Tutto quello che ho sempre ce...

By AlessiaSanti94

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Nadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Tosca... More

BOOKTRAILER
Premessa.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Capitolo 41.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Non è un capitolo
Capitolo 51.
Capitolo 52.
Capitolo 53.
Capitolo 54.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Capitolo 60.
Capitolo 61.
Capitolo 62.
Capitolo 63.
Capitolo 64.
Capitolo 65.
Capitolo 66.
Capitolo 67.
Capitolo 68.
Capitolo 69.
Epilogo.
Ringraziamenti e Risposte.
Ci siamo!
Nuova storia postata!
E se vi dicessi... Nuova storia?
La nuova storia è stata pubblicata!
IMPORTANTE!

Capitolo 42.

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By AlessiaSanti94




Quando finalmente arrivarono sotto casa di Nadia, Mattia spense il motore dell'auto e scese, seguito subito dopo dalla ragazza, che rimase in piedi sul marciapiedi di fronte al suo appartamento, infreddolita e impacciata.

«Mattia, mi dispiace», gli disse alla fine, guardandolo a malapena negli occhi.

«Per cosa, di preciso?»

«Per tutto. Per essere qui ora, per quello che è successo stasera...»

«E dove sarei dovuto stare altrimenti?» Mattia scosse la testa, confuso e ancora un po' irritato dalla loro discussione in auto. Adesso che la rabbia stava iniziando a scemare vedeva le cose con più lucidità e probabilmente il quadro finale era tutto sbagliato: lei, lui... loro due insieme. Forse era davvero così, forse gli amici e i suoi genitori avevano ragione, forse stava solo prendendo un bell'abbaglio, ma in quel momento non riusciva altro che a pensare alla ragazza dagli occhi smeraldo e lo sguardo fragile che lo stava guardando. Sentiva il suo calore accanto e il pizzicore che la sua vicinanza gli provocava. E tutto questo era una novità per lui. Nessuna ragazza lo aveva fatto mai sentire così... vivo.

«Sai, ho avuto paura che non saresti venuto, quando ti ho chiamato», ammise lei con tono colpevole.

«Non ti avrei mai lasciata in mezzo a quegli idioti». Mattia sospirò, come se stesse combattendo una battaglia con se stesso, e alla fine fece un passo verso di lei, le poggiò le braccia sulle sue spalle e l'attirò a sé con un abbraccio inaspettato, che Nadia ricambiò con il cuore in gola e gli occhi spalancati per la sorpresa. «Vuoi che ti accompagni al tuo appartamento?»

«No, penso di farcela. Ma grazie ancora», precisò Nadia con un sorriso spontaneo. «Devo solo ridarti il giacchetto, poi ti lascio andare.»

Mattia rimase per un momento imbambolato sulle sue labbra, rosate e piene. Si mordicchiò la guancia, pensando a come sarebbe stato bello baciarle, ma poi scosse la testa e cancellò immediatamente dalla testa quel pensiero così assurdo. Quella ragazza stava facendo qualcosa di molto pericoloso con lui, addentrandosi in un territorio minato, disarmata e del tutto incosciente del pericolo. E lui si era ripromesso di non avvicinarsi a Nadia, di non far sviluppare nessun tipo di legame con lei. Dio solo sapeva quanti problemi sarebbero potuti venire alla luce, con quel rapporto.

«Mattia, sei sveglio?» Nadia lo guardò con circospezione, il volto leggermente inclinato.

«Eh?»

«Il giacchetto. È tuo.»

Lui scosse la testa, pensando all'espressione da imbecille che sicuramente aveva stampata in volto in quel momento. «Ah, il giacchetto...» Mandò su e giù il pomo d'Adamo. «Il giacchetto è mio», disse di nuovo, senza muoversi.

Nadia aggrottò le sopracciglia. «Sì, lo so. Me l'hai dato tu prima.»

«Lo... lo puoi tenere, se vuoi», balbettò. Tutto nel suo corpo stava andando in iperattività. Chiuse gli occhi e cercò di rinsavire, ma la ragazza si avvicinò ancora, adesso preoccupata per lui. Mattia si lamentò sottovoce, cercando di guardare tutto fuorché lei. La sua vicinanza lo stava mandando letteralmente in tilt.

