Il tuo nome sul mio polso - N...

By xbondola

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PUÒ ESSERE LETTA DA CHI NON CONOSCE L'OPERA ORIGINALE. Le chiamano anime gemelle: due persone legate da un so... More

Il tuo nome sul mio polso
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
Ringraziamenti

Epilogo

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By xbondola

Newt si sistemò il papillon e osservò la sua immagine riflessa, arricciando le labbra. Cosa avrebbero detto gli altri se si fosse presentato all'altare con del vistoso rossetto nero sulla bocca? Gli sembrava un'idea divertente. Allungò una mano e afferrò il sacchetto di makeup che Teresa aveva lasciato sul ripiano prima di uscire. Dubitava che al suo interno ci fosse ciò che stava cercando, ma cominciò a scavare tra matite e pennelli, macchiandosi le dita di blush e tracce di mascara. Aggrottò le sopracciglia e imprecò sotto voce: quanto era disordinata quella ragazza?
« Non pensarci nemmeno, pive », disse qualcuno alle sue spalle. Newt puntò gli occhi sullo specchio che aveva di fronte e incrociò lo sguardo di Minho, i capelli tirati indietro da quantità industriali di gel e la camicia bianca ancora sbottonata sotto al colletto.
Newt ghignò e si strinse nelle spalle, riponendo il sacchetto lì dove l'aveva trovato. « Davo solo un'occhiata », disse. « Non facevo niente di male ».
Minho alzò gli occhi al cielo e si posò sulla sedia accanto alla parete, facendo attenzione a non stropicciare la giacca nera adagiata sullo schienale. « Certo, come no », borbottò, sorridendo.
Newt rise e si avvicinò al suo migliore amico. Afferrò la giacca abbandonata sulla sedia e se la infilò con pochi e rapidi gesti. « Non sei ancora pronto ». Indicò con un cenno del mento l'abbigliamento di Minho, ma lui fece spallucce. « C'è ancora tempo. Vai di fretta? » Sollevò un sopracciglio e accavallò le gambe.
Newt roteò gli occhi e lo ignorò, tornando a volgersi verso la superficie riflettente. Si passò una mano tra i capelli scompigliati. « Sei nervoso? », chiese, tentando nel frattempo di dominare la sua chioma indisciplinata.
« Sei tu che dovresti essere nervoso ».
Newt rise. « Perché? » Scosse la testa e si girò ancora una volta verso l'amico, appoggiandosi con le mani al ripiano su cui si ergeva lo specchio. « Ho tutto sotto controllo, io ».
« Io no? »
Newt sorrise. « Immagino di sì ».
Minho annuì, schioccando la lingua sotto al palato. « Immagini bene, pive ».
« Bene così ».
Minho si alzò in piedi e annuì. « Bene così », ripeté e si avviò verso la porta della stanza. « Ora vado a terminare quest'opera d'arte ». Indicò se stesso con un ampio gesto della mano.
« Un bellissimo Picasso », lo prese in giro Newt e Minho scoppiò a ridere.
« Ha parlato l'urlo di Munch », gridò in risposta, chiudendosi la porta alle spalle.

Teresa si passò le mani sul corpetto dell'abito e si lasciò sfuggire un sospiro sognante. « Adoro i matrimoni », trillò, sfiorando con le dita il fitto intreccio di motivi floreali che attraversava la stoffa.
« Il viola ti sta molto bene », le disse Thomas, sforzandosi di sorridere. Non riusciva a impedire al nervosismo di mettergli a soqquadro lo stomaco, ma cercava di non darlo a vedere.
« Grazie, Tom, lo pensa anche Aris ». Il sorriso di Teresa si offuscò per un attimo. « Lo pensava anche Gally », aggiunse dopo un istante di esitazione, gli occhi azzurri persi in un lontano ricordo. Sbatté le ciglia un paio di volte e si concentrò sull'immagine che lo specchio a figura intera, affisso alla superficie della porta, le rimandava.
Thomas le lanciò un'occhiata in tralice. « Ci sarà anche lui stasera ».
« Davvero? » Teresa fece spallucce, ostentando indifferenza. « Ed è stato lui a dirtelo? »
Thomas annuì, studiando con lo sguardo il volto rigido e inespressivo della sua migliore amica. « Sonya aveva bisogno del numero degli invitati per organizzare sala e ristorante ».
« Grazie per avermi avvertito con largo anticipo, Tom. Io non lo sento da cinque mesi. Ti ha chiesto di me? »
Thomas sorrise. « Fai troppe domande per essere una a cui non interessa niente del suo ex fidanzato, Tes ».
« Non ho mai detto questo ». Teresa si sedette sul piccolo divano che occupava una parete. « Anche se è la verità. Ora sto con Aris, Gally è acqua passata ».
Thomas assunse un'espressione seria e le si sedette accanto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il mento sul dorso delle mani. « Quindi è una cosa seria? »
« Altrimenti non l'avrei portato a questo matrimonio, non credi? »
« Non hai risposto alla mia domanda ».
« Non farti detestare, Tom ».
Thomas alzò le mani in segno di resa e si rimise in piedi. « Non vorrei mai che accadesse proprio oggi. Saresti capace di rovinare la festa a tutti ».
« Chi, io? » Teresa lo liquidò con un cenno della mano. « Sono un angelo ».
« Sì, Lucifero, l'angelo caduto ».

