Mondi Paralleli

Myjo75 द्वारा

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In un mondo costituito da varie razze (Streghe, Maghi, Alieni, Fate, Gnomi, Mutaforma, Fantasmi e tante altre... अधिक

Prologo
Si Parte!
Situazione Irreale
L'aggressione dei Maghi
L'Escursione
Scambio di idee
Collaborazione
Convocazione dal Governatore
Separazione
La Guerra dei Folletti
Dannati Tabloid!
Anche i Cyborg ci si mettono!
Vita da reclusa (breve intermezzo)
Uscita di gruppo
Riconciliazione
Diverbi
Imboscata
Malintesi
Inseparabili

Idillio

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Myjo75 द्वारा

Il cinguettio dei passerotti mi sveglia.

Sono leggera, felice: non mi sentivo così da anni. È una sensazione magnifica e me la voglio godere a fondo.

Canticchiando, mi lavo, mi vesto e scendo al pianterreno a fare colazione.

Nemmeno la presenza di Eugenio e Italo in cucina turba la mia beatitudine.

«Ciao.» mi saluta Debora.

«Buongiorno, Deb.» le rispondo, ignorando bellamente gli altri due.

«Ho bisogno di aiuto.» mi dice lei senza preamboli, come al solito.

«Comandi!» le rispondo gaia «Cosa devo fare?» mi informo.

«Finalmente hanno finito di imbiancare le stanze del terzo piano.» annuncia facendo un cenno con la testa in direzione degli amici del suo fidanzato «Però ci sarebbe da pulire tutto: hanno fatto un disastro.» esclama con una smorfia, incurante del fatto che possano sentirla.

«Non ti preoccupare: ci penso io.» le rispondo con un sorriso.

Nulla può turbarmi oggi.

«Grazie. Caffè?» mi offre poi, più serena.

«Sì. Macchiato, grazie.» annuisco.

«Allora? Com'è andata la serata?» mi chiede in tono ansioso, dopo avermi consegnato la tazzina fumante.

«Bene.» rispondo schiva.

«Dai: non mi racconti nulla?» esclama fingendosi offesa.

«È stata una serata molto piacevole.» le confido sottovoce, per non farmi sentire dai due ragazzi seduti poco distante.

«E...?» mi incoraggia lei, scrutandomi attentamente.

«E cosa? Andrew ed io ci siamo chiariti e poi abbiamo raggiunto gli altri nel salone centrale.» le dico, omettendo la parte più rovente della serata.

«Tutto qui?» ribatte, diffidente.

In effetti, dopo il bacio, Andrew ed io siamo rientrati in albergo fingendo che non fosse successo nulla: ho dato per scontato che lui non volesse far sapere agli altri del nostro bacio, così mi sono unita alle mie amiche che stavano ballando spensierate, come se nulla fosse, ignorando gli sguardi indiscreti di tutte.

«Certo. Cosa credevi?» le chiedo a mia volta.

«Beh... pensavo che tra te e quel tipo ci fosse qualcosa.» afferma, poco convinta della mia spiegazione.

Già. Ma non abbiamo chiarito la nostra posizione: siamo rientrati e a fine serata ci siamo salutati con un banalissimo "buonanotte".

«Ma che dici?» ribatto, fingendomi sorpresa.

L'ingresso di Alessandro interrompe la nostra chiacchierata; bevo d'un fiato il mio caffè e mi alzo.

«Mi metto al lavoro; se hai bisogno sai dove trovarmi.» comunico a Debora, lasciando la stanza.

Quando passo di fianco al ragazzo, questi finge di sbandare, finendomi addosso; mi stringe le braccia con le mani, fissandomi accalorato.

«Mi libero di lei e vengo di sopra al più presto.» sussurra in un fiato, indicando Deb con la testa.

«Non ti disturbare.» replico scocciata, cercando di divincolarmi puntando le mani sul suo torace.

«Hey! Tutto bene?» chiede lei, notando che siamo quasi abbracciati.

«Sì: Melissa ha perso l'equilibrio ed io l'ho presa al volo.» le dice con un sorriso, spingendomi via, come se volesse liberarsi di me.

Lo guardo allibita, ma decido di mordermi le labbra e lascio la cucina senza contestare la sua affermazione fasulla.

Nell'atrio incontro Edward.

«'Giorno, Mel.» mi saluta cordiale.

«Buongiorno anche a te, Eddy.» ricambio con un sorriso.

«Usciamo anche oggi?» mi chiede speranzoso.

«Mi spiace: io ho da fare, ma voi siete liberi di andare se volete.» rispondo, tranquilla.

«No, non senza di te.» afferma, avvicinandosi abbastanza da prendere una ciocca dei miei lunghi capelli ed avvolgersela sull'indice della mano, pensieroso.

«Sono sicura che ve la caverete anche senza di me.» ribatto, liberandomi dalla sua presa delicata.

