Resterò al tuo fianco

De MariaflaviaSalzano

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Nina Clarke, modella inglese, è una delle donne più affascinanti di Londra. Un giorno Justin Cook, suo manag... Mai multe

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Epilogo

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De MariaflaviaSalzano

Era passato qualche giorno dalla mia rottura con Kevin. Nessuno era ancora a conoscenza di quello che era successo, nemmeno Chloe o Candice. Non mi andava di affrontare l'argomento, volevo solo concentrarmi sulla mia nuova avventura. Il mio nuovo lavoro. Il sogno di una vita.
Ero seduta in prima classe di fianco ad Adam che come suo solito fu alquanto silenzioso. Un silenzio assordante.
Tutti hanno sempre trovato insolito che una modella come me, neanche fossi di fama mondiale, avesse con sé una guardia del corpo. Ma Adam era più di una semplice guardia del corpo. Era un gran confidente, uno strepitoso personal trainer, ma soprattutto un amico fidato. Trascorrevamo molto tempo insieme. Era solito accompagnarmi ovunque, anche a fare shopping, e devo ammettere ha anche un buon gusto nella scelta dell'abbigliamento.
Ho cominciato ad avere l'esigenza di una guarda del corpo dopo un mese dal mio trasferimento a Londra. Non ero abituata a vivere in un grande quartiere che ospitava locali aperti tutta la notte e quant'altro. Un sera, fiancheggiando l'Hyde Park, un uomo sulla quarantina cominciò facendomi apprezzamenti alquanto spinti, ovviamente ignorai il tutto allungando il passo e distogliendo lo sguardo, ma lui continuò e cominciò a seguirmi. Dalla puzza che emanava, era facilmente intuibile la quantità di alcool che aveva mandato giù quella sera. »Ehi, tu sei quella della pubblicità!», continuò ad esclamare, finché non mi raggiunse e mi afferrò violentemente per un polso. Lo intimai di lasciarmi minacciando di chiamare la polizia, ma fu inutile. Continuò ad avvicinarsi, il suo alito era un mix di cocktail. Chiese più volte di baciarlo ma cercai di divincolarmi evitando che le sue labbra potessero poggiarsi sulle mie. Fu troppo tardi: le labbra di quell'uomo premettero le mie con violenza. Cominciai ad avere paura, paura che potesse violentarmi. Le lacrime scendevano da sole, le gambe mi tremarono e la voce mi morí in gola; non riuscì a gridare aiuto. Poi arrivò lui, Adam, con la sua tuta da palestra e il suo borsone, il quale afferrò l'uomo per le spalle e con abili mosse lo immobilizzò per terra. L'uomo, una volta liberato, scappò spaventato. Adam si assicurò che andasse tutto bene cercando di tranquillizzarmi e infine si presentò. Non seppi come ringraziarlo, corsi tra le sue braccia singhiozzando. Si offrì di accompagnarmi a casa e io accentai volentieri. Infine mi diede un bigliettino da visita il quale riportava il suo numero di cellulare e l'indirizzo della palestra dove lui lavorava. Mi convinse ad iscrivermi al suo corso di autodifesa. Purtroppo non ebbi molto tempo per frequentare i suoi corsi, così ci accordammo per delle lezioni private. Furono molto utili, ma continuai a sentirmi comunque poco sicura, o meglio poco al sicuro. Così gli feci una proposta, ovvero quella di diventare la mia guardia del corpo.