La sala era illuminata dalle ampie vetrate alle pareti, le quali si aprivano sul verde brillante di un prato inglese. Il sole inondava il parquet del pavimento e si allargava in luminose pozze dorate.
Brenda attraversò il dedalo di tavoli ondeggiando sui tacchi alti. Il suo abito bianco la intralciava nei movimenti e lei malediceva in silenzio lo strascico che era costretta a trascinarsi dietro a ogni passo. « Quando portano via il primo piatto vado a cambiarmi », disse sedendosi al tavolo d'onore, riservato agli sposi, ai testimoni e alle damigelle. Minho, Newt e Thomas erano impegnati in un'animata conversazione e non le dedicarono neanche uno sguardo.
Teresa arricciò le labbra. « Tanto bello quanto scomodo? », chiese alla sposa.
Harriet alzò gli occhi al cielo. « L'ho convinta io a metterlo », disse alzando le mani. « È il suo giorno speciale, può anche sopportare un abito scomodo per un paio d'ore, cosa le costa? »
« La mia testimone mi vuole morta », borbottò Brenda. « Il mio piano B prevede un abito corto e comodo che non rischi di farmi incastrare in ogni porta che attraverso ».
Harriet fece una smorfia esasperata e lanciò un'occhiata a Teresa, ma lei aveva smesso di prestare loro attenzione: i suoi occhi azzurri scandagliavano la sala alla ricerca di qualcosa. O qualcuno.
« Stai cercando Aris? », le chiese Brenda, seguendo la direzione del suo sguardo. « Potevi farlo sedere al tavolo d'onore con noi ».
Teresa trasalì e si riscosse. « Aris? Ah ». Annuì e si passò una mano tra i capelli, riportando all'ordine una ciocca scura sfuggita alla presa delle forcine. « No, non volevo disturbare Sonya: credo le stia venendo una crisi di nervi ».
« Disturbare? Per una sedia? », disse Harriet versandosi del vino bianco.
« Ha altro a cui pensare e comunque lui ci teneva a conoscere i Radurai ». Indicò con l'indice un tavolo a pochi metri di distanza: Aris era seduto tra Frypan e Chuck e sembrava un po' a disagio; continuava ad agitarsi sul bordo della sedia, giocherellando con le posate. Gally era seduto di fronte a lui. In quel momento si alzò e si voltò verso il tavolo d'onore. Teresa trasalì e scattò in piedi. « Io vado un attimo in bagno », disse e si allontanò. In quello stesso momento anche Aris abbandonò il suo posto e si diresse verso la toilette.

