegare il capo davanti a nessuno, sopratutto davanti al generoso Signor Tavalli. 

Aveva mezzo paese che lavorava per lui ed era considerato un Dio a cui si doveva riconoscenza e rispetto.
E Diego non voleva debiti con nessuno. Nemmeno essere riconoscente a qualcuno.
Tanto meno che a lui.

Il silenzio divenne insopportabile.

Tavalli si alzò dalla sedia e gli si mise di fronte, guardandolo da sopra gli occhiali da vista rettangolari.
Dopo un momento di attesa che parve eterno, decise di lasciar perdere.

«Sai dove trovarmi. Prenditi il tempo che vuoi.»

Si fissarono per un istante, poi si spostò per lasciarlo passare mentre suo padre lo accompagnava alla porta.

I passi riecheggiarono nella casa vuota.

Non riuscì a trattenersi quando suo padre lo raggiunse dopo qualche minuto in cucina.

«Non voglio favori da quest'uomo papà, e non voglio vederti con quell'espressione servile con cui ti ho visto prima.»

Rosario Rizzi si sedette sulla seggiola consumata di legno e sospirò stancamente.

«Diego ci sono delle cose che devi sapere, siediti.»

Non se lo fece ripetere due volte.

«Tutti i nostri risparmi sono stati investiti in questa casa e nella trattoria, ma l'avvocato si doveva pagare e i clienti non sono più venuti. Così ho cominciato a indebitarmi, fino a quando la banca ha cominciato a parlare di pignoramento e di vendere tutto all'asta per potersi rivalere dei soldi prestati. E Claudio si è offerto di aiutarmi.»

Diego non riuscì a trattenere il tono rabbioso nella voce.

«E in che modo?»

«Ha comprato lui la nostra trattoria anche se abbiamo un diritto di prelazione nel caso volesse rivenderla. Così ho estinto il debito.» La rabbia montava sempre più, quasi a soffocargli il petto.

Rosario Rizzi conosceva bene il carattere impetuoso di suo figlio Diego ma continuò lo stesso a svuotare il sacco, avvicinandosi alla finestra e guardando il mare nell'oscurità del tardo pomeriggio novembrino.

«Gli ho venduto anche il terreno della mamma», disse con tono stanco e greve.

Non aveva bisogno di altre spiegazioni. Pezzi di puzzle stavano trovando la loro giusta collocazione, in quella forbice spazio - tempo che mancava nella sua vita.

Claudio Tavalli aveva approfittato della situazione così da avere il suo tornaconto personale di natura prettamente economica. Quel terreno era un bene portato in dote da sua madre per il matrimonio, in origine senza nessun valore degno di nota.

Poi, con la modifica del piano regolatore, il suo valore era schizzato alle stelle e faceva gola ai molti imprenditori che volevano costruirci alberghi di lusso grazie alla vista mozzafiato che regalava la zona del Plemmirio, nella costa siracusana.

Non aveva nessun dubbio che si era avventato come un avvoltoio su quell'opportunità così appetibile.

Cercò di mantenere un tono pacato per non farlo ulteriormente agitare.

«Quanto ti ha offerto?»

«Cinquantamila euro subito in mano, avevo bisogno di liquidità per sopravvivere. In fondo, ci ha aiutato sempre e non so dove sarei finito senza di lui.»

Quel terreno, allo stato attuale, ne valeva minimo dieci volte tanto.

Diego strinse i pugni, serrando la mascella. I suoi genitori non avevano colpa per tutta quella terribile situazione dove li aveva trascinati lui.

Ora più che mai il suo fine ultimo era scoprire, quella maledetta notte di Halloween del 2006, cos'era veramente successo.

Agata.

Poco prima della mezzanotte, Agata uscì dal retrobottega. Si accese immediatamente una sigaretta, cercando con lo sguardo Tito, che tutte le sere le faceva compagnia per tornare a casa.

La loro amicizia era fonte di pettegolezzi ma lei non se ne curava più di tanto. Non le importava delle dicerie della gente.

Tito Tavalli aveva trent'anni, abitava ancora con i suoi genitori ed era il tipico ragazzo nerd considerato da tutti un diverso, proprio come lei, che con i suoi diciassette anni e il suo aspetto dark rock anni ottanta formavano un'accoppiata che non passava di certo inosservata.

Anche suo padre gli aveva fatto capire che non gli andava giù quella strana amicizia, ma non insisteva più di tanto perché Tito era figlio del suo capo.

Lui la aspettava sotto un lampione di fronte all'uscita secondaria, con il berretto in testa e il piumino tirato fin sotto al naso. C'era un freddo cane e camminare li avrebbe aiutati a riscaldarsi.

Agata gli passò davanti e cominciarono a camminare per la via del ritorno mentre raccontava cosa aveva saputo del ritorno del figlio di Rizzi, delle dicerie della gente, delle ragazze scomparse.

Tito l'ascoltava in silenzio, come sempre. Era una presenza di poche parole.

Dopo dieci minuti di cammino, raggiunsero le abitazioni fuori dall'ingresso del paese, scendendo la scogliera.
Arrivarono alla prima abitazione, una piccola villetta con giardino dove viveva con la sua famiglia.
La villa di Tito era poco distante, una grande e antica dimora di inizio novecento con un piccolo parco, confinante con la proprietà dove sorgeva la trattoria che fu di Rosario Rizzi 'Il Castello'; data in gestione a persone non del luogo.

Stava per aprire il cancelletto quando Tito ruppe il silenzio.

«Qui vivevano i Roggio» disse con voce senza emozione e atona.

Lo guardò stupita al contrario di lui che non le rivolgeva lo sguardo, tenendolo basso.

«Roggio? Come Stefania Roggio, una delle due ragazze che non sono state mai ritrovate?»

Tito fece un lieve segno col capo.

«Proprio lei. Biancaneve...abitava qui.»

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