Royalty

By cucchiaia

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«Ash, ma chi è?» chiedo in un sussurro agitato. «Perché gli ha fatto una riverenza?» Mio fratello si massaggi... More

1 - Il giorno in cui ho conosciuto il principe alto quanto una giraffa
2 - Twerkare su Beethoven
4 - Il principe mi porta a vedere due lattine di Coca Cola
5 - Le lettere dell'alfabeto
6 - Da ubriaca scelgo di diventare una regina

3 - Il campo di pomodori

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By cucchiaia




Mi è stato fatto presente che alcuni di voi hanno trovato un primo capitolo diverso da quello che ho pubblicato. Dev'essere la versione precedente, che non so perché Wattpad non abbia aggiornato. Vi consiglio di togliere e rimettere la storia dalla biblioteca, onde evitare di trovarvi la versione vecchia e non corretta. (Ps. cercherò di aggiornare ogni giorno, tanto i capitoli sono tutti lì. Questo non toglierà tempo a GoT, anzi, lo sto facendo per averne di più per GoT. Royalty dovevo revisionarla a prescindere🫶🏻❤️.)

🌸🌸🌸

«Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi.»
— Shakespeare, Re Lear




La mattina mi sveglio con un forte mal di testa e la disperazione per l'imminente ripresa delle lezioni. Il letto di Keelan è vuoto e già rifatto. Il mio, invece, è un casino. Quando dormo mi muovo come una piovra che lotta per la vita, fuori dall'acqua, e oltre ad aver fatto cadere il cuscino per terra, le lenzuola mi si sono aggrovigliate attorno alle caviglie, imprigionandomi.

Mi libero con non poca fatica e quasi non cado con la faccia sul pavimento. Sbuffo e impreco tra me e me. Dal piccolo salotto mi giungono già le voci di mio fratello e del principe.

Cammino piano, con le orecchie tese. «... e così riuscii a fare scacco matto!» esclama Ashton.

Il mio ingresso nell'angolo cucina genera la curiosità di un paio di occhi azzurri. «Buongiorno, signorina Scarlett,» mi saluta Keelan.

Mugugno in risposta e vado a sedermi sull'unica sedia libera attorno al tavolino in legno.

«Buongiorno,» ripete Ashton.

Mugugno di nuovo e lascio andare la testa contro il ripiano del tavolo, sbattendoci la fronte. Il tonfo sordo aleggia tra di noi.

Due mani mi prendono il viso e sollevano la testa, per poi sistemarmi in una posizione eretta sulla sedia. Mio fratello mi sta squadrando con occhio critico. «Sembri uscita dal video di Thriller di Michael Jackson.»

Keelan, sorride in modo fastidioso; si siede davanti a me e stende una tovaglietta in camoscio rossa sul tavolo. «Michael Jackson. Che nobile artista dal cuore grande e dal talento immane!» esclama con un sospiro.

Ashton sospira di rimando. «Eh già. Mia sorella ne aveva paura da piccola.»

Lo incenerisco con lo sguardo. Keelan mi sta fissando con una punta di curiosità. «Come poteva farle paura Michael Jackson?»

Scrollo le spalle. Ash mi mette davanti una tazza di caffè fumante e la prendo subito in mano. Non aspetto un secondo prima di iniziare a berne lunghe sorsate, come se fosse acqua e morissi di sete. Un rivolo di caffè mi sfugge e va a bagnarmi il mento. Sul viso di Ashton compare un'espressione disgustata.

«Non lo so,» rispondo alla fine. «Mi faceva paura e basta.»

«I bambini normali hanno paura dell'uomo nero, mia sorella di Michael Jackson.»

Keelan si infila un paio di guanti. Solo ora mi accorgo che sulla tovaglietta c'è un barattolino in vetro, che ha l'aria di contenere marmellata. Lo stappa e con una spatolina in argento inizia a spalmare la marmellata sulle sue fette biscottate. «Gradite?» domanda.

