La Bellezza Del Demonio

By tunonaverpaura

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Lui le afferrò i polsi, in silenzio, senza smettere di fissarla. - Hermione... - disse finalmente, quando i s... More

1. Prologo
2. Vecchie Conoscenze
3. Incubo A Occhi Aperti
4. Lessico Familiare
5. Maschere
7. Carte Da Decifrare
8. Inafferrabile
9. Hansel e Gretel
10. Il Rosso E Il Nero
11. Pensieri,Parole e Azioni
12. Verità Nascoste: parte prima
13. Verità Nascoste: parte seconda
14. Verità Nascoste: terza parte
15. Compagni di Viaggio: parte prima
16. Compagni di Viaggio: parte seconda
17. Orgoglio e Pregiudizio
18. Confessioni Di Una Mente Pericolosa
19. Promesse
20. Sinfonia, Overture: La Caccia
21. Sinfonia, Primo movimento: Canto e Discanto
22. Sinfonia, Secondo Movimento: Acuto e Grave
23. Sinfonia, Primo Interludio:
24. Sinfonia, Secondo Interludio
25. Sinfonia, Terzo Movimento
26. Sinfonia, Chiosa
27. L'Infinita Ombra Del Vero
28. Buchi Neri e rivelazioni
29. Sette Giorni
30. La Verità
31. Come Nelle Favole
NON È UN CAPITOLO

6. Scacchi e Tarocchi

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By tunonaverpaura

«Il futuro lo conoscerete quando sarà arrivato;
prima di allora, dimenticatelo».
Eschilo


L'aveva vista da lontano, sulla banchina a fianco del binario. Col sole che splendeva e le illuminava di riflessi i capelli, sciolti in dolci onde sulle spalle, l'aveva trovata una visione difficile da dimenticare, quasi in grado di offuscare le angosce che lo tormentavano dalla sera prima. Per un attimo, nulla aveva avuto importanza, tranne la figura di lei.

È solo la mezzosangue.
Ma lo era? Era davvero solo quello?
Non aveva mai saputo altro di lei, a parte quanto fosse fastidiosamente superiore a lui in qualsiasi materia.

- Granger! - l'aveva chiamata e lei si era voltata.
- Era ora - gli aveva detto, una volta che lui l'aveva raggiunta. - Cominciavo a pensare che non saresti arrivato. Il treno parte tra poco -.

Lui l'aveva guardata con aria di sufficienza.

- Un Malfoy non è mai in ritardo. Sono gli altri ad essere in anticipo -.
- Certo, certo. Noblesse oblige - aveva commentato la ragazza, con una nota sarcastica nella voce, salendo sul treno.

Stavano viaggiando da un po' ormai. Lei guardava fuori dal finestrino, assorta nella contemplazione del paesaggio. Il panorama cittadino aveva ormai quasi del tutto lasciato spazio ai morbidi avvallamenti della campagna inglese.

- Non capisco perché non avremmo potuto semplicemente materializzarci - si lamentò lui annoiato. - Avremmo fatto molto prima -.
- Malfoy - precisò lei - ad Hogwarts non ci si può materializzare -.

Lui alzò gli occhi al cielo.

- Questo lo sapevo da me, mezzosangue. Non fare la saputella -.

Lo sguardo di lei si incupì.

- Che ti prende, Granger? -.
- Niente. Non mi piace essere chiamata così -.
- Come? Mezzosangue? - domandò lui, sarcastico. - Ti ho già detto... -.
- No - lo interruppe lei, a mezza voce. - Saputella. È un termine orribile. Chiamami pure mezzosangue se ci tieni tanto. Ma non usare quella parola. La odio - si strinse nelle spalle.

Lui la osservò, attento.

