Fino alla fine dei nostri gio...

By Till_the_end_larry

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#COMPLETA# Harry Styles è un ragazzo di diciotto anni che non ha mai conosciuto il suo vero padre. Vive con... More

Parte II

Parte I

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By Till_the_end_larry

Harry Styles odiava la scuola, la odiava con tutto se stesso e il fatto che avesse la febbre non aiutava di certo.

È anche vero che quando era malato era una vera e propria piaga, come amava definirlo suo fratello Louis, e che si lamentava ogni cinque minuti per ogni singola cosa; ma erano dettagli insomma.

Quella mattina Anne non aveva voluto sentire scuse dal più piccolo e l'aveva letteralmente caricato in macchina e scaricato davanti all'entrata di quell'edificio che ad Harry assomigliava tanto ad un ospizio per reduci di guerra. Beh, in effetti non aveva tutti i torti. L'aspetto era quello, l'odore anche ed alcuni professori vi assomigliavano in modo impressionante; come la Stephan, la sua professoressa di storia. Per quella donna l'età del pensionamento era come dire... irraggiungibile. Ormai aveva settantadue anni e diamine, davvero la lasciavano ancora insegnare lì nonostante dovessi urlargli per parlare o chiederle qualcosa?

Sbuffò rumorosamente passandosi una mano sugli occhi e stringendosi ancora di più nella felpa che quella mattina aveva rubato a suo fratello; forse l'aveva fatto apposta o forse no, fatto sta che era calda, morbida e aveva il suo profumo e Harry amava il suo profumo.

Percorso dall'ennesimo brivido appoggiò la guancia sul palmo della mano sinistra e con la destra prese a scarabocchiare sul suo blocco degli appunti. Ascoltò ben poco di quello che la professoressa di biologia stava spiegando, l'unica cosa che voleva adesso era ritornare a casa e avere una tazza di the caldo tra le mani, magari restando sotto le coperte o rannicchiato sul divano con la sua adorata coperta in phile sulle gambe e magari con L-

"Pss... Harry! Pss!" i suoi pensieri vennero interrotti dal bisbigliare di quel deficiente di Niall Horan aka, suo migliore amico "Harry!" lo chiamò ancora una volta costringendolo a voltarsi verso il banco del suo amico che era seduto sulla fila centrale

"Dimmi." Disse stancamente guardandolo e sforzandosi di tenere gli occhi aperti. Ci mancava solo che si addormentasse durante una conversazione

"Harry sembri un fantasma e non fai che rabbrividire." Bisbigliò lanciando una veloce occhiata alla professoressa che era intenta a disegnare... cos'era quello!? Signore, ci mancava solo la riproduzione dei pesci!

"Lo so Nì ma mia madre è al lavoro e non può sicuramente venire a prendermi." Disse strofinandosi l'occhio come un bambino

"Puoi sempre chiamare Louis."

"Non se ne parla Nì."

"Oh avanti, provaci almeno, non è così cinico da lasciarti qui in queste condizioni lo sai anche tu." Disse il biondo facendo una smorfia. In verità Harry ci aveva pensato, aveva pensato a chiamarlo per chiedergli di riportarlo a casa ma quella mattina l'aveva sentito imprecare contro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e non aveva proprio voglia di vederlo arrabbiato e sentirlo urlare; soprattutto se la colpa era sua.

In conclusione: Harry Style odiava la febbre.

Fortunatamente a salvarlo fu la campanella che decretò la fine delle lezioni e l'inizio della pausa pranzo. Come suo solito Harry e Niall si diressero verso i propri armadietti per poi indirizzarsi verso la mensa dove avrebbero consumato quell'abominio che, quei cuochi da quattro soldi, osavano chiamare cibo. "Niall, Harry!" improvvisamente sentirono i loro nomi e quasi contemporaneamente si voltarono verso la direzione da cui provveniva la voce. Una ragazza dai capelli lilla e il sorriso furbo, su quelle labbra sempre lucide di rossetto rosso, si stava avvicinando a loro a passo svelto. "Perrie!" dissero entrambi all'unisono per poi guardarsi e ridere come due idioti

"Ragazzi!" disse abbracciandoli entrambi come solo lei sapeva fare, stritolandoli e lasciandogli un'infinità di baci sulle guance facendoli ogni volta arrossire.

"Allora com- Harry sei pallido. Sei sicuro di non avere la febbre?" Disse la ragazza voltandosi verso il riccio che la guardò facendo una smorfia d'indifferenza

"Si ha la febbre ed è così codardo da non avere il coraggio di chiamare suo fratello per farsi portare a casa." Rispose al suo posto Niall beccandosi un'occhiataccia da parte del riccio

"Mi chiedo ancora perché mi ostino a frequentarti Horan." Disse Harry incrociando le braccia al petto

"Perché siamo migliori amici da quando avevamo dieci anni e perché il tuo gatto fortunatamente qual giorno era a casa mia mentre tu eri disperato e in lacrime perché pensavi che fosse morto." Disse incrociando le braccia la petto e sorridendogli soddisfatto

"Avrei dovuto mettere il guinzaglio a quella stupida palla di pelo." Mormorò per poi essere interrotto di nuovo dalla voce squillante di Perrie

"Harry chiama tuo fratello o sarò costretta a fartelo fare con la forza e sai che lo farò." Disse picchiettando il dito indice sul suo petto

"Ok, ok, ma tutti qui sappiamo la risposta e se mi urlerà contro sarete banditi dalla mia lista degli amici." Disse estraendo il suo cellulare dalla tasca e cercando il numero del fratello in rubrica. Intanto i due ragazzi -ridendo per la fesseria che aveva appena detto, pff classico di Harry Styles- lo salutarono e si diressero verso la mensa, che pian piano si era riempita con tutti gli studenti che popolavano la scuola, chiacchierando del più e del meno.

