Un pensiero speciale - Il Volo

بواسطة TalpalovesGiuggiola

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"Hey scimunito! Volevo solo dirti che non mi dispiace affatto pensare che sei una testa di minchia, e non me... المزيد

Dimenticarlo? Fosse facile.
Io ti vorró sempre bene
Tutti insieme appassionatamente
Nuovo inizio?
Apri gli occhi.
Aria di casa
Lotta. Vattelo a riprendere.
Lascia tutto e vieni da me...
Stringimi e non lasciarmi.
Eravamo noi due contro il mondo, ora sono solo io contro di lui.
E se lei dovesse tornare?
Forse di più...
Se nessuno può avvicinarti, nessuno può ferirti.
Io non sono la tua fottuta seconda scelta
E poi resti?
Non dubitare mai di me.
Nessuno ci separerà, nessuno amore.
Io non me la immagino una vita senza di te.
Ci sono io con te, tranquillo.
Se crollo io crollano tutti.
Sempre e per sempre?
Ed io a questo scemotto gli voglio bene.
Resterò al tuo fianco anche quando non mi vorrai.
Nessuno si salva da solo.
Ti devi fidare di me, sempre.
Siete solo amici, capito?
Non lasciarmi... Non dubitarne.
Solo insieme siamo felici
Fatti curare da me, dai miei abbracci, dai miei baci, dalle mie carezze.
Non ti credo più
Forse potresti bastarmi
Io non vado mai bene.
Posso proteggerti ancora un po'
Passerà capito?
Ti voglio guarire
La cura
Mi sentivo male e volevo te
Forse ci sta sfuggendo di mano
Notte magica
Sarebbe bello se l'amore vincesse qualche volta
Così per gioco?
Non sei un gioco per lui
Risposte importanti
Voglio che resti al mio fianco
Chiamate, segreti e bugie
Anch'io sarei felice con te
Io so che ce la farai
Non andare via da me
E' già qui?
"Be yourself"
Stringi i denti, stringi una mia mano, ma non crollare
I sentimenti non hanno sempre una ragione
Lui è Mattia... Quel Mattia
Il passato non riesce mai a passare
Non c'è un noi
E' la loro canzone
Come acqua nelle mani
Mi sei mancato...
Avevo paura...
Non è una colpa innamorarsi
E' arrivato...
Ti diverti così tanto senza di me?
Una rosa blu
L'ho fatto per te
Io senza te sono niente
E' solo colpa mia
Partenze e nuovi arrivi
Solo chi ha sofferto conosce la vera sofferenza
C'è. Ci sta. Sta lì.
Mi sei mancato come l'aria
Reagisci
Io gli appartengo, ma lui appartiene a lei
Non mi piaccio più
Trasudano amore
Ci tieni a noi
A nessuno importa dei miei sentimenti
Andare o non andare?
Sei speciale
Non smettere di stringermi così
Per il vostro bene
Non la tradirebbe mai con me
Qualunque tazzina rotta la possiamo aggiustare insieme
E se fosse nel bacio la sua risposta?
Sei tu la mia forza ora
E' bello averti qui
Tu fai tanto per me
Non voglio farti del male
Tutti commettono degli errori
Aromi e spiegazioni
Non ti avevo dimenticato
A che gioco stai giocando?
Mi fido di noi
Io devo cantare
Con te fermo solo il tempo
Solo con te sto così bene
Io voglio solo te
Voglio solo proteggervi
Diverse cose su cui lavorare insieme
Non va bene Piero, non ci siamo
Mostri interiori
Amore, mi devi promettere di lottare
Tu hai bisogno di me
Voglio tornar a casa mia
Ce la faremo insieme, Bro
Sono vicino a te, piccolo
Resta sveglio
Gli sei mancato tanto
Lo dici solo perché sto male
Sta reagendo bene ora...
Notizie incoraggianti
A mano a mano
Contento di esser tornato
Casi clinici
Esternare i propri pensieri
Mi manca stare con te
incontri...impensabili
Mi prendi solo in giro
Rosso e blu
Fa male da morire senza te
Fragilità ed emotività
Ti manco almeno un po'?
Dolore e forza
Viola solitario
Alti e Bassi
Ma perché non te ne vai?!
Sono tornato
Incomprensioni e voglia di viversi
Mi sei mancato...anche tu
Non merita le tue lacrime
Il tempo ti aiuterà
Posso solo amarti in silenzio
Nuovi inizi

Dolorosi ricordi

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بواسطة TalpalovesGiuggiola

Inizio a prendere roba varia e a buttarla sul letto, credo un tre valige bastino... In fondo ci entra quasi tutto l'armadio!
Sbuffo piegando felpe e maglioncini, T-Shirt e pantaloni.
Sento un vociare alle mie spalle e suppongo sia mio fratello.
F: <<Che casino!>> dice ridendo.
P: <<Sei ancora a zero Piè, e partiamo domani!>> mi rimprovera lui che non avevo neanche notato.
Io: <<Faccio in fretta... Come al solito.>> ribatto deciso.
P: <<Lo so. La mia è già pronta.>>
Io annuisco e non aggiungo altro, devo concentrarmi su qualcosa che non siano loro.