«Senti... ti va di fare due passi?» mi invita, indicandomi la porta del resort.

«Oh, scusa, ma davvero non posso.» rifiuto, cercando di essere il più cortese possibile «Hai bisogno di qualcosa?» gli chiedo, incerta.

«Beh... sì: vorrei parlarti... ma non qui.» confessa.

«Ah. Allora va bene.» accetto, dopo aver lanciato un'occhiata rapida alle mie spalle e aver visto Alessandro venire verso di noi.

Ci allontaniamo in fretta dall'ingresso; sono talmente nervosa a causa del ragazzo di Debora che non mi accorgo del sorriso soddisfatto di Edward finché non arriviamo in un punto abbastanza isolato del giardino.

«Che succede?» gli chiedo allora, sospettosa. Cos'ha in mente?

Non mi risponde subito: si posiziona di fronte a me, a pochi centimetri, costringendomi ad alzare il volto per poterlo guardare in faccia.

«Allora?» lo incalzo, agitata.

«Tu mi piaci... parecchio.» mormora.

«Oh!» esclamo facendo un passo indietro «Scusa... non mi ero resa conto. Eddy, tu sei veramente un bel ragazzo, e da quel che ho visto in questi giorni, sembri rispecchiare tutte le qualità che una donna cerca in un uomo...» inizio.

«Ma?» chiede lui, con una smorfia.

«Ma il mio cuore è già occupato.» ammetto.

«Andrew?» esclama in un tono che è più un'affermazione che una domanda.

Non rispondo: non credo sia necessario.

«Beh... È un bravo ragazzo; spero ti renda felice...» esclama Edward, dopo qualche secondo di silenzio, alzando le spalle.

Non replico nemmeno a questo: Andrew mi ha detto solo di desiderarmi, non di voler stare con me, e la mia ferita è ancora troppo recente per lasciarmi libera di fidarmi di lui senza riserve.

Seguo Edward lungo il sentiero, fissandomi i piedi, inquieta.

Rientrata all'albergo, mi butto letteralmente sul lavoro, per evitare di pensare.

E dire che la mattinata era iniziata così bene!

«So che non sei abituata... in fin dei conti sei sempre stata con Valentino dall'età della ragione, praticamente... però dovresti sentirti lusingata da tutti questi spasimanti, non preoccupata.» mi riprende Mandy a metà mattina, approfittando di un momento in cui siamo sole.

«Se lo dici tu- Ad ogni modo, Alessandro mi fa ribrezzo: devo trovare il modo di dire tutto a Deb, ma non voglio farla soffrire. Per quanto riguarda Edward, beh, è un ragazzo eccezionale e non capisco cosa ci trovi in me... ma è un amico di Andrew: il fatto che non sappia nulla di ieri sera mi insospettisce. E se Andrew avesse solo intenzione di portarmi a letto?» sbotto in un sussurro.

«Non credo sia così. Ho letto i suoi pensieri, mi sembra che le sue intenzioni siano serie.» replica lei.

«Ti sembra? Vedi; non ne sei sicura nemmeno tu.» ribatto allarmata.

«Mel! Per prima cosa sai che non posso dirti cosa ho sentito... non sarebbe morale, né educato; e poi sai che non sono il tipo che si fa volentieri gli affari altrui: già sono obbligata a farlo molto più di quanto non vorrei, spifferare tutto ad altri, sarebbe il colmo. Ma siccome ci tengo a te e so cosa stai passando... mi permetto di dirti che dovresti avere il coraggio di buttarti in questa storia: non fosse altro per ciò che provi per lui. Poi se dovesse finire male, beh... almeno ci avrai provato. Meglio vivere di rimpianti che di rimorsi!» conclude, lasciandomi sola.

Non ha torto: meglio avere nostalgia di alcuni baci rubati che essere infuriati con sé stessi per non aver avuto il coraggio di darli.

Riprendo a lavorare di buona lena, tanto che all'ora di pranzo ho finito di sistemare tutto il piano.

«Incredibile!» esclama Debora, entrando nella stanza in cui mi trovo.

«Cosa?» le chiedo, guardandomi attorno perplessa.

«Hai già finito? Sei proprio una maga.» butta lì, scherzando, senza sapere quanto c'è di vero nella sua affermazione.

«Dovevo scaricare un po' di tensione...» ammetto, evitando di rispondere direttamente.

«Vedo! Ero salita a dirti di fare una pausa: il pranzo è pronto. Oggi pomeriggio sei libera di andare in giro con i nostri ospiti se ti va, basta che stasera mi aiuti con la cena.» dice guardandosi ancora attorno, meravigliata.

«Grazie, ma non penso di uscire. Sono un po' stanca, a dire il vero; dopo pranzo andrò in camera a fare un bel pisolino.» annuncio «Senti, Deb...lasciatelo dire» mormoro poi, incerta «Alessandro non mi sembra proprio il tipo giusto per te.» termino in tono risoluto.