- Cosa vuoi, adesso? - sbottò lei, infastidita.
- Niente. In ogni caso, mezzosangue - proseguì lui - come ti dicevo so benissimo che non ci si può materializzare entro i confini della scuola. Mi chiedevo solo perché non abbiamo potuto farlo a Hogsmeade -.
- Forse perché non dobbiamo attirare l'attenzione? - ribatté la ragazza.
- Come possono due maghi adulti che si materializzano suscitare tanto scalpore? - commentò il giovane. - Non ha senso -.

Lei lo guardò. Aveva già aperto la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse.

- Effettivamente - osservò dopo qualche istante, non senza una certa rigidezza - dev'esserci qualche altro motivo -.
- Granger. Sono senza parole. Sei d'accordo con me? -.
- No - ribatté lei, secca. - Dico solo che potresti non avere tutti i torti - ammise, sprofondando nuovamente nel silenzio.

Colline, colline, prati, colline. Che noia, pensò lui guardando fuori. Come fa a fissare questa roba per più di cinque minuti?

Draco chiuse gli occhi e si appoggiò al poggiatesta.

Devo scrivere una lettera di scuse a Theodore. Si starà chiedendo se sono completamente impazzito, dopo il mio comportamento di ieri sera.

Era corso via come un pazzo, mentre Nott lo chiamava, usando una serie di epiteti che diventavano via via sempre più volgari.
Aveva corso per un bel po', senza pensare di smaterializzarsi. Aveva corso come faceva da bambino, per gonfiarsi i polmoni di aria fresca. Gli faceva bene, gli svuotava la mente.
Chi poteva essere stato a mandargli la maschera? Lui non l'aveva mai vista. Di tutti i Mangiamorte che aveva conosciuto, nessuno portava una maschera come quella e comunque si supponeva che il Ministero avesse confiscato i beni di tutti quelli che erano finiti ad Azkaban. Cioè, in pratica, di tutti i fedelissimi dell'Oscuro Signore. Per lo meno quelli che non erano morti durante la battaglia, i cui beni erano stati ugualmente requisiti dagli Auror.
Tutti ad Azkaban. O morti, come sua zia. Tutti escluso suo padre, naturalmente. Che fosse stato Lucius? Draco si sentiva di escluderlo. Malfoy senior non aveva nessun interesse a rievocare la storia dell'Oscuro Signore.
E allora chi?
Forse era tutta una messinscena ai suoi danni, per spaventarlo, magari, oppure per comunicargli qualcosa...

- Qualcosa dal carrello, cari? - domandò una voce, strappandolo ai suoi pensieri.

Era, naturalmente, la signora dei dolci.

Hermione comprò due cioccorane.

- Non capisco cosa ci trovi in un dolce che può scappare - commentò lui, a bassa voce.
- Non pretendo che tu possa capirlo - rispose lei, laconica, scartandone una.
- Mettimi alla prova - suggerì.

La ragazza sbuffò, roteando gli occhi.

- Che ti costa, Granger? - la incalzò lui. - Dovremo comunque collaborare - aggiunse con un'evidente sfumatura di disgusto - quindi prima ti abitui a me, meglio sarà per entrambi. Avanti. Sputa il rospo. Cioè, la rana -.

Hermione lo fissò, senza parole.

- Hai...hai fatto una battuta? -.
- Ti aspetti di sentire squilli di trombe e fanfare trionfali Granger? - domandò lui, sollevando un sopracciglio. - Tu non mi conosci, mezzosangue - sentenziò, amaro.
- No, è vero - lei sembrava colpita.
- Come? -.
- Ho detto che hai ragione - ribadì, lei arrossendo leggermente. - Ti ho conosciuto solo attraverso l'odio che mi hai sempre riversato addosso, ma non so davvero chi sei tu, Malfoy -.
- Appunto - ghignò lui. - mi pare sia giunto il momento di conoscersi, vista la situazione. Allora? -.
- Cosa? - domandò lei, interdetta.
- La storia delle rane, mezzosangue -.
- Ah. Quello. È che mi ricordano... - esitò la ragazza, incerta sulle parole da usare. - Vedi, io non sono come te - disse infine.
- Su questo, Granger, non sono mai stati avanzati dubbi - concordò lui. - Non capisco, però, cosa c'entri con una rana di cioccolato -.
- Una rana di cioccolato che si muove. Salta. Gracida. Ti rendi conto di quanto possa essere straordinario per una ragazzina di dieci anni cresciuta tra dolcetti non solo immobili, ma anche senza zucchero? - domandò Hermione.
- Ah. Quindi ti piacciono tanto, perché... -.
- Perché è stata la prima cosa davvero magica che ho visto. Tutto il resto poteva essere un trucco. Gufi ammaestrati, muri che si aprono a comando...sono tutte cose possibili anche per i babbani - spiegò lei, stringendosi nelle spalle. - La rana no -.