Harry aspettò una decina di minuti prima di decidere di far partire la chiamata, si spostò verso i corridoi fermandosi davanti ad uno dei tanti scaffali dove erano racchiusi i trofei e i riconoscimenti di tutti gli alunni 'speciali' che avevano frequentato quella scuola in tutti quegli anni. Riuscì anche ad intravvedere il premio che sua sorella Gemma ricevette per la sua tesi di chimica quantistica, che come ricordava era degna di uno studente laureato in una delle migliori Università di tutta Londra, vide il trofeo che due anni fa Louis e la sua squadra vinsero per essere arrivati primi al campionato di calcio; e si sentì quasi uno stupido.

In verità a lui non era mai importato un gran che della scuola, anche se l'anno scorso aveva quasi rischiato di perdere l'anno e, in confronto ai suoi due fratelli, era l'unico che non avesse mi superato un voto più alto del sette.

Fu proprio quando spostò il suo sguardo verso la foto della squadra di calcio che sentì la voce di Louis rispondere dall'altro capo del telefono.

"L-Louis?"

"Harry... cos'hai combinato questa volta?" domandò e Harry non poté fare a meno di imbronciarsi al sentire quelle parole. Perché ogni volta che lo chiamava doveva sempre pensare che fosse nei guai? Forse perché è sempre stato così, idiota. Rispose la sua coscienza con quella vocina stridula e le sembianze di una vecchietta che agitava in aria un bastone... ok forse la febbre si era alzata drasticamente

"Non ho fatto niente, è solo che... mi chiedevo... sai"

"Harry arriva al dunque." Lo interruppe lui, il riccio deglutì e chiuse gli occhi

"Non mi sento bene, penso di avere la febbre alta... quindi mi chiedevo se potessivenireaprendermi." Disse le ultime parole così velocememte da far invidia ad un repper

"Quanto alta è la febbre?" domandò Louis e Harry poté sentire il suo tono di voce addolcirsi

"Non, non lo so ma ben due persone mi hanno detto che sembro il fratello di Edward Cullen. Tu cosa dici?" chiese e sentì una piccola risata sfuggire dalle labbra di Louis facendolo sorridere a sua volta

"Dammi il tempo di infilarmi un paio di pantaloni e arrivo."

"Non eri al lavoro?"

"No, quel bastardo di Kristian mi ha fatto svegliare alle sette per niente questa mattina."

"Oh, ok... grazie ancora Lou." Disse mordendosi poco dopo il labbro inferiore

"Sto arrivando." Disse prima di chiudere la chiamata.

Dieci minuti dopo Louis varcò la soglia dell'entrata, guardandosi in giro con le mani affondate nelle tasche dei jeans e un sorrisino stampato in faccia. Harry raccolse la cartella da terra e si avvicinò a lui

"Andiamo? Sto morendo di freddo." Disse appena arrivò davanti al castano

"Perché hai la mia felpa?"

"Potrei averla presa per sbaglio questa mattina." Disse con un alzata di spalle beccandosi un occhiata di rimprovero dal più grande "Ormai metà delle tue felpe sono diventate mie Lou, arrenditi." Continuò Harry, Louis sbuffò scuotendo la testa ma non poté fare a meno di sorridere e incamminarsi verso l'uscita della scuola seguito dal riccio.

Quando arrivarono a casa Harry si diresse subito in camera sua cambiandosi da quei jeans troppo stretti e infilandosi qualcosa di più comodo e soprattutto caldo.

Si infilò sotto le coperte coprendosi fino sopra la testa e rannicchiandosi cercando di far smettere al suo corpo di tremare come una foglia; quanto odiava avere la febbre.

Sentì la porta della sua camera aprirsi e poco dopo il letto sprofondare dietro la sua schiena
"Harry..."

"Mh?"

"Hai freddo?"

"Sto morendo di freddo." precisò voltandosi a pancia in su e guardando suo fratello che improvvisamente gli passo una mano fra i capelli proprio come faceva sua madre quando era più piccolo.

Si ricordava ancora quando sgattaiolava nel suo letto e le raccontava dell'incubo che aveva fatto e lei lo ascoltava, gli accarezzava i capelli e lo cullava sussurrandogli parole dolci fino a quando non si addormentava. Stretto fra le sue braccia, con la consapevolezza che con lei non avrebbe più fatto brutti sogni.

"A che stai pensando Haz?" mormorò Louis alzando le coperte ed infilandosi anche lui sotto il piumone. Harry guardò ogni suo movimento non capendo cosa fare e come comportarsi; ma quando sentì le braccia di Louis avvolgerlo, tutto si fece più chiaro. Si voltò lentamente verso il più grande puntando i suoi occhi in quelli color azzurro cielo di Louis. Sorrise appena tutte quelle immagini gli ritornarono alla mente "Perché stai sorridendo?" gli domandò Louis spostandogli una ricciolo dalla fronte

"È come quando ero piccolo e la mamma mi coccolava quando avevo gli incubi." Disse abbassando lo sguardo ma Louis non glielo permise

"Cosa c'è Harry?"

"Non lo so, mi manca... vorrei che tutto ritornasse come prima." Disse abbozzando un sorriso che non era per niente felice, che non trasmetteva nessuna emozione. Chiuse gli occhi e lasciò che le carezze di Louis lo rilassassero facendolo addormentare.

Quando si svegliò tutto intorno a lui era buio, il piumino era sparito e Dio, stava morendo di caldo! Si passò una mano sulla fronte rendendosi conto che era madida di sudore; sbuffò sonoramente e si voltò verso la finestra

"Vuoi stare fermo?" borbottò una voce al suo fianco, subito si girò e vide la figura di Louis distesa a pancia in su con le braccia piegate sotto la testa e gli occhi chiusi.

"Ciao Lou." Disse voltandosi su un fianco fino ad arrivare all'altezza del volto del più grande

"Stai meglio?" domandò Louis con ancora gli occhi chiusi. Harry non rispose subito troppo attento ad osservare, per quello che la scarsa luminosità permetteva, il volto di suo fratello. Il naso alla francese, gli zigomi pronunciati, le labbra finii e piegate in un piccolo broncio. Harry si perse in tutti quei dettagli; certo aveva visto molte volte suo fratello ma mai come adesso si era soffermato così tanto su tutte le piccole sottigliezze del suo viso e si maledisse mentalmente perché Dio era semplicemente perfetto. "Harry..."