«Ho notato che c'è tensione tra voi... Se ti piace, puoi anche dirmelo sai?» replica lei, schiettamente.

«Cosa? Ma come ti viene in mente una cosa simile?» le chiedo sbalordita.

«Ale mi ha detto che ha avuto quest'impressione...» dice incerta.

«Eh, già. La stessa cosa che mi diceva Valentino di Lucilla. La prendeva in giro perché sembrava una sciocca quindicenne infatuata di lui...» sbotto, digrignando i denti.

Deb mi guarda, scioccata, ma non risponde.

«Debora, a me non piace Alessandro. Non mi piace affatto.» ribadisco il concetto, per essere chiara «A me piace Andrew Cohen, e tu lo sai. Non so se ci sarà mai storia tra noi, ma questo è irrilevante: non posso essere interessata ad altri, adesso. Alessandro ci prova con me dal momento in cui ho messo piede in albergo. Ieri mi ha proposto di incontrarci alle tue spalle, e lo stesso stamattina. Mi spiace farti soffrire, ma preferisco che tu lo sappia adesso da me, piuttosto che scoprirlo in malo modo tra non so quanti anni.» termino, furibonda.

«Io... non so cosa dire. Forse è un malinteso... non è possibile... È vero: ci prova sempre con tutte, ma non va mai al sodo, ne sono certa: forse ha frainteso i tuoi gesti. Sei sempre così a modo e gentile, magari ha creduto che tu ci provassi.» dice ad occhi bassi.

Deb non è mai stata una dura di comprendonio, perché finge di non capire?

«C'è qualcosa che dovresti dirmi?» le chiedo a bruciapelo.

«Come?» mi chiede quasi spaventata «No, affatto: perché me lo chiedi?»

«Perché sento puzza di bruciato. Lo sai che di me puoi fidarti, vero?»

«Sì, certo. È per questo che sei qui...» ammette.

«E sai che potrei esserti utile?» le chiedo ancora.

«Sì.» sussurra.

«Debora... cosa c'è che non va?» insisto.

«Non chiedermelo, ti prego.» dice, tornando a fissarmi negli occhi.

Qualcosa nel suo sguardo mi insospettisce; è angosciata: devo scoprire cosa la turba tanto.

«Ok. Andiamo a mangiare.» le dico, prendendola sottobraccio.

Per prima cosa, arrivata al salone ristorante, racconto tutto a Mandy.

Non senti nulla? Le chiedo.

Lei mi guarda, corrucciata e scuote il capo.

Alzo lo sguardo da lei, e noto Andrew che mi fissa, dal fondo del tavolo. Alza una mano, per salutarmi e tutto il resto scompare.

È da ieri sera che non lo vedo. È così bello.

Gli sorrido e prendo posto a tavola, tra Cloe e Vittoria.

Non riesco a staccare gli occhi da lui, e nemmeno lui sembra voler abbassare lo sguardo. Praticamente non tocchiamo cibo per tutto il pasto.

Al caffè, lui si alza e mi si avvicina.

«Ho bisogno di parlare con te: possiamo incontrarci da qualche parte?» mi chiede a bassa voce.

Annuisco.

«Raggiungimi in camera mia tra mezz'ora.» sussurro per non farmi sentire dagli altri. Sono certa che là nessuno verrà a disturbarci.

Mentre lui torna al suo posto, bevo rapidamente il caffè, dopodiché mi alzo.

«Vi lascio, sono proprio stanca oggi... ci si vede più tardi.» saluto le mie amiche, mentre Mandy stenta a trattenere un sorriso.

Alessandro e Debora mi stanno fissando; il primo con astio, la seconda in modo indefinibile, a metà tra la gioia e la preoccupazione.

Esco dal salone e mi dirigo subito nella mia stanza. Sono uno straccio, così approfitto dei minuti che mi restano per rendermi presentabile: in fin dei conti ho lavorato tutta la mattina.

Faccio una doccia rapida e metto qualcosa di comodo.

Ho appena finito di vestirmi quando sento bussare.

Apro la porta e mi trovo davanti il mio sogno fattosi realtà.

«Ciao.» lo saluto con voce rotta, facendomi da parte per lasciarlo passare.

«Ciao.» replica incerto.

«Come ti sei liberato di Colin?» gli chiedo, tanto per rompere il ghiaccio.

«Gli ho detto che avevo bisogno di stare da solo e che sarei andato a passeggiare... lo faccio spesso a casa.» mi racconta.

Chiudo la porta e mi volto a guardarlo.

Mi sento impacciata e turbata. Anche lui sembra a disagio.

«Volevi parlarmi...» lo sprono, non sapendo come comportarmi.

«Ti ho vista con Eddy, nel parco, stamattina...» inizia, lasciandomi intendere la domanda.

«Già. Sta tranquillo: non gli ho detto nulla di noi!» lo rassicuro.

Mi guarda perplesso, corrugando la fronte.