Draco rimase in silenzio per un po', soppesando le sue parole.

- E tuo padre? - domandò infine, guardandola attentamente.
- Perché vuoi saperlo? -.
- Perché sì, mezzosangue. Dimmelo e basta - insistette.
- Per le figurine - la ragazza avvampò. - Lo so che è tremendamente infantile, ma le trova divertenti. E poi sta cercando Harry -.
- Cosa c'entra lo sfregiato con le figurine dei maghi, scusa, perché... - Draco impallidì. - Accidenti a lui. Gli hanno dedicato una figurina? -.
- Che ti aspettavi? Ha sconfitto Voldemort. E comunque - aggiunse con un certo orgoglio - ci sono anch'io -.

Il giovane la guardò con gli occhi strabuzzati.

- La nobile casata dei Malfoy ha subito un duro colpo? - ironizzò lei. - Una mezzosangue come me che ha una figurina tutta sua. Dev'essere davvero terribile...-.
- Veramente, Granger - ringhiò lui - non mi importa di quanto tu sia famosa. Se ti stavo fissando a quel modo è solo per il nome che hai pronunciato -.
- Quale? Voldemort? - domandò Hermione. - Come fa a farti tanta paura scusa? È solo un nome. Tu non riesci a dirlo? Prova a seguire il labiale - la ragazza si sporse verso di lui - Vol-de-mort - sillabò, accentuando i movimenti delle labbra.

Draco si sorprese a fissarle la bocca. Era morbida, invitante.

E i due incisivi superiori, un po' più grandi del normale, erano, come dire...carini?
Maledizione, Malfoy!

- Maledizione, Malfoy, non è così difficile! Voldemort, Voldemort, Voldemort... -

Lui strinse il bracciolo del sedile.

- Smettila, mezzosangue - la interruppe lui.
- Altrimenti che fai, mi uccidi, Malfoy? -.

Altrimenti ti bacio, Granger.

- Altrimenti quelli - replicò lui, con un cenno in direzione del corridoio - ti prenderanno per matta -.

Hermione guardò verso la porta dello scompartimento. C'erano tre ragazzini, due femmine e un maschio, con le divise di Hogwarts addosso, che la fissavano, perplessi.

- Ah. Salve ragazzi - ma il treno non doveva essere vuoto? - Ehm. Scusate se vi abbiamo disturbato, non credevamo ci fosse qualcuno -.

La più piccola delle due ragazze sorrise. Hermione le diede dodici anni.

- Siamo andati a trovare la mamma. Volevamo tornare con la metropolvere, ma hanno chiuso tutti gli accessi. Non ci si può nemmeno materizzare al villaggio - la ragazzina fece una smorfia.
- Materializzare, Kimber - la corresse il ragazzo, che indossava una cravatta rossa e oro. - Scusate, io sono Jesse. Lei è mia sorella Kimber e questa - disse accennando alla ragazza che era rimasta indietro - è Sophie, la mia ragazza -.

Sophie fece un cenno leggero col capo. Aveva lunghi capelli neri, trattenuti da un nastro verde e argento. Aveva anche la spilla da prefetto degli stessi colori.