"Mh?"

"Ti ho chiesto se stai meglio."

"Oh, ehm penso di si..." rispose vago senza mai staccare gli occhi dal suo volto. Il più grande aprì gli occhi e si voltò verso di lui, facendo perdere qualche battito al povero cuore del riccio alla vista dei suoi occhi così azzurri e liquidi per il sonno.

"Vuoi mangiare qualcosa?" domandò Louis, Harry scosse la testa e gli sorrise per poi voltarsi di nuovo dando le spalle al ragazzo. "Harry..." lo richiamò Louis. Davvero non capiva cosa avesse Harry, di solito aveva sempre qualche argomento di cui parlare o semplicemente se ne veniva fuori con una delle sue genialate come quelle volta che gli chiese perché non facessero i marshmallow al cioccolato. Si voltò mettendosi sdraiato su un fianco osservando i movimenti della schiena di Harry ad ogni respiro e poggiò una mano sul fianco morbido di Harry. Ha sempre avuto un debole per i suoi fianchi, come per tutto il suo corpo ovviamente. Le gambe lunghe e magre, le spalle larghe, il fisico asciutto con qualche accenno di muscoli che lo rendevano ancora più perfetto di quanto già non lo fosse; tutto in Harry gridava sesso. Certo è strano dire una cosa del genere sul proprio fratello o meglio, fratellastro.

Fratellastro.

Louis non ha mai dato peso a questa definizione. Lui ed Harry non erano veri e propri fratelli, certo avevano la stessa madre ma nessuno dei due aveva mai conosciuto il proprio padre. Quando era piccolo a volte gli capitava di fare domande su suo papà, ma l'unica risposta che gli veniva data era un semplice sorriso con una carezza sulla guancia. E non gli bastava. Non gli bastava perché voleva delle spiegazioni ma allo stesso tempo era troppo piccolo per capire come andassero le cose, come funzionasse il mono degli adulti; che allora reputava come una complicata formula matematica.

Così assorto nei suoi pensieri non si accorse delle sue braccia che andavano a circondare il busto del riccio, proprio come faceva quando Harry da piccolo aveva paura del temporale. Infilò il naso tra i suoi capelli ispirando il loro profumo. Pesca. Sorrise come un idiota.

Harry era sempre il solito. Louis sapeva quanto adorasse usare il balsamo della loro madre anche se lei gli ripeteva sempre che non ne aveva bisogno e che finiva solo per consumarglielo; ma lui non la ascoltava e faceva di testa sua. Così chiuse gli occhi lasciando che i ricci morbidi di suo fratello gli solleticassero il volto e che il loro profumo gli riempisse il cuore di ricordi.

Si risvegliò la mattina successiva. La sveglia nel comodino di Harry segnava le sette e ventitré. Sospirò rumorosamente passandosi una mano sul volto e solo allora si accorse del peso che gravava sul suo petto.

Abbassò il volto ritrovandosi la testa di Harry poggiata contro il suo petto. Involontariamente infilò una mano tra i suoi ricci scostandoglieli dalla fronte accaldata. Lo vide arricciare le labbra e poco dopo mormorare qualcosa che alle orecchie di Louis sembrò un lamento e un borbottio fusi assieme

"Harry."

"Cinque minuti."

"Ok ma potresti spostarti?" domandò passandogli un'altra volta la mano tra i capelli tirandoli appena

"Sei comodo." Gli rispose strofinando la guancia sul tessuto leggero della maglietta

"Avanti devo andare al lavoro." Disse togliendo a malincuore la mano dai suoi ricci morbidi e strofinandosi un occhio. In verità non aveva per niente voglia di alzarsi dal letto, ma la gamba di Harry che premeva contro il suo bacino non aiutava e di certo non ci teneva a farsi trovare con un piccolo problemino la sotto. Forse avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo.

"Ti prego non lasciarmi da solo a casa Lou." Disse scostandosi dal suo petto e mettendosi seduto al centro del letto

"Puoi sempre chiamare uno dei tuoi amici a farti compagnia." Propose il liscio ma Harry piegò la testa di lato scuotendola leggermente

"Sono a scuola, cosa dovrei dirgli secondo te? Ehi vieni a casa mia, mi sento solo. No."

"Se è per questo anche io non posso fare a meno di andare al lavoro perché tu non vuoi stare solo, Harry." gli rispose Louis scostandosi le coperte di dosso e sedendosi con la schiena contro la testiera morbida del letto del fratello

"Allora posso venire al lavoro con te."

"Cosa? No! Tanto vale che tu vada a scuola."

"Ti prego!"

"Harry ho detto di no."

"Oh avanti, chiamo io Zayn e gli dico che restia casa con me. Tanto mi adora lo sai."

"Non ti adora Harry, vuole solo scoparti." Gli rispose stizzito. Harry roteò gli occhi scendendo dal letto per poi andare a sedersi vicino al liscio che non aveva perso nessun suo movimento e che adesso si stava mordendo il labbro. Strano. Louis era strano in quel momento, lo stava guardando come se lo volesse... Oh avanti Louis non è così idiota da volerti Harry. Rispose una vocina nella sua testa; ma allora cos'era quella luce nei suoi occhi e perché si stava mordendo il labbro come se si stesse trattenendo? Harry davvero non capiva. Gli era capitato a volte di fare pensieri poco casti sul suo conto ma ogni volta era scoppiato a ridere per le assurdità che immaginava; certo Louis era un bel ragazzo ma andiamo, erano fratelli, sarebbe stato imbarazzante se avessero, come dire... Oh al diavolo! Si alzò di colpo affrettandosi ad uscire dalla propria camera ignorando lo sguardo confuso di Louis che ancora non aveva accennato a staccargli gli occhi di dosso. Aveva bisogno di una doccia, possibilmente ghiacciata.

Uscì dalla doccia lavato e vestito dopo un'ora bella e buona. In tutto quel tempo non aveva fatto che pensare, aveva lasciato che la sua mente si riempisse di pensieri e domande a cui molto spesso non sapeva dare risposta.