«Non era questo che volevo sapere, anche se, a questo punto, mi riservo una seconda domanda...» esclama indeciso «Come mai vi siete appartati?» mi chiede a bruciapelo.

«Beh... a quanto pare era interessato a me.» confesso, rossa per l'imbarazzo.

«Era?» insiste lui.

«Sì, prima che gli spiegassi che ero impegnata sentimentalmente...» ammetto, ancora più imbarazzata.

«Sei impegnata? Credevo fossi single.» esclama, sorpreso.

«Infatti: è così. Ho detto che sono impegnata sentimentalmente, nel senso che provo qualcosa per qualcuno che non è Edward.» dico, girando attorno al discorso.

«Sei ancora innamorata del tuo ex?» chiede lui, spalancando leggermente gli occhi.

«Cosa?» sbotto meravigliata «No, affatto: ho perso ogni sentimento nei suoi confronti quando ha tradito la fiducia che riponevo in lui.» dichiaro decisa.

«E allora?» mi sprona lui, perplesso «Era una scusa per non accettare le avances di Eddy?»

«Ma certo che no: Edward sarebbe l'uomo ideale se non fossi...» mi interrompo appena in tempo.

«Se non fossi cosa?» insiste Andrew, corrucciato.

«Se non fossi innamorata di te.» ammetto in un sussurro.

«Cosa?» chiede lui, incredulo.

«Hai sentito: non infierire ulteriormente, ti prego.» esclamo, piccata.

«Dici sul serio?» mi chiede. Il suo tono è cambiato, è così caldo adesso, così avvolgente.

«Certo che dico sul serio. Che motivo avrei di mentirti?» replico cercando di tenere un tono duro, ma rendendomi conto di sentirmi già come la neve al sole.

«Allora non ti interessa Eddy?» s'informa sottovoce.

«Certo che no!» replico sbalordita. Come fa a non capire che per me esiste solo lui?

«E la storia che non gli hai detto nulla di noi? Cosa significa?» mi chiede ancora Andrew, facendo un passo verso di me.

«Ieri sera, quando siamo rientrati, ti sei allontanato da me. Ho creduto non volessi far sapere di noi a nessuno, così ho finto anch'io che non fosse successo nulla.» gli spiego.

Lui mi guarda incerto, poi scuote il capo, sorridendomi, e il suo sguardo si illumina.

«Io credevo l'esatto opposto: stavo andando a prenderti da bere, poi ti ho vista ballare con le tue amiche ed ho creduto che non volessi raccontare nulla agli altri perché non ti sentivi ancora sicura. Ho aspettato pazientemente che mi raggiungessi, ma non l'hai fatto. Così ho pensato di averti spaventata ed ho deciso di lasciarti un po' di spazio...» mormora «Avrei dovuto mettere in chiaro subito le cose, così Eddy non ci avrebbe provato stamattina. Fortuna che è venuto a dirmelo prima che lo prendessi a pugni.» termina in un sussurro.

«A pugni? Non capisco. E cosa volevi mettere in chiaro?» chiedo, senza capire cosa sta dicendo.

«Quando vi ho notati tra le siepi, in giardino, ho dato di matto: ho creduto che ci fosse qualcosa tra voi; ieri, al Monte Argentario, sembravate così in confidenza e stamattina vi siete appartati... sono andato da lui con l'intenzione di affrontarlo, ma quando mi ha visto arrivare mi ha anticipato, dicendomi che sono molto fortunato ma che dovrò stare attento: se non mi prenderò cura di te come si deve, me la farà pagare. Gli ho chiesto spiegazioni e lui mi ha detto di essersi dichiarato stamattina e di essere stato respinto a causa mia. Non gli ho creduto, dopo il tuo atteggiamento di ieri sera: per quale motivo avresti dovuto dire a lui quello che non avevi voluto far sapere alle tue amiche?» mi spiega.

«Continuo a non capire.» ammetto.

«Se ti avessi raggiunto sulla pista da ballo ieri sera, invece di aspettarti invano, e ti avessi baciata, tu cos'avresti fatto?» mi chiede.

«Non... lo so. Cosa avrei dovuto fare?» domando. La sua vicinanza mi intontisce.

«Avresti risposto al mio bacio o mi avresti respinto?» mi chiede in un sussurro.

«Avrei risposto al bacio, che domanda. Come se tu non lo sapessi: pochi secondi prima eravamo avvinghiati su una panchina. Se non ci avesse interrotto Cloe probabilmente saremmo ancora là!»

Lui ridacchia, mentre io lo guardo ancora incerta.

«Già... ora mi pento di non averlo fatto. Stasera diremo a tutti che stiamo insieme, così non ci saranno più malintesi, ok?» mi chiede.

Non riesco a parlare, ho un nodo in gola, così annuisco. Andrew vuole stare con me?!

Mi prende tra le braccia accostando il viso al mio.

