Acele

By _Silence_kills_me_

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Nella vita non si può sempre scegliere ciò che si vuole, tantomeno quando vivere o quando morire. Il dolore... More

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By _Silence_kills_me_

*Halloween*

31 ottobre 2016, Miami.

Nicole's Pov

Panico. Panico. Panico.

Stavo trotterellando per tutta la casa come una furia. Dovevo sbrigarmi e finire di prepararmi dato che tra un paio di minuti passava Kevin a prendermi per andare alla festa della scuola.

Sentii il telefono squillare e mi maledissi mentalmente, afferrandolo.

"Parli del diavolo ed ecco che spuntano le corna" borbottai tra me e me.

«Sì?» risposi, saltellando su una gamba mentre provavo a infilarmi le scarpe.
«Sei pronta?» mi chiese.
«Due minuti e sono da te» dissi, sperando si trattasse solo di due minuti.
«Ok, ti aspetto» riagganciò.

Riuscii finalmente a mettermi le scarpe e mi soffermai davanti al grande specchio vicino alla porta. Studiai la mia immagine allo specchio: le mie gambe erano interamente fasciate da un paio di calze a rete nere, insieme ad un paio di pantaloncini corti che a malapena ricoprivano il mio sedere, di pelle, blu e rossi. In su indossavo una maglia bianca, le cui maniche e collo avevo colorato di rosso e sul petto avevo scritto 'Daddy's lil monster'. Il tutto era completato con un paio di Jeffrey Campbell nere con le borchie e dei braccialetti di pelle ai polsi. Diedi un ultima controllata al trucco sbavato, rosso e blu, e sorrisi fiera di me stessa. Avevo fatto un gran bel lavoro. Se non fosse stato per i capelli terribilmente rossi sarei stata un'ottima Harley Quinn. Afferrai il telefono e mi affrettai a scendere le scale di casa, cercando di non spezzarmi l'osso del collo.

«Mamma, io vado» gridai dal corridoio, mentre prendevo la giacca blu e rossa che avevo comprato espressamente per questa festa, facendomi sentire.
«Va bene, tesoro. Divertiti e fa' attenzione!» gridò di rimando.

Uscii di casa e mi affrettai a raggiungere Kevin che mi stava aspettando in macchina.

«Due minuti, eh?» si beffò di me, sorridendo.
«Ehi, io ci ho provato!» lo incenerii con lo sguardo, dandogli un colpo sulla spalla.
«Sì, sì. Per te infatti due minuti significano venti» alzò gli occhi al cielo, mentre metteva in moto.
«Ma non è vero! Saranno stati al massimo sei, sette» sbuffai, mettendo il broncio.
«Dai, amore, sai che scherzo» disse, mettendomi una mano sulla coscia.

Sentendomi leggermente a disagio, voltai la testa, evitando il contatto visivo e iniziai a occuparmi il tempo cercando qualcosa da ascoltare in radio.

Da quando c'era stato quel bacio tra me e Christopher mi sentivo uno schifo. Non ne avevo fatto parola con nessuno, men che mai con Kevin. Lo sapevo, ero stata una stronza, ma non era stata colpa mia, era stato un fottuto errore. Sì, va bene, un errore che magari mi era piaciuto più del dovuto, ma comunque sia era stato un errore.
Avevo evitato Christopher come la peste, o almeno ci avevo provato, dato che comunque sia dovevo lavorare insieme a lui per l'allestimento della scuola. Per fortuna, però, non eravamo quasi mai da soli, e se per caso restavamo solo noi due cercavo costantemente una scusa, come il dover andare in bagno o il cercare qualcosa. Sarà rimasto con l'impressione che avevo problemi con la vescica o che ero in quel periodo del mese, o magari si sarà reso conto che lo stavo evitando. Ma non importava, dato che ero riuscita a stargli alla larga il più possibile.

«Ti senti bene?» mi chiese, prendendo a massaggiarmi la pelle coperta dal leggero strato di stoffa.
«Sì, perché?» domandai, facendo finta di nulla.
«Non so, da un paio di giorni ti sento strana» ammise, lanciandomi qualche occhiata di sfuggita.
«No, no, sono solo stanca. Ero concentrata con i preparativi per la festa, poi anche la scuola...» restai sul vago.
«Chris ti ha creato problemi? Ti ha infastidito?» domandò, stringendo leggermente la presa sulla mia gamba.
«No, tranquillo» risposi, mettendo la mano sopra la sua come per assicurarlo. «Anzi, è stato più collaborativo di quanto avrei pensato» aggiunsi, ed era vero.
«Hm, chi lo sa, magari sarà tornato in lui» suppose lui. «Si sarà abituato all'assenza di Naira. Sarebbe anche il caso. È passato più di un mese» disse, continuando a guidare.
«Effettivamente è così» ammisi, pensando a quando fosse passato in fretta il tempo. Erano successe così tante cose che a malapena mi capacitavo che fosse praticamente novembre.
«Adesso che ci penso meglio, nell'ultima settimana ha iniziato a riavvicinarsi anche a noi, alla squadra intendo. Era diventanto abbastanza distante anche da loro» disse, mentre io mi limitai ad annuire.