La casa era assorta dal silenzio. Louis era andato al lavoro e non l'aveva salutato; scese le scale andando in cucina. Il suo stomaco stava brontolando segno che doveva metter qualcosa sotti i denti; così tirò fuori un tazza e vi mise dentro il latte per poi infilarla nel microonde aspettando che si scaldasse.

Prese la tazza versandovi dentro una generosa quantità di creali per poi dirigersi in salotto, andando a sedersi sul morbido divano e coprendosi con una coperta.

Mangiò la sua colazione davanti al televisore mentre trasmettevano vecchi episodi di Modern Family. Era brutto essere malati e dover rimanere a casa da soli, con il silenzio a riempire ogni stanza.

Scoppiò a ridere un paio di volte a causa delle battute di Phill e dell'atteggiamento di Cameron.

Passò più di un ora in quella posizione, imprecando o sbuffando ogni tanto a causa della pubblicità.

Il suono del campanello improvvisamente rimbombò per tutta la casa. Il riccio si alzò e avvolgendosi nella calda e morbida coperta andò ad aprire.

"Ciao scricciolo!" una ragazza dai capelli castani gli sorrise mettendo in mostra le fossette

"Gemma!" disse andando ad abbracciarla.

"Mi sei mancato tanto Hazza!" disse la ragazza stringendolo a sua volta e facendo dondolare entrambi sul posto

"Cosa ci fai qui?" domandò Harry staccandosi da lei e sistemandosi la coperta sulle spalle

"Prima entriamo." Disse lei sorpassando Harry ed entrando dentro la sua vecchia casa dirigendosi in cucina

"Allora?"

"Mi sono presa una piccola pausa dal lavoro e così ho deciso di venire a trovarvi e farvi una sorpresa!" le rispose lei accavallando le gambe e spostandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio "E tu? Come mai non sei a scuola?"

"Oh, ho la febbre." Disse sorridendole ampliamente. Gemma lo guardò con tanto di bocca socchiusa ma poi si riprese scuotendo la testa

"Lo sai che dovresti essere a letto, si?"

"Ma sono solo la sopra e mi annoiavo."

"Sei sempre il solito." Disse lei scompigliandogli i ricci beccandosi uno schiaffo sula gamba che la fece ridacchiare

"Quell'incapace di un Louis dov'è invece?"

"Al lavoro, mi ha lasciato da solo questa mattina." Disse imbronciandosi e facendo sorridere la sorella che gli accarezzò una guancia

"Ok, lo chiamo e lo faccio tornare a casa." Disse tirando fuori il cellulare dalla borsa

"Non te lo consiglio Gems, Louis in questo periodo è molto irritabile!"

"Oh Harry, Louis è sempre irritabile. Ricordi?" Disse portandosi il cellulare all'orecchio e iniziando a picchiettare con le dita sulla superficie di marmo del bancone. "Louis Tomlinson?" domandò facendo una voce strana, Harry la guardò scuotendo la testa e ridacchiando "Salve sono un assistente vigile del fuoco della caserma 233, volevo informarla che la sua casa sta andando a fuoco, deve venire qui immediatamente." Disse per poi chiudere la chiamata rivolgendo un sorriso angelico al fratello che la stava guardando con occhi e bocca spalancati. Gemma poté vedere il terrore negli occhi del ragazzi

"Gemma, Louis ti ucciderà e ucciderà anche me." Disse lasciando cadere la testa tra le mani. La sorella lo guardò e scoppiò a ridere.

Passarono una trentina di minuti e improvvisamente sentirono la porta aprirsi e un Louis infuriato entrare urlando

"HARRY IO GIURO CHE SE SEI STATO TU, IO- Gemma?!"

"Ciao LouLou."

"Che cazzo sta succedendo?" disse avanzando in cucina e togliendosi il giubbotto lasciandolo sulla sedia raggiungendo poi la ragazza e abbracciandola "Ciao Gemma." Disse sulla spalla della ragazza

"Come sta il mio fratellino?"

"Bene, come mai sei qui?"

"Non posso venire a trovare la mia famiglia?"

"Rompi palle." Gli rispose lui staccandosi dall'abbraccio andando vicino al riccio che alzò lo sguardo incontrando quello del fratello

"Stai meglio?"

"Si, ho solo ancora un po' di freddo."

"Perché non sei a letto?"

"Mi hai lasciato da solo Lou, sai che odio restare da solo."

"Sei malato Harry, non potevo portarti con me!"

"Potevi restare a casa con me."

"Harry non fare il bambino."

"Ma-"

"Harry, smettila." Louis guardò Harry abbassare la testa stringendosi nella coperta.

"Ok, vado a trovare mamma. Non uccidetevi voi due." Gemma si alzò dallo sgabello raccogliendo la borsa e schioccando un bacio sulla guancia di ognuno dei due ragazzi.

Harry e Louis sentirono la porta chiudersi e il silenzio ritornare a regnare sovrano in tutta la casa. Harry stava ancora fissando il marmo della penisola disegnando piccoli cerchi immaginari con le dita. I ricci gli coprivano la maggior parte del volto, non riusciva a vedere gli occhi lucidi di Harry, il suo labbro stretto tra i denti mentre cercava di non piangere. Non vide il suo volto, i suoi occhi, ma riuscì a sentire quello che sembrava un singhiozzo strozzato, che uscì dalla bocca del riccio facendogli tremare anche le spalle

"Harry..." disse andando a sedersi vicino al riccio voltandosi verso di lui "Harry, piccolo guardami." Harry si voltò lentamente fissando i suoi occhi in quelli di Louis "Mi dispiace." Disse scendendo dallo sgabello e andando ad abbracciare il ragazzo che si lasciò stringere, poggiando la testa sulla sua spalla

"A casa non c'è mai nessuno Lou. Mi sento sempre solo, tu ritorni a casa tardi, mamma non c'è mai e Gemma è a migliaia di chilometri da qui. Sono sempre solo Lou."

"Mi dispiace, mi dispiace tanto Hazza."

"Resti a casa con me adesso?"

