My dream come true

By Captainwithoutasoul

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Le uniche cose che mandano avanti Sarah con i cavalli, dopo dieci anni, sono la grinta e la voglia di non arr... More

Premessa
Personaggi & Trailer
Il maneggio di Michele
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
È la fine?
Missing Moment - Il compleanno di Sarah

Capitolo 2

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By Captainwithoutasoul

Quella mattina stavo facendo colazione con i miei genitori, che guardavano il notiziario, quando ci fu un servizio dedicato all'equitazione.

Alzai il volume, incuriosita. Parlavano di un famoso cavallo da salto baio, un certo Glory Von Schwarz: lo avevo visto qualche volta in televisione, parlavano di lui come un innato saltatore completamente fuori di testa. 

Per poco non sputai tutta la spremuta che stavo bevendo. 

L'inviata aveva un'aria scossa, mentre ripeteva queste parole: "Von Schwarz, il famoso cavallo da salto, uccide il proprio cavaliere durante una competizione. L'incidente è avvenuto a metà percorso, l'uomo, che stava..."

Ascoltai il servizio con attenzione, senza riuscire a staccare gli occhi dallo schermo: l'incidente era avvenuto durante una competizione nella nostra città, e la cosa mi fece ulteriormente rabbrividire.

Con grande fatica mandai giù qualche altro biscotto. Avevo lo stomaco completamente chiuso. Immaginai Honey calpestarmi e uccidermi con violenza, il giorno prima, e sentii un brivido freddo percorrermi il corpo. I miei genitori mi scrutavano in silenzio.

«Magari Michele riesce persino a comprarlo!» scherzai, cercando di sdrammatizzare.

«Quello ha fatto una brutta fine, dammi retta» disse serio mio padre.

I miei non erano grandi appassionati di equitazione, ma non sembravano contrari a questo tipo di sport. Ero sicura che, se avessi insistito, mi avrebbero comprato pure un modesto cavallo: ero abbastanza brava a scuola e mi comportavo bene. Ma ero decisa a trovarlo come avevano fatto tutte, e ci sarei riuscita.

«Allora a dopo!» li salutai, dopo aver faticosamente finito la colazione, prendendo lo zaino e uscendo di casa, diretta al maneggio.


Quella mattina tutti non facevano che parlare della vicenda di Glory Von Scwharz. 

Tra un commento e l'altro, riuscii anche a strappare a Michele qualche informazione su Wind. Era un cavallo di campagna che viveva nel piccolo recinto di un podere, neanche troppo lontano da casa mia. Saltava lo steccato di continuo per andare a pascolare e il suo padrone, un ignorante contadino della zona, lo frustava senza pietà, bastonandogli le zampe per impedirgli di saltare il recinto. Il cavallo era diventato inavvicinabile, ma con le zampe gonfie e doloranti non poteva più saltare alcuna staccionata. Dopo la morte del contadino era stato mandato al macello e salvato da Michele. Era un incrocio e, a giudicare dall'aspetto e dal carattere, in corpo doveva avere sangue andaluso e arabo, ma il mio istruttore era certo che avesse anche  qualcosa di una razza tedesca, come l'holsteiner. Quanto all'età, aveva all'incirca una decina d'anni, ma forse non era neanche stato domato.

«Ah» fu tutto quello che riuscii a dire, alla fine del racconto. Non mi aspettavo una storia così particolare.

Eravamo davanti al box di Wind, seduti su dei secchi rovesciati.

«Chissà quanto avrà sofferto, povero animale» borbottò Alessia, accarezzandogli il naso.

Wind, per tutta risposta, alzò violentemente la testa e sparì dentro al box. A quanto pareva, non gli piaceva essere toccato.

«Cosa intendi fare con lui?» domandai a Michele.

«Prima di tutto deve iniziare a fidarsi di noi. Propongo di liberarlo un po' nel tondino perché si sfoghi e cominciare a guadagnarci la sua fiducia. Poi il resto, pian piano, verrà da sé. L'infiammazione che ha agli arti lo rende più fragile, ma la zoppia con le giuste cure passerà. Dipende tutto da lui: vediamo quanto è disposto ad accettarci» rispose Michele con calma.

Wind intanto aveva fatto capolino dal box, e il mio istruttore si stava lasciando annusare il dorso della mano. Il cavallo sbuffava curioso, ma non sembrava spaventato.

«Ce la fate a mettergli la cavezza?» aggiunse, alzandosi in piedi e incamminandosi verso il Club House. Doveva essere arrivato qualcuno.

«Credo di sì» disse Alessia, correndo il selleria. Poco dopo tornò con una capezza color turchese.

«E questa?»

«L'avevo ordinata per Falco, ma la misura è sbagliata. Volevo rispedirla, ma a Wind dovrebbe stare» spiegò lei. «Gliela metti tu?» aggiunse.

Presi la capezza in mano e quindi feci scorrere la porta del box. 

Wind si appiattì in un angolo, scrutandomi minacciosamente.

«Buono...» sussurrai, avvicinandomi lentamente. «Buono» ripetei, notando che il cavallo si appiattiva sempre di più contro la parete del box.

«Così...» mormorai con un filo di voce, lasciando la frase in sospeso mentre gli avvicinavo la capezza al muso. Wind sgranò gli occhi e in una frazione di secondo mi fu addosso. 