Non riuscivo a far altro che pensare a quel bacio. Alle sue labbra sulle mie, alle sue mani sui miei fianchi, ai suoi capelli morbidi tra le mie dita, alla sua lingua in cerca della mia, al mio corpo avvinghiato al suo... E ai brividi che mi avevano pervaso il corpo. Brividi che che mi scuotevano l'anima, anche con un solo sguardo, anche solo avendolo a pochi metri da me. Brividi che, per quanto io ci avessi provato, sentivo solo in sua presenza.
La mano di Kevin sulla mia coscia non mi trasmetteva nulla, tranne un calore familiare, nemmeno lontanamente paragonabile alle fiamme che prendevano possesso del mio corpo nel momento in cui la mano di Christopher sfiorava la mia pelle.

Chiusi gli occhi, appoggiando la testa sullo schienale.
Che cosa c'era di sbagliato in me? Perché non potevo semplicemente accontentarmi di ciò che avevo, di questo ragazzo tanto premuroso e dolce che mi voleva rendere felice, che mi era sempre accanto? Eppure, era come se a me non bastasse, non era ciò che volevo realmente.

Voltai la testa verso Kevin, iniziando a studiarlo. Lo sguardo attento sulla strada e gli occhi verdi illuminati dai fari delle auto. Una mano sul volante con una stretta sicura e l'altra che accarezzava in modo distratto la mia coscia.
Tutto in lui mi suggeriva una sensazione di conforto, di benessere, di tranquillità. La sua posa rilassata, il suo carattere dolce e calmo, tutto ciò avrebbe dovuto farmi sentire la ragazza più felice del mondo, ma non lo ero. Non lo ero davvero.
E mi odiavo con tutta me stessa per questo. Lui mi stava donando tutto, cercava sempre di farmi sentire bene e si preoccupava per me, ma soprattutto mi amava. Lo sapevo, perché quando lo guardavo negli occhi lo vedevo, vedevo quella scintilla con cui mi guardava, come se fossi il suo bene più prezioso.
Ed io ero un'ignobile arrivista. Non mi bastava tutto ciò. Io volevo Christopher, anche se lui non voleva me.

"Perché non posso essere innamorata di Kevin? Perché?" continuavo a domandarmi e sentivo gli occhi diventare umidi.

«Come mai mi stai fissando?» chiese, notando il mio sguardo concentrato e mi resi conto di starlo, effettivamente, fissando. Scossi la testa come per cacciare tutti quei pensieri dalla mente e gli rivolsi un sorriso malinconico, mentre lui accostava la macchina e notai di essere arrivati.
«Nulla, solo che...» sentivo la voce leggermente spezzata e feci un respiro profondo per cercare di tranquillizzarmi. «Stavo solo pensando che sei il miglior ragazzo del mondo» conclusi, pensandolo davvero.
«Beh, grazie» rispose leggermente stranito della piega che stava prendendo la nostra conversazione. «Anche tu sei la ragazza migliore del mondo» disse, prendendo la mia mano e portandosela alle labbra, per poi baciarmi le nocche. Rimasi leggermente spiazzata dal suo gesto.
«Ti sbagli, sono la peggiore» commentai, abbassando lo sguardo e vergognandomi di me stessa.
«Ehi, non dire mai più una cosa del genere» mi riprese dolcemente. «Tu sei la sola che voglio, hai capito?» domandò, accarezzandomi le guance con i pollici e costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Ho capito» sorrisi debolmente e lui posò le sue labbra sulle mie, in un dolce e innocente bacio a stampo.
«Ora andiamo, sarà meglio entrare» disse, staccandosi e io annuii distrattamente, per poi aprire la portiera.

Ancora una volta, i brividi stentavano a farsi sentire e io mi sentivo ogni secondo peggio, domandandomi se esistesse persona più spregevole in questo mondo, mentre Kevin mi tendeva la mano per aiutarmi ad uscire dall'auto, per poi avviarci verso l'entrata.

L'edificio era illuminato da dei lampioni posti strategicamente, affinché gli conferisse un aspetto tetro. Le finestre erano decorate con ragnatele finte e sui muri della scuola si potevano osservare ogni tanto qualche ragno, anch'essi finti, dalle dimensioni abbastanza notevoli.
Sopra le grandi porte era stato appeso uno striscione su cui vi era scritto 'Ballo annuale di Halloween. XVII-a edizione' con lettere maiuscole allungate e appuntite, suggerendo i canini appuntiti dei vampiri, di un colore bianco, su uno sfondo rosso sangue.
Una volta entrati, lo spettacolo continuava, con pippistrelli, scarafaggi, altri ragni e ragnatele, qualche bara e un paio di sarcofagi contenenti delle mummie, il tutto completato da uno strato abbastanza denso di 'nebbia'.
Ci addentrammo nei corridoi, diretti verso la palestra, dove si sarebbe svolta la vera e propria festa.

«Ehi, guarda, c'è Sarah» disse Kevin, facendomi cenno verso un punto alla nostra destra.

