Stella di sangue (#JustWriteI...

By EilanMoon

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SHORT STORY STORIA BREVE "A volte il Male si cela nella luce di una stella brillante e pura." Stella è una gi... More

Stella di sangue (#JustWriteIt #horror)
L'ultimo sorso (#JustWriteIt #Horror)

Fiamma malefica (#JustWriteIt #horror)

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By EilanMoon

Samael strinse le palpebre e osservò meglio la lenta danza delle fiamme. C'era qualcosa di diverso nel loro movimento sinuoso e ipnotico.

«Cosa cerchi di dirmi, mia signora?» bisbigliò senza ricevere risposta alcuna.

Mancava ancora mezzo ciclo di luna al parto del principe eppure qualcosa, un potere incommensurabile, si agitava nelle fiamme del Crogiolo, il luogo sacro che fungeva da collegamento con la forza divina presente negli angeli ingannatori, aprendo un varco tra il mondo degli uomini e quello spirituale.

Le fiamme erano vive, pulsavano al ritmo dei respiri degli accoliti e della sua padrona, Stella.

Una delle lingue di fuoco si scostò dall'interno del Crogiolo Sacro e si protese verso le mani del Sommo Sacerdote.

Samael era stato accarezzato dal potere delle fiamme sacre una notte di vent'anni prima, quando la sua signora era divenuta carne sulla Terra. Quella notte il mondo aveva brillato come mai prima di quel momento e Samael aveva goduto nel corpo come nello spirito.

Rammentò quegli istanti come ricordi vividi disegnati nella mente e desiderò che il tempo si accartocciasse su stesso per poter ritornare a quei giorni e alla scoperta del disegno che la sua padrona aveva preparato con meticolosa cura.

Quando la bambina gli si era presentata davanti, anni dopo, tale fu la sua felicità che trascorse due interi giorni nella beatitudine di un continuo orgasmo corporeo, dono della sua regina a lui che sarebbe stato il suo protettore, schiavo e amante. E così era stato, sino a quando Stella non aveva deciso che il momento era giunto ed era partita alla ricerca dell'uomo impuro che le era stato destinato.

Samael attendeva il ritorno della donna da più di tre anni, anche se era conscio che avrebbe dovuto dire addio a Stella per lasciarla tornare negli Inferi, il proprio regno, bramava quell'istante più di ogni altra cosa. Era il prescelto per crescere il principe e questo era già di per sé un grandissimo onore. Ma a lui interessava solo la sua signora, la bocca di lei, in grado di aprire porte mai spalancate prima, i suoi occhi profondi che celavano i segreti più torbidi del creato e il suo corpo, una vera e propria dimora della perdizione.

Staccarsi da Stella era stato difficile, ma grazie al fuoco sacro era riuscito a mantenere vivo il contatto dei loro spiriti. Quando Satana aveva trovato l'uomo giusto, Samael aveva assistito all'accoppiamento con il proprio potere attraverso il Crogiolo. Aveva percepito il concepimento e l'enorme potere oscuro che si era generato. La fine dei giorni come gli umani li conoscevano era alle porte e lui aveva il biglietto per la prima fila.

«Mio prediletto...» la voce che colpì l'udito di Samael proveniva dalla fiamma che lo lambiva e non era quella della sua signora.

«Chi sei?» domandò, colto dalla curiosità ma anche dal timore.

«Sono il tuo principe e ho bisogno di te.»

Il Sommo Sacerdote trasalì.

Di quale potere era proprietario il piccolo di Satana? Come poteva rivolgersi a lui attraverso le fiamme sacre senza l'ausilio di Stella?

«Dov'è la mia signora?»

«Da ora e fino al termine della tua vita umana, mai dovrai nominare mia madre.»

La fiamma si sfumò di mille colori differenti e si mosse con maggior ardore, riflettendo le emozioni del proprio padrone.

«Mi sono liberato dalle catene che mi racchiudevano in quel grembo di carne, sono libero e necessito il tuo ausilio.»

«Sì, mio signore» ribatté Samael, mentre una voragine di paura gli si stringeva attorno collo.

«Il corpo che mi ospita è debole e non mi permette spostamenti. Materializzarmi in astratto è tutto ciò che posso fare ora. Devi venire tu a prendermi.»

La sua voce era quella di uomo non di un bambino, ma il Sommo Sacerdote comprese che non era un suono materiale bensì il sibilo del male che rivestiva e nutriva il figlio di Stella.

