Utrem Humano Sanguine

By Valerina28

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Continuare a respirare. Il lento movimento del suo petto le dava forza. Questa era la condizione a cui doveva... More

Prologo (Revisionato)
Capitolo 1: Un cielo grigio di fumo (Revisionato)
Capitolo 1: Un cielo grigio di fumo (Revisionato, parte 2)
Capitolo 2: Grouse Mountain (Revisionato)
Capitolo 2: Grouse Mountain (Revisionato, parte 2)
Capitolo 3: Inquietudini (Revisionato)
Capitolo 3: Inquietudini (Revisionato, parte 2)
Capitolo 4: La verità dentro l'incubo (Revisionato)
Capitolo 4: La verità dentro l'incubo (Revisionato, parte 2).
Capitolo 5: The wellness paradise (Revisionato)
Capitolo 5: The wellness paradise (Revisionato, parte 2)
Capitolo 6: In nome della ragione (Revisionato)
Capitolo 6: In nome della ragione (Revisionato, parte 2)
Capitolo 7: Negazione (Revisionato)
Capitolo 7: Negazione (Revisionato, parte 2)
Capitolo 8: Spiegazioni (Revisionato)
Capitolo 8: Spiegazioni (Revisionato, parte 2)
Capitolo 9: La verità (Revisionato)
Capitolo 9: La verità (Revisionato, parte 2)
Capitolo 10: La scelta (Revisionato)
Capitolo 10: La scelta (Reviosinato, parte 2)
Capitolo 11: Un grave errore (Revisionato)
Capitolo 11: Un grave errore (parte 2) (Revisionato)
Capitolo 12: I fratelli Grogan
Capitolo 12: I fratelli Grogan (Revisionato, parte 2)
Capitolo 14: Sensazioni oscure (Revisionato)
Capitolo 14 Sensazioni oscure (Revisionato, parte 2)
Capitolo 15: Quando il controllo è l'unica cosa che ti rimane (Rev. parte 1)
Capitoli 15: Quando il controllo è l'ultima cosa che ti rimane (Rev, parte 2)
Capitolo 16: Yellowknife (Revisionato, parte 1)
Capitolo 16: Yellowknife (Revisionato, parte 2)
Capitolo 17: Non c'è mai fine al peggio (Revisionato, parte 1)
Capitolo 17: Non c'è mai fine al peggio (Revisionato, parte 2)

Capitolo 13: I peccati dei figli (Revisionato parte 1 e 2)

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By Valerina28

CELINA

Andammo alla ricerca del terzo componente scomparso. Dimitri di solito non si allontanava mai quando si trattava di uscite del genere, sapeva che doveva tenerci d'occhio per evitare sorprese, ma in effetti non aveva torno Alexander a preoccuparsi. Passarono 20 minuti e nonostante avessimo perlustrato la zona ovest è quasi tutta la zona est del locale di mio cugino non c'era traccia. «Non lo vedo da nessuna parte» comunicai dopo aver sondato il terreno affondo. Ma quando abbiamo raggiunto il margine del locale, nei pressi della zona fumatori lo vedemmo. Dimitri stava entrando da una porta  e si reggeva ad essa massaggiandosi la testa e stringendo forte gli occhi. Ebbi una fitta al cuore e corsi verso di lui. Lo presi per le spalle e lo scossi appena per vedere se avesse gravi ferite. Alexander mi raggiunse poco dopo ma non disse niente vedendomi già tempestarlo di domande.

«Piano! Certo che in quanto donna hai un tatto a dir poco delicato...» gemette Dimitri. Allontanò le mie mani con fare dolorante.

Sbuffai esasperata portandomi le braccia al petto. «Se hai ancora il tuo sarcasmo e la tua lingua tagliente allora non dev'essere grave ciò che ti è accaduto.»

Dimitri si fece serio. «Beh, al contrario... Il demone dentro Dalilah ha preso il sopravvento e mi ha rubato la pistola, non credo abbia buone intenzioni. Dobbiamo trovarla.»