Mi voltai e ritrovai la mia amica travestita da assistente medicale, con alcune chiazze rosse sul grembiule e sulla pelle scoperta delle mani e delle gambe, che dovevano essere ferite.
Ci avvicinammo a lei e solo in un secondo momento ci rendemmo conto che era insieme ad alcuni ragazzi della squadra di basket, tra cui Chase, suo fratello. Appena ci osservò fece un segno ai ragazzi e si avvicinò a noi.

«Ciao, ragazzi!» disse, sorridendo e noi ricambiammo il saluto. «Nicole, ma questo costume ti sta benissimo! Sei un'Harley Quinn niente male» commentò, ammiccando. «E tu, Kevin, lo stesso costume dell'anno scorso?» chiese, studiandolo.
«Sì, il conte Dracula è di nuovo in azione» disse, mostrando i canini.
«Bene, dai venite, andiamo dagli altri. Sono arrivati quasi tutti, mancano solo Christopher e Aaron se non sbaglio» commentò e io mi irrigidii leggermente sentendo il suo nome.

Ci avvicinammi agli altri e iniziammo a ridere e scherzare, tra qualche bicchiere di punch e qualche ballo.

***

«E allora vedi che arriva sto tipo da dietro, vestito da banana formato gigante e ti salta sulle spalle dicendoti "So che vuoi sbucciare la banana. So che lo vuoi, dai, sbucciami, sbucciami!"» iniziò a raccontare Darrin, facendo ridere tutti.

Eravamo usciti tutti quanti in cortile e ci eravamo seduti in cerchio, giocando obbligo o verità, e Darrin doveva raccontare l'esperienza più strana vissuta ad Halloween.

«E tu?» domandò Chase dopo che riprese fiato.
«Beh, che avrei potuto fare? Ho preso l'accendino e l'ho minacciato di bruciargli la buccia, e non solo, e lui ha iniziato a gridare come una femminuccia ed è scappato a gambe levate» fece spallucce, provocando di nuovo una risata generale. «Però devo ammettere che se fosse stata una ragazza, non ci avrei pensato due volte a "sbucciarla"» commentò con fare malizioso, mentre io non riuscivo più a respirare a forza di ridere.
«Va bene, adesso tocca a te, Aaron» riprese Darrin, rivolto al ragazzo che ci aveva da poco raggiunti. «Obbligo o verità?».
«Obbligo» rispose sicuro di sè.
«Bene... Hm, vedi quella ragazza là?» chiese, indicando un angioletto molto carino, e Aaron annuì. «Devi andare da lei e baciarla, per poi chiederle il numero. Ma vai dritto da lei e la baci - e mi raccomando che sia con la lingua, non a stampo -, non inizi con varie smancerie. Dritto al punto, amico» spiegò.
«Affare fatto» rispose questi e, alzandosi si avviò verso la ragazza in questione.

Tutti ci girammo in quella direzione, cercando di non essere troppo insistenti, ma fallendo miseramente, dato che la curiosità ci stava macinando dentro.
Aaron, arrivato dietro alla ragazza, l'afferrò per il gomito facendola girare bruscamente e catturando le sue labbra tra le sue. La poverina, che mi pareva si chiamasse Beth, rimase lì interdetta, senza muovere nessun muscolo, mentre Aaron si impossessava della sua bocca. Dopo qualche minuto si staccarono e Beth lo guardò scioccata, strabuzzando gli occhi. Lui aprì bocca per dire qualcosa, probabilmente per chiederle il numero, ma venne bloccato da un pugno che volò verso la sua mascella, facendolo barcollare all'indietro e lo vidi portarsi una mano alla bocca.

«Spero per te che non ti azzardi mai più a toccare la mia sorellina!» sentii ringhiare un ragazzo alto e moro, mettendosi davanti alla sorella con fare protettivo.
«Scusa, amico...» iniziò a scusarsi Aaron, mentre noi scoppiavamo in una risata collettiva.

Aaron tornò verso di noi, guardandoci torvo, mentre noi continuavamo a ridere come pazzi.

«Cosa c'è di così divertente?» chiese una voce profonda che mi fece passare tutta la voglia di ridere.
«Niente, solo Aaron che si prende un cazzotto dopo aver limonato con un bocconcino niente male» commentò Chase.
«Fottetevi» replicò Aaron, sputando sangue e solo in quel momento notai la sua bocca macchiata di rosso. «Vado a darmi una pulita» borbottò tra sé e sé.
«Siete dei veri bastardi» replicò lui, sghignazzando, mentre si sedeva anche lui nel piccolo cerchio che avevamo creato - salutando i ragazzi con una stretta di mano -, proprio davanti e mi fu inevitabile notare il suo ghigno.

Appena osservai il suo costume il cuore mi si fermò in gola. Ma... Ma quello era il costume di Joker! Jeans neri, una giacca viola aperta, che lasciava in bella vista i suoi pettorali su cui c'erano varie scritte e i capelli tirati indietro col gel, di un verde acceso.
D'un tratto voltò la testa verso di me e mi fissò con quei suoi occhi dannatamente azzurri, ammiccando, per poi farmi l'occhiolino e accennare un sorriso arrogante, denti inclusi. Questo poi era il colmo!
Girai di scatto la testa e cercai in tutti i modi di ignorare la sua presenza, fingendomi interessata alla conversazione di Kevin con Darrin.

