The Green Light

Bởi elena_pads

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L.A. California. Bethany Morgan è una ragazza in gamba che studia legge per prendere in mano, in un futuro... Xem Thêm

TRAILER
1- Chapter One
2- Chapter Two
3- Chapter Three
4- Chapter Four
5- Chapter Five
7- Chapter Seven
8- Chapter Eight
9- Chapter Nine
10- Chapter Ten
11- Chapter Eleven
12- Chapter Twelve
13- Chapter Thirteen
14- Chapter Fourteen
15- Chapter Fifteen
16- Chapter Sixteen
17- Chapter Seventeen
18- Chapter Eighteen
19- Chapter Nineteen
20- Chapter Twenty
21- Chapter Twenty-one
22- Chapter Twenty-two
23- Chapter Twerty-three
24- Chapter Twenty-four
25- Chapter Twenty-five
26- Chapter Twenty-six
27- Capther Twenty-seven
28-Chapter Twenty-eight
29- Chapter Twenty-nine
30- Chapter Thirty
Epilogue
Una valle di lacrime, altro che ringraziamenti.

6- Chapter Six

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Bởi elena_pads

Impossibile. Quella fu la prima parola che venne in mente a Bethany quando vide il letto di Kit che le bloccava la fuga.

Era riuscita ad aprire la porta quanto bastasse per poterlo vedere dormire tranquillo come un bambino, venendo afflitta da un'ondata di disperazione. Kit l'avrebbe sicuramente fermata, sarebbe riuscito a prenderla in tempo e chissà cosa le avrebbe fatto. Non si era di certo scordata le parole che le aveva rivolto la prima volta che aveva tentato di farlo: "Se prova ancora a scappare le farò passare la voglia anche solo di camminare" .

La voce dura di Kit le rimbombava nella mente, assillandola. Bethany scivolò sulla parete accanto alla porta, silenziosamente, portandosi le mani nei capelli.
Non sarebbe mai riuscita a fuggire. Si morse il labbro per evitare di piangere, doveva smetterla di fare la femminuccia, doveva reagire. Come? Urlava la vocina dentro la sua testa.

Chiuse gli occhi cercando di focalizzarsi su tutti i problemi che era riuscita a risolvere solo qualche ora prima.
Uno: Kit fuori dalla porta, certo sperava che avesse cambiato idea durante quella giornata, ma a quanto pare, non l'aveva fatto. La soluzione a cui aveva pensato era stata passare sotto il suo letto, lentamente e molto silenziosamente.

Che idea stupida, si incolpò mentalmente. Come avrebbe fatto a far passare lo zaino sotto il letto, senza che Kit si svegliasse? Continuò a pensare nervosa, colpendosi la fronte con il palmo della mano.

Si alzò da terra e cominciò a vagare per la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse far scivolare facilmente il piccolo bagaglio sul pavimento. Accese la luce del bagno, in modo da non svegliare nessuno e provò a pensare ad una soluzione. Andò ad aprire il grande armadio che fino a quel momento aveva sempre ignorato, un'anta dopo l'altra, lentamente.

Avrebbe preferito trovarlo vuoto, avrebbe preferito trovare un qualche insetto morto, ma mai avrebbe voluto trovarlo pieno di abiti femminili.

Come presa in pieno da una scossa, Beth scattò in avanti ed iniziò ad osservarli. Abiti da sera, abiti da giorno, lunghi, corti, di colori neutri, di colori sgargianti, tutto ordinato e ben disposto. Con la mano tremante la giovane guardò alcune taglie e non si meravigliò molto quando vide che coincidevano con la sua.

Come?
Perché?

Si sentiva tremare dalla paura, voleva tornare a casa, voleva stare al sicuro senza che nessun uomo misterioso le comprasse abiti o giubbotti, o semplicemente la volesse per sé. No, a Bethany non andava bene, aveva paura. Era da pazzi.

Tornò in bagno e prese la saponetta. Era l'unica idea che le fosse venuta, ma avrebbe fatto di tutto per andarsene.

Ruppe in due pezzi il sapone e, facendo attenzione a non fare rumori, li bagnò per renderli scivolosi. Poco dopo appoggiò lo zaino sui due pezzi della saponetta ed aprì la porta, non prima di aver spento la luce in bagno.