Franz mi passa una maglia e mi guarda di sottecchi.
F: <<Tutto okay?>> mi limito solo ad annuire.
F: <<Vuoi parlare un po'?>> mi chiede continuando a passarmi le maglie.
Io: <<Non c'è niente di cui dover parlare...>> sussurro.
F: <<Stai per affrontare un tour mondiale, e lo hai schiaffeggiato...>>
Io: <<Se lo è meritato quello schiaffo.>> dico duro.
F: <<Sì, ma...>>
Io: <<Ma niente Franz.>> chiudo il discorso io.
Sento lo sguardo di mio padre addosso e fingo di non pensarci.
Io: <<Non vuoi proprio venire a nessuna tappa, Franz?>>
F: <<No... Scusami.>> non gli chiedo neanche spiegazioni, le conosco già le sue risposte, so quanto gli dia fastidio, soprattutto all'estero, passare per il "fratello di Piero".
Io: <<Okay...>>
F: <<Ti chiamo su Skype.>>
Annuisco piegando l'ennesimo jeans, mi fa male sapere che non verrà a nessuna data, lo vorrei con me, almeno a qualcuna.
P: <<Io non ti basto?>> domanda con una punta d'ironia.
Io: <<Ma ti pare?>> rido.
Franz mi passa i vestiti dei concerti, la camicia bianca che avevo preso con lui, la stringo un po' di più tra le mani e la stropiccio.
Io: <<Franz...>>
F: <<Sì?>>
Io: <<Se ti dovessi annoiare troppo puoi anche chiamare la tizia con i ricci in testa... Milano-Bologna non è distante!>> rido ricevendo una maglietta in faccia.
F: <<Preferirei sotterrarmi vivo.>> ride anche lui.
P: <<Francesco... E non dargli corda anche tu>> quasi ci rimprovera.
F: <<No pà, tu non hai visto cosa faceva quando era accanto a me... Non puoi capire.>> rabbrividisce evidentemente al solo ricordo.
Vedo mio padre trattenere una risata, mi siedo sul letto e guardo la mia camera.
Io: <<Mi mancherà tutto questo.>> sussurro.
F: <<A me mancherai tu.>>
Io: <<Saprai come distrarti!>> rido alla sua faccia disgustata.