«Che sta succedendo?» richiamò la mia attenzione Sarah.
«Non capisco di cosa tu stia parlando» risposi, facendo la finta tonta.
«Oh, secondo me lo sai eccome» replicò, guardandomi seria. «Ho visto come sei sussultata quando hai sentito la sua voce e non sono stupida, ho avvertito il tuo cambiamento degli ultimi giorni. Posso, dunque, sapere cosa accidenti sta succedendo tra voi due?» continuò imperterrita, squadrandomi, la mia amica.
«Ecco...» iniziai a dire, ma fui - per mia fortuna - interrotta dal ritorno di Aaron, che si sedette al suo posto e continuò il giro.
«Chase, obbligo o verità?».
«Obbligo» rispose questi sicuro di sè.
«Vai a prendere delle birre per ognuno di noi» disse e l'altro sbuffò sonoramente.
«Sei un coglione, sul serio. Adesso ti stai vendicando, brutto pezzo di merda» iniziò a insultarlo, mentre contro voglia si alzava.
«La prossima volta impari a ridere di me, cazzone».

***

Tre birre e un paio di giri più tardi, eravamo ancora lì, tutti in cerchio che ridevamo come degli idioti, cercando di formulare frasi con un minimo di senso logico, ma senza troppo successo. Stavo con la testa appoggiata sulla spalla di Kevin, mentre lui mi circondava le spalle con un braccio e ogni tanto mi lasciava qualche bacio sui capelli.

«Chris, obbligo o verità?» chiese Darrin.
«Hm, dai, verità» rispose dopo aver risposto già per tre volte di seguito "obbligo".
«Chi era quella pollastrella con cui stavi limonando dopo gli allenamenti, la settimana scorsa?» chiese e tutti fecero un "oooh", mentre io perdevo qualche battito e lui mi rivolgeva un'occhiata di sfuggita.
«Nessuno, solo una distrazione» commentò, sventolando una mano, come se non contasse nulla.

Ed ecco che un'altra volta mi veniva riconfermato il fatto che io non contassi niente per lui. Perché me ne stupivo? Ormai avrei dovuto farci l'abitudine, eppure bruciava ancora.

«Kevin» sentii la sua voce profonda e ironica. «Cosa scegli?» domandò, sorridendo beffardo, come prendendosi gioco di lui. Non mi era sfuggito il fatto che da quando fosse arrivato avesse lanciato di continuo frecciatine a Kevin e ogni tanto a me, mettendoci in difficoltà o facendo allusioni, ma cercammo di evitare le sue battutine nel miglior modo possibile.
«Verità» rispose il mio ragazzo.
«È vero che ami Nicole?» gli chiese, guardando però me e io lo guardai in modo confuso.

Tra tutte le domande che avrebbe potuto porgli, mi aspettavo a qualsiasi tranne che a questa. Lo faceva per dimostrarmi qualcosa? Cosa? Se voleva dire a tutti quello che era successo tra di noi, l'avrebbe già fatto, oppure no? Sentivo l'ansia crescere e mi staccai da Kevin, per non fargli capire quanto fossi scossa.

«Sì, la amo» riconobbe il mio ragazzo, sicuro di sé senza battere ciglio, e io mi irrigidii, cercando di capire quello che aveva appena detto.

Mi... Mi amava? Non me l'aspettavo. Sì, va bene che stavamo insieme, però non me l'aveva mai detto e il fatto che me l'avesse confessato così, su due piedi mentre giocavamo ad obbligo e verità... Ebbene mi aveva preso contropiede.

«Che succede, Nicole, come mai sei ammutolita?» ghignò Christopher, mentre io ero ancora stordita.
«Amore, ti senti bene?» mi chiese Kevin, poggiando una mano sulla mia, confortandomi.
«Eh?» domandai, ancora sotto shock. «Ah, sì, sì. Sto bene, stai tranquillo» risposi frettolosa e lui mi squadrò per qualche secondo, per poi continuare il giro.
«Prova ancora adesso a dirmi che non sta succedendo nulla» mi sussurrò seria Sarah, guardandomi contrariata, mentre io mi limitavo ad ignorarla.

«Nicole» mi sentii richiamare e alzai la testa dai fili d'erba con cui stavo giocando e mi guardai intorno, per capire chi mi avesse richiamato e mi resi conto che si trattava di Sarah.

«Hm?» domandai distratta.
«Ti ho chiesto: obbligo o verità?» ripeté.

Cazzo, cazzo, cazzo. Ero fottuta. Se dicevo verità, rischiavo che lei mi chiedesse cosa diamine fosse successo e non avrei proprio potuto ammetterlo davanti a tutti, mentre se sceglievo obbligo sarei stata costretta a fare qualcosa che non volevo. Fanculo. Che dovevo fare? Mi morsi il labbro talmente forte da farmi male.