- Tu sei Malfoy, vero? - domandò la bella Sophie.
- Ci conosciamo? - chiese lui, sinceramente stupito.
- No, ma ci sono le tue foto in sala comune. Eri il cercatore della squadra di Serpeverde -.

Lui si limitò ad annuire.

- Come mai andate a Hogwarts? - li interpellò la ragazzina, Kimber.
- Per il torneo di Quidditch - intervenne frettolosamente Hermione. - E voi come mai siete andati a trovare vostra madre? Sta forse male? -.
- No - rise Kimber. - Ha avuto un bambino. Siete fidanzati? -.
- Kimber, non è educato fare questo genere di domande - l'ammonì il fratello. - Vieni via sù. Ci dispiace di avervi importunati. Buon viaggio! - esclamò all'indirizzo dei due, trascinando via la sorellina.
- Piacere di avervi conosciuto - disse la ragazza bruna, melliflua, seguendo il suo fidanzato.

Hermione la seguì con lo sguardo.

- Una vera serpe - commentò asciutta.
- Non sono tutte così, Granger. Io trovo...-
- Oh sì, lo so. Ai tuoi occhi i suoi modi devono essere assolutamente deliziosi - borbottò lei.

In sottofondo, la piccola Kimber protestava che «Quella era Hermione Granger!» .

- Veramente Granger - proseguì lui con sussiego - stavo per dire che alcune sono anche peggio - concluse poi, con un ghigno.
- Come faranno quei due a stare assieme? - osservò Hermione. - Sono così diversi -.
- Gli opposti, Granger, spesso si attraggono - commentò Draco, con uno sguardo strano.

Lei mormorò qualcosa che suonava come "tutti luoghi comuni" e reclinò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi.

Luoghi comuni. Sì, è vero. Ma se sono così comuni, Granger, ci dev'essere un motivo, non credi? Ci dev'essere qualcosa, nella natura delle persone, che le spinge inesorabilmente a cercare tutto ciò che è altro da sé. Forse per compensazione. Forse per il naturale bisogno di trovare il proprio incastro perfetto, l'altra metà con cui formare un unico essere. In fondo anche la musica è creata dall'incontro del suono e del silenzio. L'incontro di due opposti.
Come noi.

Il buio e la luce. Il male e il bene. Purosangue e mezzosangue. Draco, il figlio del Mangiamorte ed Hermione, l'eroina dei due mondi. Re nero, Regina bianca.

- Sai giocare a scacchi, Granger? -.
- Che domanda è? - ribatté lei, confusa.
- Mi annoio - replicò calmo lui.
- E allora? -.
- E allora mi chiedevo se volevi fare una partita - disse, infilando la mano nella borsa. Le sue dita toccarono la scatola con la maschera. La scostò bruscamente, per raggiungere la scacchiera.
- Perché? -.
- Perché, Granger, è un ottimo modo di passare il tempo. E perché - aggiunse, sottile - batterti sarà divertente -.
- Chi ti dice che riuscirai a battermi? - lei, indignata.
- Scommettiamo, mezzosangue? - lui, sornione.
- Ci sto, Malfoy -.
- Bene. Se vinco, ti potrò fare tutte le domande che voglio. E tu risponderai -.
- Non te lo renderò così semplice. Perché ti interessa così tanto sapere di me? -.
- Perché - ghignò lui divertito - la cosa t'imbarazza. È divertente. L'eroica, coraggiosa Granger ha paura delle mie domande. E tu, mezzosangue? Tu cosa vuoi, come premio? -.

Insinuante, indelicato. Malfoy.

- Voglio sapere quali voci girano sul tuo conto -.
- Scusa? - lui sollevò un sopracciglio.

Nobile sopracciglio, oh come vorrei spaccargli la faccia.

