Il tuo nome sul mio polso - N...

By xbondola

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PUÒ ESSERE LETTA DA CHI NON CONOSCE L'OPERA ORIGINALE. Le chiamano anime gemelle: due persone legate da un so... More

Il tuo nome sul mio polso
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
X
XI
XII
XIII
Epilogo
Ringraziamenti

IX

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By xbondola

« Tom! » George bussò alla porta della sua stanza battendo i palmi contro il legno. « Tom, svegliati! Devi andare a pranzo da tua madre, lo hai dimenticato? » Altri colpi disturbarono il sonno di Thomas, che si rigirò nel letto, sbuffando. Mugugnò qualcosa che somigliava vagamente a "sì, adesso mi alzo" e seppellì il volto tra le coperte.
« Su, ché Babbo Natale ha fatto un salto anche in casa nostra. Tanti auguri ». George rise e Thomas sentì il suono dei suoi passi allontanarsi lungo il corridoio. Aggrottò le sopracciglia e si lasciò sfuggire uno sbadiglio. Qualche lacrima calda gli bagnò le ciglia e lui si stropicciò le palpebre. Si alzò a sedere sul bordo del letto. La testa gli doleva e aveva gli occhi stanchi. Avrebbe voluto dormire ancora e non era pronto ad affrontare la giornata impegnativa che gli si prospettava davanti: avrebbe incontrato per la prima volta la nuova famiglia di sua madre.
Si diresse verso la porta della camera e l'aprì. Suo padre stava preparando la colazione, sentiva lo sfrigolare del bacon in padella provenire dal piano inferiore. Il profumo intenso di cibo scatenò la reazione del suo stomacò, che ringhiò una protesta, contorcendosi e borbottando. Thomas si diresse verso il bagno. Dopo aver svuotato la vescica, si lavò le mani e il viso e si osservò allo specchio; si ritrovò difronte uno spettacolo pietoso: sembrava che la tristezza avesse scavato solchi violacei sotto ai suoi occhi e modellato il suo viso in modo che divenisse incapace di sorridere. Thomas strinse le labbra in un moto di repulsione e si allontanò.
Al piano inferiore, suo padre aveva preparato la colazione e se ne stava sul divano del salotto, con una tazza di caffè tra le mani e lo sguardo concentrato su un notiziario mattutino. La giornalista al di là dello schermo parlava di cronaca internazionale: un violento uragano aveva sconvolto le coste dell'Asia orientale, provocando centinaia di morti e altrettanti dispersi.
« Buongiorno e buon Natale », disse Thomas, tentando di mascherare la sua espressione con un sorriso forzato.