«Ehi, va tutto bene?»

No, che non va bene, pensò lui. Non va per niente bene. «Sì, alla grande», rispose.

Nadia gli afferrò la mano. Era palese che fosse nervoso. Il contatto le provocò un brivido ma decise di non farci caso. «Davvero? E allora perché sembri così...»

«Oh, fanculo!» ringhiò il ragazzo, al limite della disperazione. Attirò a sé Nadia con uno strattone e le mise entrambe le mani attorno alla nuca. Abbassò la bocca alla sua altezza e la baciò. Senza pensarci. Senza darle il tempo di pensare. Premette le labbra sulle sue con una delicata decisione, schiudendole con un gesto. Erano davvero morbide come si era immaginato e avevano un buon sapore.

Nadia rimase stupita, ma non protestò. Sentì subito che quella cosa sarebbe dovuta accadere e quindi l'assecondò in pieno, senza arrovellarcisi su. Si sollevò in punta di piedi e ricambiò il bacio senza nemmeno rendersene conto. Non era come quello di Diego, freddo e prettamente fisico. In questo c'era molto altro. C'erano tutte le parole che non si erano detti fino a quel momento. Tutte le parole che non erano riusciti a dirsi. Sospirò tra le sue labbra e si lasciò guidare da lui.

Mattia non l'allontanò nemmeno per riprendere fiato, tenendola stretta tra le mani come se potesse sfuggirgli da un momento all'altro. Sentiva nascere una dipendenza ogni secondo in più che passava attaccato a lei. Fece scendere un braccio intorno alla sua vita e la fece indietreggiare verso il muretto dell'edificio senza smettere di baciarla e di accarezzarle il volto.

Nadia finì con le spalle contro qualcosa di ruvido, e impiegò un minuto buono a realizzare che fosse un muro. La sua mente era concentrata in tutt'altro. Vide Mattia avvicinarsi a lei e mettere un braccio accanto alla sua testa, come a volerla intrappolare di fronte a sé. Come se avesse paura che si potesse tirare indietro all'improvviso. Ma come avrebbe potuto farlo? Anche se era difficile da ammettere, aveva sempre desiderato quel bacio. Perché era giusto. Gli accarezzò i capelli e sospirò tra le sue labbra. Sentiva tutto il corpo formicolare e nello stomaco c'era un enorme vuoto d'aria. Aveva la mente vuota e i piedi leggeri.

Mattia le baciò l'angolo della bocca e si fermò ad osservarla, completamente rapito. Sentiva i battiti del cuore rimbombare in ogni parte del corpo e il suo sguardo scottava, febbricitante. L'energia che quel gesto improvviso aveva sprigionato era di una portata colossale. Mai provata prima di quel momento. Socchiuse gli occhi mentre riprendeva fiato e le passò il pollice sulle sue labbra. Erano rosse e gonfie, ma sempre morbide. Invogliavano a riprendere il bacio proprio dove lo aveva interrotto.

Lei non si spostò, né sussultò al suo tocco. Mattia scrutò con attenzione quello sguardo magnetico. Il solo sbattere delle sue ciglia gli provocava un vuoto di stomaco. Come se il marciapiede all'improvviso scomparisse da sotto i suoi piedi.

Nadia schiuse le labbra per dire qualcosa, ma quel silenzio dopo il bacio le aveva dato il tempo di realizzare in pieno l'accaduto. La sua sicurezza vacillò, facendo subentrare la timidezza. Forse doveva parlargli, fargli capire che fosse contenta di quello che era successo tra loro. Forse doveva dirgli che per lei quello era stato il suo primo vero bacio. Ma non ci riuscì e si limitò a specchiarsi nel suo sguardo.

Anche Mattia per la prima volta era rimasto senza parole. Probabilmente perché alcuni gesti non potevano essere descritti a voce. Certe emozioni erano destinate a rimanere tali, senza bisogno di spiegazioni. Come avrebbe potuto farle capire che durante quel bacio si era sentito come se avesse finalmente trovato tutto quello che aveva sempre cercato?

Ma forse proprio perché nessun'altra ragazza prima di lei era stata in grado di farle sentire anche la centesima parte di ciò che gli aveva suscitato Nadia, forse era proprio per quello che il destino aveva deciso di non fargliela ottenere... Di permettergli di assaporare la splendida sensazione, solo per sottrargliela poco dopo.