«Allora?» insistette lei, iniziando a perdere la pazienza.
«Io... Obbligo» risposi con un filo di voce. "O la va o la spacchi".
«Io ti obbligo a...» iniziò, battendosi l'indice sul labbro inferiore, mentre scrutava attentamente il cortile e gli studenti. «Ci sono! Ti obbligo a baciare Christopher» concluse soddisfatta e io spalancai la bocca, incredula, mentre sentivo alcuni di loro mormorare degli "uuu".
«Come scusa?» chiesi, credendo di aver capito male. Dovevo aver capito male, non poteva avermi realmente detto di baciare Christopher!
«Quello che hai sentito. Bacia Christopher» calcò le ultime due parole.
«No» risposi immediatamente.
«Devi farlo, Nic, è un obbligo» disse lei risoluta.
«Ho il diritto di rifiutare» replicai.
«E dai, che sarà mai, è solo un bacio innocuo» alzò gli occhi al cielo, mentre alcuni ridacchiavano.
«Sarah, sono fidanzata!» protestai ancora e lei fece per aprire bocca, ma fu interrotta da qualcun altro.
«Quanto la fai tragica, come se non fosse mai successo» sghignazzò Christopher e io mi sentii venire meno.

No, non era possibile, non l'aveva detto seriamente. D'un tratto si fece bruscamente silenzio, e io riuscivo a sentire il mio battito accelerare. Guardai ognuno di loro, cercando di scorgere un movimento, qualcosa, pur di distrarre l'attenzione da me, ma tutti mi stavano fissando, in attesa di una risposta. Aprii e richiusi più volte la bocca, senza sapere realmente cosa rispondere.

«Di che cosa sta parlando?» interruppe il silenzio che si era creato Kevin.
«Che ci siamo già baciati in passato, non è nulla di nuovo, ci siamo già passati» sghignazzò Christopher come uno stupido e in quel momento mi resi conto che aveva alzato un po' troppo il gomito, come tutti gli altri, del resto.
«Nicole? Che significa?» chiese ancora Kevin, guardandomi inarcando un sopracciglio.
«Uf, sei proprio duro di comprendonio» commentò Christopher, ridacchiando, mentre cercava di alzarsi dal prato, barcollando. «Beh, te lo spiego io, amico mio. Sai la tipa di cui mi hanno chiesto prima? Quella con cui ho limonato dopo gli allenamenti?» precisò, mentre Kevin annuiva confuso, mentre io scuotevo freneticamente la testa e mi agitavo come una forsennata, pregandolo di non dire nulla, ma supposi fosse troppo su di giri per capire ciò che stesse succedendo intorno a lui, per notare i miei segni o semplicemente se ne infischiava altamente. «Bene, era Nicole» continuò, facendo spallucce, ignorando il fatto che io stessi lì, mentre tutti intorno a me ripresero a muoversi, parlare, agitarsi, mentre dentro di me sentivo qualcosa spezzarsi, alienandomi dal mio stesso corpo.

Si diceva che quando si era in coma, la persona in questione viveva un'esperienza extracorporea, ovvero essa non poteva reagire agli stimoli provenienti dall'esterno, eppure era cosciente di tutto ciò che le succedeva attorno. Per questo i dottori dicevano ai familiari di parlarci, dato che essi li sentivano.

Ecco, io in quel momento mi sentivo esattamente così, come se stessi vivendo un'esperieza extracorporea. Riuscivo a sentire lontanamente tutti che mi ponevano domande, mi guardavano sconvolti, volevano capirne di più, ma io non potevo reagire. Stavo semplicemente lì, mentre Christopher si alzava, rivolgendomi un'ultima occhiata indifferente, per poi allontanarsi e lasciarmi indietro a crogiolare nel mio stesso sbaglio, sopraffatta dalle emozioni che mi stavano travolgendo.

D'un tratto sentii qualcuno strattonarmi il braccio, mentre mi costringeva ad alzarmi e mi portava via da lì, e - come se d'un tratto si fosse fatto chiarezza tra la nebbia - riconobbi vagamente Sarah trascinarmi dietro di lei, lasciando indietro tutte quelle voci che mi stavano assillando.

***

Kevin's Pov

Io non ci potevo minimamente credere. Ero letteralmente sconvolto. Nicole aveva baciato Christopher? Christopher aveva baciato Nicole? Dannazione, Christopher e Nicole si erano baciati? La settimana scorsa... Ciò significava che mi aveva tradito. Mi aveva fottutamente tradito, porca puttana!
Quando mi ripresi dallo sgomento iniziale, mi girai verso di lei, volendo chiederle spiegazioni, dato che lui se n'era andato dopo aver fatto scattare la bomba. Che vigliacco, non aveva nemmeno le palle di affrontare la situazione.

«Nicole, dimmi che non è vero» dissi piano, cercando il suo sguardo, ma lei era diventata come una statua di pietra, non muoveva un solo muscolo ed era diventata bianca come un cadavere. «Dimmi che tutto ciò non è fottutamente vero!» gridai questa volta, facendo voltare tutti verso di me, anche le altre persone che si trovavano in cortile, improvvisamente attenti alla scena, in un rigoroso silenzio.

Ma io non volevo il silenzio, volevo avere delle spiegazioni e volevo averle da Nicole. Lei però non sembrava dar segni di vita e io sentivo la rabbia crescere dentro di me ad ogni secondo che passava. Non cercavo nemmeno di controllarmi, stavo andando su tutte le furie e una spiegazione era d'obbligo, cazzo! Non poteva starsene semplicemente lì, immobile, senza dire nulla. Doveva darmi delle spiegazioni, io ne avevo bisogno!