« Ehi! » George si voltò verso di lui, appoggiando la tazza di caffè sul tavolino che fronteggiava il divano. « Buon Natale, Tom! Guarda sul tavolo della cucina, Babbo Natale non ha dimenticato di passare di qui ». Gli fece l'occhiolino e Thomas ridacchiò, facendo come gli era stato detto. Sul tavolo, accanto al piatto della colazione, era appoggiato un pacco enorme avvolto in carta da regali azzurra. Thomas strabuzzò gli occhi. « È davvero mio? », gridò a suo padre.
« Certo che sì ».
« Caspio ». Thomas scartò il pacco con rapidi gesti. Brandelli di carta caddero al suolo come coriandoli. « È una TV! »
« Wow, Tom, hai imparato leggere! Sono così fiero di te ». Suo padre comparve sulla soglia della cucina. Gli indirizzò un sorriso e lo oltrepassò per abbandonare la tazza vuota nel lavandino. « La tua ha smesso di funzionare un mese fa. Credevi l'avessi dimenticato? »
« Grazie! Non vedo l'ora di montarla in camera. La metto sulla scrivania! » Thomas afferrò la scatola e fece per aprirla, ma suo padre scosse la testa e gli posò una mano sulla spalla, intimandogli di fermarsi. « Devi prepararti, adesso. Metto a posto io, qui, prima che torni ».
Thomas roteò gli occhi, sbuffando, ma annuì e « Bene così », disse. Si voltò e fece per dirigersi verso le scale, ma prima di arrivarci si fermò, si voltò e circondò suo padre in un mezzo abbraccio. « Grazie, pa' ».
« E di che ». George ridacchiò.
« Anch'io ti ho comprato un regalo ». Thomas ricordò il piccolo pacchetto abbandonato in un cassetto. « Aspetta qui ». Salì le scale a due a due ed entrò nella sua camera per recuperarlo, poi uscì e tornò in cucina. Suo padre stava raccogliendo dal pavimento i pezzi di carta regalo che lui aveva lasciato cadere. Thomas si schiarì la voce e gli porse il pacchetto decorato da una piccola coccarda blu. « Non è niente di che », precisò, avvampando. « Forse avrei dovuto dartelo prima di vedere quel mostruoso televisore ».
« Non dire sciocchezze, Tom. Ti ricordo che sono io la fonte principale dei tuoi guadagni. Se avessi voluto un regalo costoso, ti avrei dato cinquecento dollari da spendere ». Afferrò il pacchetto e lo scartò. I suoi occhi brillavano, quasi fosse tornato bambino per un attimo. La carta rivelò una piccola scatola foderata di nero, che si aprì con un lieve scatto tra le dita di George, rivelando un elegante orologio da polso dal cinturino sottile.
« È bellissimo! » L'uomo sorrise e lo sfilò dalla sua custodia per osservarlo da vicino. « Grazie, Tom. Mi piace. Ma ora va' a prepararti, se no fai tardi ».
Thomas sorrise e roteò gli occhi, sbuffando. « Sì, capo ».