Udendo il tintinnio del bicchiere, gli invitati si voltarono verso Thomas; lui si schiarì la gola e si sistemò la giacca con gesti nervosi. Newt avvertì l'ansia che gli divorava lo stomaco e gli strinse una mano. « È un bellissimo discorso », gli disse all'orecchio e Thomas gli indirizzò un sorriso colmo di gratitudine.
« Prima di lasciare la parola al testimone dello sposo », disse, indicando Newt con un cenno del capo, « vorrei dire alcune parole al mio migliore amico e a Brenda, che considero mia sorella a tutti gli effetti, nonostante tutto ». Abigail gli lanciò un bacio con la mano e Jorge gli mostrò i pollici, soddisfatto.
« Purtroppo », aggiunse Brenda e nella sala risuonò un coro di risate.
« Per me, ovviamente », specificò Thomas con un sorriso. Tornò subito serio e abbassò lo sguardo. « Ho sperimentato sulla mia pelle le emozioni che si provano quando s'incontra la propria anima gemella. Conosco quella felicità pazza che sembra destinata a non finire mai e l'ho vista nascere nei loro occhi, negli occhi di Brenda e Minho, una sera di alcuni anni fa. Ora che ci penso, sarebbe divertente raccontarvi di quel capodanno: accaddero parecchie cose durante quella notte ».
Newt rise e nascose il volto dietro una mano che poi portò tra i capelli. Minho sussurrò qualcosa all'orecchio di sua moglie e Brenda scoppiò a ridere, piegandosi in avanti sul tavolo ingombro di bicchieri e bottiglie vuote.
« Forse è meglio non raccontarle », urlò Gally dal tavolo dei Radurai. Teresa sorrise e gli scoccò uno sguardo fugace che lui ricambiò ammiccando. Nessuno fece caso ad Aris, che invece si irrigidì e si avvicinò il bicchiere alle labbra.
« Hai ragione ». Thomas fece un respiro profondo, riacquistando il controllo di sé. « Non voglio dilungarmi troppo. Ce ne sarebbero di cose da dire, ma quello che voglio che voi sappiate, anche se probabilmente già lo sapete, è che Minho e Brenda meritano tutto questo ». Si voltò verso di loro e terminò: « Siete davvero fantastici. Vi voglio bene ».
La sala fu satura del suono di decine di mani che battevano. Minho e Brenda si alzarono in piedi e strinsero Thomas in un abbraccio soffocante che il ragazzo ricambiò con foga. Newt li osservò con un sorriso dolce sul viso e Teresa si asciugò gli occhi con il dorso delle dita.
L'abbraccio terminò e Thomas si rivolse ancora agli invitati: « Vorrei lasciare la parola al testimone dello sposo: Newt ».
Newt gli posò un rapido bacio sulla bocca e si voltò verso la folla. « Quando ho conosciuto Minho non stavo passando un bel periodo. Mia madre aveva da poco scoperto della sua malattia e c'erano altre cose che - ». Fece una pausa e percorse il soffitto con lo sguardo, alla ricerca delle parole giuste. « C'erano altre cose che non andavano bene », disse alla fine con un sorriso amaro. « Fu mia zia Ava a mandarmi al campeggio estivo dove conobbi alcuni di quelli che, ancora oggi, sono i miei migliori amici ».
Minho si soffiò rumorosamente il naso e molti invitati risero. Newt alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
« La prima cosa che quel rincaspiato mi disse », riprese, indicando lo sposo con l'indice, « fu: "Benvenuto nella Radura, fagio". Non capii. In realtà, la maggior parte delle volte non capivo niente di ciò che diceva, ma mi stava simpatico, anche se aveva il tatto di un elefante in una cristalleria ». Minho scoppiò a ridere e Newt gli lanciò un sorriso storto e un'occhiata in tralice prima di continuare il suo discorso: « Minho è stato un fratello per me. Mi è stato accanto quando nessun altro c'era; mi ha ascoltato quando nessun altro sembrava essere disposto a farlo. Non credo che potrò mai ringraziarlo a sufficienza per ciò che ha fatto per me ». Minho fece per protestare, ma Newt lo interruppe, scuotendo la testa: « Lasciami finire ».
Minho alzò le mani in segno di resa.
« Minho era accanto a me al funerale di mia madre; dopo la mia prima sbronza; alla cerimonia dei diplomi... e quando ho conosciuto Tommy. Lui e Brenda c'erano quando ho pronunciato il mio "sì" ». Thomas strinse la sua mano e intrecciò le loro dita; sorrise, gli occhi fissi sulla superficie del tavolo, le iridi perse a contemplare un ricordo.
« Come ha detto Tommy, Minho e Brenda meritano di essere felici. Sono due persone straordinarie. Sono felice che facciano parte delle nostre vite ». Alzò il suo bicchiere. « Agli sposi ».
La sala rispose come una sola voce: « Agli sposi! »