Alexander strabuzzò gli occhi palesemente sorpreso. «Come diavolo ha fatto a disarmarti?! Sei uno dei migliori...»

Guardai Dimitri così profondamente che lo vidi vacillare e non per il colpo alla testa. «Fammi indovinare... ha usato il fascino femminile per sedurti? Quando si tratta di demoni, fantasmi e creature soprannaturali va bene; ma quando si tratta di donne? Un disastro continuo. Non vi preoccupate, ora ci penso io.»

I due ragazzi si voltarono e mi guardarono in cagnesco, sicuramente feriti nell'orgoglio per le mie insinuazioni poco carine. Avevo per caso torto? Erano dei cacciatori fenomenali e nonostante questo si facevano mettere KO facilmente quando si trattava di ragazze e non parlavo solo fisicamente.

Dimitri avanzò. «Celina, è troppo forte non puoi affrontarla da sola, dobbiamo escogitare un piano e soprattutto dobbiamo accerchiarla. Non possiamo permetterci errori, possiamo ancora recuperare ciò che è recuperabile. Dobbiamo cercare di convincerla con le buone prima o la nostra copertura salterà e saremo fottuti.»

«Dobbiamo prima equipaggiarci a dovere» controbatté Alexander dicendo una cosa dannatamente sensata.

«Ho tutto nella borsa. Acqua santa, cartucce di sale e tre pistole. Dovrebbero bastarci per evenienza» risposi sorridendo con l'audacia che può avere solo una persona che sa di avere sempre ragione.

«Bene, andiamo.»

Perlustrammo affondo il locale al piano inferiore, senza mai dividerci davvero per innumerevoli ragioni sensate, e arrivammo alla conclusione che forse Dalilah si era diretta al piano superiore nella saletta privata: unico luogo dove poter commettere un omicidio senza essere notati. Il demone dentro Dalilah poteva certamente essere impulsivo come qualsiasi altro demone ma qualcosa mi diceva che l'impulsività non avrebbe sovrastato l'intelligenza.

«I suoi bersagli probabilmente saranno i fratelli di sangue dato che fanno parte della setta Vigilans nocte di Maximilian. Avrebbe senso se li uccidesse, ma non riesco a capire il perché...» dichiarò Dimitri mentre saliva le scale del White-Privé. In effetti nessuno di noi riusciva a capire le motivazioni di questa entità demoniaca.

«Sembra una sorta di vendetta personale, no?» ipotizzò Alexander.

«Si ma perché attendere così a lungo? Perché lasciare così tanto libero arbitrio a Dalilah? Perché non andare da un corpo all'altro come fanno tutti gli altri? Avrebbe comunque la sua vendetta, anche con maggiore facilità. Questa storia non mi piace.»

Ci avviammo al piano superiore e quello che vedemmo ci destabilizzò totalmente: c'era talmente tanto sangue da impressionare anche esperti cacciatori come noi. Di solito non eravamo abituati alla vista di tutto quel rosso essendo che le entità demoniache e soprannaturali erano per la maggior parte incorporee e non prevedevano spargimenti di sangue. Mi salì la bile in gola e temetti seriamente di vomitare. Il pavimento era di un rosso scarlatto che continuava ed espandersi lentamente come fosse una pozza vermiglia in continua espansione. Il sangue fuoriusciva sotto la fessura di una porta bianca in legno come se fosse una macabra scena da film horror per impressionare i ragazzini tuttavia, invece, quella non era una scena di un film horror, ma la realtà. Quel sangue era di qualcuno... era fuoriuscito dal corpo di qualcuno e quella scena era reale. Vidi Dimitri avanzare per primo e farci segno di attendere distanti. Non che si fosse reclamato il leader del gruppo ma perché probabilmente si sentiva terribilmente in colpa per ciò che si era fatto sfuggire dalle mani e non voleva che qualcun altro pagasse il prezzo dei suoi errori.