Ad un certo punto, Sarah la prese per un braccio e l'aiutò ad alzarsi, mentre le sussurrava qualcosa che non riuscii a sentire.

«No, cazzo, Sarah. Lei non se ne va da nesssuna parte, deve spiegarmi cosa cazzo è appena successo!» sbraitai contro la povera ragazza, che in fondo non aveva poi tante colpe, dato che non era stata lei a baciare qualcun altro mentre stava con me, ma non riuscivo più a pensare in modo razionale.
«Kevin, al momento siete entrambi scossi, tu sei incazzato e lei non si sente bene. È meglio che vi riprendiate un attimo e ne discutiate dopo con più calma. Va bene?» cercò di farmi ragionare ed io, anche se riluttante, mi arresi alla fine, rendendomi conto che aveva ragione e le lasciai andarsene.
«Amico, dai, rilassati. Aspetta di ascoltare anche la sua versione dei fatti...» iniziò a dire Chase, poggiandomi una mano sulla spalla, ma me la scrollai di dosso e mi alzai, iniziando a camminare senza una meta precisa.

***

Sarah's Pov

Tornai da Nicole, porgendole un bicchiere d'acqua e lei lo prese, mormorando appena un 'grazie', portandoselo poi alle labbra e sorseggiandone il contenuto. Lasciò il bicchiere sul pervaso vicino a lei e si passò una mano tremolante tra i capelli mentre si mordeva il labbro inferiore, per farlo smettere di tremare. Stava appoggiata alla finestra, scrutando con sguardo perso il cielo notturno, coperto dalle nuvole.

«Avanti, inizia anche tu con le domande, tanto so che non stai più nella pelle di scoprire cos'è successo realmente» commentò dopo un prolungato silenzio, sospirando come se fosse rassegnata.
«A prescindere che io voglia saperlo o meno, penso che ti farebbe bene parlarne» risposi, mettendomi accanto a lei, spalla contro spalla.
«E va bene, ci siamo baciati, contenta?» sbuffò, girandosi verso di me. «Era questo che volevi sentirti dire? Sì, sono una lurida stronza, ho tradito Kevin. Va bene così?» continuò imperterrita.
«Senti, io non ho detto nulla di tutto ciò» risposi, girandomi anche io a guardarla.
«Beh, ma l'hai pensato, come tutti gli altri seduti lì in cortile, che continuavano a farmi domande su domande!» sbraitò.
«Tu non sai quello che penso o non penso» replicai con le braccia incrociate.
«Lo vedo da come mi guardi, che mi stai giudicando, che sei delusa. Cosa c'è, volevi sentirti dire che hai avuto ragione? Bene! Hai avuto ragione, hai avuto fottutamente ragione! Sono innamorata come una stupida di Christopher, ma a lui non gliene fotte un cazzo di me!» gridò, ma per sua fortuna non la sentì nessuno dato che il volume della musica era abbastanza alto e nessuno sembrava prestarci attenzione.
«No, tu vuoi sapere la verità? La verità è che pensavo fossimo amiche! Non me ne fotte un cazzo di quello che hai fatto o non hai fatto con Christopher, e tantomeno non mi importa di aver avuto o meno ragione. Quel che mi importa è che tu mi hai nascosto tutto questo per settimane! Cosa credevi, che ti avrei giudicata? No, non l'avrei fatto, ti sarei stata accanto e avremmo trovato insieme un modo per risolvere tutta questa situazione» esplosi.
«Tu mi parli dell'essere amiche? Tu mi ha obbligata a baciate Christopher, che cazzo!» ribatté lei.
«Dovevo pur fare qualcosa, dato che tu mi stavi evitando peggio della peste! Non ti avrei mai obbligata a farlo se tu mi avessi detto da subito quello che stava succedendo, ma tu hai preferito evitarmi, far finta di non vedermi e continuare a mentire a tutti, compresa te stessa» sbottai.
«Ma questo non giustifica il fatto che tu mi abbia fatto questo! Se tu non avessi proposto una tale assurdità non si sarebbe arrivato a tanto».
«Volevo solo vedere come reagivi, stavo per cambiarti l'obbligo, ma Chris si è intromesso. E non provare a scaricare tutta la colpa su di me, chiaro? Io non sapevo nulla di tutto ciò, stavo solo scherzando. E poi guarda che se non l'avessimo scoperto così, la storia si sarebbe dilungata molto di più, e gli esiti sarebbero stati ancora peggiori! Perciò, scusami tanto se ho provato ad esserti accanto, ad esserti amica e a volerti aiutare. Scusami tanto se ho provato a darti dei consigli, scusami tanto se sono stata ignorata per giorni interi e scusami tanto se ci tengo a te! La prossima volta non mi immischierò e ti lascerò risolvere tutto da sola» sbottai, per poi girarmi e andarmene, delusa e ferita dal suo comportamento.