"Si, resto a casa con te." Disse Louis baciandogli la guancia e stringendo ancora di più il corpo di Harry al suo. "Lo sai che dovresti essere a letto adesso, vero?" Louis fece scivolare le mani lungo la sua schiena. infilandole tra i ricci del ragazzo iniziando a massaggiarli, intrecciarli tra le proprie dita. Sentì Harry rilassarsi contro il suo petto, aggrappandosi alle sue spalle. Si stava bene tra le braccia di Louis. Harry si sentiva come creta nelle sue mani. Sentiva le dita di Louis infilarsi tra i suoi capelli scendendo fino al collo facendolo rabbrividire. Allacciò e gambe attorno alla vita del ragazzo

"Sto morendo di freddo Lou." Disse strofinando il naso contro il collo del liscio inumidendosi le labbra secche e sentendo il profumo del dopobarba di Louis insinuarsi nelle sue narici

"Cosa vuoi che faccia?" gli domandò Louis. La voce era più roca, le sue mani si spostarono lungo tutta la sua schiena poggiandosi sui suoi fianchi morbidi.

"Che facciamo Lou?" anche la voce di Harry era più roca e questo mandò il cervello di Louis a farsi friggere. Poggiò le sue labbra sul collo niveo di Harry lasciandovi un bacio bagnato sentendo la pelle del ragazzo rabbrividire sulle sue labbra. Continuò a lasciargli dolci baci su tutto il collo salendo fino ad arrivare in quel punto sensibile appena sotto il lobo dell'orecchio di Harry "Lou..." mugugnò il riccio mordendosi le labbra, piegando la testa di lato lasciando completamente libero accesso al suo collo. Harry sentiva ogni cellula del suo corpo fremere ad ogni tocco del ragazzo. Sentiva il suo stomaco in subbuglio, il suo respiro aumentare e un enorme calore espandersi nel suo basso ventre. Improvvisamente, come scottato, Louis si allontanò dal collo del riccio, Harry aprì gli occhi scontrandosi con lo sguardo del più grande. Gli occhi di Louis erano lucidi, il nero copriva quasi tutto l'azzurro

"Harry non- è meglio se ritorni a letto." Disse alzando un angolo delle labbra nell'intendo di sorridergli, Harry corrugò le sopracciglia

"Cosa vuol dire?" domandò lasciando scivolare le sue gambe lungo quelle del più grande

"Non possiamo Harry, è sbagliato quello che stavamo facendo." Disse abbassando lo sguardo sulle sue mani che ora erano poggiate sulle cosce del riccio, le se dita compivano piccoli movimenti lungo il tessuto. Anche Harry abbassò lo sguardo sulle sue mani del castano sentendo subito le guance farsi più calde. Stava realizzando quello che lui e Louis stavano facendo fino a poco prima.

Loro si stavano quasi baciando.

"Oh." Disse Harry quasi in un sussurro. Il suo corpo ricominciò a remare scosso dai brividi

"Ti accompagno a letto." Disse il più grande raccogliendo la coperta da terra e ritornando con lo sguardo sulla figura davanti a se. Harry non si era ancora mosso, le sue guance erano rosse, le labbra gonfie, i capelli ancora più scompigliati ed era stato lui a renderlo così. Stava quasi baciando suo fratello, il bambino dai riccioli color cioccolato che aveva visto crescere. Lo vide alzarsi dallo sgabello e avanzare di qualche passo verso l'uscita della cucina; presto lo raggiunge ed insieme raggiunsero la camera del riccio. Nessuno dei due parlò.

Quel pomeriggio quando Gemma ed Anne ritornarono a casa si ritrovarono a guardarsi negli occhi con le sopracciglia alzate e uno strano cipiglio in volto. Fecero qualche passo verso la cucina trovandola immacolata, fatta eccezione per la scatola del fast food, ed il salotto in completo silenzio. "Scricciolo?" chiamò Gemma salendo il primo gradino delle scale che portavano al secondo piano. Nessuno rispose. Si voltò nuovamente verso sua madre che ora si stava togliendo il cappotto e i tacchi

"Starà ascoltando la musica." Le rispose lei prima di entrare in cucina, Gemma la seguì andando a sedersi nel piccolo divanetto sollo alla finestra, proprio come quando era piccola e guardava sua madre aiutare Louis a fare i compiti.

"Come sono stati tutti questi mesi?" domandò la ragazza, Anne scosse le spalle e tirò fuori dal mobile due calici per poi spostarsi verso la credenza e prendere quella che Gemma riconobbe come una bottiglia di vino rosso. "Hai lavorato come un mulo come sempre, vero?" domandò ancora Gemma andando ad affiancare la madre e fermandola dal versare il vino nei due bicchieri. La donna infatti la guardò confusa alzando un sopracciglio

"Perché mi stai facendo tutte queste domande?" domandò allora e Gemma sospirò incrociando e le braccia al petto

"Ho sentito Louis litigare con Harry." disse la ragazza spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio; Anne la incitò a continuare con un gesto della mano "E c'entravi tu mamma."

Anne appoggiò la bottiglia sul marmo del ripiano e guardò in basso sentendosi terribilmente in colpa. "Mamma, lui ha bisogno di te quanto tu ne hai di lui. Per una volta metti in secondo piano il lavoro e pensa a passare il tempo con tuo figlio."

"Mi dispiace, so che sto sbagliando ma non so più come rimediare ormai."

"C'è sempre un modo per rimediare, e credimi, è più semplice di quanto tu pensi. Devi solo andare da lui, stampargli un bacio sulla guancia e chiedergli cosa vorrebbe fare. Ci sono passata anch'io, sono dovuta crescere da sola perché tu eri a lavoro e facevi i salti mortali per darci una vita dignitosa. "

"E se mi dicesse che non vuole passare del tempo con me?" le domandò sua madre e Gemma le prese le mani sorridendole. Anne le restituì il sorriso

"Fidati, sta aspettando questo momento da un bel po'." Disse prima di baciarle una guancia; in fondo era sempre sua madre, e le era mancata terribilmente in tutti questi mesi passati lontano da casa. Le mancava tutto di quella donna, il suo profumo, il suo sorriso, quella voglia di spaccare il mondo che tutte le donne della sua età le invidiavano. "Allora, questo bicchiere di vino?" domandò infine facendo scoppiare la madre a ridere.