Comprensibile.

Feci una smorfia dipinta di rabbia silenziosa... quella ragazza... Dalilah. Non mi era mai piaciuta. Dalla prima volta che avevo messo gli occhi su di lei avevo capito che sarebbe stata un enorme problema sin dall'inizio. Una ragazzina posseduta che voleva diventare cacciatrice non era proprio uno scherzo. Marcus aveva pure acconsentito a questo suo capriccio. Imperdonabile. Avremmo dovuto rinchiuderla in una stanza finché quel demone non avesse avuto voglia di sgattaiolare via dal suo corpo per la noia o semplicemente per trovare un altro corpo. Invece... no. Tutti la volevano per qualcosa e questo mi faceva andare in bestia. Non doveva essere così importante per il gruppo e invece mentre io salvavo il culo a tutti Alexander continuava ad aiutarla, Dimitri sembrava anche troppo preso da lei e dai suoi problemi e Dave si stava seriamente affezionando. 

Imperdonabile. 

Possibile che l'unica ad avere in sensi in testa ero proprio io? La sconsiderata, incontrollabile, impulsiva Celina? Che ironia della sorte.

Dimitri aprì lentamente la porta e vidi per la prima volta lo smarrimento totale nei suoi occhi. Non riuscii più a resistere e lo raggiunsi. Appena riuscii a vedere la stanza mi coprii la bocca e il naso con la mano per non far entrare l'inconfondibile puzzo di morte che aleggiava nell'ambiente. Si contavano circa cinque cadaveri, tre riversi sul pavimento e due legati su sedie: tutti accoltellati o tagliuzzati. Ad alcuni mancavano intere parti del corpo per non parlare del fatto che le espressioni di agonia che avevano stampato sul volto facevano presupporre la loro atroce sofferenza prima della loro dipartita. Le pareti sembravano reduci di una lotta tra spruzzi di vernice rossa con qualche impronta di mano sporadica. Un scena raccapricciante. Ma ciò che lo rese ancora più raccapricciante era proprio Dalilah: restava in piedi tra le due sedie con le mani sulle spalle dei fratelli di sangue che erano seduti sulle sedie, legati e imbavagliati, sporchi di rosso, con le teste ciondolanti e con il sangue che colava da esse in maniera ritmica. Dalilah era completamente sporca anch'essa di sangue ma sul volto regnava una tranquillità impressionante.

«Ora mi sento decisamente molto meglio. Non è per niente facile fare la brava...» dichiarò il demone guardandosi in giro con fare pensante. I capelli neri erano per la maggior parte fuoriusciti dall'acconciatura ed era scalza, il che la fece sembrare ancora più inquietante dato che entrava ed usciva dal sangue spargendolo dappertutto. «Forse ho esagerato un po' ma... ehi, non erano certo persone che meritavano di vivere» disse sorridendo e camminando spensierata tra i cadaveri. Canticchiava di tanto in tanto mentre saltellava in punta di piedi.

Passeggiando incontrò un coltello sanguinante, seghettato, lungo quanto il suo avambraccio e lo scansò attentamente guardandolo con disgusto. Arricciò le labbra. «Questi non sono certo i miei metodi. Per quanto vi possa sembrare strano mi dà fastidio la vista del sangue. Preferisco più gli strangolamenti. Muoiono in un mutismo quasi serafico ed hanno tutto il tempo di comprendere il fatto che ormai stanno morendo e puoi vedere tutta la disperazione che possono provare all'interno dei loro occhi sbarrati e tremanti. Magnifico.» La voce era la stessa di Dalilah eppure all'udito sembrava totalmente diversa, molto più sottile e acuta, quasi melodiosa. 

Era incredibile come un unico corpo potesse contenere due entità tanto contrastanti. Le sue movenze mettevano i brividi e le sue occhiate non possedevano nessun tipo d'odio ma un sorta di malizia, di divertimento. Noi eravamo solo un passatempo e non ci temeva nemmeno un po'. Era chiaro che il suo vero nemico non eravamo noi.