Non riesco a staccare gli occhi dai suoi: ha uno sguardo talmente intenso.

«Sei così bella...» mormora sorridendo «Mi hai rubato il cuore. Sei arrivata in pochi giorni dove nessuna era mai stata...» mi confessa.

Sento qualcosa di caldo esplodermi dentro e le gambe iniziano a tremarmi.

Mi ama? Andrew sta dicendo di essere innamorato di me? Penso, ma non ho il coraggio di esprimere a voce i miei pensieri.

Mi accarezza i capelli, sistemandoli dietro le orecchie, dopodiché mi solleva il viso, stringendolo leggermente con le sue lunghe dita sottili.

A rilento appoggia le sue labbra alle mie, dolcemente, poi ne disegna il contorno con la lingua, inducendomi a socchiuderle.

Non appena le nostre lingue entrano il contatto, il bacio, iniziato in modo così delicato, si trasforma in qualcosa di estremamente appassionato.

Non ricordo di essermi mai sentita così trasportata... Mi sento come se stessi galleggiando...

Apro gli occhi di scatto, per controllare di non aver levitato a causa dell'eccitazione, e mi rendo conto che Andrew mi ha afferrata per le natiche e mi ha sollevata da terra, addossandomi al muro.

Mi avvinghio a lui, incrociando le caviglie dietro la sua schiena ed affondando le dita nei suoi capelli folti, tirandolo ancora di più a me, finché i nostri corpi non aderiscono completamente.

Lui inizia a muoversi sinuosamente, strofinando il suo inguine con forza contro il mio.

Non riesco a trattenere un gemito roco.

Sento un desiderio insaziabile bruciarmi dentro ed invadere ogni fibra del mio corpo: ho bisogno di lui come dell'aria per respirare... ho fame di lui come del cibo per mantenermi in forze... ho sete di lui come dell'acqua per sopravvivere... tutte queste emozioni sono così potenti che mi spavento e decido di sfuggirgli!

Appoggio le mani sul suo petto e lo spingo lontano, staccandomi da lui, ansante.

Mi guarda, sconcertato e deluso, non capendo il motivo di quell'allontanamento improvviso. Gli occhi, normalmente brillanti, sono di un verde cupo.

Nel momento stesso in cui i nostri corpi non sono più in contatto, però, mi sento abbandonata e avverto la necessità di accostarmi nuovamente a lui.

Prima ancora ch'egli possa protestare per il distacco, insinuo le mani sotto la sua maglietta, accarezzandogli il torace possente.

Sto provando delle sensazioni nuove: ho l'impressione che i miei sensi si siano acuiti.

Sono inebriata dal suo profumo, deliziata dal suo sapore, non riesco a vedere altro che lui e a sentire altro che i nostri respiri affannati... e i miei polpastrelli sentono i muscoli di Andrew scattare sotto le mie carezze.

Con un sospiro rauco, lui si sfila la maglietta e poi fa lo stesso con la mia, lanciandole non si sa bene dove; poi appoggia le sue mani affusolate sul mio ventre risalendo al seno, dove affonda il viso, facendomi quasi affogare in un baratro di piacere.

Vengo pervasa da incontenibili brividi di eccitazione e inclino la testa all'indietro, offrendomi a lui incondizionatamente.

Emette un suono gutturale che sembra quasi un ruggito, mi prende tra le braccia e mi adagia sul letto, sdraiandosi accanto a me, continuando ad accarezzarmi e a baciarmi senza sosta.

Affondo le unghie nella sua schiena solida, facendolo fremere di piacere. Quando giungo alle natiche, le tiro forte verso di me, replicando il suo gesto, sfregandomi a lui.

Il suo bacio diventa ancora più esigente, le sue carezze più audaci... il suo respiro si fa corto.

All'improvviso si ferma, si allontana leggermente, appoggiando il peso su un braccio solo, e mi osserva attentamente.

«Io... ti voglio...» geme roco. Il suo viso riflette tutta la sua passione. È così bello... e così attraente... e anch'io lo desidero con tutta me stessa!

Convinta che la voce mi tradirebbe, annuisco.

«Sei sicura...? Non credo che riuscirei a fermarmi se andiamo oltre...» mormora a fatica.

Per tutta risposta lo avvicino a me riprendendo a baciarlo con ardore, abbandonandomi al nostro ineluttabile destino.

Il suo sollievo è tangibile: sospira profondamente e si distende su di me, cedendo alla passione che lo consuma, senza più riserve.

Rapido, mi sfila pantaloni e slip e poi fa lo stesso con i suoi, lasciando cadere tutto in terra.

Le sue mani mi sfiorano la pelle, rendendola calda e vibrante. Le sue labbra seguono la scia infuocata che disegnano sul mio corpo.

Non riesco più a trattenermi: ho bisogno di lui... devo saziare la mia fame, subito.

Emetto una specie di rantolo sordo, inchiodandolo a me con le gambe ed esortandolo a porre fine in fretta alla nostra agonia.