Onestamente quella marmellata sembra più terriccio mischiato ad acqua e fatto a poltiglia. «Certo!» Ash per poco non si mette a saltellare sul posto. «Non pensavo che un giorno sarei finito a mangiare marmellata e fette biscottate con il principe Keelan Hemmings!» trilla.

Osservo la scena con attenzione (più perché non ho voglia di andare a lezione, e in questo momento preferirei anche una tortura medievale). Keelan porge la fetta biscottata ad Ashton. Mio fratello lo ringrazia e se la porta alla bocca, per poi dare un morso generoso.

Inizia a masticare e io, che lo conosco da sempre, riconosco all'istante il cambio repentino di espressione. Non mi sfugge il palese disgusto che sta provano, nonostante riesca a mascherarlo subito con un risolino. Solleva il pollice in aria. «Buonissima!»

Ashton, molto coraggiosamente, finisce la fetta biscottata. Keelan ne ha già preparato altre cinque. «Visto che ti è piaciuta tanto, io ne mangio due e ti lascio le altre tre. Va bene?»

Ashton si gira verso di me. Ha un sorriso inquietante, fin troppo tirato. Credo stia per scoppiare in una delle sue solite risate isteriche. «Scarlett, sorellina bellissima, tu non ne vuoi una?»

Scuoto la testa, tenendo ben salda la mia tazza di caffè. «Visto che ti piacciono così tanto non vedo perché rubartele.»

Keelan sorride, e per un istante sembra un bambino innocente. È davvero felice che ad Ashton piaccia la sua marmellata. Provo un moto di tenerezza nei suoi confronti.

Ashton mi si avvicina. «Mangiane due e ti faccio i compiti per due settimane,» sussurra.

«Un mese.»
«Tre settimane.»
«Un mese,» contratto.
«Venticinque giorni.»
«Trenta,» gli do come ultimatum.

«Affare fatto.»

«Keelan, passami una fetta,» esclamo agitando le dita della mano, tesa per aria in direzione del principe.

Avvicino la fetta al mio naso. L'odore non è per niente buono. Se dovessi scegliere un profumo che assocerei alla morte, punterei tutto su questa marmellata.

Ma farmi fare i compiti da Ash per un mese è un'occasione irripetibili. Perciò do un morso minuscolo, seppur riluttante.

Un sapore tremendo arriva alle mie papille gustative. Per quanto provi a masticare e buttare giù senza fare troppe storie, mi scappa un gemito di sofferenza. Davanti agli occhi dei miei coinquilini, sputo il boccone insalivato sulla mia stessa mano. «Che schifo!»

🍅

Sbatto con forza la porta dell'aula di letteratura inglese, con lo zaino che mi pende dal braccio e nessuna voglia di sistemarmelo meglio in spalla. I miei compagni di scorso mi passano accanto, pieni di energie.

Un vociare fin troppo esagitato mi porta a voltare il capo alla mia sinistra. Il principe Keelan è in piedi, nella sua posizione eretta e formale, accerchiato da un gruppo di ragazze che si fa sempre più rumoroso. Parlano tutte insieme. Lo sommergono di domande, e Keelan non sembra capirne nemmeno una.

Poi i suoi occhi incontrano i miei. Inarco un sopracciglio, come a chiedergli se ha bisogno di aiuto. Mi fa un cenno impercettibile con la testa, ma non sembra convinto che riuscirò a tirarlo fuori dalla calca di fan.

Potrei farmi gli affari miei e andarmene. Invece, scelgo di farmi spazio con i gomiti tra la folla. Raggiungo Keelan, prego che Ashton non venga mai a sapere di quello che sto per fare, e lo afferro con forza per l'avambraccio. Tiro con forza il principe, facendolo scontrare con gli altri studenti. Dietro di noi si innalzano cori di protesta. «Trovatevi di meglio da fare,» grido loro, infastidita.