Mio padre prende la sedia e si siede davanti a me e mio fratello.
P: <<Dobbiamo parlare, lo sai? Ho notato delle cose...>> io trattengo il respiro perché non so cosa possa aver notato.
Io: <<Dalla psicologa non ci vad...>>
P: <<Non è questo che volevo dirti.>> mi interrompe lui.
Franz mi accarezza per un istante la gamba quasi a dirmi di star tranquillo.
P: <<In auto sei stato sul punto di star male... Non possiamo permettere che accada così spesso.>> mi dice schiettamente ed io non so neanche come controbattere.
Io: <<Non accadrà in America.>>
P: <<Non puoi saperlo, anche io spero non ti succeda, ma devi almeno dirmi quando inizi a sentirti male.>>
Io: <<È complicato papà. Ci sono momenti in cui so gestirla da solo, altri momenti in cui non riuscirei neanche a reagire...>> sussurro, poi penso ad una cosa.
Io: <<E se prendessi qualcosa?>>
Mio padre e mio fratello mi guardano.
P: <<Cosa?>>
Prendo dal cassetto del comodino una boccetta ancora integra dei tranquillanti naturali presi in erboristeria e glieli do.
F: <<Piero...>> mi sussurra spaventato.
Io: <<Sono erbe, sta tranquillo.>>
P: <<Li hai presi?>> annuisco debolmente senza guardarlo.
F: <<E minchia Piè, perché non mi hai detto niente?>>
Io: <<Non era il momento giusto...>>
Lui sbuffa e si alza allontanandosi un po'.
Io fisso il pavimento e appoggio i gomiti sulle ginocchia.
Io: <<E' solo colpa mia...>> sussurro, ma mio padre mi sente.
P: <<Non dirlo neanche per scherzo, tuo fratello è solo un po' preoccupato e non ama questi viaggi che ti portano lontano da casa per molto tempo.>> mi dice scontato lui.
Io annuisco, ma mi dispiace, non voglio che lui stia male a causa mia.
Io: <<Franz...>> ma lui mi interrompe sul nascere.
F: <<Quando sei stato male in tour, che Ignazio ti è stato accanto, quando hai avuto la crisi, le avevi prese?>> domanda severo.
Io: <<No, non ne avevo. Lei... Non so come li abbia scoperti, ma quando abbiamo discusso nel mio camerino è riuscita a sottrarmeli e io... -poggio le mani sul viso- Mi dispiace non avervi detto niente, solo che non volevo farvi preoccupare più di quanto già non foste...>>
P: <<Devi dirmi tutto quello che ti accade Piero, se non conosciamo i sintomi non riusciamo a trovare i rimedi, chiaro?>> mi dice lui quasi incurante di quei tranquillanti, mentre Franz calca solo quell'argomento.
F: <<Quando li hai presi come stavi?>>
Io: <<Fin troppo calmo... Non credo facciano al caso mio.>> mi ritrovo ad ammettere.
Mio fratello si siede nuovamente al mio fianco.
F: <<Okay... Meglio così.>> mi da una pacca sulla spalla.
Mio padre dopo aver ottenuto il silenzio riprende a parlare.
P: <<Se riescono ad eliminare l'ansia pre-concerto meglio, ma non voglio che tu sia schiavo di queste cose. Ti starò accanto, te l'ho detto, come ho anche detto che non andrai a nessun incontro con la psicologa, ma devi sapere che lei presiederà alle riunioni, quindi verrai comunque studiato.>>
Io strabuzzo gli occhi, non ci posso credere, non è vero...
Non gli rispondo, sbuffo cercando di posizionarmi meglio sul letto.
Io: <<Se avete già deciso...>>
P: <<Non voglio nessuno che ti giudichi, sono più dell'idea che possiamo gestirla noi la situazione.>>
Annuisco anche se non ne sono convinto, Franz mi stringe debolmente la spalla.
Io: <<Se mi prende come l'ultima volta... Non riesco a gestire un bel niente e nessuno di voi sapeva che fare, non era mai successo.>> mio padre non mi risponde subito, lo vedo pensare qualche attimo per poi prender la parola.
P: <<Non è vero che non è mai successo...>>
F: <<Che vuoi dire?>> chiede quasi sbalordito lui.
Lo vedo prendere un respiro profondo, chiudere gli occhi qualche istante per poi riaprirli e cominciare a raccontare.