***

Kevin's Pov

Alla fine mi ritrovai di nuovo all'interno della scuola, volendo prendermi qualcos'altro da bere, ma intanto mi imbattei in una discussione alquanto interessante tra Nicole e Sarah. Inizialmente volevo semplicemente ignorarle e proseguire per la mia strada, ma d'un tratto sentii il mio nome e approfittai del fatto che nessuna delle due non mi avesse visto, entrambe troppo concentrate nella discussione, e mi nascosi dietro ad un sarcofago, da dove potevo sentire perfettamente ciò che si dicevano.

«E va bene, ci siamo baciati, contenta?» sbuffò Nicole, girandosi verso di Sarah. «Era questo che volevi sentirti dire? Sì, sono una lurida stronza, ho tradito Kevin. Va bene così?» sentii dire da Nicole e strinsi le mani in due pugni, talmente forte da far sbiancare le nocche, mentre serravo la mascella.

Quindi Christopher non aveva mentito. Fino a quel momento dentro di me esisteva ancora un briciolo di speranza affinché fosse tutto un brutto scherzo da parte di quello che un tempo era il mio miglio amico, ma avevo appena avuto la conferma che era tutto vero. Che stupido che ero stato. Era vero che la speranza era l'ultima a morire, ma la prima a fotterti. Ed io ero stato talmente testardo da rifiutarmi di credere a ciò che avevo davanti agli occhi.

Smisi di ascoltare la loro discussione, tanto quello che mi interessava l'avevo scoperto. Mi appoggiai al muro dietro di me e mi misi a guardare il vuoto. Ebbene, ecco cosa succedeva ad essere quello buono, quello gentile. Ti prendevano per stupido e ti usavano, per poi buttarti come se non valessi un cazzo.

«Kevin?» sentii richiamarmi e vidi che Sarah mi stava fissando, mentre io mi limitai a fare un cenno con la testa. «Hai sentito, non è vero?» chiese lei e notai nei suoi occhi un velo di tristezza.
«Già...» mormorai.
«Forse sarà meglio che tu vada a parlarle» provò a dire.
«Per cosa? Per sentirmi dire che mi ha tradito e quanto si è sentita bene nel farlo? No, grazie» risposi irritato.
«Senti, di sicuro c'è altro dietro a tutto ciò. Dovresti chiarire. Magari non per lei, ma per te» disse infine, prima di girarsi e andarsene.

Aspettai un altro po' lì e alla fine mi decisi ad andare a chiarire una volta per tutte questa faccenda.

«Quindi è vero» affermai, arrivando dietro di lei.
«K-Kevin» balbettò, girandosi verso di me e notai che cercava di nascondere le lacrime. «I-io...» iniziò, ma alzai una mano per interromperla.
«No, fammi parlare. Cazzo, Nicole, io sono innamorato di te, te ne rendi conto?» le domandai, passandomi una mano tra i capelli, ma senza aspettare che rispondesse. «Sono innamorato di te già da anni. Io ci sono sempre stato lì per te, ti aiutavo, ti sostenevo e mi rifiutavo di lasciarti andare, sperando che un giorno anche tu riuscissi a ricambiare, che mi notassi finalmente. E mi ostinavo a non guardare in faccia la realtà, a ignorare il fatto che tu non mi avresti mai visto realmente, come un ragazzo di cui ti potessi innamorare. Tu hai avuto sempre e solo occhi per Christopher, ma lui era con Naira. Poi lei se n'è andata, ma lui era a pezzi. Io ti sono stato affianco anche allora, quando lui si comportava da stronzo e - benché fosse il mio migliore amico - lo stavo odiando, perché non stava vedendo cosa si perdeva, anzi che ti stava distruggendo. E poi mi sono fatto coraggio e mi sono dichiarato dicendomi "o la va o la spacchi". E tu hai detto di volerci provare e io ero al settimo cielo. Mi stavo illudendo che tu lo avresti dimenticato e ti saresti realmente innamorata di me. Ma dentro di me sapevo la realtà. Sapevo che io non ero lui e che non sarei mai stato abbastanza, però avendoti così vicina, rifiutavo di lasciarti andare proprio allora. Che stupido, vero? Negare l'evidenza» commentai sarcastico, sorridendo amaramente.
«Kevin, io... Mi dispiace» provò a dire.
«No, lasciami finire» la interruppi nuovamente. «Rispondimi solo a questa domanda: perché? Perché se sapevi di esserne innamorata hai voluto giocare con i miei sentimenti? Perché mi hai illuso?» le chiesi.
«Io ci ho provato, ci ho provato davvero» disse, mentre le lacrime rotolavano sulle sue guancia arrossate. «Ad innamorarmi di te. L'ho voluto con tutta me stessa, ma non ti merito. Tu ti meriti una ragazza che ti possa amare in tutto e per tutto, non che si sforzi per farlo. E credimi, tu sei stupendo, sei una persona magnifica e in questo mese in cui siamo stati insieme mi hai fatta sentire come la ragazza più fortunata e amata del mondo. La ragazza che ricambierà i tuoi sentimenti e che sarà la tua ragazza sarà la più fortunata del mondo. Tu, Kevin, ti meriti il meglio, te lo giuro» continuò, piangendo come un fontana.
«Ma ovviamente, non sei tu» risposi in un sussurro.
«Non sono quella giusta, Kev, e lo sappiamo entrambi. Meriti una ragazza che sia tua in tutto e per tutto, mente e cuore. E per quanto vorrei essere io quella, non lo sono, e non lo sarò mai. E non sai quanto mi dispiaccia di averti fatto soffrire» concluse.
«Anche a me dispiace che sia finita così. Mi dispiace di non essere quello giusto per te e mi dispiace che tu non abbia potuto dirmelo prima, evitando che io finissi con il cuore a pezzi, calpestato da te, e che io fossi umiliato nel peggiore dei modi. Mi dispiace di essere tanto stupido da crederti e da illudermi da solo. E la cosa che più mi dispiace è essermi innamorato di te. Adesso mi rendo perfettamente conto dell'errore che ho commesso» replicai con tono freddo e distaccato. «Addio, Nicole» conclusi, per poi voltarmi e finsi di non sentire il suo "Mi dispiace", lasciandola lì, da sola, in preda alle lacrime e ai sensi di colpa, senza più voltarmi.