«Che intenzioni hai, demone?» chiese cauto Dimitri. Potei vedere la vena sulla tempia gonfiarsi, tanto che era nervoso.

«Demone?» Dalilah fece un verso disgustato. «Per carità! Chiamami pure Ruby.»

Ruby? Di solito non si presentavano come fossero entità amichevoli. In effetti, non si presentavano affatto. La conversazione più lunga che potevi avere con loro si limitava agli ansiti del combattimento corpo a corpo o a qualche oscena imprecazione.

Aprì le braccia in modo teatrale. «Ho solo voglia di divertirmi proprio come fate voi umani» scherzò lei con fare civettuolo.

«Smettila di giocare! Perché hai...»

«... fatto questo?» completò Ruby la frase. «Voi non potete nemmeno immaginare il male che mi hanno fatto questi sudici bastardi. Sapete, un tempo ero anche io un'adepta della congrega Vigilans nocte. Oh, beh ero molto di più di un'adepta a dire il vero. Ero la figlia di Maximilian.»

I nostri respiri nella sala si mozzarono. Lo shock che si sprigionò nella stanza era quasi palpabile. Nessuno riusciva a trovare qualcosa da dire, era una novità che un demone si confidasse con dei cacciatori. Non eravamo minimante a conoscenza dell'esistenza di una figlia.

Ruby rise forte e come se mi avesse letto nel pensiero disse: «Non fate quelle facce, fece in modo di mantenere la mia esistenza completamente segreta. Certo, per mia sfortuna questo non implicava la mia assenza alle cerimonie come ai riti. Lui voleva che partecipassi fin da quando avevo 6 anni. Lo voleva così tanto che un giorno decise di usarmi come cavia. Ma tranquilli, mi è passata. Mio padre mi ha venduta per una causa più grande. Per lui veniva sempre prima la congrega e poi la famiglia. Era il suo motto, una regola inderogabile, quindi non ha esitato nemmeno un piccolissimo istante prima di trasformarmi in un mostro per poi avere un tornaconto. Ma ciò che non aveva assolutamente previsto era la mia totale indignazione verso coloro che mi avevano resa quella che sono oggi.» Stava cominciando a vaneggiare e i suoi occhi erano vitrei e spiritati, la sua voce incrinata e le sue labbra contratte in una smorfia di sofferenza. «Avete la minima idea di che cosa significhi essere trasformata nel male più oscuro e totale e di essere uno strumento nelle mani di persone che un tempo reputavi la tua famiglia? Essere torturata, sacrificata e trasformata in un mostro sempre assetato e affamato di anime nere. E solo le atrocità possono placarmi. Solo questo...» e indicò i corpi per mostrare agli osservatori la macabra stanza come fosse il palcoscenico della sua esistenza. «... mi fa sentire finalmente bene, solo la vendetta può farmi sentire realmente me stessa.»

Dimitri avanzò piano con le mani protese in avanti, come se non volesse spaventare una bambina impaurita. Ruby guardò prima le mani di Dimitri poi i suoi occhi e con un gesto lesto prese la pistola che teneva nascosta dietro ad un cadavere e la puntò dritto verso di lui. Dimitri si arrestò.

«Non avvicinarti cacciatore. Non voglio ucciderti ma non ti voglio nemmeno così vicino.»

«Che cosa vuoi da noi e da Dalilah, lei non c'entra niente in questa storia.»

Rimasi perplessa. Sapevamo entrambi che Dalilah c'entrava eccome perché oramai era ovvio. Pensai che con il suo modo di fare stava cercando di estorcerle informazioni. Tutto sommato Ruby stava parlando e ci stava dando informazioni, cose davvero utili che potevamo usare a nostro vantaggio per capire meglio la situazione generale.