Keelan mi segue fino a quando non svoltiamo e siamo abbastanza lontani dalle loro occhiatacce. Lascio andare il suo braccio e lui si passa la mano sul tessuto della camicia. Devo avergliela stropicciata un po'.

«La ringrazio, signorina Scarlett.»

Mi stringo nelle spalle. «Quando vuoi, sono qui per liberarti dalle grinfie di ragazzine ormonali che sperano di diventare regine.»

Keelan arrossisce appena e si passa la mano tra i capelli color grano, pettinati in modo impeccabile. «Anche volendo, sarebbe meglio per me sposare una ragazza avente già un titolo nobiliare.»

Ho già perso interesse in questa conversazione. Accelero il passo, ma Keelan mi sta dietro senza problemi. Anzi, forse gli ho appena fatto un favore.

«Come procede il suo primo giorno?» domanda.

Non capisco perché abbia voglia di conversare con me. «Procede come un aratro rotto su un campo di pomodori.»

«Per il mio diciottesimo compleanno il Conte del Bellshire mi regalò un terreno di pomodori.»

Lo fisso, cercando di capire cosa ci sia di così bello. I suoi occhi brillano di entusiasmo. «Sono buoni, almeno? Perché la marmellata di stamattina è stata peggio del cocktail della morte di Aidan.» Il famoso cocktail della morte di Aidan è un drink che creò per sbaglio due anni fa a una festa. Mischiò rum scuro e bianco per poi aggiungerci vodka liscia e lo diede a Wes dicendogli fosse acqua. Quella notte Wes rimase abbracciato al water.

«Moltissimo! Mi prendo cura io di loro...» Si interrompe. «Almeno, lo facevo prima di intraprendere questo percorso di studi. Spero che se ne stiano occupando a dovere. Se vuole gliene spedisco qualche chilo...»

«Grazie, Sua Altezza Giraffina, ma non mi servono pomodori,» gli dico a disagio. Gli hanno mai insegnato come stare al mondo? Intendo, fuori, nel mondo reale con le persone.

Lui si immerge nei suoi pensieri, concentrandosi come faccio io davanti ai test "qual è la star più adatta a te?", per scegliere le risposte che mi porteranno al mio preferito. «Allora delle patate!»

«Ce l'ho già quella.»

Il principe spalanca la bocca e poi la richiude, tentando di ricomporsi. «Non capisco se lei sia così acida con tutti o se risparmi a me un trattamento tale. E ancora se questo trattamento sia dovuto al fatto che oggi è il primo giorno di scuola o se semplicemente io non le stia simpatico. E se non le sto simpatico, c'è un motivo preciso? Questo motivo preciso può essere risolto? La...»

Mi fermo in mezzo al corridoio e gli lancio un'occhiata irritata. «Senti, Kelly...»

«Keelan.»

Uno studente mi corre accanto, di fretta, e non si accorge di me. Mi dà una spallata così forte che il mio corpo fa un balzo in avanti, inclinandosi pericolosamente verso il pavimento. Le mani di Keelan mi afferrano per i fianchi e mi tengono in equilibrio. Mi fa voltare nella sua direzione e, accertatosi che rimarrò in piedi, molla la presa. Le gote sono appena tinte di rosso.

«Grazie,» sussurro.

«Si figuri. Se ci fosse stato tempo, avrei fermato quel ragazzo e lo avrei costretto a chiederle scusa,» aggiunge, infervorato. «Non si trattano così le fanciulle.»

Dio mio. Ma da dove è uscito?

«Allora, cosa mi stava dicendo a proposito dello starle antipatico o no?» riprende, e con un gesto della mano mi fa cenno di proseguire.

Riprendiamo a camminare, e finalmente usciamo dalla zona dell'edifico con tutte le aule di lezione. Qui il viavai è più tranquillo. «Senti, Keelan, non sono abituata ad avere a che fare con gente che al posto della carta igienica in bagno usa banconote e che riceve ettari di terra al compleanno. Ti trovo un po'... noioso e saccente.»