Sua madre passò a prenderlo poco prima di mezzogiorno. Thomas salutò suo padre e scese in strada, aprì la portiera dell'auto di Abigail e si sedette al posto del passeggero. « Buon Natale », disse e scoccò alla donna un bacio sulla guancia. Lei sorrise e ricambiò gli auguri.
« Allora, Tom, come va con la scuola? », gli chiese poi, mettendo in moto.
« Tento di rimettermi in carreggiata », le rispose lui, distogliendo lo sguardo. Si aspettava da sua madre una delle sue solite ramanzine sull'importanza che la scuola avrebbe avuto sul suo futuro, ma lei si limitò a sospirare, gli occhi fissi sulla strada e le mani che tormentavano il volante. Thomas aggrottò le sopracciglia. « Va tutto bene? », le chiese.
Abigail sorrise e annuì. « Sono un po' nervosa ». Ridacchiò e con uno scatto della testa si liberò gli occhi da una ciocca ribelle sfuggita al controllo dell'elastico. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, il tempo necessario a raggiungere la villetta che Abigail condivideva con Jorge, il suo fidanzato, un uomo alto e robusto, con gli occhi scuri e un marcato accento ispanico.
« Perché? », le chiese Thomas.
« Cosa? »
« Perché sei così nervosa? »
« Perché voglio davvero che tutto questo funzioni, Tom. So che per te è difficile accettare questi cambiamenti, ma - ».
« Mamma, non - ».
« No, Thomas, fammi parlare ». Abigail gli indirizzò un'occhiata in tralice. « È dell'episodio del ristorante che non riesco a pensare ad altro. Non ne abbiamo mai discusso e quella sera ho capito che forse stavo sbagliando qualcosa, con te ». La voce della donna si incrinò e lei scosse il capo, le labbra serrate e ridotte a una linea sottile. « Io non voglio che tu creda di non essere più parte di questa famiglia. Lo sei e lo sarai sempre. Nessuno si aspetta che tu sostituisca tuo padre - ».
« Non ho mai pensato che tu volessi questo. L'episodio del ristorante non c'entra niente con Jorge e con la separazione di te e papà ». Thomas sospirò. « È il modo in cui vi comportate a farmi soffrire. Litigate di continuo, mi mettete in imbarazzo... ».
« Ogni volta mi riprometto di non farlo accadere ». Abigail rise senza allegria, scuotendo la testa. « Ogni volta finisco col deludere me stessa e anche te ».
« Non è solo colpa tua ».
« Mi dispiace tanto, Thomas ».
Thomas distolse lo sguardo, a disagio. Non era abituato a vedere sua madre in quello stato: lei era sempre stata la sua roccia, la donna più forte che avesse mai conosciuto. Vederla lì, con le lacrime agli occhi, le mani ferme sul volante e il capo chino, gli provocava una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco e alla base dei polmoni. Era la sensazione di aver varcato un confine, come se una parte della sua vita, quella innocente dell'infanzia, gli fosse stata strappata via con violenza, lasciandolo lì a combattere contro il desiderio di alzarsi e fuggire via, indietro nel tempo, dove i problemi dei grandi erano uno spauracchio distante e quasi invisibile.
« Non sono arrabbiato con te », sussurrò. « Le cose a volte cambiano senza che noi possiamo farci niente. Io lo capisco. Voglio solo che tu e papà siate felici e se per voi questo non è possibile stando insieme... », si strinse nelle spalle. « Bene così. Però promettimi che tu e papà tornerete a parlarvi come persone normali ».
Abigail annuì e si asciugò le guance con il dorso di una mano, sorridendo. « Sono così orgogliosa di te, Tom ».
Thomas arrossì e si slacciò la cintura di sicurezza. « È meglio entrare in casa, adesso. Sto morendo di fame ».