***

Nicole's Pov

Rimasi lì inerme, guardando come il ragazzo più dolce e buono che io avessi mai conosciuto si allontanava, lasciandomi da sola. E forse me lo meritavo. Meritavo di soffrire. Alla fine tutto ciò era colpa mia.

Qualche istante dopo vidi fare la sua entrata Christopher insieme a quella troia di Clara e, guidata da un moto di rabbia, mi avviai verso di loro. Arrivai davanti ai due, mentre loro ridevano e scherzavano, mentre lei gli stava attaccata come una cozza.

«Tu! Brutto figlio di puttana!» gridai in preda ad una crisi di rabbia, mettendogli le mani sul petto e cercando di spingerlo con tutta la forza che avevo in corpo, ma senza smuoverlo di un centimetro. «Sei solo un coglione di merda! Perché? Cosa ti ho fatto io? Ti diverti tanto a vedermi soffrire? E poi, come se tutto ciò non bastasse, ti presenti qui con questa troia! Spiegami cosa cazzo ti è passato per la testa! Parla, porca puttana!» urlai come una pazza, mentre continuavo a colpirlo sul petto.
«Primo, modera il linguaggio» disse, guardandomi senza alcun emozione. «Secondo, smettila di colpirmi» continuò, bloccandomi i polsi con le sue mani, mentre cercavo di divincolarmi. «E terzo, non capisco cosa significa questa scenata» concluse come se non fosse minimamente toccato dalle mie parole.
«Come sarebbe cosa significa questa scenata? Hai rovinato tutto! Sei solo uno stronzo, ti odio! Perché mi hai fatto questo? Perché?» continuai a gridare.
«Calmati» ringhiò, scuotendomi per farmi zittire. «Io avrei rovinato tutto? Non credo proprio, dolcezza. Hai fatto tutto tu, da sola, con le tue stesse mani. Non mi interessa un bel niente di te o della tua vita, tutto questo è stato solo per dimostrare qualcosa a Kevin, era qualcosa che riguardava strettamente noi due. Tu sei solo quello che si definisce danno collaterale. Io non ho fatto altro che fargli vedere che avevo ragione, tutto il resto l'hai fatto tu. E queste scene di gelosia, inutili tra l'altro, te le puoi tranquillamente risparmiare, è stato solo un bacio, non una dichiarazione d'amore. Non credo siano affari tuoi se sono qui con Clara o con chiunque altra, non ti devo spiegazioni. Inoltre potresti anche smetterla di dare della puttana alla mia ragazza, non trovi?» concluse con lo stesso tono distaccato.
«L-la tua ragazza?» domandai con voce strozzata.
«Esattamente. Cosa c'è, sorpresa? Beh, non eri tu che dicevi che mi sarei ritrovata a strisciare ai suoi piedi per non farmi buttare da casa sua e dal suo letto? A quanto pare ti sei sbagliata. Suvvia, non fare questa faccina triste, so che sei gelosa, ma che ci puoi fare?» ghignò lei.
«Lurida putt...» iniziai a dire, volendo saltarle addosso, ma Christopher mi fermò.
«Mi sembra di averti detto qualcosa prima. Smettila di andarle contro, dalle tregua. Non hai mai provato a parlarci, l'hai subito catalogata come troia senza nemmeno conoscerla. E non provare a dire nulla» mi fermò quando provai ad aprire bocca. «È così e basta. Sei gelosa e lo posso capire, ma sarò chiaro e conciso: tu non mi interessi, va bene? Non voglio una storia con te, anzi non voglio avere nulla a che fare con te. Fattene una ragione» concluse, per poi prendere Clara per mano e allontanarsi e lasciarmi in mezzo alla sala da ballo con le lacrime che solcavano il mio viso, scena che si era ripetuta già troppe volte quella sera.

Io non gli interessavo. Non gliene fregava nulla di me. Voleva solo dimostrare qualcosa a Kevin. Mi aveva usata e faceva fottutamente male. E mentre stavo lì con la vista appannata, con le risate e i bisbigli degli altri alunni intorno a me, mi resi conto cosa doveva aver provato Kevin e mi sentii ancora peggio.

Ero una stupida e una stronza, e mi meritavo tutto quello che mi stava succedendo. Era tutta colpa mia.

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