Lui ha la fronte aggrottata, concentrato sulle mie parole neanche gli stessi rivelando i segreti dell'universo. «E potrei sapere perché lei mi trova noioso e saccente?» chiede, incuriosito e per niente offeso.

Sospiro, facendo un cenno di saluto a Wes e Aidan che passeggiano per la scuola in accappatoio. «Sei troppo composto. Non sai svagarti. Chiuso nei tuoi ettari di campo, mentre raccogli pomodori con della musica classica in sottofondo. Dici di voler provare una vita normale, ma poi ti rifiuti di partecipare alle feste tra studenti perché non sopporti i ragazzini che fanno chiasso e bevono.» Cito le sue parole della sera precedente.

Non batte ciglio. «Sono stato sincero. In genere, quando si pone una domanda a qualcuno, ci si aspetta una risposta onesta.»

«Cosa c'è di male nel divertirsi un po'? Nel mettere della musica e bere qualche drink?» lo incalzo, arrivati alla porta della nostra camera. Mi ci poggio contro, a braccia conserte, e punto i miei occhi nei suoi.

«La musica era troppo alta,» a quanto pare ha optato di nuovo per la verità. «E gli alcolici sono per chi non sa divertirsi e deve ricorrere a sostanze pericolose, che rovinano la salute. Lo trovo triste.»

Annuisco, fingendo di comprenderlo. «Okay. Come vuoi.» Gli do le spalle, estraggo la chiave dalla tasca dei miei jeans e apro la porta. Keelan mi segue.

Mi dirigo nella piccola cucina. Prendo una bottiglia d'acqua dal frigo e la verso in due bicchieri, per poi porgergliene uno. Lui non se lo aspettava. «Grazie mille,» mi dice prima di afferrarlo. Anche quando beve riesce ad essere aggraziato ed elegante. Com'è possibile?

«Comunque,» riprende, «Non capisco perché voi ragazzi abbiate il bisogno di bere e fumare per divertirvi. Ci sono tante altre cose capaci di farvi passare una bella serata.»

Mi stringo nelle spalle. Ha ragione. Bere, fumare e andare a feste con musica troppo alta non sono gli unici modi per divertirsi. Ma non sono neanche comportamenti da giudicare in modo così arrogante come sta facendo lui. Magari non tutti hanno i soldi per organizzare viaggi in giro per il mondo e fare attività divertenti. Alcuni di noi possono limitarsi ad andare a feste studentesche, per distrarsi dal carico di studio, e bere qualche drink schifoso.

«Non tutti possono permettersi di pagare cifre enormi per...»

Keelan scuote il capo e alza la mano, boccandomi. «Mi perdoni se la interrompo, ma non è questione di soldi. Ci sono modi di divertirsi molto economici.»

Inarco un sopracciglio. «Per esempio?»

«Andare a una mostra d'arte, fare beneficenza, visitare i bambini in ospedale, ricamare, dipingere...»

Poggio il bicchiere sul tavolo, seccata. «Visto che sei così puro e caritatevole, perché non parti in missione in Africa o ti fai eleggere Papa?»

«In missione in Africa sono già partito,» esclama con occhi sognanti al ricordo del suo viaggio, «e per quanto riguarda il Papa, non posso. Ho un regno da governare quando mio padre e mia madre non ci saranno più.»

Così, mentre lo osservo poggiare i nostri bicchieri nel lavandino e rimettere la bottiglia in frigo, un'idea malsana mi salta in mente. Idea di cui mi pentirò. Ma si dà il caso che io sia un'esperta nel pentirmi delle mie scelte. «Keelan,» lo richiamo.

«Mi sta davvero chiamando Keelan?»

«Ho un patto da proporti.»

Mi si avvicina, forse anche troppo, e non posso fare a meno di sentirmi in imbarazzo. La sua figura svetta su di me. Tiene il capo chino, per potermi guardare con quei suoi occhi azzurri come il cielo. Il suo pomo d'Adamo si abbassa a vista. «Mi dica.»