*

Louis non si era sentito così confuso in tutta la sua vita fino a quel momento. Era disteso sul suo letto da più di due ore pensando, spostando lo sguardo da un punto all'altro della stanza in cerca di una qualsiasi risposta; ma soprattutto aspettando. Aspettando che un ragazzino dai capelli ricci e con una libro in mano facesse capolino nella sua stanza gettandosi nel suo letto, come una delle peggiori specie di elefanti, e chiedendogli come si facesse quel problema di matematica o se poteva aiutarlo a studiare. Ma nessun ragazzino era entrato nella sua stanza, si era gettato sul suo letto e l'aveva stressato fino alla morte. E faceva schifo. Faceva schifo perché sapeva che era colpa sua se aveva respinto Harry e peggio ancora, aveva incominciato quello stupido giochetto in cucina. Giochetto che l'aveva fatto eccitare in una maniera assurda. Sentire il corpo del più piccolo pressato contro il suo, il respiro strozzato e quella voce rocca ogni volta che sussurrava il suo nome... Dio. NO! Non poteva pensare a quelle cose, non ora, non con Harry diamine! Allora perché il suo cervello continuava a mandargli continui flashback dei suoi occhi completamente oscurati dalla lussuria, le sue guance arrossate e le sue labbra completamente rosse e gonfie. Stava diventando pazzo.

Si alzò dal letto recuperando il cellulare dalla scrivania e infilandoselo in tasca. Scese le scale sentendo la voce della madre parlare al telefono e quello che sembrava il rumore dello sfrigolio delle pentole, fare da sfondo. Aveva sentito giusto, sua madre era in piedi davanti ai fornelli, un paio di pantacollant e una felpa in dosso, mentre il suo cellulare era premuto tra la guancia e la spalla. Harry se ne stava rannicchiato sul piccolo divanetto sotto alla finestra; le ginocchia tirate al petto, un libro tra le mani e il labbro inferiore stretto tra i denti. Si avvicinò a lui andando a sedersi dal lato opposto, vide il più piccolo alzare lo sguardo verso di lui e riabbassarlo poco dopo

"Che leggi?" provò Louis ricevendo in cambio una scrollata di spalle. Perfetto, ci mancava solo il voto di silenzio. Pensò Louis torturandosi le mani, alzò lo sguardo verso Anne e la vide intenta gesticolare per poi affrettarsi a cercare qualcosa dentro ad un cassetto. Si voltò nuovamente verso Harry sorprendendolo a guardarlo; gli sorrise e si avvicinò a lui fino a far sfiorare le punte dei piedi del più piccolo con le sue gambe. Poggiò una mano sul piede scoperto di Harry facendo scorrere il pollice sulla pelle liscia. "Perché non mi parli?" domandò e Harry si morse il labbro chiudendo il libro

"Non è vero."

"A me sembra di si." Affermò il più grande facendo imbronciare l'altro

"Sei arrabbiato per, per quello che è successo prima?" continuò Louis e vide le guance di Harry colorarsi di una leggera sfumatura di rosso. Sorrise nel vederlo arrossire, trovandolo incredibilmente... dolce. Si avvicinò ancora a lui andando a scompigliargli i capelli, ricevendo un grugnito e uno schiaffo sulla gamba in risposta "Vieni in camera mia dopo cena." Lo informò prima di alzarsi e andare da sua madre per aiutarla con la cena.

Fissava il legno bianco della porta di Louis come un idiota. Non sapeva perché gli sudassero le mani e il suo stomaco si stesse attorcigliando su se stesso in quel modo. Sapeva solo che in tutto quello c'era un po' di paura e tanta, tanta tensione; non voleva litigare con Louis o, ancora peggio, discutere di quello che era successo in cucina quel pomeriggio. Non ci teneva davvero a scendere nei dettagli.

"Fisserai la porta ancora per molto?" Harry si girò così velocemente che il suo collo fece un crack; portandolo poi a mugugnare per il dolore. Si portò una mano al petto puntando gli occhi in quelli di Louis.

"Come, perché... N-non eri in camera?"

"Sono andato in bagno." Disse affiancando il più piccolo, gli posò una mano nel basso della sua schiena spingendolo verso la porta.

Louis fece sedere Harry sul suo letto raggiugendolo poco dopo e sedendosi sul bordo. Harry lo fissò aspettando che parlasse e quando vide il liscio aprir bocca il cuore gli saltò in gola. "Dobbiamo parlare di quello che è successo, Harry." disse e Harry deglutì prima di annuire facendo continuare il più grande

"Quello, quello che abbiamo fatto non è quello che due fratelli fanno. È sbagliato e io mi sento terribilmente in colpa perché mi sono lasciato prendere dal momento e penso che anche tu l'abbia fatto." Harry abbassò lo sguardo sentendosi stupido e insignificante.

Lui era stato bene con le labbra di Louis sul suo collo, le sua mani sul suo corpo. E tu Louis? Tu Louis hai provato le stesse cose? Pensò mentre rialzava lo sguardo incontrando quello di Louis "Dì qualcosa Harry."

"Tu lo volevi davvero?" domandò senza pensarci, sul volto di Louis si affermò un cipiglio confuso

"Cosa?"

"Volevi davvero fare quello che stavamo facendo?" domandò Harry, il tono sicuro e lo sguardo puntato in quello del fratello

"I-io non lo so, perché mi chiedi questo?" si bloccò, separando le labbra "Tu... tu lo volevi." Louis concluse quella frase stupendosi di se stesso, di quello che stava passando dentro agli occhi di Harry. "Tu volevi veramente baciarmi?" continuò, Harry lo guardò e con uno scatto talmente veloce, scese dal suo letto andando verso la porta, ma Louis non poteva permettere che se ne andasse e fu altrettanto veloce e lo raggiunse.