- Pare che le conoscano tutti tranne me - spiegò lei. - Visto che dobbiamo lavorare insieme è meglio che tu me ne metta al corrente -.
- Perché lo chiedi a me? Non le ho messe certamente in giro io. Visto che le conoscono tutti, domanda ai tuoi amici -.
- Malfoy, sei un borioso, arrogante, vanitoso purosangue. Tu ami che si parli di te. Ti diverte. È ovvio, anche ammesso che non ci abbia pensato tu stesso a diffondere certi pettegolezzi, che tu sappia di cosa parlo -.

Lui la fissava ora. Come due giorni prima nel suo ufficio. Come cinque anni prima, nel corridoio della scuola.

Hermione si sentì in trappola.

- Bene. Ti dirò quello che so - disse lui, con studiata lentezza.
- Bene -.
- Si comincia - disse lui, aspettando che i pezzi si sistemassero sulla scacchiera.

I pezzi neri si disposero ordinatamente di fronte a lui.

- Il bianco muove per primo - le ricordò sogghignando

Vuole che io mi scopra. Che faccia la prima mossa.

Non sapeva ancora quanto quella frase si sarebbe rivelata vera.

***

Tra tutti i difetti che Hermione avrebbe potuto, in totale onestà, attribuire al suo avversario, di certo non poteva essere annoverata l'ingenuità. Draco Malfoy era un giocatore di scacchi dannatamente bravo, arginava i suoi attacchi in maniera efficace, senza scoprirsi troppo. Alla ragazza era rimasta un'unica mossa. Il Re bianco, solo in un angolino, aveva come unica difesa la sua Regina, che non sembrava intenzionata a collaborare, ed era sotto scacco.
La ragazza imprecò mentalmente.

- Regina in f2 - ordinò all'unico baluardo della sua difesa ancora integro.

La nobile dama, mostrando tutto il suo sdegno, si mosse. Hermione la guardò con una certa apprensione trafiggere il Cavallo nero.

- Regina in f2 - ripeté semplicemente lui.

Era calcolato. Maledizione.

Hermione guardò la Regina nera abbattere la bianca senza tante cerimonie e studiò la scacchiera, mentre lui sogghignava. Ben presto fu chiaro anche a lei che, semplicemente, non aveva mosse da poter fare.

Sollevò gli occhi su di lui, pronta ad ammettere la sconfitta. Onorevolmente, da brava Grifondoro. Ma lui la precedette.

- Questo, Granger, si chiama stallo - le disse con quelle che le parve un velato senso di rispetto.
- Scusa? - domandò smarrita. Si era aspettata gli insulti, le prese in giro.
- Stallo. Succede quando tu non puoi muovere, ma non è scacco matto. È questo - le indicò la scacchiera con un gesto elegante.
- Ah. Quindi, che succede? - chiese, smarrita.
- Succede, che siamo pari -.
- Pari -.
- Nessuno ha vinto, nessuno ha perso. Cosa ti sfugge, mezzosangue? - lui la guardò, incuriosito.

Nessun disprezzo. Nessuno sdegno per non aver vinto contro una nata babbana.
Solo due occhi grigi che la studiavano.
Non aveva tentato di imbrogliarla.
Chi diavolo era quello e che ne aveva fatto di Malfoy?

- Per cui la scommessa non è valida. Giusto? - commentò quando riuscì finalmente a parlare.
- Dipende. Se sei d'accordo potremmo considerarla una vittoria parziale di entrambi - propose lui.

Suadente. Sleale. Malfoy.

- E questo cosa comporterebbe? -.
- Uno scambio. Per ogni domanda a cui risponderai, ti dirò qualcosa che vuoi sapere. Mi sembra equo, no? -.
- Vittoria parziale. Uno scambio - ripeté lei, sentendosi, per la prima volta nella vita, una perfetta idiota.
- Sì -.

Hermione, no!

- Si può fare -.
- Ottimo -.

In quel momento il treno si fermò.

- Credo che il viaggio sia finito. Siamo arrivati - disse Hermione, scorgendo dal finestrino il castello di Hogwarts.
- Non credere di sfuggirmi mezzosangue - l'avvertì lui, con voce roca.