Nella casa regnava il silenzio e Kit sembrava dormire pacificamente, quindi non perse tempo e spinse lo zaino sotto il letto. Vide l'ombra muoversi in avanti superando il letto, facendola sospirare felicemente, ce l'aveva fatta.

Anche se era solo l'inizio.

Pian piano lo seguì strisciando con i gomiti, tendendo tutti i muscoli. Non doveva fare rumori. Molto lentamente riuscì a raggiungere lo zaino, si alzò con altrettanta lentezza e attenzione, poi si voltò verso il giovane. Vide il suo volto, illuminato dal chiarore della notte rilassato, senza alcuna preoccupazione. L' anello al dito, con la pietra verde, era in netto contrasto con i ricci neri che contornavano il viso, mente le labbra soffici erano leggermente aperte,Kit stava dormendo pesantemente.

Afferrò lo zaino e si avviò verso le scale in punta di piedi, felice che gli stivaletti non facessero nessun rumore. Scese al piano terra e vide Kevin sdraiato sul divano a pancia in giù, con un braccio disteso sopra la testa. Aveva il corpo completamente coperto da una pesante coperta di lana rossa, al contrario di Kit che dormiva con la felpa. Ormai la giovane aveva smesso di chiedersi per quale ragione avesse sempre caldo.

Anche Kevin aveva il sonno pesante, dormiva con il viso nascosto nel cappuccio della felpa che indossava. Una piccola parte di lei era dispiaciuta di dover abbandonare il gentile e dolce Kevin, con l'arrogante e psicopatico Kit, ma vedendo la porta che l'avrebbe condotta verso la libertà, verso la sua famiglia, le preoccupazioni verso colui che non l'aveva mai trattata male sparirono.

Silenziosamente riuscì ad aprire la porta ed ad uscire, ma solo in quel momento si accorse di morire di freddo, più di quanto pensasse. Abbassò la testa e imprecò mentalmente, vedendo che si era dimenticata il giaccone, come aveva potuto? Si chiese irritata.

Tornò dentro, pregando che nessuno si fosse svegliato, cercando la giacca di Kevin o qualsiasi cosa per potersi coprire, non voleva di certo perdere qualche arto a causa della temperatura assai rigida che vi era fuori.

Vide il cappotto di Kit appeso affianco al camino, di fronte a dove dormiva Kevin. Sbuffò. Possibile che ci fosse disponibile solo quello dello psicopatico?.

Andò a recuperarlo, notando che il giovane sul divano non si sarebbe svegliato molto facilmente. Se lo infilò e tornò fuori, pronta a partire.
Vide piccola, la luce davanti a sé, la sua speranza, la sua unica via di fuga.

Iniziò a camminare, mollando la maniglia della porta, quasi non si accorse di aver improvvisamente aumentato il passo, facendo chiudere violentemente la porta. Spalancò gli occhi preoccupata e senza pensare iniziò a correre verso gli alberi davanti a lei.

Magari non era stato un rumore così forte, magari non si erano svegliati, magari se l'era solo immaginato, pensò correndo fra il labirinto di rami, immergendo pericolosamente gli stivaletti nella neve soffice.

Magari si erano svegliati, ma avevano ripreso a dormire e.. <<Morgan!>> sentì urlare dalla casa. Un urlo brutale e tremendamente arrabbiato, era stato sicuramente Kit.
Corse più velocemente, cominciando scontrarsi contro i rami, al posto di evitarli. Facevano male, tremendamente male, ma ignorò il dolore sulle braccia e sul viso, doveva sbrigarsi, non era sicura di poterli seminare.

<<Bethany!>> urlò questa volta Kevin, con un tono preoccupato, molto probabilmente aveva visto Kit fuori di sé.

Dai rumori che sentì dietro di lei i due avevano cominciato a seguirla, correndo. Ormai lei era sulla riva del lago, niente più rami o alberi, avrebbe potuto correre più velocemente e così fece. Le gambe erano pesanti, per colpa della neve che faceva sprofondare i piedi più del dovuto, era tremendamente arrabbiata per questo e sfruttò l'adrenalina per sbrigarsi.