P: <<Era piccolo, tu Franz eri dagli zii ci sei rimasto per un po', non capimmo mai cosa gli procurò quella crisi, forse i nostri toni più alti del solito, stavamo discutendo di qualcosa, non pensavamo ci ascoltasse, invece... Invece abbiamo sentito un rumore di vetri, e siamo corsi in salotto e lo abbiamo trovato steso sul divano che provava a respirare, ma non ci riusciva...>>
Chiude nuovamente gli occhi e fa una smorfia, per poi riprendere a parlare.
P: <<Eleonora non sapeva che fare, Piero non reagiva alle nostre parole, pensavamo sarebbe passata e che aveva solo bisogno di tempo, ma era sempre peggio.>>
Chiudo gli occhi lasciandomi attraversare da un brivido, mio fratello mi stringe a sé senza dire nulla.
F: <<Poi...>> chiede con tono scosso, ma incuriosito.
Non vedo l'espressione di mio padre, ma so che mi sta sicuramente fissando.
P: <<Piè, se vuoi...>>
Io: <<Voglio capire.>> rispondo senza farlo concludere.
Si prende tempo, poi continua.
P: <<Tutti i metodi che ci erano stati detti: pezze sui polsi, sul collo, inumidirgli le labbra, farlo stendere, massaggi alle spalle, niente, non funzionava niente, lui era lì che ormai non respirava quasi più, era pallido e con le labbra viola...>> viene interrotto da Franz.
F: <<Come ieri sera... Era pallido e con le labbra tendenti al viola...>> sussurra e mi stringe un po' di più, mio padre annuisce e continua.
P: <<Tua madre si rese conto che non eri capace di uscirne, non ci pensammo due volte e ti presi in braccio, era piccolo e leggero, il cuore sembrava fermarsi ogni tanto per poi battere in modo esagerato. Feci più in fretta che potetti e arrivammo all'ospedale di Agrigento.>>
Non ricordo una cicca di tutto ciò, lo sta dicendo inoltre come se riguardasse un estraneo. Sento solo gli occhi pizzicare un po' e ancora tanta voglia di capire cosa è successo dopo.
F: <<Tranquillo...>> mi sussurra mio fratello dandomi la forza di ascoltare il resto che mio padre non tarda a raccontare.
P: <<Arrivammo di corsa al pronto soccorso e se lo presero, lo portarono via: subito in sala traumi. Da fuori vedevamo cosa gli facessero: la mascherina con l'ossigeno, ma neanche quella funzionava, gli attaccarono una flebo al braccio, non sapevamo cosa stesse accadendo realmente lì dentro. Vostra madre piangeva disperata tra le mie braccia, si ripeteva che fosse colpa sua , colpa nostra, che non avremmo dovuto urlare in quel modo dinanzi a te...>>
So che non è finita qui, nonostante la pausa, mio padre tira un sospiro, è stranamente in difficoltà.
P: <<Tutto precipitò quando capimmo che Piero aveva perso i sensi: io temevo il peggio, in fondo era solo un bimbo e in quel momento sembrava più morto che vivo... Ma fu proprio quel non essere cosciente ad aiutarlo. È tutto racchiuso nella mente quando accadono queste situazioni, persi i sensi il battito tornò a poco a poco costante e il petto si sollevava a causa dell'aria che finalmente entrava.>>
F: <<Si riprese facilmente, poi?>>
P: <<No, solo dopo una mezzora aprì gli occhi e nel frattempo gli avevano somministrato un paio di calmanti.>>
Io: <<Perché non ricordo niente?>> sussurro.
P: <<Eri troppo piccolo, è una cosa brutta da ricordare. Io e tua madre ci siamo sempre augurati che non tornassero più, o almeno che non tornassero come quella. Quando l'altra sera ti abbiamo visto in quel modo... Ho temuto il peggio, in più non hai voluto reagire, non avevi la forza, come se avessi perso tutti i punti di riferimento per cui lottare.>> scuote la testa ed io mi sento così in colpa.
Io: <<Mi dispiace...>> sussurro.
F: <<E dopo...?>>
P: <<Dopo aspettammo un paio d'ore prima di portarlo a casa, in ospedale prescrissero un ciclo di farmaci per evitare situazioni come quella, dopo quel periodo seguirono solo lievi crisi.>> spiega lui.
F: <<Che tipo di farmaci? Calmanti?>> chiede ancora.
P: <<Anche... Sì.>> la fa troppo breve, lo guardo per un solo istante.
Io: <<Cosa vuol dire anche?>>
E lo vedo deglutire un paio di volte prima di rispondere.
P: <<Ti avevano prescritto degli psicofarmaci, nella speranza che queste crisi potessero passare, ma così non è stato.>> sussurra ed io mi lascio sfuggire un singhiozzo.
F: <Perché continui a chiedere se ha dolori al petto?>> mi stringe ancora più forte e mi accarezza una spalla.
P: <<Perché dopo quest'evento ha avvertito dolori al petto che gli causavano un aumento smisurato di battiti.>>
F: <<E se li ha che succede?>>
P: <<E' il segnale che sta per avere una crisi o comunque ci sono i presupposti per averla, normalmente dopo crisi violente possono seguire altre.>> dice lui con un velo di preoccupazione nella voce.
F: <<Ecco perché dici che non si può essere certi non accada nulla in tour.>>
Vedo mio padre annuire e Franz non mollare la stretta.
Io non riesco a parlare, non ricordo niente di tutto ciò, come se avessi dimenticato quel momento, però devo fargli una domanda, devo capire.
Io: <<Non mi hai mai creduto quando Franz ti disse della crisi, delle nausee, perché? Insomma, sapevi potessero capitare.>>
P: <<Era una forma di negazione la mia. Non volevo credere ti fossero nuovamente tornate più violenti di quando eri piccolo. Però poi a Caserta ti ho visto pallido, stavi per svenire sul palco, allora ho preparato subito acqua e zucchero.>>
Annuisco.
F: <<Ehy...>> mi lascia una carezza sul volto.
Mi lascio solo stringere ancora serrando gli occhi, gli ho dato solo problemi da quando ero piccolo e questo pensiero si accavalla a mille altri che non riesco a distinguere.
Avverto ora un debole fastidio al petto, il respiro cambiare e i pensieri che come se dotati di gambe e piedi iniziano a correre nella mia testa in modo più rapido di quello che mi aspettassi.
Lascio uscire dalle labbra un gemito di dolore, e mi porto una mano al petto, come se volessi bloccare i battiti, mio padre questa volta si alza di scatto e mi viene vicino.
F: <<Calmo, ora passa.>> mi sussurra, ma non ne sono così sicuro.
P: <<Okay Piero, prova a buttare fuori lentamente tutta l'aria che puoi.>>
Io faccio come mi dice, ma più i polmoni si svuotano più sento un dolore che ora si è trasformata in fitta al petto. Stringo per un po' i denti.
P: <<Devi continuare fino a quando non hai più aria.>>
Ci provo un altro po' e credo di esser arrivato al limite.
P: <<Ora falla entrare il più naturalmente possibile, non forzare Piero.>> mi dice lui.
E quel dolore mi porta a stringere il fianco di mio fratello con più forza.
F: <<Minchia...>> sussurra lui stringendo i denti, gli sto facendo male, e mi dispiace tanto.
Prendo aria, o almeno ci provo, qualche lacrima mi bagna il viso, il dolore al petto è disarmante.
P: <<Fa male, lo so, ma devi resistere e respirare. Forza.>> mi incoraggia lui accarezzandomi i capelli.
F: <<Papà...>> sussurra, e sento il terrore nella sua voce.
P: <<Franz non lo so, okay? Se riesce così è bene...>> lo zittisce lui.
Un tremito mi attraversa la schiena, sono sensazioni diverse dal solito e probabilmente dovute a questo nuovo esercizio di respirazione che mi sta facendo fare mio padre.
Io: <<E' peggio così.>> gli dico con voce ancora abbastanza normale.
P: <<Continua...>>
Io: <<Fa malissimo.>> mi stringo il petto assecondando le sue parole e lasciando uscire la poca aria rimasta con un gemito più insistente.
Sento dei passi celeri giungere fino a noi.
M: <<Che succ... Bedda matri, Piero!>> alza lei la voce e mi viene vicino.
M: <<Che è successo?>> domanda preoccupata a mio padre mentre questo mi fa continuare con l'esercizio.
F: <<Stavamo parlando, papà ci ha raccontato di quando è stato male...>>
Lei annuisce e si guarda con nostro padre.
M: <<Non può partire così.>> sibila lei.
Io: <<È il mio lavoro.>> sussurro a fatica.
F: <<Papà basta...>>
P:  <<So quello che faccio, Franz!>> gli dice autoritario.
Provo a far come dice lui, ma quel dolore è continuo.
M: <<E se gli viene in aereo...>>
F: <<Mà per favore... Basta già tutto ciò.>>
E ancora una volta mi rendo conto che gli do solo preoccupazioni.
Smetto un istante di ascoltare mio padre e il pensiero va a quel cretino di Ignazio che ha sbandierato tutto, mi ritrovo a non respirare per pochi secondi, e sono quei pochi secondi pensati a lui che mi fanno quasi crollare, ma la voce preoccupata di mio padre mi riporta alla realtà.
P: <<No, no. Respira Piero, respira. Ce la puoi fare, io lo so.>> mi incita lui, nel frattempo mia madre e mio fratello confabulano su tutto quello che sta accadendo.
Prendo aria lasciando qualche lacrima cadere dagli occhi.
Ora inizio a respirare senza il bisogno di sforzarmi, mi fa solo male il petto.
M: <<Bravo tesoro.>> mi dice dolcemente lei.
Mi padre si allontana un po' da me.
P: <<Resta fermo per cinque minuti almeno ogni volta che riprendi a star bene.>> annuisco.
Mio fratello mi da un leggero colpo sulla spalla e io abbozzo un sorrisino.
P: <<Questa è capitata come per un riflesso incondizionato dopo che ho raccontato cosa sia accaduto, ma gli altri giorni? Le altre volte? Se ti capitasse in aereo...>>
Io: <<Prenderò i tranquillanti domani, tranquillo.>> gli sussurro, ma vedo mia madre sobbalzare.
Sento mia madre stringermi la mano con forza.
M: <<Cos'è questa storia del tranquillanti?>> mi chiede preoccupata.
Io: <<Niente... Sono solo erbe naturali.>> la faccio breve.
La vedo che si allontana un po' nervosa, anche a lei avrà dato fastidio che non le ho detto nulla.
Io: <<Mà, per favore non fare così.>>
M: <<Tu quelle schifezze non le prendi, fine della questione.>>
Io: <<E se mi viene in aereo che minchia faccio, me lo spieghi?>> sbotto io andando frettolosamente in cucina per bere un po'.