Lui non si fa pregare, intuisce al volo le mie esigenze e torna a avvolgermi col suo corpo.

In breve, i nostri corpi si fondono in un'unica anima, muovendosi in perfetta sincronia, trasportandoci in un mare di meraviglia e turbamento assoluti.

Ci separiamo verso l'ora di cena, quando lui torna al suo bungalow per cambiarsi.

Devo andare in cucina ad aiutare Debora a preparare il pasto, e sto cercando disperatamente qualcosa di sexy da mettere stasera.

Perché accidenti non ho infilato in valigia quel bellissimo completino intimo che mi ha regalato Vittoria al compleanno? Non ho mai avuto occasione di metterlo. E il vestito che ho comprato due settimane fa? Sarebbe stato l'ideale stasera. Dannazione!

Mi sto insultando mentalmente quando sento bussare.

«Chi è?» chiedo esitante.

«Io.» replica Ilenia.

«Entra.» le dico, più tranquilla; da quando sono qui ho il terrore che Alessandro si presenti non invitato in camera mia.

«Ti ho portato una cosa.» dice, porgendomi un involto, sorridente.

Scarto il pacchetto e non riesco a trattenere una risata: ho in mano il più succinto perizoma che mi sia mai capitato di vedere e un abito nero formidabile.

«Grazie!» le dico, sollevata.

«Figurati... ho avuto un suggerimento. A proposito: Mandy dice di smetterla di urlare.» esclama ridacchiando, prima di allontanarsi.

Mi vesto in fretta e mi ammiro allo specchio: sto proprio una favola.

L'abito mette in risalto il mio seno pieno e la mia vita sottile, e la gonna morbida lascia scoperte le gambe fino a metà coscia. Infilo un paio di sandali ed esco.

Sulle scale incontro Cloe.

Siamo sempre state molto affini e, pur non possedendo poteri telecinetici, spesso ci capiamo al volo.

Mi guarda con un sorriso a trentadue denti.

«Ciao, Mel. Come stai?» mi chiede maliziosamente.

«Mai stata meglio!» replico raggiante «Peccato che ora sono in ritardassimo: devo aiutare Deb con la cena.» aggiungo con una smorfia.

«Non preoccuparti: ci penso io.» mi rassicura seguendomi in cucina.

Oltre all'aiuto manuale, Cloe distorce il tempo per darmi modo di preparare da mangiare.

«Allora? Raccontami tutto!» mi aggredisce quasi.

«Non ho nulla da dire.» replico.

«Non fare la gnorri con me: pretendo un resoconto completo. Ti ha baciata? O vi siete spinti oltre? E non raccontarmi frottole, tanto lo so che eravate insieme: siete spariti entrambi dopo pranzo, per ricomparire alla stessa ora.» esclama in tono saccente.

«Non sono affari tuoi.» ribatto, contrariata.

Voglio tenere per me tutto... come se raccontarlo potesse in qualche modo ridurne la bellezza o il ricordo. Già dovrò dividere tutto con Amanda! Penso scocciata.

«Oh, suvvia. Non vorrai tenerci all'oscuro?» interviene Debora in tono strano.

«Deb. Anche tu?» me ne esco, senza riuscire a nascondere una vena di divertimento.

Sono proprio delle impiccione! Penso bonariamente.

Poi osservo meglio la mia amica umana e noto che ha un'espressione estremamente corrucciata.

«Cosa c'è che non va? È successo qualcosa?» le chiedo, impensierita.

«No, è che... ho paura che tu stia facendo un errore enorme: appartenete a mondi diversi.» e non sa quanto ha ragione «e la vostra storia non potrà che finire male, facendoti soffrire nuovamente.» conclude in tono deciso.

«Ma che dici?! E per quale motivo dovrebbe finire male? Stanno così bene insieme!» si oppone subito Cloe, infervorata «Tu sei troppo pessimista.» aggiunge poi, scocciata.

«Sì, Deb... non hai torto: so di correre un bel rischio» replico appoggiando una mano sulla spalla di Cloe per ringraziarla del suo sostegno «ma in fondo "chi non risica, non rosica" dice un vecchio detto, ed io, ora, ho proprio voglia di "risicare".» ammetto ridacchiando.

«Beh, se la vedi così.» si quieta un po' Debora «Spero tanto di sbagliarmi, comunque.» aggiunge poco convinta delle sue stesse parole.

Il campanello all'ingresso ci interrompe.

Nell'atrio c'è il fiorista di zona con un immenso mazzo di fiori tra le braccia.

«Buonasera. Dovrei consegnare questi alla signorina Cloe Pettinossi.» mi dice.

«Grazie, gliela chiamo subito.» replico sorridendo «Cloe? Vieni qui.» urlo subito dopo.

In un attimo, troppo breve per essere naturale, Cloe ci raggiunge; non appena vede i fiori, inizia a saltellare e ad emettere dei guaiti di felicità.