Il lago era più largo di quanto credesse, la luce, quindi era più distante di quello che pensasse. Non poteva essere vero, ce la doveva fare, chissà cosa le avrebbe fatto Kit poi.

E l'uomo misterioso? No, non poteva rischiare.

Strinse lo zaino sulla spalla e riprese la sua corsa con il fiato corto.

Corse.
Pensò ai vestiti nell'armadio.
Imprecò.
Corse.
Iniziò a piangere.
Corse.
Pregò.

Non mancava molto al secondo labirinto di alberi e lì avrebbe potuto seminarli definitivamente. <<Morgan>> affermò furioso Kit, facendola voltare. Eccolo là con la felpa e i pantaloni della tuta, appena uscito dal groviglio di rami, pronto a seguirla. Vide con la coda dell'occhi Kevin raggiungerlo e insieme ripresero a correre.
No.

<<No!>> urlò lei disperata. Dalla distrazione mise male il piede e cadde a terra, contro la neve. Non perse tempo e si rimise in piedi, corse di nuovo, pregando l'universo di potercela fare.

Con una mano si aggrappò al primo ramo che trovò e grazie a quello si diede la spinta per la piccola salita che avrebbe dovuto affrontare per raggiungere la luce, ma era troppo tardi.

Due braccia forti la afferrarono per la vita portandola verso il basso, facendo rompere il ramo al quale si era aggrappata.

<<No>> sussurrò disperata <<No!>> urlò. Iniziò dimenarsi, non poteva averla presa, era impossibile. Con foga e rabbia mosse le braccia e le gambe, tentando di liberarsi <<Sta ferma!>> urlò Kit, ma lei lo ignorò continuando a muoversi, sospesa, finché non arrivò Kevin che le afferrò i piedi bloccandola, con il viso colmo di tristezza.

<<Non avresti dovuto farlo>> le sussurrò tremendamente dispiaciuto.

Bethany continuò a muoversi, ma Kit aveva stretto la sua presa; non poteva più fuggire.

Iniziò a piangere e ad urlare, non poteva tornare dalla sua famiglia, non poteva essere libera. Sarebbe rimasta prigioniera dell'uomo misterioso.

<<Ora ci penso io>> disse duro Kit, mentre le forze di Beth si ridussero, lentamente.
La giovane cominciò a singhiozzare, mentre il riccio la scaraventò contro Kevin, che la accolse in un abbraccio caldo. <<Perché Beth?>> le sussurrò.

Non aveva più forze per andarsene, anche se fosse riuscita a sfuggire a Kevin, l'altro l'avrebbe presa di nuovo. Sarebbe stato inutile tentare di nuovo.

<<Questo dovrebbe farla rimanere tranquilla>> continuò il riccio alle sue spalle, mentre il viso di Beth era nascosto nel collo di Kevin.

<<No Kit, non mi sembra necessario>> protestò l'altro.

<<Zitto tu!>> urlò Kit, facendo tintinnare qualcosa. Bethany si voltò in tempo per vedere che il giovane stava bagnando un panno con una sostanza incolore, all'interno di una bottiglietta in vetro, ma non inodore.

<<No>> sussurrò lei con gli occhi gonfi, riconoscendo l'odore chimico che le aveva fatto venire la nausea la prima volta. Si nascose di nuovo nell'incavo del collo di Kevin, mentre quest'ultimo tentava di proteggerla da Kit. <<No! Ne hai messo troppo, potrebbe essere pericoloso>> urlò il giovane dagli occhi verdi, tentando di nasconderla stringendola più a sé.

<<Vuoi riavere tua madre?>> urlò Kit rabbioso <<Dammi la Morgan>> continuò.

Bethany si sentì spostare dal suo "nascondiglio", come se la frase di Kit avesse fatto scattare qualcosa in Kevin. Si ritrovò faccia a faccia con il riccio che le premette il palmo sulla bocca e il naso, e mentre inspirava quell'odore, pungente e nauseante, vide solo i suoi occhi scuri, colmi di rabbia e delusione.

Una mano calda accarezzava in modo regolare la testa di Bethany, mentre lei riprendeva pian piano i sensi. Aveva la testa appoggiata su un qualcosa, che non riuscì a definire.