P: <<Piero!>> mi richiama lui preoccupato, ma non torno indietro, nonostante io senta le gambe un po' più rigide.
M: <<Non mi interessa Gaetano. Ne abbiamo già parlato, mio figlio queste schifezze non ne prende.>> urla lei dalla mia camera, ed io chiudo gli occhi, ma quando li riapro avverto tutto girare, lo stomaco sotto sopra e il pranzo risalire, mi porto una mano alla bocca nel tentativo di mandarlo giù.
Tossisco mentre deglutisco un po', ingurgito rapidamente un bicchiere di acqua, ma sento solo lo stomaco avvolgersi su se stesso.
F: <<Oh...>> mi mette una mano sulla spalla notando che mi sono appoggiato al lavello.
F: <<Piè... Stai male?>> scuoto la testa. Avverto il cibo salire e la voglia di lasciarlo andare. Stringo forte la gola con una mano e deglutisco nuovamente.
F: <<Oh Piè...>> dice con tono più alto ed è allora che avverto i miei genitori precipitarsi.
P: <<Che succede? Piero...>> mi si avvicina, così, come anche mia madre, ma li scanso entrambi correndo in bagno.
F: <<No, maledizione.>> lo sento urlare e corrermi dietro, ma ormai è troppo tardi, perché ormai sono già piegato sul water a rimettere tutto quello che avevo mangiato a pranzo.
P: <<Piero...>> mi chiama.
Io: <<Non me lo sono procurato, non stavolta.>> mi giustifico io, nella speranza che possano capirmi.
Franz guarda mio padre e io noto i loro sguardi mentre mia madre mi accarezza i capelli.
F: <<Gli credi?>> chiede a mio padre.
P: <<Sì, ha avuto il tempo contato per arrivare in bagno... E' più che normale questa reazione.>> spiega a mio fratello.
Lentamente mi tiro su, sostenuto dal braccio di mia madre. Lavo accuratamente le mani e le labbra evitando lo sguardo di mio padre.
P: <<Piero...>>
Non gli rispondo, ma lui mi afferra per la spalla.
P: <<E' normale che sia successo.>>
Io: <<Non mi succedeva le altre volte in modo naturale.>> sussurro.
M: <<Quando riesci come prima ad evitare una crisi la tensione si porta sulla stomaco... Ti capitava spesso.>> mi dice lei.
Annuisco senza dire nulla.