Il sole stava tramontando e le strade all'esterno dell'abitazione erano bagnate dalla sua luce morente, che lambiva edifici e alberi regalando loro contorni dorati. Thomas osservava la scena con gli occhi socchiusi, sdraiato sul piccolo divano, proprio accanto alla finestra. La stufa elettrica che fronteggiava il sofà diffondeva calore nella stanza.
Il pranzo era andato bene. La sensazione di disagio che aveva accompagnato Thomas durante il primo pomeriggio si era infine dissolta, dissipata dal sorriso entusiasta di sua madre, dalle battute di Jorge e dagli aneddoti raccontati da Brenda, la sua unica figlia, una ragazza bassa, con grandi occhi castani e lunghi capelli dello stesso colore. La stessa ragazza che ora osservava Thomas dall'alto del suo metro e sessanta, le sopracciglia sollevate e un sorriso sornione sul volto.
« Che c'è? », le chiese il ragazzo, sbadigliando. Dalla cucina adiacente riusciva a sentire la voce piena di sua madre e quella più roca e marcata di Jorge.
« Fammi spazio », gli intimò Brenda, indicando con un gesto della mano la parte di divano occupata dalle sue gambe. Thomas arricciò il naso e aggrottò le sopracciglia, contrariato, ma fece come gli era stato chiesto e si sedette appoggiando la testa allo schienale. Restarono in silenzio per alcuni secondi, poi Brenda parlò: « Tu frequenti la Glader High, giusto? »
Thomas ripensò ai lunghi corridoi dipinti di verde della sua scuola e annuì. « Sì, perché? »
« Ci va una mia amica. Non so se la conosci, si chiama Harriet ».
Thomas fece mente locale, passando in rassegna gli studenti che frequentavano le sue stesse classi, ma non c'era nessuno che rispondesse al nome di Harriet. Scosse la testa. « No, non la conosco. Di vista, forse ».
Brenda fece un verso di assenso e si agitò sul posto per stare più comoda. « Avrei dovuto iscrivermi lì anch'io », disse ancora, stringendosi le braccia al petto. « Prima io e Jorge abitavamo in un altro quartiere. Ci siamo trasferiti qui quando ha trovato lavoro ».
Thomas non riuscì a trattenersi e « Perché lo chiami così? », le chiese, osservandola.
Brenda fece una smorfia divertita. « È il suo nome ».
Thomas roteò gli occhi. « Mi hai capito bene ».
Brenda rise e annuì. « Non riesco a chiamarlo 'papà', se è questo che intendi dire ». Fece spallucce. « Ho vissuto metà della mia vita con mia madre. Prima che lei morisse, non sapevo neanche dell'esistenza di Jorge ».
Thomas avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva, ma la voce gli restò bloccata in gola. Rivide Newt abbassare davanti a lui le sue barriere; rivide le lacrime rigargli le guance; sentì nelle orecchie la sua voce rotta dal pianto. Strinse le labbra e serrò i pugni, lasciandosi consumare dalle sensazioni dalla sera prima che sembravano decise a divorarlo dall'interno: il desiderio e la paura di averlo più vicino, il senso di irrisolto che gli avevano cucito addosso i suoi baci.
« Thomas? » Brenda schioccò le dita dinanzi al suo viso. « Che ti succede? »
« Niente, scusa ». Thomas scosse la testa e forzó un sorriso. Si sistemò meglio nell'angolo del sofà. « Un mio amico sta attraversando una situazione simile ». Brenda assunse un'espressione confusa e Thomas continuò: « Suo padre si è rifatto vivo dopo anni e lui non riesce ad accettarlo ».
« Oh ». Brenda strinse le labbra e abbassò lo sguardo. « È difficile. Quando Jorge è venuto a casa mia la prima volta, credevo che l'avrei odiato per sempre per ciò che aveva fatto alla mamma ». Le labbra della ragazza si distesero in un sorriso triste. « Ricordo di avergli urlato contro delle cose orribili. Se le meritava tutte, non dico il contrario, ma mi sbagliavo quando pensavo che non sarei riuscita a costruire con lui alcun rapporto. Mi ha dimostrato di essere cambiato ».
« Pensi che lui e mia madre si sposeranno presto? »
« Credo di sì. Sono anime gemelle, cosa cavolo dovrebbero aspettare? »
« E tu cosa ne pensi? »
Brenda distese le gambe in avanti. « Cosa dovrei pensarne? Si sono trovati. Sono stati fortunati. Meritano di essere felici ». Brenda arricciò le labbra. « E tua madre mi sta simpatica ».
Thomas rise. « Qualcuno a cui sta simpatica: che miracolo! » Sì fece serio e lanciò una fugace occhiata alla parete che li separava dalla cucina. « Per favore, non dirle che te l'ho detto ».
« Tranquillo ». Brenda si portò una mano sul cuore con esagerata solennità.
« Grazie. Comunque hai ragione, sono stati fortunati a trovarsi ». Thomas si sfiorò il polso sinistro con le dita gelide. Rabbrividì e la sua mente tornò a qualche settimana prima, alla prima conversazione avuta con Newt nell'abitacolo della sua auto, alle sue mani calde contro il suo polso. Quante cose erano cambiate senza che neanche se ne accorgesse.
« Ci riusciremo anche noi ». Brenda gli diede una pacca sulla spalla e gli indirizzò un sorriso entusiasta. « Hai anche tu la traccia, huh? »
Thomas si limitò ad annuire. Avrebbe voluto cancellare quel marchio e così divenire artefice del proprio destino.