«Sei stranamente silenziosa. C'è qualcosa che non va?», chiese Adam interrompendo il silenzio tra di noi, il che fu molto strano, non era per niente il tipo che avrebbe intavolato una conversazione solo perché pensava che qualcosa in me non andasse; in altre occasioni avrebbe aspettato pazientemente che fossi io a parlargli di me e dei miei problemi. Se quella volta fu lui a rompere il silenzio vuol dire che avevo davvero un'espressione strana, sconvolta , indecifrabile probabilmente.
«No, no, va tutto bene! Sono solo un po' ansiosa. Tutto qui», ovviamente mentii. Non fu il momento adatto per parlare dei miei problemi e nemmeno la persona adatta a cui avrei voluto raccontare per prima la mia sventura. Non perché non fosse una persona fidata, anzi, ma Adam odiava follemente Kevin; è come se avesse sempre avuto l'esigenza di proteggermi anche da lui, ma io ero troppo accecata dall'amore per capire che in realtà aveva ragione: avrei dovuto allontanarmi da lui molto tempo fa.
«Non sono convinto che sia davvero questo il motivo della tua... come posso definirla? Espressione?!»
Ci conoscevamo da circa sei anni ormai e sembrò conoscermi meglio di Chloe, anzi meglio di mia sorella. Fui abbastanza sorpresa del fatto che non si accontentò semplicemente della mia bugia, sembrò volesse approfondire per bene cosa io stessi provando davvero. Non so cosa fu a farmi cambiare idea, ma ebbi la necessità di raccontagli cosa mi era successo qualche giorno prima. Ero a conoscenza del fatto che non mi avrebbe mai giudicato, né tantomeno avrebbe esclamato: «te l'avevo detto!»
«Sai mantenere un segreto?» chiesi nonostante conoscessi già la sua risposta.
«Parola di bodyguard», esclamò facendo risalire con un gesto della mano gli occhiali scuri sul suo naso.
«Beh... la storia tra me e Kevin è finita. Domenica l'ho trovato a letto con una sua cliente...», mi sforzai di ridere, come risi sul momento quando vidi la reale scena, ma raccontarlo in quel momento non fu poi più tanto divertente.
«Ehi! È lui che dovrebbe stare così», disse indicando il mio viso triste, poi prese la mia mano, la strinse e continuò: «non era consapevole di quanto fosse fortunato ad averti. Se ne renderà conto. E poi è un bene per te che questa storia sia finita, concedimelo: è un completo idiota.»
Fu la prima volta in assoluto che Adam si sbilanciò tanto nel dare un suo giudizio personale su una persona ad alta voce.
Gli strinsi la mano e gli sorrisi per ringraziarlo. Una volta girata verso il finestrino dell'aereo, lui cercò di sottrarre la sua mano dalla mia, ma io glielo impedì stringendola più forte.
«Non ancora. Ne ho davvero bisogno», mormorai senza voltarmi. Per un momento senti Adam irrigidirsi, poi però si rilassò e sprofondò nel confortevole sedile. Avevo davvero bisogno di contatto umano, ma soprattutto sincero.