Lasciamo il bagno e ritorniamo in camera mia, ci sediamo io e mio fratello sul letto, mia madre e mio padre sulle sedie, mantengo ancora lo sguardo basso.
P: <<Ora capisci perché mi devi dire cosa ti accade? Ogni volta c'è una reazione diversa: se è leggera non accade niente, se la eviti hai appena capito cosa accade, se è devastante come ieri puoi pensare di non avere conseguenze quando invece ce ne saranno, se è una solita crisi, come quelle di Bologna allora vorrai procurarti il vomito...>>
Mi stendo sul letto con uno sbuffo.
P: <<Piè non si scherza su queste cose.>>
Io: <<Okay pà, ho capito... Te lo dirò anche se mi da fastidio già ammetterlo a me stesso.>> rispondo un po' acido.
Sento il silenzio solo per pochi istanti.
F: <<Riuscirà sempre a evitarle se fa come prima?>> chiede lui.
M: <<No, è anche rischioso quello che è riuscito a fare.>>
F: <<In che senso?>>
Non riceve risposta ed io sono anche stanco di scoprire ancor altre cose.
F: <<Papà...>>
P: <<Tu spera solo che se ci proviamo va a buon fine.>>

Giro il capo verso di loro e vedo mia madre con la fronte poggiata sulla spalla di mio padre, non l'avevo mai vista così debole, lei che è la mia roccia, sposto lo sguardo su mio padre che ha gli occhi bassi, e lo sguardo fisso, come se stesse ricordando qualcosa.
F: <<Ma io come posso aiutarlo quando sta a Bologna? Io non ne sono capace...>> sussurra, a quel punto gli prendo la mano e gliela stringo.
M: <<Non ricapiterà più come quella di ieri sera.>>
P: <<Non lo sai. Sai cosa ci venne detto.>>
Vedo mia madre annuire e mio padre stringerla appena, nascondo il volto nel maglioncino di Franz.
F: <<Ehy... Piccolo Barone.>> mi fa sorridere con quella frase.
Io: <<Scimunito sei.>> sussurro io lasciandomi abbracciare.
M: <<Non se ne parla che deve prendere i calmanti per il viaggio.>> se ne esce dal nulla lei rivolta a mio padre.
P: <<Eleonora per piacere, ragiona: se sta male in aereo io non ho tutte le comodità per aiutarlo, in più dodici ore di volo sono fonte di stress.>> prova a farla ragionare lui.
M: <<Ma non è detto che stia male!>>
Lui le lancia uno sguardo eloquente ed io mi stringo ancora di più a Franz.
M: <<No Gaetano, Piero non prenderà quelle schifezze. Gli hanno fatto male all'epoca gli faranno male anche ora.>>
P: <<Non furono quelli, e lo sai anche tu.>>
M: <<Fu l'accoppiamento.>>
Non voglio più sentirli e Franz lo ha capito, tossisce debolmente facendo capire di smetterla.
Io sono certo che in viaggio non accadrà nulla perché non sarò solo, perché lì ci sarà Ignazio e nonostante tutto il mio odio non potrò mai rinunciare a lui. So che mi terrà a modo suo compagnia, anche con un misero sguardo sarebbe capace di darmi forza.