Quell'odore chimico le faceva venire il voltastomaco e non era proprio sicura che aprendo gli occhi sarebbe passato, anzi. Non era più comoda in quella posizione, voleva cambiarla e così si voltò sull'altro fianco, non riuscendo a stendere le gambe, perché bloccate da una superficie verticale. Colui che la stava accarezzando rise piano, non smettendo di muovere la sua mano. Effettivamente il viso di Beth si trovò davanti ad un qualcosa di morbido e liscio, ci appoggiò la fronte, provando ad addormentarsi.

La mano si spostò sul suo viso accarezzandole lo zigomo con un dito, facendole fallire il suo intento di dormire. Aprì lentamente gli occhi trovandosi davanti ad una stoffa grigia e morbida, era una felpa. Si voltò a pancia in su, cercando di capire dove si trovasse e vide un volto famigliare sorriderle dall'alto.

Bethany era sdraiata in auto, con la testa appoggiata sulle gambe di Kevin, coperta dal cappotto di Kit. <<Buongiorno>> disse Kevin sorridendole.

La giovane non ci pensò due volete e si alzò bruscamente trovandosi con il viso vicinissimo a quello del giovane dagli occhi verdi, il quel la guardò preoccupato <<Piano Bethany, non dovresti fare movimenti così bruschi>> la rimproverò avvicinandola al suo corpo e facendole appoggiare la testa sul suo petto.

Aveva ragione, in quel nano secondo la nausea era aumentata, provocandole un giramento di testa improvviso. Chiuse gli occhi mentre Kevin la avvolgeva fra le sue braccia.

<<Kit è andato a comprare qualcosa per il viaggio..>> iniziò a dire, sapendo che non avrebbe ricevuto nessuna risposta. <<É furioso, non avresti dovuto farlo Beth>> la rimproverò, mentre la stringeva più a se. << Ma posso capire perché tu abbia provato a farlo e..>> si interruppe, perché Beth si alzò leggermente volendolo guardare negli occhi. Gli vide tristezza, delusione e rimpianto, cose che non pensava potessero minimamente toccare Kevin, dato che era il suo rapitore, eppure erano lì chiare come l'alba. << Forse un giorno ti spiegherò perché io e Kit lo stiamo facendo>> concluse guardando fuori dal finestrino, non riuscendo a sostenere lo sguardo della giovane.

Capire perché lo stessero facendo? Era uno scherzo? Si chiese arrabbiata.
Aveva fallito, non era riuscita a fuggire.

Iniziò a tremare impercettibilmente e quasi non se ne accorse, se non glielo avesse fatto notare Kevin che si voltò di nuovo. <<Hai freddo? Stai male?>> le domandò di nuovo preoccupato.

<<Io..>> tentò di dire Beth, ma si portò la mano alla bocca tentando di non vomitare.

<<Oh no di nuovo..>> disse afferrandola ed aprendo la macchina. <<Resisti>> le disse portandola verso la stazione di servizio. Vide dei camionisti parlottare fra loro ridendo e scherzando, lei li guardò speranzosa, dimenticandosi della nausea per qualche secondo. <<Non ci pensare nemmeno>> la rimproverò Kevin, facendola voltare e portandola nel retro del piccolo e sporco edificio, dove vi era un bagno, altrettanto nauseante, che le fece raddoppiare il voltastomaco.

Di nuovo sentì l'esofago bruciare, mentre rimetteva acidi. Kevin le sussurrava qualcosa di confortante, mentre le teneva i capelli e cercava di non farle toccare il lavandino squallido.

Quando finì non ebbe il tempo di rialzarsi che scoppiò in lacrime.

Perché a lei?
Perché proprio Bethany Morgan?
Aveva fallito, ora doveva pagare le conseguenze.

Kevin le pulì la bocca con un panno umido e poi la portò fuori da quello squallore. Appena furono all'aria aperta e lontani da occhi indiscreti l'abbracciò, facendole appoggiare la testa nell'incavo del suo collo.

<<Tranquilla...ci sono io>> provò a rassicurarla, stringendola forte.

Come se Kevin potesse farle dimenticare di essere stata rapita.


•Buongirono fiorellini

Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi chiedo se avete voglia di COMMENTARE per fammi sapere le vostre opinioni, ne sarei davvero felice.

Alla prossima,
EllY**

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