Our year↠ Joe Sugg

By besidelvke

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Julie è solo una semplice studentessa, con tanti, davvero tanti sogni. Riesce a realizzare uno di questi, an... More

ஜ Prologue ஜ
ஜ One ஜ
ஜ Two ஜ
ஜ Three ஜ
ஜ Four ஜ
ஜ Five ஜ
ஜ Six ஜ
ஜ Eight ஜ
ஜ Nine ஜ
ஜ Ten ஜ
ஜ Eleven ஜ
ஜ Twelve ஜ
ஜ Thirteen ஜ
ஜ Fourteen ஜ
ஜ Fifteen ஜ
ஜ Sixteen ஜ
ஜ Seventeen ஜ
ஜ Eighteen ஜ
ஜ Nineteen ஜ
ஜ Twenty ஜ
ஜ Twentyone ஜ
ஜ Twentytwo ஜ
ஜ Twentythree ஜ
ஜ Twentyfour ஜ
ஜ Twentyfive ஜ
ஜ Twentysix ஜ
ஜ Twentyseven ஜ
ஜ Twentyeight ஜ
ஜ Twentynine ஜ
ஜ Thirty ஜ
ஜ Thirtyone ஜ
ஜ Thirtytwo ஜ
ஜ Thirtythree ஜ
ஜ Thirtyfour ஜ
ஜ Thirtyfive ஜ
ஜ Thirtysix ஜ
ஜ Thirtyseven ஜ
ஜ Thirtyeight ஜ
ஜ Thirtynine ஜ
ஜ Fourty ஜ
ஜ Fourtyone ஜ
ஜ Fourtytwo ஜ
ஜ Fourtythree ஜ
ஜ Fourtyfour ஜ
ஜ Fourtyfive ஜ
ஜ Fourtysix ஜ
ஜ Fourtyseven ஜ
ஜ Fourtyeight ஜ
ஜ Fourtynine ஜ
ஜ Fifty ஜ
ஜ Fiftyone ஜ
ஜ Fiftytwo ஜ
ஜ Fiftythree ஜ
ஜ Fiftyfour ஜ
ஜ Fiftyfive ஜ
ஜ Fiftysix ஜ
ஜ Fiftyseven ஜ
ஜ Fiftyeight ஜ
ஜ Fiftynine ஜ
ஜ Sixty ஜ
ஜ Sixtyone ஜ
ஜ Sixtytwo ஜ
ஜ Sixtythree ஜ
ஜ Sixtyfour ஜ
ஜ Sixtyfive ஜ
ஜ Sixtysix ஜ
ஜ Sixtyseven ஜ
ஜ Sixtyeight ஜ
ஜ Sixtynine ஜ
SONO VIVA!!!!

ஜ Seven ஜ

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By besidelvke

Soundtrack
Rest of my life, Bruno Mars.
•Drowning, Conor Maynard.

♪ "Seems like yesterday when she first said hello, funny how time flies when you're in love. It took us a lifetime to find each other, it was worth the wait, 'cause I've finally found the one. Never in my dreams did I think that this would happen to me." ♪

«Uhm no... Non so di cosa tu stia parlando.» Dissi rapidamente alla ragazza che mi aveva appena puntato il dito contro, fingendomi disinteressata.

«Oh no, sono sicura che sei tu!» Disse lei, continuando ad insistere. Si poteva davvero essere così idioti?

Iniziai ad innervosirmi. «Forse ti sarai confusa con mia sorella, lei parla molto di questo certo Joe e boh, magari è lei. Ma io davvero, non ne ho idea.» Improvvisai una risatina più falsa delle borse Gucci del mercato, e la liquidai velocemente.

«Vedi? Sei famosa.» Disse Grace, ridacchiando sotto i baffi. «Insomma, il tuo occhi-azzurri ha più di cinque milioni di iscritti. Si riconosce facilmente, in questa scuola lo conosceranno quasi tutti. Sei anche entrata in tendenza nel Regno Unito, Julie.» Mi riportò alla realtà con l'ultima frase.

Sbattei più volte le ciglia, e poi andai a buttare il cibo in più nella spazzatura, posando il vassoio sul tavolino.
«Non vuol dire niente. Le persone non sanno chi io sia. E non potrebbero nemmeno risalire al mio profilo Twitter.»

Annuì, poco convinta. «Va bene. Torniamo in classe?»

Le dissi che prima avevo bisogno di andare in bagno, quindi ci saremmo incontrate dopo.
In bagno, ne approfittai per prendere il cellulare e controllare le notifiche.

Intanto, mi meravigliai del fatto che a scuola ci fosse la rete Wi-Fi. Che miracolo era mai quello? In genere, avrei potuto solo sognarmela!
Entrai su Twitter, e vidi che c'era ancora un dibattito aperto sulla foto.