Mia madre sospira e la sento lasciare la stanza lasciandoci soli.
P: <<Piero...>> io mugugno qualcosa per fargli capire di continuare a parlare.
P: <<Hai ricevuto troppe notizie oggi, troppo stress, ma se vorrai sapere altro... Basta che tu me lo dica.>> io annuisco, anche se non sono molto convinto, forse non voglio sapere più niente di quello che mi accadde da piccolo, forse non voglio più ricordare.
P: <<Dopo passa da noi che mangiamo un po'... Dato che hai rimesso tutto.>> mi dice tranquillo lasciando la mia stanza.
Franz mi spettina i capelli.
F: <<Almeno ci abbiamo capito di più, no?>>
Io: <<Sì... Non che cambi la situazione, però.>>
F: <<Stai tranquillo che non credo ti venga in aereo.>>
Io: <<Ne sono abbastanza sicuro.>> non gli spiego il motivo, non voglio lo sappia.
Lui annuisce.
F: <<Io non ricordo tutte queste cose e... Eri piccolo e hai perso conoscenza e io non ero con te...>> sussurra e mi stringe improvvisamente a sé.
Io: <<Franz calmati, ora sono qui, tu sei qui con me, ed io sto per partire per un tour mondiale...>> sussurro.
F: <<Non voglio che tu parta, non ho la situazione sotto controllo.>>
Io: <<Hai casa sotto controllo. Ci sentiremo ogni giorno, tranquillo.>> provo a rassicurarlo io.
F: <<Devo andar a Bologna... Mi dispiace anche lasciar Mary e mamma sole.>>
Io: <<Dispiace anche a me... Ma dai, sono solo cinque o sei mesi.>>
Mi toglie quasi il respiro il suo abbraccio .
F: <<Sai che ti voglio bene, vero?>>
Sorrido a quella frase.
Io: <<Ma quanto sei schifosamente tenero.>>
F: <<Ah, non me lo ricordare.>> ride lui.
Mi lascio stringere ancora.
Io: <<Te ne voglio anche io.>> sussurro.
F: <<Lo so, anche se me lo dici poco.>> mi scompiglia i capelli e si allontana un poco.
F: <<Forza, finiamo di fare questa valigia.>> si alza e prende le camicie, ma ci rendiamo conto che sono troppo stropicciate, così ci guardiamo un attimo e andiamo ridendo da nostra madre, ma la scena che mi ci si para dinanzi ci fa bloccare entrambi.

Vedo mia madre che piange sul petto di mio padre e mi si gela il sangue perché temo che quelle lacrime siano per colpa mia, spingo Franz appena lontano dalla visuale.
F: <<Che fai?>> dice con un filo di voce.
Io: <<Shh... Fai sentire.>>
F: <<Non si spia...>>
Io: <<Zittiti>> lo riprendo io cercando di capire che si dicono i miei.
P: <<Eleonò, non fare così, forza... Andrà bene, ne uscirà.>> le sussurra papà e lo vedo come le accarezza i capelli.
M: <<Non farglieli prendere, non farlo stare male a causa di queste schifezze. L'ultima volta...>>
P: <<Non sono stati quelli, è stato causato dalla dose eccessiva che gli era stata data.>>
Non capisco, cosa diamine mi è successo? Cos'altro non ricordo?
M: <<Non lo abbiamo mai capito per certo, ma quello shock anafilattico lo potevamo evitare.>> dice tra le lacrime.
Franz mi afferra per una spalla e mi stringe forte, davvero molto forte.
P: <<Lo so, ma non posso rischiare stia male domani, hai visto tu stessa...>>
M: <<Solo poche gocce.>> si convince lei.
P: <<Tranquilla, fidati di me.>> le bacia la fronte e continua a tenerla stretta, come Franz continua a tenere stretto me, mi aggrappo alle sue braccia.
Io: <<Non mi lasciare, Franz.>> gli chiedo in un sussurro.
F: <<Non ti lascio. Stai tranquillo che mi avrai sempre con te.>> mi sussurra tenendomi su, pur di non farmi crollare.
P: <<Non possiamo rischiare con quel metodo di respirazione.>>
M: <<È l'unico che lo aiuta in quel caso... È pericoloso, ma è l'unico...>>
P: <<Sai che in quel modi può perdere conoscenza prima del previsto.>>
M: <<Solo se smette di collaborare.>>
P: <<E' capace di farlo.>> ed io so che ha tremendamente ragione.
Cala il silenzio tra loro, restano a guardarsi un po' ed io nello sguardo di mio padre verso mamma vedo il mio verso Ignazio.
M: <<Fai come ritieni più giusto allora.>>
P: <<Andrà bene, te lo prometto.>>