«Sono per me?» chiede, pur conoscendo già la risposta «Che meraviglia. Grazie!» dice, prendendo i fiori che le vengono porti.

«Dovrebbe firmare qui.» le indica il fiorista.

«Come? Ah, sì, certo. C'è anche un biglietto?» chiede raggiante.

«Lì in alto.» indico io.

Lei lo strappa subito e lo legge avidamente.

«Ti comporti come se non avessi mai ricevuto fiori in vita tua. E dire che Eros te li regala ogni settimana.» sbotta quasi disgustata Ilenia.

«È così dolce... vero?» mi chiede Cloe, ignorando Ilenia «Dice che mi ama e che gli manco da morire.» mi racconta.

«Cariiino.» replico ironica. Ile ha ragione: assistiamo alla medesima scena ogni settimana, ma Cloe è così entusiasta.

«Me li reggi? Devo trovare un vaso...» mi chiede poi, lanciandomi il bouquet tra le braccia.

«Sì, certo... fai con comodo.» le urlo dietro mentre sparisce dietro la porta della cucina.

«Non cambierà mai, ma in fondo ci piace così com'è.» ammette Ilenia affettuosamente, sogghignando.

Le faccio eco e mi avvicino al bancone per appoggiare i fiori quando la porta d'ingresso si apre, lasciando passare la comitiva statunitense.

Andrew mi guarda perplesso, mentre Edward gli dà una gomitata maliziosa.

«Ti hanno inviato dei fiori?» mi chiede Alessandro, spuntato alle mie spalle.

«Chi te li manda?» chiede nel medesimo istante Andrew aspro, lasciando tutti a bocca aperta.

«Non sono per me.» rispondo tranquillamente «Li manda il fidanzato di Cloe.» spiego.

Alessandro fa una smorfia quando nota Andrew che tira un profondo sospiro.

«Eccomi.» squittisce Cloe, sopraggiungendo finalmente con il famoso vaso tra le mani «La cena è pronta.» annuncia a tutti, mentre mette i fiori nell'acqua «Li porto in camera e vi raggiungo.» dice poi allontanandosi.

Andrew mi prende per un braccio, delicatamente, scortandomi nel salone.

Sento lo sguardo truce di Alessandro su di noi, ma lo ignoro. Non ho nulla da spartire con lui: è ora che mi lasci in pace! Penso.

Mandy e Vittoria stanno servendo la cena quando entriamo nel ristorante.

Il gruppo di Firenze sta già mangiando, cafoni come al solito; Alessandro li raggiunge, muovendosi a scatti per la collera.

Andrew siede accanto a me e mi prende la mano sotto il tavolo.

«Scusa per prima.» mormora cercando di non farsi sentire dagli altri «Non sono mai stato un uomo geloso, ma da quando ti conosco non riesco a trattenermi.» si giustifica.

Stringo le sue dita tra le mie, per rassicurarlo, e gli sorrido.

È bello sapere che ci tiene tanto a me da essere capace di adirarsi se qualcuno mi inviasse fiori.

Non appena Amanda mi porge il piatto, mi getto letteralmente sulla cena: a pranzo non ho quasi toccato cibo e nel pomeriggio ho bruciato notevoli quantità di calorie. Anche Andrew, accanto a me, sembra avere parecchia fame. Chissà come mai? Mi chiedo maliziosamente, conoscendo bene la risposta.

«Ti prego: sto mangiando.» mi sussurra Mandy all'orecchio, in tono divertito.

Scusa: non posso farci nulla. Non riesco a non pensarci. Replico mentalmente, sorridendole di nascosto.

Per quanto le dia fastidio, so che è contenta: negli ultimi mesi sono stata così sconvolta. Erano tutte e quattro molto preoccupate per me; adesso invece sembrano estremamente felici.

Dopo il pasto, quando entriamo nel salone centrale, Andrew mi prende per mano e mi trascina al centro della pista.

«Ci ho pensato parecchio: un annuncio formale mi sembrava troppo solenne... direi che il modo migliore per dire a tutti che stiamo insieme è questo.» mi mormora all'orecchio.

«Quale?» chiedo confusa.

Lui mi sorride, dopodiché mi prende tra le braccia ed inizia a baciarmi.

Come al solito, l'eccitazione s'impossessa subito di me e l'emozione mi fa cedere le gambe, costringendomi ad aggrapparmi a lui.

Il silenzio attorno a noi è assordante, tanto da farmi dimenticare dove ci troviamo.

Inconsciamente mi inarco, avviluppando una gamba attorno alla sua e strusciandomi a lui. Andrew non riesce a trattenere un lamento sordo e si stacca repentinamente da me, allontanandomi e trattenendomi per i polsi.

«Hey... Volevo solo fargli sapere che sei occupata, non è necessario renderli partecipi di... tutto!» bisbiglia rauco.