Caddi all'indietro gridando, mentre il cavallo ansimava e si dibatteva, rischiando di calpestarmi. Mi feci scudo con le braccia, appiattendomi a terra sul morbido della lettiera. Sentii il suo fiato caldo sul collo e poi il suo respiro affannoso, ma leggermente più distante.

«SARAH! Tutto bene?» 

Alessia si affacciò al box con la grazia di un branco di cinghiali impazziti e Wind fece un altro scarto, tempestando di calci la parete.

«Vado a chiamare Benny» esclamò con veemenza, vedendomi raggomitolata a terra.

Mi misi in ginocchio con un profondo respiro, cercando di non fissare negli occhi il cavallo che avevo davanti. Eppure il giorno prima non mi era sembrato un animale così impossibile...

Con cautela mi alzai in piedi e lentamente uscii dal box. Avevo paglia e trucioli dalla testa ai piedi, ma non mi ripulii nemmeno. Solo allora mi accorsi che non ero sola. 

Davanti a me c'era una ragazzina gracile, dai lunghi capelli biondi. Era Deborah, aveva qualche anno meno di me e frequentava il maneggio da non molto.

«C'è il cavallo nuovo?» domandò con un filo di voce. «Là dentro» precisò, indicando il box dal quale ero miracolosamente uscita intera.

«Sì, Wind. Ha un bel caratteraccio» risposi, scuotendomi i capelli corvini per liberarmi dai fili di fieno.

«Ho notato» rispose lei, accennando un sorriso.

In quel momento irruppe Alessia, seguita da Benedetta, che ci guardava con un'aria di superiorità, come chiedendosi che cosa ci stesse facendo in mezzo a persone come noi.

«La capezza, Sarah» si limitò a dirmi, con sufficienza.

Gliela porsi e Benny entrò. Non feci nemmeno in tempo a elaborare un commento velenoso da fare per quando sarebbe uscita senza cavallo e magari con un bel morso sul braccio, che uscì con Wind che la seguiva docilmente.

«Bravo piccolo» mormorò, accarezzandogli il collo.

Deborah la fissava ammirata e io ribollii di rabbia. Non solo avevo fatto una pessima figura con una principiante, ma ci si metteva pure quell'antipatica a rigirare il coltello nella piaga, trattando Wind come fosse il cavallo più tenero del maneggio.

Benedetta mi fissò un attimo, poi fece un cenno ad Alessia, che afferrò il grigio per la capezza turchese.

«Scusami, ma mi fido più di lei. Sai com'è...» disse con un sorriso perfido, allontanandosi a grandi passi.

Deborah intanto continuava a fissare Wind, colpita.

«Deborah, vuoi venire con noi? Portiamo Wind in tondino e... Sarah, dove vai?» urlò Alessia confusa, vedendomi scappare via.

Ormai non la sentivo neanche più, come non mi sentivo più le gambe. Dopo aver corso come una pazza costeggiando i paddock fino a mozzarmi il fiato, mi fermai, ansimando.

I paddock del mio maneggio erano davvero molto vasti e arrivavano fino ai margini del bosco vicino. Mi ero fermata davanti al paddock di Honey, constatai, vedendola pascolare oltre la staccionata.

Mi sentivo davvero amareggiata per quel che era successo e la corsa non mi aveva aiutato. Mi guardai intorno e, vedendo che in giro non c'era nessuno, superai lo steccato evitando il filo della corrente e mi avvicinai ad Honey. La cavalla drizzò le orecchie, venendomi incontro. I cavalli con cui condivideva il paddock alzarono la testa, incuriositi. 

In quel momento Honey voltò di scatto la testa, catturando l'attenzione degli altri cavalli, che la imitarono. La cavalla nitrì verso il sottobosco, palesemente agitata.

Come conseguenza di un segnale impercettibile che non dovevo avere colto, i cavalli partirono selvaggiamente al galoppo. Dovetti spostarmi bruscamente di lato, perché rischiavo di essere investita dalla furia cieca degli animali, che galoppavano come impazziti ai lati del paddock, le code e le criniere che ondeggiavano al vento e gli occhi che scrutavano spaventati i margini del bosco che poco prima avevano attirato l'attenzione di Honey.

«Cosa diavolo sta succedendo?» strillai, in preda al panico.

Dalla boscaglia schizzò fuori una figura scura, che mi mancò per un soffio, strappandomi un urlo terrorizzato. 

Era un enorme cavallo scuro, con una coperta blu ridotta a pezzi. Era baio, imponente e graffiato in più punti: aveva uno sguardo spaventato, quasi tetro e, con il fiato corto, aveva raggiunto Honey e gli altri cavalli più avanti.

Dopo un ultimo tentativo di togliersi la coperta lacera di dosso, quella cadde sull'erba. Ne approfittai per avvicinarmi e prenderla in mano, e di colpo avevo di nuovo voglia di urlare.

Sopra c'era ricamato il nome "Glory Von Schwarz".


IN FOTO: Glory Von Schwarz nel paddock del maneggio.

"Dalla boscaglia schizzò fuori una figura scura, che mi mancò per un soffio, strappandomi un urlo terrorizzato. Era un enorme cavallo scuro: baio, imponente e graffiato in più punti..."

Ecco a voi il secondo capitolo! Scusate se è molto breve, i prossimi si allungheranno notevolmente.

Alla prossima! Captainwithoutasoul.



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