Sento le gambe quasi non reggermi più e lascio che le camice cadano a terra per rendere più salda la presa su mio fratello.
F: <<No, no, calmo. Non mi fare scherzi.>> mi tiene su, sentiamo dei passi avvicinarsi e vediamo i nostri genitori uscire dalla cucina, ci guardiamo un poco, poi mio padre viene vicino a noi e mi fa lasciare da Franz portandomi un braccio intorno al busto e portarmi sul divano.
P: <<Da quanto state qui?>> ci chiede preoccupato.
Io: <<Da un po'.>> gli sussurro e avverto gli occhi diventare pesanti a causa delle lacrime.
P: <<Cosa ha sentito?>> chiede a mio fratello.
F: <<Fin troppo.>>
Mia madre mi guarda solo un attimo e poi scompare in cucina.
P: <<Ti ho detto che se volevi sapere...>>
Io: <<Non volevo sapere più nulla oggi.>> ammetto lasciando scorrere lacrime silenziose.
Mia madre torna con un bicchiere d'acqua, bevo rapidamente ed è acqua e zucchero come pensavo. Muovo debolmente la testa sentendola pulsare.
P: <<Calmo, non è nulla. Ti senti solo debole ed è più che logico.>> mi rassicura lui.
Io: <<Io... Vi ho creato solo problemi, da quando ero piccolo, mi dispiace. Non vi meritate tutta questa sofferenza.>> sussurro tra le lacrime.
Mia madre mi si avvicina e mi accarezza i capelli.
M: <<Tesoro mio, diventare genitori significa anche soffrire. Se solo potessimo, io e tuo padre ci prenderemo tutti i vostri problemi, lavorativi e fisici. Questo significa essere genitori.>> lo dice tra le lacrime stringendo la mia mano e quella di Franz, guardando profondamente nostro padre.
Io: <<Mi dispiace comunque.>> dico con uno sorriso tirato.
P: <<In tour non voglio sentirne "mi dispiace", chiaro? Se hai un problema lo proviamo a risolvere, non è colpa tua Piero.>>
Io: <<Grazie...>
Lo vedo solo annuire e sollevarmi un po'.
M: <<Ti preparo un po' di latte caldo e vai a riposare.>>
Annuisco e vedo mia sorella spuntare da dietro la porta.
MG: <<Piero...>> mi si precipita accanto.
Io: <<Piccola... Ti sei svegliata, eri stanca?>> le accarezzo una guancia.MG: <<Che ti succede? Cos'è successo?>> domanda preoccupata.
Io: <<Niente, solo tanta stanchezza Mary, ma ora vado a riposare, devo essere pronto e riposato.>>
Lei annuisce, ma non mi crede, si gira verso Franz.
MG: <<Domani posso venire con te? Ad accompagnarli?>> mette su un visino tenerissimo che è impossibile dirle di no, infatti mio fratello cede e acconsente.
MG: <<Sei pallido e strano...>> insiste lei.
Io: <<Ah wow, uno zombie allora.>> scherzo io anche se non c'è nulla da scherzare.
Mia madre torna con il mio latte senza lattosio che bevo abbastanza lentamente senza dir mezza parola.

Ho solo bisogno di metabolizzare quanto ho sentito oggi e chissà quanto tempo mi servirà. Ho solo capito che ogni azione produce inevitabile una reazione del mio organismo ed io sono certo di non poter esser in grado di capire di cosa io abbia bisogno.
Avrò bisogno dell'aiuto della mia famiglia quando sarò a casa, di quello di mio padre in tour, non voglio più crollare come ho fatto in questi due giorni, due giorni che sono diventati pesanti, stressanti e hanno riesumato degli eventi che sono stati eliminati dalla mia mente.
Voglio partire con questi buoni propositi, proverò a lasciarmi tutto il resto alle spalle, ma l'idea di avere a che fare con i miei colleghi per la maggior parte del tempo mi fa dubitare che possa farcela. Ignazio non posso lasciarmelo alle spalle e allora succeda quel che succeda sarò disposto ad affrontarlo.
Sono disposto a combattere per non stare più male, e se dovesse accadere questo accadrà solo nella camera d'albergo con mio padre che può aiutarmi.
Inizierà una muta lotta di resistenza fisica e psicologica tra me e Ignazio, e io so che posso vincere, so che questa volta non mi farò mettere KO da lui, né tantomeno dai miei sentimenti.


Note:
Nonstante le larime spese nello scrivere questo capitolo ora capiamo qualcosa in più su queste crisi, ma quale altre verità relative al passato attendono ancora Piero?
Come reagirà il Principe di Naro al tour oltreoceano?

A voi le tastiere, aspettiamo le vostre opinioni!

A presto, un bacio,
S&I


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