« È tardi ». Abigail fece per afferrare il cappotto dall'appendiabiti, ma Jorge la fermò con un cenno della mano.
« Lascia stare », le disse. « Accompagno io Thomas a casa ». Poi si rivolse a Thomas stesso, sorridendo: « A te va bene, no, hermano? ».
« Nessuno problema », rispose lui, infilandosi il cappotto. Salutò Brenda con un cenno della mano e Abigail con un bacio sulla guancia, afferrò il regalo che sua madre gli aveva comperato (un paio di cuffie), poi si diresse verso la porta d'ingresso e seguì Jorge all'esterno. Si sedette al posto del passeggero e Jorge, dopo essersi allacciato la cintura e aver messo in moto il veicolo, allungò una mano e accese la radio.
Thomas estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans. Non aveva voglia di rispondere ai messaggi di auguri che gli erano arrivati nel corso della giornata, ma aveva bisogno di tenersi occupato: il silenzio nell'abitacolo lo metteva a disagio. Jorge era una persona difficile da inquadrare, se n'era reso conto il giorno in cui l'aveva conosciuto, ma Thomas aveva l'impressione che lui fosse il tipo d'uomo che non lascia nulla al caso. Se aveva deciso di riaccompagnarlo a casa doveva esserci una ragione.
Poco dopo, infatti, il silenzio venne rotto dalla sua voce. « È stata una bella giornata, eh, hermano? », chiese a Thomas, indirizzandogli un sorriso storto e uno sguardo in tralice.
« Sono stato bene », concordò il ragazzo, osservando la strada al di là del parabrezza. « Mia madre sembra molto felice », aggiunse poi, gettando a Jorge un'occhiata penetrante. L'uomo annuì. Il divertimento che aveva addolcito i tratti del suo volto un momento prima era sparito, lasciando il posto a una serietà che a Thomas non era familiare.
« Voglio chiederle di sposarmi ».
La frase si accese e si spense come una scintilla. Illuminò i loro volti per un istante, prima di soffocare nel ritrovato silenzio.
Thomas non disse niente. Se lo era aspettato: Jorge e Abigail avevano già passato una vita a cercarsi e ora che erano insieme avevano il diritto di costruirsi un futuro. Quell'idea gli girava in testa da settimane, bloccata nel retro della sua mente. Ora gli appariva dinanzi agli occhi nella sua concretezza, quasi le parole di Jorge le avesse dato vita.
Contro ogni sua aspettativa, Thomas non sentì niente. Non era dispiaciuto, non si sentiva tradito come aveva creduto che sarebbe successo. Le cose stavano andando com'era giusto che andassero.
« Hermano? » Jorge fermò l'auto di fronte alla casa di Thomas e spense il motore. Si voltò verso il ragazzo. « So quanto tua madre tiene a te e quanto desidera che le cose tra noi funzionino. Per questo ho deciso di dirtelo prima di farle la proposta ».
Thomas fece spallucce. Non disse nulla per alcuni secondi, lo sguardo fisso di fronte a sé. « Mia madre con te è felice », mormorò infine. « Questo mi basta ». Aprì la portiera e uscì dall'auto. Prima di allontanarsi dal veicolo, si chinò nell'abitacolo attraverso il finestrino aperto e « Sei un tipo in gamba, Jorge », disse. « Sono davvero felice che sia tu la sua anima gemella ».

Thomas si rannicchiò sotto alle coperte, il cellulare acceso a pochi centimetri dal viso. La voce di sua madre, da qualche parte nella sua testa, gli gridò contro che non era salutare porre oggetti elettronici a così breve distanza dal volto. Il ragazzo scorse con un dito la lista di contatti su WhatsApp: la conversazione che stava cercando era finita in fondo all'elenco. Era da un giorno che non si scambiavano messaggi, ma sembrava essere passata un'eternità.
Cliccò sul profilo WhatsApp di Newt e osservò per alcuni istanti la dicitura 'online' che campeggiava sullo schermo, sotto al suo nome; i suoi occhi si posarono poi sul sorriso appena accennato che l'immagine del ragazzo mostrava. Nella foto, scattata in bianco e nero, Newt aveva gli occhi chiusi e le sue palpebre erano attraversate da una linea di matita scura. Doveva essere una foto piuttosto vecchia, perché al labbro inferiore il ragazzo portava un sottile anello di metallo che Thomas non gli aveva mai visto.
Lo sguardo di Thomas si posò sulla frase che l'altro ragazzo aveva scelto come stato:

Oh, baby, why did you run away?

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