«Noi due siamo come due mondi diversi che si scontrano, no?» Cerco la sua approvazione e annuisce in risposta. «Siamo come due calamite di segno opposto, che non si attraggono mai, anche se le leggi della fisica dicono che dovrebbe verificarsi l'effetto contrario.»

Lui solleva l'indice. «Veramente due cariche di segno opposto si attraggono sempre.»

Grugnisco, infastidita, e agito la mano in aria come a dirgli che ora non è un discorso rilevante. «Sto cercando di essere poetica, non interrompermi.» Ammutolisce e quasi mi scappa da ridere. «Siamo talmente diversi che è impossibile pensare che possiamo coesistere insieme. Allora ho una sfida per te, sei pronto a sentirla?»

Annuisce. Ha lo stesso sguardo di Ashton quando decido di cucinare qualcosa. L'ultima volta ho messo lo zucchero nella pasta.

«Due sere,» annuncio con un tono di voce basso. «Una notte ci divertiremo a modo tuo, secondo i tuoi canoni. Mentre l'altra notte ci divertiremo secondo i miei.»

Ora che l'ho detto a voce alta, in effetti suona un po' strano. Sembra che gli stia proponendo di fare sesso o chissà cosa. Keelan si irrigidisce, ma non si allontana da me. Anzi, potrei giurare che abbia appena diminuito le distanze.

«E a cosa servirebbe tutto questo?» indaga.

«Magari io ammetterò che il tuo modo di goderti la vita non è poi così terribile, ne dubito fortemente, o magari tu ammetterai che un drink e un po' di musica non sono poi così male. Come fai a sapere che qualcosa non ti piace se non l'hai mai provata?»

Il principe si pinza il labbro inferiore tra i denti, senza staccarmi lo sguardo di dosso. Comincio a sentirmi in soggezione. Non sarò come le ragazze e i ragazzi di questo posto, che lo seguono e gli sbavano dietro, ma sarei un'ipocrita a non ammettere che è davvero bellissimo. Peccato che, per il carattere che ha, non mi piacerà mai.

«Ci stai sì o no?»

Prende un respiro profondo. «Ci sto, ma a una condizione.»

Ora sono curiosa di cosa tirerà fuori. «Sentiamo.»

Sembra in difficoltà. Si gratta la nuca e sposta lo sguardo su un punto alle mie spalle. «Niente cose... sessuali, signorina.»

Spalanco la bocca, divertita e oltraggiata dal fatto che nella sua testa ci siano pensieri del genere. «Credi che voglia sedurti e scoparti, Keelan?» esclamo. «Non ci sto pensando proprio.»

Lui indietreggia. «Non volevo offenderla, mi scusi. È che mi è già successo in passato...» ammette. «Sentivo il bisogno di mettere in chiaro che il nostro rapporto può essere solo amichevole. Lei non è il mio tipo, e io non sono il suo.»

Mi serviva proprio sentirmi dire dal principe erede al trono che sono praticamente un cesso. Alzo gli occhi al cielo. «Non preoccuparti, Kelly. Non mi piaci e non ho alcuna intenzione di saltarti addosso.»

«Okay, va bene, Signorina.» Mi porge la mano per suggellare il patto.

La accetto. E nel momento in cui la nostra pelle si tocca, sento una piccola scossa. Deve essere successo anche a lui, perché fa per ritrarsi. Lo assecondo, a disagio, e prego che la conversazione sia finita. Parlare con Keelan è troppo impegnativo.

«Allora io vado,» mi dice, neanche potesse leggermi nel pensiero.

Lo osservo darmi le spalle e dirigersi in direzione della porta. «Ehi, Principe. Posso avanzare una richiesta anche io?»

«Certo, mi dica.»

«Puoi smettere di darmi del lei? Comincio a rompermi il cazzo della tua formalità.» Forse avrei dovuto scegliere delle parole diverse.





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