Teresa emise un sospiro tremante. Era seduta sui gradini d'ingresso del ristorante, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la schiena curva in avanti. Il suo corpo magro era scosso dai singhiozzi. Si asciugò gli occhi con il dorso delle mani e il mascara le macchiò la pelle; Teresa imprecò, cominciando a strofinare l'epidermide nel tentativo di grattar via la sporcizia.
« Teresa? », chiamò una voce. La ragazza sussultò e si guardò alle spalle: Gally era fermo sulla soglia, un braccio lungo il fianco e l'altro sollevato a reggere un bicchiere di vino. Si trovava in controluce, il volto poco visibile, e Teresa non riuscì a decifrare la sua espressione.
« Ah, sei tu ». Distolse lo sguardo da quello del suo ex ragazzo e si sforzò di mantenere salda la voce, ma il saluto che pronunciò l'attimo dopo la tradì. Sperò che lui non se ne fosse accorto.
« È successo qualcosa? » Gally le si sedette accanto, abbandonando il bicchiere mezzo vuoto sul pavimento accanto a sé.
Teresa alzò gli occhi al cielo. « No, certo che no ». Tirò su col naso. « Come ti viene in mente una cosa del genere ».
« Scusa. Era solo un modo discreto per estorcerti informazioni ». Gally le indirizzò un'occhiata in tralice, ma Teresa aveva lo sguardo fisso davanti a sé e si comportava come se lui non ci fosse. Lui strinse le labbra in una linea sottile. « Ho conosciuto il tuo nuovo ragazzo », disse con tono vago. « Paris, eh? »
Teresa fece una smorfia. « Aris », lo corresse, la voce venata di acredine. « E non credo sia ancora il mio ragazzo. Mi ha piantata in asso ed è tornato a casa senza di me ».
« Che figlio di puttana! Spero che tu abbia intenzione di fargliela pagare ».
Teresa lo liquidò con un gesto della mano. « No, è colpa mia. È lui che dovrebbe farmela pagare. Io me lo merito, l'ho preso in giro... avrei dovuto dirgli come stavano le cose. Non ero molto coinvolta dalla nostra storia ».
« Mi dispiace ».
« Non dirlo ».
Gally si voltò a guardarla. « Perché? »
« Lo sai il perché ». Teresa incrociò il suo sguardo. « Se ti dispiace significa che è davvero tutto finito ».
La voce di Gally risuonò incerta. « Non lo è? », chiese in un soffio pregno di speranza. Teresa strinse i denti e si portò le ginocchia al petto, affondando il volto tra le pieghe dell'abito. Non si era mai sentita tanto sola, tanto abbandonata come in quel momento, e Aris non aveva nulla a che fare con quelle sensazioni: la causa di ciò che provava era seduta accanto a lei e la guardava con occhi tristi e velati di malinconia.
« Cinque mesi », mormorò, i tratti induriti dal rancore. Lo aveva covato in silenzio per tutto quel tempo, senza neanche rendersene conto; ora lo sentiva premere contro ogni cellula del suo corpo, nello stomaco e nei polmoni, nella trachea. Il risentimento le vibrava attorno alle corde vocali e lungo le terminazioni sinaptiche dei neuroni, rendendola incapace di pensare a qualunque altra cosa.
Gally non ebbe bisogno di chiederle nulla. « Non me ne sono andato all'improvviso. Ti ho chiesto di venire con me e tu hai rifiutato », disse. La delusione era viva nella sua voce come nel suo guardo. « Sei stata tu a rompere con me, Tes. Io non l'avrei voluto ».
Teresa strinse le palpebre e una lacrima le scivolò lungo il viso. « Credevo che saresti tornato e invece non lo hai fatto. Non mi hai mai chiamata, non mi hai mandato un messaggio. Ho smesso di esistere, per te ». Sbuffò e scosse la testa, sfiorandosi gli occhi con la punta delle dita. « Dannazione, mi si sta pure sciogliendo il trucco ed è ancora colpa tua ».
« Mi dispiace tanto ». Teresa gli indirizzò uno sguardo allibito e lui si affrettò ad aggiungere: « Per quello che ho fatto, non per il trucco ». Si lasciò sfuggire un sospiro esasperato. « Voglio solo dire che adesso sono qui ».
« Per quanto? Una settimana? »
La voce di Gally divenne un sussurro lieve nell'oscurità della sera. « Una settimana è abbastanza ».
« Sì, certo ». Teresa scattò in piedi e si voltò verso l'ingresso. « Prova a portarmi dei fiori e forse potremo continuare questa conversazione ».
Gally la osservò sparire oltre la soglia e afferrò il suo bicchiere. Mandò giù il vino in un solo sorso e si passò una mano tra i capelli. Forse non tutto era perduto.