Ecco, adesso capisco perché cadono tutte ai suoi piedi.
Quella voce. Provocatoria, sensuale, faceva venire i brividi. Era una ruvida carezza che arrivava dritta all'anima.
Il battito della ragazza accelerò senza il suo consenso.
Maledetto cuore meschino. Non farai altro che portare guai.
Smettila. Accidenti.

Lo seguì per il corridoio ed insieme scesero dal treno. I ragazzi erano già a terra e si guardavano attorno. Appena la vide, Kimber le corse incontro.

- Tu sei Hermione Granger vero? -.
- Sì, piccola - rispose lei.
- Visto?! - gridò la ragazzina, richiamando l'attenzione del fratello.
- Scusala. Ha una specie di venerazione per te. Allora lo sei davvero eh? - disse quello avvicinandosi, imbarazzato.
- Già -.
- Posso farti una domanda? - chiese lui grattandosi la testa.

Lei annuì.

- Come si fa a combattere Tu-sai-chi e mantenere una delle medie più alte della scuola? -.
- Combattere contro Voldemort aiuta ad essere buoni studenti - lei gli strizzò l'occhio. - Ed essere buoni studenti aiuta a salvarti la pelle -.

Il ragazzo la guardò incantato.

Malfoy sollevò gli occhi al cielo.

- Sì, sì, abbiamo capito. La Granger è un fenomeno. Senti un po' ragazzino, come ci arrivate ad Hogwarts? Viene una carrozza? -.

Fu Kimber a rispondere.

- Sì! Arriva una carrozza che vola da sola, eccola là! - disse la ragazzina indicando il cielo.

Era vero. Ma Hermione e Draco, guardando in sù, videro anche i destrieri che la trainavano, videro perché avevano visto, ed entrambi lo sapevano. Si scambiarono un'occhiata, carica di significati che non avrebbero saputo nemmeno districare.

- È ancora così innocente - sussurrò Hermione, mentre la ragazzina correva incontro al mezzo di trasporto.

Draco si strinse nelle spalle.

- Anch'io ero così una volta. Fatico a crederci, ma è la verità. Siamo stati tutti come lei - disse ancora la ragazza, poiché lui non parlava.
- Forse, se le aggiungi un cespuglio in testa e due zanne da castoro - commentò lui, senza cattiveria.-
- Malfoy, come ti permetti? -.
- Piantala Granger. Andiamo, aspettano noi -.

Voleva distrarmi. Ha visto che ero triste e ha fatto qualcosa per me.
Beh, a modo suo.
Per la seconda volta, quel giorno, si chiese chi mai fosse il giovanotto biondo che camminava davanti a lei.

***

La serata era trascorsa tranquillamente. Avevano mangiato in mensa, Hermione al tavolo dei Grifondoro, che la sommergevano di domande e Malfoy a quello dei Serpeverde che lo scrutavano intimoriti parlottando tra loro. In fondo alla sala erano stati aggiunti un quinto ed un sesto tavolo perpendicolari agli altri, dove sedevano i membri delle squadre di Quidditch ospiti ad Hogwarts.
Hermione aveva riconosciuto le divise azzurre di Beauxbatons e quelle di Durmstrang. In aggiunta, ce n'erano moltissime altre di fogge e colori tra i più svariati. Gli studenti ospiti erano moltissimi, ma c'era spazio per tutti. Evidentemente i tavoli erano incantati.
Dopo cena si erano ritirati entrambi nelle proprie stanze. La McGranitt li avrebbe ricevuti l'indomani, occupata com'era a sedare la curiosità causata dal loro arrivo.

Copertura ottima, aveva detto Harry.

Hermione aveva dei dubbi in proposito.