Gli prese le spalle facendolo girare con la schiena contro la porta, gli occhi del più piccolo si allargarono a dismisura e Louis capì che in quello sguardo ci fosse anche della paura. Chiuse gli occhi per qualche secondo facendo scorrere le mani lungo il busto del ragazzo fino a quando non afferrò i suoi fianchi. Riaprì gli occhi facendo scontrare i loro sguardi e fu solo un attimo; lo sguardo di Harry cadde sulle sue labbra e Louis si disse che sì, quello era il momento. Si avvicinò al suo fratellastro fino a quando le loro labbra non si scontrarono lasciando Harry sorpreso, piacevolmente sorpreso.

Louis strinse le mani sui suoi fianchi solo quando sentì che il riccio si lasciò andare, lasciando che le loro lingue si incontrassero per la prima volta. E per Louis quello era come il paradiso, perché la bocca di Harry era come un territorio inesplorato ed ora solo lui aveva avuto l'opportunità di scoprirlo. Sentì Harry mugolare e poco dopo le braccia del più piccolo erano attorno al suo collo, la sua testa era leggermente piegata di lato e i respiri di entrambi erano ormai quasi indistinguibili. Louis con uno scatto sollevò Harry trasportandolo fino al proprio letto, dove lo lasciò cadere di peso sovrastandolo poi con il proprio corpo;  istintivamente Harry allacciò le gambe attorno bacino del più grande e solo quando Louis spostò le proprie labbra sul suo collo un profondo sospiro uscì dalle sue labbra. Louis continuava a baciarlo, a mordergli la pelle nivea appena sotto all'orecchio provocando al ragazzo una miriade di brividi che si propagarono lungo tutta la sua schiena. Spinse il bacino contro quello del ragazzo dagli occhi blu e quest'ultimo gli succhiò il collo più forte per poi riprendere il possesso delle sue labbra. Fece scendere le mani lungo il busto del più piccolo e solo quando arrivò all'orlo della sua felpa gli lasciò un ultimo bacio a stampo, con tanto di schiocco, e gli sfilò la felpa lasciandolo a petto nudo. Arrossì vistosamente non appena si rese conto di essere mezzo nudo davanti al proprio fratellastro mentre quest'ultimo lo guardava con lo sguardo offuscato dal desiderio

"Devi restare in silenzio Harry, mh?" gli domandò prima di lasciargli un ultimo bacio sulle labbra per poi scendere di nuovo verso il collo e poi il petto. Morse, succhiò e leccò più volte la pelle del suo petto lasciandogli svariati segni rossi che fecero ansimare il riccio; fu colto di sorpresa però, quando Louis lasciò un bacio bagnato su uno dei suoi capezzoli portando ad infilare le mani fra i capelli del castano. Louis morse e leccò la piccola protuberanza fino a farla diventare turgida e solo quando sentì le proteste del più piccolo si staccò producendo un leggero pop e puntò lo sguardo in quello del riccio che allargò le gambe facendo in modo che i loro inguini si scontrassero. Louis era eccitato alla vista del petto del più piccolo ricoperto da tutti quei segni rossi, dai suoi capezzoli turgidi e dal su respiro affannato; afferrò l'elastico dei pantaloni del riccio tirandolo verso il basso rivelando così l'erezione rossa e dura del più piccolo che sbarrò gli occhi e represse un urlo nel fondo della gola.

Si ritrovò a mugugnare non appena Louis riprese a baciarlo mentre con una mano si preoccupava di togliere definitivamente i vestiti del più piccolo e con l'altra stringeva la coscia della sua gamba destra

"Louis..." mormorò Harry avvolgendo le gambe intorno al suo bacino iniziando poi a muoversi cercando di darsi sollievo; ma Louis non voleva che fosse Harry a soddisfarsi da solo, voleva vederlo venire a causa sua.

Così con movimenti lenti ed impacciati si tolse pantaloni, boxer e maglietta ritornando in mezzo alle sue gambe. Fece scontrare le loro erezioni più e più volte, fino a quando Harry con un profondo rantolo non lo attirò a se riprendendolo a baciarlo come se da un momento all'altro potesse finire il mondo. Louis fece scivolare una mano fra i loro corpi prendendo entrambe le loro erezioni in una mano e, sfregando i loro bacini fra loro, cominciò a muovere la mano con stoccate sconnesse e veloci.

Poggiò la fronte contro quelle del più piccolo facendo scontrare i loro respiri, e solo quando quello di Harry divenne ancora più irregolare smise di dare piacere ad entrambi e la fece scivolare tra le natiche del più piccolo. Lo penetrò con un solo dito, facendo letteralmente urlare Harry che prontamente attaccò le labbra alle sue mordendole come se fossero il frutto più buono al mondo.

Restò fermo in lui per qualche secondo, giusto per farlo abituare alla sua presenza, poi incominciò a muoversi a tempo dei loro bacini arricciando di tanto in tanto il dito facendo gemere Harry che, con ancora le labbra incollate alle sue, venne fra i loro corpi con rantolo soffocato. A Louis bastò la visione del ragazzo sotto di se a farlo venire. Sfilò il dito da dentro il corpo di Harry e reggendosi su braccia e ginocchia gli accarezzò i ricci lasciandogli un bacio sulla frante umida

"Hazza." Mormorò recuperando la propria maglietta per ripulire lo stomaco e il petto del più piccolo che se ne stava fermo immobile con gli occhi chiusi e un sorrisino appena accennato sulle labbra.

"Sei vivo?" continuò pizzicandogli un fianco facendolo contorcere come un'anguilla

"Mi hai distrutto." Mormorò con le guance rosse e aprendo leggermente gli occhi

"Drammatico." Ribatté il castano, scendendo la letto per poi recuperai pantaloni e boxer rivestendosi "Resterai nudo sul mio letto ancora per molto?" domandò incrociando le braccia al petto. Harry si morse il labbro per poi voltarsi a pancia in giù nascondendo il volto nel cuscino. Dio, avevano appena fatto... cosa avevano fatto in verità? Sesso? No, non aveva sentito minimante il pene di Louis dentro il suo culo, ma non gli aveva nemmeno fatto un pompino a dir la verità; quindi quello che avevano fatto era stata una sega con l'aggiunta di un dito nel culo. Oh Mio Dio!