Ma basta, mamma mia. Pensai.
La verità era che avevo tantissimi nuovi followers, e non sapevo nemmeno perché. Probabilmente quelle pazze erano andate a controllare tutti i profili con il nome 'Julie' e avevano trovato anche me, l'unica che non aveva iniziato a sclerare su Twitter per la foto.
E se lo avessero capito?

Avevo anche un nuovo messaggio, da una ragazza con il profilo totalmente abbinato con le foto di Zoe.
"Ciao, per caso sei tu la ragazza della foto di Joe?☺️" C'era scritto.

Digitai un veloce: "No! Mi piacerebbe tanto hahah, ma non sono io."
Bugia. Piccola bugia salva vita.

Non avevo foto mie su Twitter, quindi non avrebbero potuto trovarmi lì. Mi sarei difesa inventandomi una falsa sorella, come avevo fatto poco prima. Era più complicato di quanto pensassi.

Soltanto Lily lo sapeva, e non capivo nemmeno perché lo avevo detto a lei. Non la conoscevo neanche. Sicuramente era già corsa a raccontarlo a tutta la scuola.
Complimenti Julie, sempre così.

Uscii dal bagno chiudendo la porta, e mi diressi di nuovo all'aula di geografia, per assistere alla seconda ora. Non era una delle mie materie preferite, ma dovevo scegliere tante materie, e avrei comunque preferito quella alla storia.

Così mi diressi in classe, non c'era ancora tanta gente. Mi sedetti lì, al banco di prima, e Lily si sedette accanto a me.

«Hey tu.» Mi disse, posando i libri sul tavolo. Cosa voleva da me?

«Ciao.» Le risposi, semplicemente.

«Allora,» riprese, «sta' tranquilla, non ho detto a nessuno della foto. Ma wow, sono ancora meravigliata.»

«Possiamo parlare di altro?» Le chiesi con un sorriso, sperando che dicesse di sì.

«Tipo da quanto tempo sei qui?» Uscì fuori una limetta per le unghie, ed io spalancai gli occhi. Perché era così disinvolta? I miei professori, in Italia, me l'avrebbero fatta volare via dalla finestra. Uno dei milioni di motivi per amare la scuola inglese.

«Beh, sono arrivata qui l'altroieri.» Risposi.

Lei spalancò la bocca, senza distogliere lo sguardo dalle unghie. «Che botta di culo, hai incontrato Joe nei tuoi primi giorni. Io vivo qui da sempre e non ho mai incontrato Oli, il mio unico amore.»

Sospirai annuendo, e guardai fuori dalla finestra. Non mancava tanto alla fine della giornata. Ero già stata etichettata, e questa cosa non mi piaceva per niente. Volevo tornare al nostro appartamento, o al parco. Magari con Joe.

«C'è la prof.» Disse lei, aprendo il libro e continuando a limarsi le unghie. E in classe rientrò la professoressa di prima, quella di geografia. Era una professoressa cieca, ma svolgeva benissimo il suo lavoro. Io, al posto suo, non ce l'avrei mai fatta.

Era davvero competente e spiegava anche bene. Ma quell'ora non ce la facevo per niente a seguire la lezione, quindi ne approfittai della rete Wi-Fi libera e presi il cellulare, tanto non mi avrebbe mai vista.

«Allora, hai già conosciuto qualcuno qui?» Mi chiese Lily, facendomi distogliere lo sguardo dallo schermo.

«Sì,» le risposi, «ho conosciuto un ragazzo che si chiama Simon, era nel mio corso di letteratura, e lo rivedrò dopo per la musica.»

Scoppiò a ridere silenziosamente, e mi guardò, posando la limetta. «Simon McCall? Seriamente?»

«Non so come si chiama di cognome.» Le risposi, alzando le spalle.

Lei rise di nuovo. «È sicuramente lui. Te lo dico io, per il primo periodo sarà sicuramente carinissimo con te, ma è solo una scusa per portarti a letto. Si è fatto tutte, tutte, ogni singola ragazza di questa scuola. Anche me. E beh, ci potrebbe stare, perché è un ragazzo fighissimo. Ma non ti illudere troppo.»

«Ah.» Riuscii a dire. Non me lo sarei aspettato, a dire la verità. Okay che era bellissimo, ma sembrava... Semplice.
«E se volessi essergli amica?»

«È un po' difficile friendzonare Simon, ma ci potrebbe stare, se te la senti.» Disse, ridacchiando. «Quando si è fatto me, eravamo ad una festa. È stata la cosa più traumatizzante della mia vita, ero ubriaca fradicia e non ricordavo niente. Le altre ragazze alla festa mi hanno raccontato che mi ha portata su in camera e siamo usciti soltanto un'ora e mezza dopo. Ti giuro, non ricordo neanche un secondo di tutto ciò.»