Il viaggio fu tranquillo, così tranquillo che Chloe e Justin caddero in un sonno profondo per tutta la durata del viaggio, mentre io e Adam restammo mano nella mano senza avere un ulteriore conversazione.
Atterrati finalmente nel nuovo continente, una limousine dai vetri oscurati venne a prenderci per portarci al nostro albergo. Non ero mai salita su una limousine del genere, era così sfarzosa. Aveva all'interno il cosiddetto "angolo bar" da un lato, un comodissimo divano in pelle che si estendeva sull'altro lato lungo e uno schermo piatto che occupava tutto il lato corto del posteriore della macchina. La TV era impostata su MTV  e in onda stavano trasmettendo il concerto dei Coldplay, nonché mio gruppo preferito.
Chloe strabuzzò gli occhi dinanzi a tanta eleganza, e come una bambina la mattina di Natale, si guardò intorno emozionata con l'intento di consumare almeno due o tre bottiglie di champagne pregiato.
«Ti prego Chloe, non toccare nulla», mormorò Justin.
«Tranquillo, stapperò solo una bottiglia», ribatté lei con un sorrisetto malvagio.
«Dai Justin! Un bicchierino non farà male a nessuno.»
«Concordo», esclamò Adam per sostenermi.
Chloe stappò la bottiglia e ne versò il contenuto nei singoli calici.
«Voglio brindare a questa nuova avventura. Voglio ringraziare il mio manager, Justin, per aver avverato il mio sogno. Ringrazio Chloe, la Mia hairstyles personale...», Chloe fece un finto colpo di tosse rivolgendomi uno sguardo intimidatorio, così sorrisi e continuai: «...nonché mia migliore amica, per essere qui e vivere con me questa splendida avventura.»
«Ora si che va bene!» esclamò soddisfatta.
«E infine, ma non meno importante, Adam, la mia guardia del corpo, il mio confidente, il mio consigliere e personal trainer, il quale mi fa sentire ogni giorno sempre più al sicuro.»
«Cin Cin», gridammo in coro per poi buttare giù lo champagne.
Dopo due bottiglie arrivammo finalmente nel nostro lussuoso albergo a cinque stelle: la World Tower Meriton. Un immenso grattacielo composto solo da suite.
La nostra limousine si fermò proprio avanti all'entrata e il nostro chauffeur corse subito ad aprirci la portiera.
Tre facchini già stavano caricando le nostre valigie sui loro enormi carrelli.
«Benvenuti, spero che il vostro lungo viaggio sia stato di vostro gradimento», esclamò colui che doveva essere il capo ricevimento, «da questa parte. Vi prego di seguirmi.»
«Quando Candice verrà a sapere di tutto questo, morirà di invidia. E pensa che siamo solo all'inizio» bisbigliò con un ghigno Chloe. La guardai per un attimo in cagnesco e poi seguii l'uomo che ci condusse nella hall. Fantastico! Fu l'unica esclamazione che mi venne in quel momento. Era tutto in marmo, ogni cosa richiamava il lusso, la ricchezza.
«Kate! Le chiavi della Ocean Suite per la signorina Clarke e quelle della Darling Suite con tre stanze da letto per i suoi accompagnatori», ordinò l'uomo alla ragazza della reception.
«Ecco a te, Trenton.»
«Grazie, Kate! Signori seguitemi in ascensore, dovremmo salire un bel po' di piani», ci avvertí Trenton.
«Per la precisione quanti piani?», chiese Adam un po' nervoso.
«Per la precisione sessanta. Il signor Brooks si è assicurato che voi foste sistemati nelle migliori suite della Meriton. E poi siete solo a un piano di distanza dalla sauna, dalla piscina e dalla palestra», spiegò Trenton.
«Adam Frost non dirmi che soffri di vertigini?!» sussurrò Chloe.
«Chi? Io? Assolutamente no.»
Che il forte e coraggioso Frost avesse davvero paura dell'altezza?
«Signori, siamo arrivati. Troverete i vostri bagagli all'interno delle vostre stanze. Sicuramente sarete stanchi per cenare nella nostra sala ristorante, così stasera abbiamo preso di nostra iniziativa la decisione di portavi la cena in stanza. Spero non vi dispiaccia.»
Trenton ci consegnò le chiavi. Le nostre suite erano situate l'una di fronte l'altra in questo piccolo corridoio che ospitava in totale quatte suite.
«Il signor Brooks mi ha raccomandato di dirle che domani alle dodici in punto ci sarà una riunione nella meeting room, in modo che lei possa conoscere il suo collega.»
«La ringrazio Trenton.»
L'uomo fece un inchino e si allontanò silenziosamente. «Ah, signorina Clarke!» esclamò entrando in ascensore, «è davvero un onore averla come ospite qui da noi», concluse infine sorridendo mentre le porte si chiusero.
Mi scappò un sorriso e aprii la porta della mia suite, ma prima che potessi entrare Adam mi si piazzò avanti. «Vuoi che faccia un sopralluogo prima che tu entra?»
«Grazie Adam, non ce n'è bisogno»
«Va bene», esclamò ed entrò nella sua suite insieme a Chloe e Justin.
Entrai finalmente anche io nella mia e rimasi senza parole. Chiusi la porta alle mie spalle e perlustrai tutta la suite.
La maggior parte delle pareti erano sostituite da grosse vetrate che devano sulla città. Era già buio ma con le sue luci Sidney era comunque uno spettacolo.
C'erano due stanze da letto matrimoniali anch'esse con vista sul centro città , una cucina abitabile e infine un grosso salone con due divani in pelle, la TV e un tavolo a otto posti.
Appena arrivata la cena in stanza alle sette in punto, chiamai Chloe e la invitai a passare una serata tra ragazze con cena e film drammatico. Mangiammo a più non posso e infine guardammo "one day", uno dei nostri film preferiti.
«Nonostante lo conosciamo a memoria ormai, spero sempre che il finale sia diverso», piagnucola.
«Questo film non fa altro che affermare il fatto che "nessuna storia d'amore avrà il suo lieto fine", tanto vale restare single a vita», mormorai.
«Parli proprio tu che sei fidanzata da dieci anni ormai», ribatté Chloe.
Bene! Mi ero scavata la fossa da sola, non potevo più mentire, dovevo raccontarle la verità. Doveva sapere della mia rottura con Kevin. È la mia migliore amica, non ci sono segreti tra noi.
«Chloe, in realtà io e Kevin abbiamo rotto.»
«Cosa? E quando? Perché? Mi stai prendendo in giro, vero?»
Le raccontai tutto nei minimi dettagli e restò alquanto sconvolta dal riprovevole comportamento di Kevin.
«Sai che ti dico? Al diavolo Kevin! Domani conoscerai il coprotagonista del tuo film, chi ti dice che non sia un gran figo e che non scatti qualcosa tra voi due? Poi magari Adam si accorgerà di me e così usciremo a coppie.»
«Adam? Quell'Adam?»
«Oh, dai! Non dirmi che non hai mai notato quanto sia sexy? Ma purtroppo sembri avere occhi solo per te», mormorò delusa.
«Tu sei matta!» scoppia in una fragorosa risata. Erano tutte pazze di Adam: mia sorella, mia madre e ora anche la mia migliore amica.
«Hai davvero i prosciutti avanti agli occhi.»
Ci spostammo dal salone alla camera da letto continuando il nostro discorso sui ragazzi in generale finché poi non ci addormentammo entrambe.

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