Harry sentì la sua faccia surriscaldarsi fin alla punta delle orecchie. Sentì improvvisamene le mani di Louis accarezzargli la schiena e poco dopo le sue braccia gli circondarono -in qualche modo- il busto facendo aderire la sua schiena al petto del più grande. "Haz, mi puoi dire qualcosa?" gli domandò Louis, il tono calmo e sicuro; perché diavolo allora lui si sentiva così imbarazzato?!

"No."

"Come no?"

"Non voglio parlarti." Disse affondando nuovamente la faccia nel cuscino. Non voleva voltarsi e vedere la faccia del suo fratellastro, ma non voleva neanche che Louis si sentisse in colpa per quello che aveva fatto; perché cazzo se gli era piaciuto. Non aveva mai avuto un orgasmo così intenso e travolgente, mai. Quindi con movimenti lenti ed impacciati si voltò trovandosi faccia a faccia con il ragazzo dagli occhi blu

"Ok, sono confuso. Non so perché diavolo ti abbia lasciato fare quello che abbaiamo fatto, ma quello che so è che mi è piaciuto e... sì, non avevo un orgasmo così da anni. Ma ho paura quindi non so cos-" la parlantina di Harry venne interrotta dalle labbra di Louis che premettero sulle sue coinvolgendole in un altro bacio, questa volta più casto e meno irruento. Si staccò con un sonoro schiocco e, sotto lo sguardo leggermente confuso di Harry, Louis gli sorrise

"Ho trovato un modo per farti stare zitto." Disse e lo baciò di nuovo e di nuovo, fino a quando non fu Harry a spingerlo via. Non ci teneva a ritrovarsi di nuovo con una fastidiosa erezione in mezzo le gambe bisognosa di essere soddisfatta; anche se a soddisfarlo sarebbe comunque Louis.

"Ho bisogno di una doccia, subito." Disse il riccio divincolandosi da quell'abbraccio e scivolando giù dal letto per recuperare i propri vestiti e successivamente vestirsi.

Sentì Louis ridere e prima di uscire dalla sua stanza si premurò di ringraziarlo con un gentile gesto del dito medio; in fondo era sempre il suo fratellastro, anche se fino a dieci minuti prima si stavano masturban- Dio, non ci doveva pensare più!

Quando uscì dalla doccia, vestito ed asciugato, scese in cucina ritrovando sua madre seduta a tavola con il suo iPad intenta a scrivere quella che sembrava una mail e sua sorella Gemma con una tazza di the in mano e il cellulare incollato all'orecchio

"Sai che se lavorerai ancora un po' ti esploderà il cervello?" disse Harry andando a sedersi vicino alla sorella che lo guardò in modo truce ma poi allungò le gambe facendole poggiare sulle sue

"Sto richiedendo il permesso di giornata libera per mercoledì a Sophiè." Le rispose lei, Harry corrugò le sopracciglia

"Perché? Cosa c'è mercoledì?" domandò interessato. La donna finì di picchiettare le dita smaltate di nero sullo schermo e alzò lo sguardo verso di lui sorridendo

"Mercoledì io e te andremo a Londra e ci divertiremo." Disse e Harry sbarrò gli occhi

"Londra? Che dobbiamo fare a Londra?!"
"Quello che vogliamo, è da un bel po' di tempo che non passiamo un po' di tempo assieme." Chiarì Anne alzandosi e indirizzandosi verso il frigo tirandovi fuori un bricco di latte. Prese due tazzine e ve lo versò all'interno per poi metterle a scaldare in microonde.

"A me sarebbero bastate anche tre ore e una torta." Disse Harry ridacchiando per ciò che aveva detto

"Potrebbe essere un'idea, ma io ho voglia di andare a Londra." Disse togliendo le tazze dal microonde e sciogliendo dentro due cucchiaini di miele. Harry sorrise come un bambino quando la madre gli e ne porse una a lui e l'altra a Gemma, che ora, aveva smesso di parlare al telefono

"Erano secoli che non lo bevevo. Queste sono le vere soddisfazioni della vita!" esclamò Gemma sorseggiando il liquido caldo e dolciastro leccandosi le labbra subito dopo. In quel momento scese anche Louis e Harry arrossì di nuovo si nascose dietro la tazza, per quanto fosse possibile.

"Tyler non ti soddisfa Gems?" la provocò Louis andando a sedersi sullo sgabello della penisola

"Oh ma finiscila nano, mi soddisfa più che abbastanz-"

"Smettetela voi due, non me ne frega chi soddisfa chi e in che modo." Intervenne Anne facendo ridacchiare i due ragazzi e permettendo ad Harry di non arrossire per la ventesima volta

"Devo parlare con mamma, perché non sloggiate voi due?" domandò la ragazza facendo un gesto con la mano. Louis le fece il dito medio con tanto di sorrisino e poi si avvicinò ad Harry

"Andiamocene, prima che ci coinvolgano in discorsi come Mio dio, hai visto le nuove scarpe di Gucci o Secondo te sto meglio con lo shatuss biondo o azzurro? Vi prego. Uccidetemi." Disse facendo delle smorfie ridicole e prendendo la mano del più piccolo trascinandolo fuori dalla cucina ignorando gli insulti di Gemma e quel "Ho un figlio deficiente." Detto da Anne.

"Non voglio andare a scuola domani." Borbottò Harry nascondendosi sotto le coperte del letto del fratello che lo raggiuse poco dopo

"Perché?" gli domandò spegnendo l'abatjour sul comodino

"Non ho voglia e basta."

"E cosa vorresti fare?"

"Stare a casa, mangiare, guardare la Tv e dormire. Non commentare grazie." Disse per poi voltarsi di schiena reprimendo un sorrisino non appena sentì le braccia del più grande stringerlo a se

"Idiota."

"Sta zitto Lewis." Lo provocò ma questa volta non  ricevette risposta, ma un bacio sul retro del collo; e sorrise non volendo protestare. Quello, sarebbe potuto diventare semplicemente la sua buonanotte.

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