« Non credo che mi ci abituerò mai ». La voce di Newt fu un sussurro tra le pieghe delle lenzuola. Se ne stava disteso sulla schiena, un braccio a coprirgli gli occhi, i capelli biondi scompigliati sul cuscino bianco. Thomas era sdraiato accanto a lui e gli sfiorava il torace con la punta delle dita, disegnando ghirigori invisibili in un gesto quasi automatico: lo compiva senza riflettere, con le palpebre calate e le labbra distese in un sorriso accennato. Quando sentì le parole di Newt, alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi scuri. « A cosa? », gli chiese.
Newt strinse la sua mano. « A questo ».
Thomas ridacchiò. « Ci si abitua a tutto ».
« Non a tutto ». Newt si rigirò su di un fianco, ignorando le deboli proteste di Thomas, che fu costretto ad allontanarsi dal suo petto. « Credo che ci sarà per sempre la sensazione di fare tutto per la prima volta. Con te è così, lo è sempre stato. Forse è per ciò che ci lega », aggiunse, osservando la traccia che faceva capolino sul suo polso.
Thomas sorrise e si puntelló sul gomito, cercando lo sguardo della sua anima gemella. « Hai bevuto troppo vino ».
« Solo un po' », ammise Newt, tornando a distendersi. Thomas sorrise e continuò a osservarlo in silenzio. Rivide, nella sua mente, l'ingresso di uno squallido bar di periferia e lì accanto un ragazzo, alto e pallido, con una sigaretta stretta tra le dita e la schiena appoggiata al muro sporco e coperto di graffiti. Una scarica di felicità gli percorse il ventre e lo stomaco, poi risalì lungo il suo corpo a modellargli il volto in un'espressione di estatica contemplazione.
« Smettila di fissarmi ».
Il sorriso sul volto di Thomas si fece più ampio. « Hai gli occhi chiusi, come fai a sapere che ti sto fissando? »
« Perché lo fai di continuo ».
Thomas arrossì. Affondò il volto nel cuscino e lo avvicinò all'incavo del collo di Newt, che rabbrividì a quel contatto. Thomas gli sfiorò la spalla con la punta del naso, sospirando. « Ti dà fastidio? »
Newt roteò gli occhi, ma non disse niente. Thomas strinse le palpebre, intrecciando le loro gambe. « Allora? Ti dà fastidio? », soffiò sulla sua pelle.
Newt rise. « Smettila », disse con poca convinzione.
« Che risposta è? » Thomas gli si allontanò. Si voltò dall'altro lato, dandogli la schiena, e in quello stesso momento le sue labbra si stirarono in un sorriso consapevole. Le braccia di Newt gli cinsero la vita un attimo dopo. Scariche di elettricità gli si diramarono lungo i fianchi e il ventre.
« Non mi dà fastidio », sussurrò Newt al suo orecchio.
Thomas tornò a volgersi nella sua direzione. « C'è una cosa che a me dà molto fastidio, invece », disse a bassa voce. Le sue orecchie si tinsero di rosso nel momento stesso in cui pronunciò le parole che seguirono: « I tuoi vestiti ».
Newt ghignò e aumentò la stretta sui suoi fianchi, affondando le dita nella morbida carne dell'altro. « Non c'è molto da cui essere infastiditi ».
« Hai ragione, ma è comunque qualcosa di cui è meglio liberarsi ».
« Fai pure ». Newt avvicinò il volto a quello della sua anima gemella. I loro nasi si sfiorarono e lo sguardo di Thomas si posò sulle sue labbra. Il desiderio saturava l'aria attorno a loro: erano chiusi in una bolla, immersi in una miscela pronta a detonare al minimo segno di squilibrio. Il bacio che seguì fu la scintilla che scatenò l'esplosione.

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