Mi lasciai scappare un'espressione di disgusto ed entrambe ridemmo, ma la professoressa era cieca, non sorda, infatti disse: «Secondo banco fila centrale, silenzio!»

«Come ha fatto a capire che siamo al secondo banco?» Sussurrai a Lily.

«Non ne ho idea, secondo me ha una mappa mentale fondata e precisa di tutta la classe. Ma, dato che non ha mai visto com'è davvero, secondo me la immagina come un universo immenso con i banchi blu e le sedie fatte di ceramica, i ganci appesi al muro per lasciare i giubbotti magari li immagina sul tetto, e la porta alla sua sinistra.» Disse Lily, sognando ad occhi aperti.

Fu difficile non scoppiare a ridere sentendo quel suo complesso mentale, così cercai di contenermi. Ma era fin troppo impossibile. 

Lily alzò le spalle, e rise al mio seguito. C'era qualche probabilità che io e lei potessimo diventare buone amiche.

↠↠↠↠

Io e Grace saltammo sul vagone della metropolitana prima della chiusura delle porte automatiche, e prendemmo posto, accomodandoci, stremate.

«Oggi è stato terribile.» Disse Grace, pretendendo di addormentarsi sulla mia spalla. Io poggiai la testa sulla sua, volevo un cuscino anch'io.

«Dici? Per me è stato normale. Lily è simpaticissima, comunque.» Asserii, chiudendo gli occhi.

«Pft. Sono tutti così strani. Comunque... Oggi pomeriggio esco.» Mi disse.

Alzai la testa e la guardai: «Sola?»
Scosse la testa. «E con chi?»

«Con Tom, il ragazzo del tatuaggio.» Disse, con la faccia di una che la sa lunga.

Scoppiai a ridere. «Dici sul serio? E dove andate?»

«Andiamo a prendere un gelato vicino al Tower Bridge.» Rispose.

La guardai alzando un sopracciglio. «Grace, se dovesse portarti da Starbucks potrei ridere per tutta la vita.»

«No!» Quasi urlò. «O almeno, non credo. Vabbè. Tu che fai?»

Sospirai. «Non ne ho idea. Magari esco, vado al parco a leggere un po'.» E mi convinsi che fosse l'idea perfetta.

La voce al microfono ci avvisò dell'arrivo alla fermata di Ravenscourt Park, così scendemmo velocemente e corremmo giù per le scale. La metropolitana ci caricava sempre di adrenalina.

Percorremmo quei pochi metri che dividevano la fermata da casa nostra, entrammo ed io mi lanciai sul divano.
«Ho un sonno che non si può capire.»

«Ferma!» Mi urlò Grace. «Non azzardarti ad addormentarti. Devi consigliarmi come vestirmi.»

Sbuffai sorridendo, e annuii. Grace salì al piano di sopra, e scese poco dopo con dei vestiti in mano, tutti totalmente neri.

«Allora, non è difficile,» le dissi, «prima di tutto direi questi jeans neri strappati, oddio, sono uguali a quelli di Luke Hemmings!» Mi meravigliai. Non li avevo mai trovati identici ai suoi. «Poi potresti mettere... Questa canotta con l'incrocio e il giubbotto di pelle nero, che, per la cronaca, è uguale e identico al mio. Dove l'hai preso?»

«Perché secondo te me lo ricordo?» Disse ridendo.

«Sempre la solita.» Alzai gli occhi al cielo. «Comunque, non so che scarpe potrebbero starci bene. Ci starebbe tutto, in realtà, sia anfibi, Vans, Converse, Adidas o non so. Non credo che tu voglia mettere scarpe eleganti, no? Sarebbe inutile.»

Scosse velocemente la testa e corse a prendere le sue Vans totalmente nere. Erano bellissime. Io le avevo nere con la suola bianca, mia mamma si era rifiutata di comprarmi quelle tutte nere perché diceva che erano quelle che usavano le cameriere degli alberghi. Ma che cavolo aveva in testa?

«Così è perfetto, Grace.» Le dissi. Tra i vestiti che aveva preso, alla fine non c'era tanta scelta, erano tutti skinny jeans neri o grigi e maglie o canotte nere.

Grace si mise tutti i vestiti in cinque minuti, e mi salutò per uscire di casa.
Alzai le spalle, rimasta sola, presi un libro ed uscii anch'io, dirigendomi verso il parco.

♪ "You gotta excuse me, you see I went looking for yesterday. That's where I think all the good memories of you and me, went, yeah. So I'm swimming in a sea of forgetfulness, just to get a glimpse of the you I remember." ♪

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