«Dove vi trovate, mio signore?»

«Apri la tua mente a me e ti mostrerò il luogo dove mi nascondo. Ho usato i miei poteri divini per sfuggire all'attacco dei bastardi, i figli degli angeli del Padre. Per recuperare necessito di diversi giorni, ma questo fragile corpo non potrà sopravvivere a lungo senza nutrimento e riparo.»

Samael era sbalordito. Non percepiva più il potere tuonante di Satana, il principe aveva rispedito la sua signora negli Inferi prima del tempo stabilito. Questo era un evento inaspettato quanto sorprendente.

«Ora» gli ordinò l'Anticristo.

Il Sommo Sacerdote chiuse gli occhi e aprì i sigilli che imprigionavano la sua essenza di Nephilim per permettergli di entrare in lui. Ciò che vide lo sconvolse.

Immagine per immagine, una dopo l'altra osservò, come davanti allo schermo di un cinema, il vissuto di quella creatura malefica, dal concepimento sino alla morte di Stella e al paesaggio che viveva, o forse era meglio dire moriva, attorno al principe. Ogni alito di vita, seppur piccolo, veniva prosciugato dall'Anticristo.

Samael ebbe paura. Un terrore che paralizzò i suoi sensi e gli causò un senso di nausea.

«Ora che sai dove sono, parti subito. Vieni a prendermi» sibilò il principe.

Il Sommo Sacerdote non si capacitava di ciò che aveva visto. Il figlio di Stella era in tutto e per tutto un neonato umano, eppure parlava e ragionava come un uomo maturo e aveva conoscenza della storia antropica, dei luoghi e di ogni creatura che si muoveva sulla superficie del pianeta come un dio.

Ma la fedeltà di Samael andava a Stella soltanto.

Quando la fiamma implose e svanì, si alzò in piedi e corse a prendere una delle sue colombe.

Quella storia non gli piaceva affatto, doveva sentire la voce della sua signora e chiederle cosa fare. Il luogo che aveva intravisto attorno al corpo del piccino era la gola delle montagne a ridosso di Palm Springs, per raggiungerla avrebbe impiegato circa un'ora in automobile, ciò che gli avrebbe fatto perdere tempo era la scalata sino all'ansa dove la creatura aveva trovato rifugio. Quella sarebbe stata un'impresa non da poco per le sue capacità ed era impossibilitato ad assumere forma angelica a causa delle catene invisibili che i Nephilim della stirpe degli Arcangeli gli avevano attorcigliato addosso decenni prima. Ecco perché era per lui fondamentale raggiungere la propria padrona e chiederle il da farsi.

Strappò la testa all'uccello e lasciò che il sangue colmasse le cinque punte del pentacolo ricamato sulla pelle umana delle vittime di Stella durante il periodo della sua giovinezza da umana.

«Questo sarà il nostro vincolo, attraverso di esso potrai contattarmi dopo il parto del mio principino. Ricorda di colmare fino all'orlo le cinque punte con sangue di animale» le parole della sua signora gli ritornarono alla mente e un sorriso di compiacimento colorò il volto del Sommo Sacerdote. Il solo pensiero della donna gli fu sufficiente a scacciare la terribile sensazione di disagio che la comunicazione con l'Anticristo gli aveva instillato nelle viscere sino a farle contrarre in modo doloroso.

Si inginocchiò e attese che il pentacolo prendesse vita.

«Mia signora? Ho bisogno di voi» pregò Samael.

Satana non si fece attendere e la calda e potente voce colmò quel luogo abitato solo dal silenzio.

«Sommo Sacerdote.»

«Mia signora, non siete più nel mondo umano e questo mi addolora» confidò lui.

«A me no. Il mio principino mi ha tolto di mezzo, si vede che mamma era troppo buona per lui» ironizzò la voce senza volto.

«La creatura mi ha contattato.»

«Lo so.»

Samael esitò un istante. «Io non capisco come possa essere accaduto e come possa sopravvivere un neonato solo...» la frase fu tagliata dalla risata malvagia di Stella.

«Lui non è un bambino normale, mi pare che questo fosse chiaro! Che vuoi? Perché mi hai disturbata quando dovresti andare dal mio principino?»

«Ecco... veramente io vorrei saper da voi cosa fare» ammise lui.