Stava appunto riflettendo sul da farsi, quando venne distratta dal ticchettio che proveniva dalla sua finestra.
La ragazza si alzò e andò a controllare.
Due gufi stavano appollaiati sul davanzale. Ne riconobbe uno: era Leotordo, il gufo di Ron. Il piccolo gufo le beccò un dito e le consegnò due lettere.
L'altro animale era un gufo totalmente anonimo. Si limitò a lasciare che lei prendesse il messaggio attaccato alla sua zampa per poi volare via senza degnarla di uno sguardo.

Hermione guardò le lettere. Le prime due erano di Ginny e Ron, rispettivamente saluti e un impacciato messaggio di scuse. Accantonò quella del suo fidanzato.

Ci vorrà più di una lettera, questa volta, pensò amareggiata.

La terza lettera era contenuta in una busta di carta spessa, elegante. Senza mittente.

Strano.

Aprì la busta e sbirciò. Il contenuto era ancora più singolare.

Cinque carte provenienti da un mazzo di tarocchi.

La Ruota.

Gli Amanti.

La Morte.

Il Cavaliere di Spade.

La Regina di Coppe.

E un biglietto.

«Il tuo futuro è deciso. Gioca bene le tue carte».


Ma quanto sono stronza da zero a dieci? Però dai, vogliatemi almeno un po' di bene, vi ho almeno rivelato con chi parlava Draco la sera prima. E vi ho fatto dono dei primi, contrastanti, batticuori dei nostri protagonisti.

PER AMORE DEL CANON:
- Le figurine dei maghi sono dedicate alle celebrità del Mondo Magico. Mi sembrava plausibile che, dopo la guerra, ne avessero dedicata una anche ad Harry e company.
- Gli scacchi dei maghi mi hanno sempre affascinata. Se non vado errata, i pezzi della scacchiera di Ron protestavano quando una mossa non gli andava a genio.
- Non mi ricordo se le carrozze dei Thestral volassero o meno. Se ho sbagliato, consideratela una licenza narrativa.
- Non so se in sala comune ci fossero le foto, spero di non aver scritto un'immane cazzata.
- Errata corrige: quello che io ho nominato come orecchio estensibile, in realtà si chiama orecchio oblungo. Scusate, ma io ho letto la saga in inglese e alcuni termini potrebbero essere riportati da lì.

NOTE DELL'AUTRICE:
- Il titolo del capitolo è rubato, letteralmente, da un album di De Gregori. Dati i contenuti del capitolo, si spiega da sé. La citazione invece, del drammaturgo greco Eschilo, si riferisce alle battute finali ed anche ad alcune disseminate qua e là nel testo.
- Il pensiero di Draco sui denti di Hermione è del mio fidanzato. Sì, ho i dentini da coniglietto. Wah.
- Materizzare lo diceva sempre la sorellina undicenne di un mio amico.
- Tutto il discorso della propria metà è largamente ispirato al Simposio di Platone, mentre la frase sulla musica è una citazione di Osho.
- Il riferimento al cuore meschino è una citazione della canzone L'amore con l'amore si paga, di Fiorella Mannoia.
- L'eroina dei due mondi (magico e babbano) ovviamente è una parafrasi dell'appellativo di Giuseppe Garibaldi.
- I dettagli sulla partita di scacchi provengono dalla mia modestissima cultura in merito. Sono una giocatrice mediocre, ma appassionata.
- La frase Chi era quello e che ne aveva fatto di Malfoy è modellata su quello che è divenuto ormai tòpos, dai telefilm degli anni ottanta alla letteratura contemporanea. Non posso dunque citare una fonte, mi accontento di dire che è stata usata, a proposito di Hermione, nella saga di Harry Potter.
- Anche le carte dei tarocchi mi hanno sempre affascinata, vedrete poi che ruolo avranno in questo complicatissimo puzzle.

NOTA ANCORA PIÙ IMPORTANTE: questa storia non è mia e ci tengo veramente a ribadirlo. Tutte le note sottolineate sono quelle scritte dall'autrice in persona.

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