Ruby rise ancora più forte di prima, sembrava una pazza isterica. «Andiamo, Dimitri. Dalilah c'entra più di tutto e più di tutti. Io e lei siamo legate più di quello che crediate. Le ho fatto un piccolo regalo, ho fatto in modo che stavolta...» si diede un colpetto alla tempia «vedesse tutto con maggiore chiarezza. L'ho tenuta sveglia e la sento che sta assistendo a tutto ciò che sta capitando e che è già capitato. Non sarà molto felice una volta ripreso il controllo del suo corpo. Non mi può sconfiggere e voi non potete ucciderla. Lei è l'unica che può...» Si bloccò improvvisamente. Aveva lo sguardo fisso a terra e la pistola le scivolò dalla mano come se non avesse più forza nelle dita, ma mentre cadde a terra dalla pistola partì un colpo che fece sì di attirare altri demoni nel salottino privato. Ruby - con il corpo di Dalilah -  si portò una mano al collo e cercò di mantenere il respiro regolare. «C-cosa mi sta... succedendo...» Si schiacciò le mani sulle tempie e cominciò ad urlare. Dimitri si avventò subito su di lei e riuscì a prenderla prima che il suo corpo privo di sensi cadesse sul pavimento.

Tutto accadde in pochi secondi: dalla porta entrarono una miriade di demoni all'interno di Utrem armati di cattivissime intenzioni. I loro sorrisi scintillanti e divertiti, maligni come il sorriso di satana in persona, fecero capolino dai loro volti. Qualcuno sibilò "cacciatori" altri cercavano armi improvvisate per poterci affrontare, altri ancora possedevano già armi affilate.

Portai istintivamente la mano sul pugnale che era conficcato dentro i pantaloni e con l'altra mano cinsi la pistola portandomeli in avanti in una posizione difensiva. Avevo la pistola ma era armata solo di cartucce di sale il che non fermava e uccideva del tutto gli Utrem ma li avrebbe storditi e costretti, almeno per i demoni più deboli e inesperti, a lasciare l'involucro.

Alexander si avventò come un assatanato verso la calca, incurante di ciò che poteva capitargli oppure consapevole di riuscire a battere un numero così incontrollato di nemici. Prontamente sparai a due Utrem che si stavano avvicinando di corsa verso di me con due maceti in mano, ma mancai il terzo avversario che nel frattempo mi si era avventato contro. Riuscii con maestria ad evitare i primi attacchi sgraziati dell'avversario e con una torsione riuscii a colpigli la rotula facendolo cadere, per poi conficcargli il pugnale nel cuore: i demoni non si potevano uccidere in questo modo, solo con l'esorcismo si potevano rispedire all'inferno, mentre quando si pugnalava un Utrem solo il suo corpo moriva mentre il demone fuoriusciva dalla sua bocca come una nuvola di polvere nera e densa che si materializzava nell'aria. In molti casi eravamo costretti a porre fine alla loro vita, ma dalle loro facce molti erano giù morti da un pezzo. Si riconoscevano dall'aspetto: una pelle bianchissima, quasi trasparente, e gli occhi perennemente cerchiati di rosso. Non avevamo di certo il tempo di esorcizzare o di fermare i demoni di un intero locale quindi la soluzione più evidente era proprio quella di scappare.

Mi voltai verso Dimitri che sorreggeva il corpo inerme di Dalilah e gli urlai contro di cogliere il momento di temporanea "tranquillità" per poter fuoriuscire silenziosamente dalla stanza attraverso la finestra. Fortunatamente la finestra si affacciava su una rampa di scale in metallo che portavano in un vicolo del tutto inurbano e oscuro.

Io e Alexander continuammo a respingere convulsamente i nemici dando il tempo necessario a Dimitri di portare Dalilah fuori e quando riuscimmo a squarciare uno spiraglio di completa immobilità da parte degli aggressori grazie all'acqua santa lanciata da me, riuscimmo finalmente a sgattaiolare fuori dalla fossa del leone.

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