Lentamente torno alla realtà, ed inizio a sentire alcuni colpetti di tosse imbarazzati e delle risatine maliziose. Mortificata, rendendomi conto del mio comportamento inadeguato, sento le guance andare in fiamme.

«Scusa.» biascico, chinando il capo.

Lui scoppia a ridere e mi stringe tra le braccia, affondando il viso nell'incavo del mio collo e respirando profondamente.

«Dammi un minuto per riprendermi.» mormora tra i miei capelli «Stavi per farmi uscire di senno.»

Qualcuno, forse per toglierci dall'imbarazzo, inserisce un cd nello stereo, facendo partire la musica.

Nel giro di pochi secondi, la pista si riempie e Andrew ed io lasciamo il campo libero.

Prendiamo due cocktails al bar e andiamo a sederci su uno dei divanetti in fondo al salone.

Andrew vuota il bicchiere in un sorso solo, poi si volta a guardarmi.

«Non ho mai provato sensazioni simili: con te sembra tutto così amplificato... Oggi ho rischiato di aggredire Eddy solo per averti parlato e stasera, credendo che qualcuno ti avesse inviato dei fiori sono andato in bestia. Per non parlare di poco fa: sono riuscito a resisterti per un soffio; avrei voluto prenderti lì, in quell'istante, fregandomene largamente del fatto che tutti ci stessero guardando. E anche adesso: ti tengo a distanza di sicurezza, eppure il mio solo pensiero è di saltarti addosso!» sbotta.

«Già... capisco ciò che provi. È lo stesso che accade a me: dal momento in cui ti ho visto, è come se il cervello avesse smesso di funzionare, lasciando spazio solo a delle emozioni molto intense.» ammetto, sorseggiando il mio cocktail.

«Infatti...» concorda «Che ne dici di andarcene? È un tormento starti accanto e non poterti baciare.» propone.

Invece di rispondere, termino d'un sorso il mio drink e mi alzo, lasciando il salone seguita, a brevissima distanza, da lui.

Non appena chiude la porta della mia camera alle sue spalle, si getta letteralmente su di me, come un affamato al quale viene offerto un pasto abbondante dopo mesi di inedia.

Le sue mani si muovono sensuali sul mio collo, sulla mia schiena, fino ad arrivare alle gambe.

Infila le mani sotto la gonna, e quando incontra il perizoma, ringhia di piacere.

Stavolta non arriviamo nemmeno al letto: mi appoggia al muro della stanza, si slaccia i jeans, mi alza l'abito e si unisce a me, con uno slancio incomparabile.

«Scusa.» mormora pochi minuti dopo.

«Non scusarti: è stato fantastico. Non mi sono mai sentita tanto desiderata in vita mia.» ammetto con un sorriso.

Mi guarda teneramente, accarezzandomi i capelli.

«Sì, ma meritavi più di questo.» mormora, quasi dispiaciuto, indicando il muro.

«Hai tutto il tempo per rifarti.» lo provoco.

Il lamento che gli sfugge dalle labbra sembra giungere dal profondo di una caverna.

«Non m'istigare... mi trattengo a stento.» borbotta.

«Non capisco perché lo fai; lasciati andare: non aspetto altro!» lo stuzzico ancora.

«Mel...» alita a malapena.

«Andrew... non capisci? Ti desidero talmente tanto da non riuscire a pensare ad altro che noi due insieme.» confesso accalorata «Non farti implorare...» lo invito ancora.

«Ti assicuro che non dovrai farlo: non vedo l'ora di soddisfare ogni tua richiesta... solo che, stavolta, vorrei cercare di non soccombere alla bramosia; vorrei fare le cose come si deve.» annuncia, facendomi scivolare l'abito dalle spalle.

Mi solleva, prendendomi tra le braccia e, dopo avermi adagiata sul letto, mi sfila le scarpe.

«Sei meravigliosa...» mormora rapito, spogliandomi.

Dovrei sentirmi a disagio, sdraiata sul letto, nuda, di fronte ad una uomo tanto avvenente completamente vestito. Eppure non è così: è così naturale stare con lui.

Allungo le braccia, invitandolo a raggiungermi, ma lui sorride e scuote il capo.

«Non avere fretta...» sussurra.

Si inginocchia accanto a me ed inizia a baciarmi delicatamente.

Partendo dalla fronte, lascia una scia di piccoli baci teneri sul profilo del mio viso, fino a raggiungere le labbra, dove fa una lunga pausa struggente.

Riprende il suo cammino per fermarsi nuovamente quando arriva al seno, tormentandomi a lungo.

«Ti prego...» lo supplico rauca.

«Non avere fretta...» ripete senza staccare le labbra da me.

Ricomincia a scendere lungo il ventre, finché non riesco a trattenere un gemito di piacere.

Allora, con un sorriso soddisfatto, si spoglia in fretta, e mi raggiunge, legandosi a me nella gioia profonda che ci invade.

tsa=U


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