La realtà era stronza.

Quel pensiero negativo gli si insidiò nel cervello come una bomba a orologeria, che lui stesso aveva appena attivato, facendogli riemergere in mente le parole che la madre gli aveva sibilato nel ristorante. Subito si irrigidì, fissando Nadia con occhi diversi. Nel suo cervello scattarono meccanismi di riparo e di negazione e la memoria rielaborò il bacio sotto una luce differente: non avrebbe dovuto farlo.

«Scusa», mormorò.

Nadia abbassò le braccia lungo i fianchi e rimase a fissarlo come se avesse parlato in un'altra lingua. Che cosa?

«Mi dispiace... Non avrei dovuto farlo», continuò lui, stringendo gli occhi di fronte all'immagine sbalordita della ragazza. «Non so cosa mi sia preso.»

«Cosa stai dicendo? Io... non capisco, davvero», replicò lei, la voce ridotta quasi a un sospiro. «Non devi scusarti del bacio.»

«Sì, invece, perché è stato un errore.»

«Un errore?», ripeté Nadia, inespressiva. Poi esalò un respiro forzato e sorrise freddamente. «Un errore, certo.»

«Non voglio darti false speranze», ribadì lui, spingendosi le dita sulle tempie, come se un mal di testa lo stesse tartassando. Chiuse gli occhi, altrimenti lo sguardo di quella ragazza lo avrebbe ucciso. Vederla ferita a causa sua sarebbe stato peggio di scendere nel più basso girone dell'Inferno e risalire a piedi.

«Ma mi hai baciata tu.» Nadia fece un passo indietro, ferita. La sua sicurezza si frantumò in mille pezzi. «Perché lo hai fatto allora?»

«Non dipende da me.»

Lei sorrise, in una smorfia contratta dall'amarezza. «No, certo... Non dipende da te. Che frase idiota.»

Mattia chiuse gli occhi e reclinò la testa all'indietro. Ecco perché non avrebbe dovuto baciarla. Esattamente per quello che sarebbe accaduto dopo: il putiferio. Doveva allontanarsi da lei prima di distruggerla, portandola all'interno del ciclone. Doveva salvarla, adesso che era ancora in tempo. «È meglio che me ne vada, ora», disse alla fine. Aprì gli occhi, ma se ne pentì quasi all'istante. «Spero che non mi odierai.»

Nadia si poggiò con la schiena al muretto e si avvolse le braccia attorno al petto. Si sentiva improvvisamente gelida. «Avrei ogni motivo per farlo.»

«Lo so. E se lo farai, ti capirò.» 

Nadia sospirò, distrutta dentro, e lo vide voltarsi di spalle a testa bassa. «Mattia?»

Lui non disse nulla, ma si fermò qualche passo più in là, in attesa.

«Quel bacio... Hai sentito almeno qualcosa durante quel bacio?», gli chiese, alzando appena un po' la voce. Era puro masochismo, ma doveva avere la certezza di essersi sbagliata, credendo che anche lui avesse provato tutte le emozioni che lei stessa aveva vissuto.

Mattia si poggiò con un braccio all'albero, come se fosse stato colpito in piena schiena da una freccia avvelenata. Se la sarebbe dovuta aspettare una domanda così schietta da una ragazza priva di filtri. Prese un respiro e l'aria gli graffiò la gola. «Mi dispiace, Nadia, ma non ho sentito niente», mormorò. E subito dopo si allontanò verso la macchina. Doveva sbrigarsi ad andare via, prima che la sua corazza cascasse giù. Chiuse lo sportello con forza e poggiò la testa sul volante, riprendendo fiato. Sentiva un dolore sordo proprio al centro del petto.

Nadia lo guardò inespressiva mentre si allontanava da casa sua con una sgommata e prese un respiro carico di tristezza e indifferenza. Quando di lui non rimase altro che il rumore rombante del suo motore in lontananza, si strofinò le mani sulle labbra per cercare di mandare via ogni traccia del bacio che c'era stato. Voleva portare via tutto e dimenticarsi di Mattia. Seduta stante. 

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