Un'altra risata riempì le orecchie del Sommo Sacerdote che avrebbe tanto voluto udire la voce sensuale di Stella dalla labbra che tanto piacere gli avevano concesso, invece non avrebbe più potuto rivederle.

«Ora devi a lui i tuoi servigi. Non ti ho tenuto in vita per questo, Nephilim?»

Samael esitò e poi digrignò i denti. Detestava quando Satana gli rammentava le proprie origini sporche. «Io sono un vostro figlio, non un Mezzosangue» ringhiò.

Stella rise ancora. «Povero il mio caro Samael, ancora ti infastidiscono i tuoi natali. Tu che sei nato per combattermi e poi, invece, hai seguito la mia luce.»

Satana rammentava bene che il giovane Nephilim che l'aveva affrontata davanti al Black Beer aveva fatto il nome del Sommo Sacerdote. Non credeva che esistessero ancora discendenti di Samael vivi. Era convinta di averli eliminati tutti, ma si era sbagliata e questo la infastidiva non poco perché lei non sbagliava mai, in qualsiasi forma si fosse materializzata.

«Io sono vostro e solo vostro» affermò con fierezza lui. «Non prendo ordini da un mezzo scherzo della natura come il vostro pargolo arrogante» la frase sgattaiolò fuori dalle labbra senza che potesse impedirlo, anche se era consapevole che sarebbe stata la cosa migliore per la propria incolumità.

Stella emise un verso che non aveva più nulla di umano e rammentò al sacerdote di aver davanti a sé l'unico e vero angelo puro in grado di interferire con la vita sul pianeta. Era al cospetto della creatura più potente e malvagia di tutto il creato divino e lui l'aveva appena fatta adirare.

Un brivido gli solleticò la schiena.

«Mio figlio ha un potere immenso, frutto della mia divinità e del male presente negli umani. Nessuno, e dico nessuno, potrà mai eguagliarlo. Né sulla Terra e nemmeno qui, all'Inferno. Da ora in avanti, tu obbedirai a lui solo e lo servirai come hai servito me. Questo sino a quando non sarà lui a decidere che per te è giunto il momento di abbandonare quel sacco di carne putrida in cui vivi e tornare agli Inferi.»

Samael strinse i pugni e percepì un dolore sordo farsi strada nel proprio cuore, un organo che non era solito utilizzare. «Sì, mia signora.»

La briciola di essenza satanica che si agitava in quel luogo scomparve senza lasciare traccia alcuna, se non un senso di amarezza nella bocca di Samael.

Si alzò e senza ulteriori esitazioni raccolse alcuni oggetti che gli sarebbero stati utili durante il viaggio e l'arrampicata.

«Quel neonato sarà la nostra fine. Lo sento» bisbigliò tra sé, nel timore che Stella potesse in qualche modo udirlo e punirlo.

Samael era un erede di sangue dell'Arcangelo Gabriele e come tale il proprio tradimento verso il Padre era ancora più efferato, eppure non si era mai pentito, nemmeno per un singolo battito d'ali di farfalla.

Aveva perduto la propria anima per sempre e l'ultima cosa che desiderava era aver fatto così tanto per lasciare tutto nelle mani di una specie di bambino prodigio.

Doveva essere in tutto e per tutto umano, un neonato normalissimo, solo così si sarebbe mimetizzato tra tutti gli altri e così Stella gli aveva fatto credere, invece le cose non erano andate così. Quel mostro era tutto, ma non normale, rifletté.

Un tarlo nella mente gli suggeriva che Stella non aveva mentito, solo che non aveva previsto nemmeno lei una cosa simile. Il figlio aveva superato la madre? Poteva davvero essere così?

Salì in auto e seguì la voce fredda e meccanica del navigatore. Aveva scelto quella femminile, ma non era comunque di compagnia.

La notte era alta ormai, attorno a lui solo deserto nero.

Accese una sigaretta e gli diede una profonda boccata. Fumare lo rilassava e visto che non doveva preoccuparsi di far ammalare i propri polmoni perché era protetto dalla mano benevola della sua padrona, era un'attività che praticava molto spesso.

Raggiunse la base della montagna in meno tempo del previsto. Iniziò l'arrampicata senza ulteriori indugi. Incominciava a temere l'ira del suo nuovo padrone, ma su una cosa aveva la certezza ben salda dentro di sé: non avrebbe mai potuto amare quell'essere come amava la sua signora. Mai.


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